Stop auto endotermiche nel 2035: Italia pronta?

(Fonte: https://energia-luce.it/news/blocco-auto-combustione-2035-situazione-italiana-auto-elettriche/)

Dal 2035, se la norma passerà tutti i passaggi, sarà impossibile acquistare un’auto a combustione interna in tutta l’Unione Europea. La nuova misura dell’Unione Europea restringe le opzioni solo ai veicoli elettrici e quelli a idrogeno. Qual è però la situazione in Italia? Il nostro Paese si ritrova però ancora in difficoltà e al momento le infrastrutture per le auto elettriche sono ancora decisamente sotto-sviluppate. Questa norma rientra nel piano di azione Fit for 55, in cui si punta a ridurre le emissioni di anidride carbonica all’interno dell’Unione Europea. Il primo obiettivo è una riduzione del 55% entro il 2030, anche se il vero obiettivo a lungo termine è la neutralità per il 2050. Questo cambiamento è fondamentale e, nonostante sia molto ambizioso per le difficoltà che si riscontrano, è uno step decisivo per ridurre il più possibile l’impatto ambientale della nostra industria.

Questa misura però va ancora discussa dalla Commissione Europea e dal Consiglio Europeo, di conseguenza non ci sono ancora leggi o modalità in vigore attive al momento. Il provvedimento va a colpire però non solo le automobili, ma tutto il trasporto stradale, Vengono anche inclusi i furgoni e i mezzi professionali per trasporto stradale oltre che alle più discusse automobili private. La norma va inoltre a colpire tutti i mezzi a motore: Diesel, GPL, ibrido, benzina e metano.

Si andrà però a creare un eccezione per quelle automobili sportive prodotte da piccoli produttori fino al 2036, andando a salvare realtà di prestigio e orgoglio italiano come Ferrari e Lamborghini. Qual è la situazione del mercato automobile in Italia? Mancano ancora 13 anni alla data in cui questa norma dovrebbe entrare in vigore, ma l’Italia appare ancora decisamente impreparata per il 2035. Non si tratta semplicemente di un cambiamento di veicolo, ma è necessario installare infrastrutture per questa futura realtà che profuma più di una rivoluzione che un facile cambiamento delle auto attuali.

In Italia, infatti, nell’ultimo anno sono state vendute solo 67mila automobili elettriche e appena 10 a motore a idrogeno, su un totale di quasi un milione e mezzo, solo un 4,5% del totale. Questo porterà a una grande ricerca e dati per i motori elettrici installati sulle automobili ibride, ma queste saranno a loro volte vendute nei concessionari dal 2035.

Oggi le compagnie automobilistiche che producono auto elettriche sono ancora una minoranza e anche quando questo avviene sono spesso molto più care rispetto alle equivalenti a combustione rendendole di difficile sostenibilità. In Italia, inoltre, vengono preferite le auto di più piccole dimensioni con il motore elettrico rispetto a quelle di dimensioni più elevate

I costi delle auto elettriche: superiori, ma di quanto?

Ma perché ancora così poche automobili elettriche sono acquistate in Italia? Una delle cause è il prezzo. In alcuni casi il prezzo da pagare per un’auto elettrica è del 50% in più rispetto alla medesima auto a motore a benzina o Diesel. In media il prezzo di un auto elettrica parte dai 20.000 euro per i modelli più piccoli, economici e autonomia ridotta e può arrivare molto facilmente anche oltre i 90.000 euro. L’autonomia è infatti uno dei fattori che modifica maggiormente il prezzo. Le batterie nel pianale sono ancora estremamente costose da produrre, nonostante aziende come Tesla stiano proprio investendo per rendere più semplice ed economica la produzione.

Considerando poi che una ricarica è molto più lunga rispetto a un rifornimento di benzina, allungando i lunghi viaggi e, sapendo che auto elettriche a lunga percorrenza sono ancora molto costose, risulta un compromesso molto complicato da accettare quando si compra un nuovo veicolo.

L’infrastruttura per le auto elettriche in Italia

L’infrastruttura è un altro elemento che può far incontrare delle resistenze per i consumatori. Ci sono ancora poche colonnine di ricarica sul territorio italiano e raggruppate attorno alle principale strade e principali città italiane. Nelle aree meno densamente abitate o lontane dalle principali vie di trasporto invece è ancora complicato trovarne una o costringe ad attaccare la vettura a una presa elettrica casalinga, facendo aumentare il prezzo della bolletta.

Oltre a ciò anche il costo per kWh delle ricariche sta notevolmente aumentando. Il 57% di tutte le colonnine di ricarica si trova nel Nord Italia, il 23% nel centro (principalmente però nella città di Roma) e solo il 20% al Sud. In particolare: Lombardia 16% del totale, Piemonte 10% del totale, Lazio 10% del totale. Emilia Romagna 9% del totale, Veneto 9% del totale, Toscana 8% del totale

Guardando all’estero però la situazione si fa però ancor più complicata perchè al netto di Stati con superfici maggiori, l’Italia ha una sola colonnina ogni 100 km di strada. Cifra di molto inferiore rispetto ad altri Stati.

I ritardi di consegna delle auto elettriche

L’ultima difficoltà del momento, che si aggiunge a un quadro già non semplice, è che produrre un auto elettrica è più lungo, più complesso e sono necessarie infrastrutture che non tutti i produttori hanno, in particolare quelli italiani che sono costretti a inseguire. I tempi quindi per ottenere una vettura si allungano di molto e si sono registrati ritardi di mesi per le vetture elettriche dopo gli ordini. Particolarmente in difficoltà e la Volkswagen che nella sola Europa ha ordini arretrati di auto elettriche sono pari a 300.000 vetture.

In media per un auto elettrica sono necessari altri 5/6 mesi di attesa per tutti i principali produttori soprattutto con gli ordini via Internet.

Caro carburanti: subito un tetto, altrimenti stop generalizzati

In attesa che l’Agenzia delle Entrate consenta alle imprese di autotrasporto di recuperare una parte delle accise sui carburanti dei mezzi con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate, anche i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente (NCC), i bus operator, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori sono allo stremo. Stiamo parlando dei cosiddetti “professionisti della strada”; con il  gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, molte attività lavorano in perdita. Se teniamo conto che per queste categorie il carburante incide per il 30 per cento circa sui costi di gestione totali, a seguito di questi rincari il quadro generale è drammaticamente peggiorato. Ricordiamo, altresì, che nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50 per cento. Pertanto, senza alcun aiuto, questi operatori economici rischiano il fermo, come è stato costretto a farlo nelle settimane scorse il settore della pesca, sempre a causa del caro gasolio. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

 

Paghiamo caro non solo il carburante

A preoccupare i “professionisti della strada” non è solo il caro carburante. A differenza dei colleghi europei, le categorie richiamate più sopra dispongono di servizi inferiori e subiscono costi fissi superiori. Se in Olanda, in Germania e in buona parte della Spagna, ad esempio, le autostrade sono gratis, in Italia i pedaggi sono tra i più cari d’Europa. Senza contare che abbiamo un deficit logistico/infrastrutturale spaventoso che, secondo il ministero delle Infrastrutture, costa al sistema economico del Paese 40 miliardi di euro all’anno . Se nel Decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei ministri il 18 marzo scorso  oltre alla riduzione delle accise sono state introdotte anche delle misure specifiche per l’autotrasporto, queste ultime, sebbene non ancora esecutive, interesseranno marginalmente i piccoli  padroncini, in particolar modo i monoveicolari.

Se, infatti, teniamo conto che solo poco più dell’8 per cento degli autocarri immatricolati in Italia ha una massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate (pari a 346.482 autocarri), peso oltre il quale il proprietario beneficia di un parziale rimborso  delle accise sul gasolio , il rimanente 92 per cento circa dei veicoli (3.908.524 autocarri) non gode di alcun sconto. Va ricordato, altresì,  che il credito di imposta per il rimborso delle accise sui carburanti è previsto per legge anche per i taxisti e per i bus scolastici. Per gli autonoleggiatori con conducente, invece, questo beneficio è riconosciuto solo a coloro che hanno la licenza rilasciata da amministrazioni comunali dove non sono presenti i taxi. Il credito di imposta, infine, non è previsto per gli agenti  di commercio e per i bus turistici.

 

Introdurre un tetto al prezzo di benzina e gasolio

A fronte dell’impennata dei prezzi dei carburanti registrata in questo ultimo anno, per la CGIA l’unica soluzione praticabile è quella di introdurre un tetto temporaneo al prezzo alla pompa, cosa che, ovviamente, andrebbe fatta anche per il gas. Il decreto taglia accise è stato ormai abbondantemente “neutralizzato”; i rincari, infatti, hanno ormai “incorporato” lo sconto. Tuttavia, questa misura va accompagnata dall’introduzione di un price cap su benzina e Diesel, almeno fino alla fine della prossima estate. Un provvedimento, quest’ultimo, che deve essereapprovato a livello nazionale. Bruxelles,  infatti, così come per il gas, non sembra essere particolarmente “sensibile” all’introduzione di queste misure di mitigazione del caro energia.

Roma, Napoli e Milano le province con il più alto numero di aziende di autotrasporto

Secondo le ultime statistiche disponibili del Centro di Elaborazione Dati (CED) del ministero delle Infrastrutture  e della Mobilità Sostenibili (MIMS), il numero di imprese di autotrasporto presenti in Italia è pari a 98.517 . Il CED, inoltre, segnala che in Italia ci sono 1.685 attività di autotrasporto sospese e 16.877 imprese che, nonostante siano iscritte, non hanno veicoli.Queste ultime sono attività su cui da tempo il Comitato Centrale ha avviato procedure di accertamento. Pur essendo previsto dalla normativa vigente l’esercizio della professione anche con veicoli non di proprietà, da una prima analisi è emerso che si tratta in molti casi di imprese che non hanno più i requisiti per essere iscritte all’Albo dell’autotrasporto.

Al di là di queste precisazioni, a livello regionale la Lombardia è la realtà territoriale che presenta il numero più elevato: 14.131. Seguono l’Emilia Romagna con 10.532, la Campania con 9.436, il Veneto con 9.171 e il Lazio con 8.937.  A livello provinciale, invece, è Roma a registrare il numero più importante: 6.199. Seguono Napoli con 4.502, Milano con 4.000, Torino con 2.962, Palermo con 2.494, Bari con 2.396, Salerno  con 2.393, Bologna con 2.371 e Brescia con 2.163.

 

Record di agenti di commercio  in Lombardia e Veneto

Secondo il registro delle imprese di fonte camerale, al 31 dicembre 2021 il numero delle imprese attive in Italia di agenti e rappresentanti di commercio ammontava a 185.607. La Lombardia con 29.087, il Veneto con 20.080,  l’Emila Romagna con 17.241, la Toscana con 15.656 e il Piemonte con 15.275 sono le regioni dove la presenza di questi professionisti è maggiormente diffusa.

Taxi e NCC sono nelle grandi aree urbane, i bus operator soprattutto al Sud

Ancorché non vi sia una banca dati ufficiale in grado di dirci il numero esatto delle attività che operano in questo settore, i taxi e gli NCC attivi risultanti dalla lettura dei registri camerali relativi al 3° trimestre 2021 ammontavano a poco più di 30mila, di cui 14.151 taxisti, 8.722 ncc e altri 7.189 operatori con licenza di trasporto persone che non consente la distinzione tra le due categorie richiamate in precedenza. La regione con il numero più elevato di operatori è la Lombardia che secondo questa banca dati annovera 7.585 imprese attive, seguono il Lazio con 6.449 e il Piemonte con 2.361. Infine, le imprese bus operator attive al 31 dicembre 2021 erano poco meno di 3 mila.  La Campania ne contava 459, il Lazio 347 e la Sicilia 334.

 

Tetto al prezzo del gas: sì, ma non basterà

di Cristiano Donelli, policy advisor – European Parliament

Ormai il mercato energetico è letteralmente impazzito e non si riesce più a trovare il bandolo della matassa per proporre a cittadini ed imprese prezzi che siano sostenibili per mantenere un tasso di benessere generale decoroso. Ci sarebbe da chiedersi se realmente chi ha le chiavi del comando in Europa (soprattutto, ma non solo) abbia l’interesse di continuare a preservare la ricchezza diffusa dove già si trovava ma, provando a dare per acquisito ciò, le mosse strategiche che si stanno attuando non paiono andare nella direzione più corretta, dati i risultati disastrosi.


Sì parla sempre del fatto che siano importanti i numeri e non le chiacchiere ma solo quando fa comodo l’approccio è scientifico. Quando invece si devono giustificare errori marchiani negli equilibri che dovrebbero essere creati per portare i mercati ad essere stabili e ben funzionanti allora la si butta in caciara facendo gestacci simbolici ai cattivi di turno, chiedendo alle persone di fare meno docce e in ultimo se messi alle strette dicendo che a tutti i costi bisogna preservare la democrazia nel mondo.


Possiamo sicuramente con il giusto buonsenso mettere un freno dall’alto al prezzo del gas, perché oggi questa forma rappresenta ancora la via cruciale per rifornirsi di energia e perché gli Stati cercano giustamente di attivarsi per mettere le pezze nel breve termine in un qualche modo. Ricordiamoci però che se il tetto si mette veramente e magari molto in basso per tamponare il naturale malcontento, si rischierà concretamente di drogare un mercato irrimediabilmente o quasi, quindi non permettendo un processo naturale di creazione della sana competizione tra aziende che cercano di trovare le migliori soluzioni a lungo termine per tutti.

Per fortuna che in Italia abbiamo una tradizione di eccellenza di aziende che operano nel campo energetico e che ottengono profitti grazie non tanto ai sovraprofitti ottenuti ora dalla situazione contingente, ma soprattutto alla lungimiranza che esprimono nelle loro scelte, senza farsi abbindolare dai “gretinismi” del momento o di qualsiasi delle tante mode che si succedono in questa Europa amante più del teatro che della visione reale delle cose.

L’esempio di Eni è lampante perché supporta senza alcuna inutile vergogna sia il proprio business tradizionale legato alle ancora necessarie energie derivanti dai fossili sia la ricerca di possibilità ancora non sufficientemente esplorate come il nucleare pulito di ultima generazione. Non voglio dire che ci sarà un nuovo Enrico Mattei in Italia perché ciò rimarrà nei miei sogni ad occhi aperti, ma per ora accontentiamoci di avere un concreto Descalzi che se tutti fossero così avremmo qualche grado di difficoltà in meno. E se mai pensassimo di smetterla di giocare a Risiko non sarebbe mai troppo tardi!

Carburanti sintetici? La vedo dura, troppi costi

di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione UE

 

L’obiettivo zero CO2 al 2035 è qualcosa che le auto ibride a oggi non possono conseguire, ma se i costruttori pensano di poterlo fare, vedremo, faremo le nostre valutazione nel 2026, dipende da loro. La schiacciante maggioranza dei costruttori in Europa e nel mondo ha già fatto la sua scelta e quella dei carburanti sintetici non sembra una possibilità realistica per via dei costi proibitivi.

 

Niente di ciò che è stato deciso dal Consiglio Ue che ha raggiunto l’accordo sul pacchetto clima ci svierà dall’obiettivo fissato, e cioè auto a emissioni zero entro il 2035. Se i costruttori, da qui al 2026, pensano di poter dimostrare di raggiungere certi obiettivi, lo prenderemo in considerazione con mente aperta.

Obiettivo al 2042: un’auto condivisa ne sostituirà 10 private

 

Questa e altre previsioni, emerse da uno studio del Politecnico di Milano, sono state presentate nel corso del primo forum organizzato a Milano il 27 giugno da “The Urban Mobility Council”, il Think Tank della mobilità. Un progetto che affronterà i percorsi delle mobilità del futuro, cofinanziato dal PNRR, con il Gruppo Unipol tra i soci fondatori

 

Nato all’inizio di giugno “The Urban Mobility Council” si candida come Think Tank della mobilità, con l’obiettivo dichiarato di fare sintesi tra stakeholder istituzionali, Università e aziende impegnate ogni giorno per costruire la mobilità sostenibile del futuro. Si tratta di un progetto promosso dal Gruppo Unipol, che può contare sul supporto scientifico del Politecnico di Milano, che affronterà i percorsi delle mobilità del futuro alla ricerca di una sostenibilità economica, sociale e ambientale resa possibile dalla transizione digitale.

 

Solo basi scientifiche

Un aspetto fondamentale del Think Tank è rappresentato dalle basi scientifiche, che non saranno influenzate dalle ideologie, ma soltanto costruite sull’analisi dei dati necessari per analizzare trend attuali e futuri, costruire strategie di medio lungo termine, e in grado di connettere alla realtà un mondo, quello della mobilità, in profonda transizione con importanti ricadute tecnologiche, economiche, industriali e culturali.

 

Il primo di molti appuntamenti

Il Comitato di Indirizzo di The Urban Mobility Council, al quale partecipano i principali stakeholder di riferimento (istituzionali, accademici e del mondo produttivo), ha in breve tempo messo a punto il primo appuntamento pubblico, che si è svolto lo scorso 27 giugno alla Fondazione Feltrinelli di Milano. Un forum a cura del Politecnico di Milano, dedicato ai percorsi delle nuove mobilità, nel corso del quale sono state presentate le analisi di scenario sui temi di Connected, Autonomous, Green e Integrated Mobility. 

 

Una rivoluzione annunciata

Il primo elemento importante evidenziato da uno studio basato sulle analisi dei movimenti delle auto degli italiani, registrati attraverso box telematiche – su un campione rappresentativo pari al 10 per cento dei veicoli circolanti – è la conferma di una rivoluzione annunciata. Nel prossimo ventennio, infatti, in una città di medie dimensioni un’auto di proprietà condivisa ne sostituirà 10 di proprietà privata, con un utilizzo prettamente urbano. È questo il primo passo del transito da una mobilità basata su veicoli grandi, che si muovono con combustibili fossili, di proprietà e guidati da persone, a una mobilità caratterizzata da veicoli leggeri, elettrici, condivisi e guidati da algoritmi. Principalmente a robotaxi a guida autonoma.

 

Due filoni importanti

La sfida della ricerca del Politecnico di Milano è progettare e ottimizzare i modelli di mobilità futura, partendo dagli attuali dati di mobilità dei veicoli circolanti in Italia. A questo proposito i filoni sui quali lavorare sono due: il Mobility-As-A-Service, attraverso la tecnologia dell’auto autonoma e la transizione verso l’elettrificazione. Nel primo caso, la progettazione sfrutta veicoli tradizionali e a guida autonoma al fine di creare il modo più efficace per introdurre questo nuovo modello di mobilità.

La transizione verso il MAAS diventa un passaggio obbligato per rendere più efficiente il nostro modello di mobilità, che oggi è essenzialmente basato circa 40 milioni di auto private, usate mediamente per coprire percorrenze che non superano i 7.000 km/anno. Su queste basi il modello dell’auto di proprietà è poco idoneo allo sviluppo dell’auto elettrica, poiché spinge le famiglie a dotarsi di auto elettriche con autonomia importante (500 km) e molto costosa.

 

L’automazione avrà un effetto big bang

Ma il forum non si è limitato a fornire interpretazioni partendo dai modelli del presente, ha valutato quali sono le effettive opportunità di elettrificazione a breve termine, individuando le direttrici di sviluppo più rapide ed economiche. A tal proposito, i dati evidenziano che già oggi, anche senza l’uso massiccio delle colonnine, il 20% delle auto in circolazione nel nostro Paese sono pronte a essere sostituite da auto elettriche, in quanto il passaggio all’elettrico non comporterebbe per il proprietario alcuna limitazione d’uso dovuta alla limitata autonomia, e nessun aggravio di costi.

Tuttavia il “big bang” di questa rivoluzione, ha dichiarato Sergio Savaresi, professore di automazione nei veicoli al Politecnico di Milano, “sarà l’automazione del guidatore che spingerà verso la mobilità a servizio che a sua volta genererà il flusso di completamento dell’elettrificazione. Dobbiamo individuare le direttrici di sviluppo più rapide ed economiche per facilitare questa transizione, sia con veicoli tradizionali che con veicoli a guida autonoma”.

 

Solo grandi protagonisti

“The Urban Mobility Council” nasce per favorire il passaggio dalla mobilità attuale a una più sostenibile, integrata, connessa e green, con obiettivi che sono condivisi con il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile a cui partecipano 25 università e i relativi centri di ricerca, 24 grandi imprese tra cui il Gruppo Unipol, tutti attori protagonisti del mondo della mobilità e delle infrastrutture con un investimento previsto di 394 milioni per i primi 3 anni (2023-2025) – cofinanziato dal PNRR, con il Gruppo Unipol tra i soci fondatori – con 696 ricercatori dedicati e 574 quelli neoassunti con la missione di accompagnare “la transizione green e digitale in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del Paese”.

 

AlixPartners: ecco il futuro prossimo dell’automotive

di Pierluigi Bonora

Svelato da AlixPartners, società leader nella consulenza, il “Global Automotive Outlook 2022”. Tanti i temi sviscerati insieme alle relative stime: mercati, investimenti, elettrico, materie prime, chip, lavoro, bilanci, fornitori, riconversione della filiera. In questo contesto il mercato italiano – atteso nel 2022 pari a 1,5 milioni di veicoli (-0,6 milioni e -28% rispetto al 2019) – è previsto in recupero a 1,8 milioni di veicoli nel 2025 (+19% ma inferiore di 0,3 milioni di veicoli rispetto al 2019).

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“Tinghi Motors On Tour” in Toscana: guidare per scoprire

di Fabrizio Boschi

Come è bello il rumore che fa il silenzio. Premi il pulsante engine e non ti accorgi nemmeno che l’auto è in moto. Poi si parte e l’esperienza alla guida è identica a quella di un motore tradizionale, solo che questo è a emissioni zero. Completamente elettrico. Il 15 giugno 2022 la concessionaria Tinghi Motors di Empoli, fondata nel 1974, ha organizzato il primo tour ecosostenibile a bordo di Renault Zoe E-Tech electric per far provare a giornalisti e operatori del settore che cosa significa sostenibilità, in tutte le sue declinazioni, usando come cornice il magnifico territorio della Valdera.

Grazie ai partners Enegan, Empoli F.C. Femminile e Mobilize Share, il serpentone di auto del servizio di car sharing 100% elettrico del Comune di Empoli, Mobilize Share, marchio del gruppo Renault, erogato da Tinghi Motors è partito prima alla volta di Santa Croce sull’Arno, polo conciario nazionale dove si sono fermate al Dynamic Innovation Lab, un magnifico esempio di archeologia industriale recuperato e messo a disposizione della comunità come punto di incontro tra aziende che guardano al futuro con un’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Un punto di riferimento per la formazione, la consulenza, l’innovazione e la ricerca in ambito fashion. Perché non ci può essere innovazione senza sostenibilità, una parola vuota se non viene riempita di contenuti.

Da lì le auto si sono spostate in un luogo incredibile, quasi alieno, dove il tempo sembra essersi fermato, dove il brutto e il bello si incontrano e fanno sintesi. L’avveniristico impianto di trattamento e smaltimento rifiuti di Legoli, diventato oggi polo turistico e culturale sorto da una visione lungimirante del sindaco Renzo Macelloni e che permette oggi di ricavare risorse economiche ingenti per la progettazione infrastrutturale e gestionale di tutto il territorio del Comune di Peccioli. L’impianto è gestito da Belvedere Spa, la cui missione è quella di produrre energia dalla gestione dei rifiuti e di sostenere l’economia del Comune che può così vantare di progetti invidiabili come il parcheggio multipiano, il Palazzo senza tempo disegnato dall’archistar Mario Cucinella, una biblioteca domotica aperta H24, e varie opere d’arte sparse sul territorio. Qui hanno saputo trasformare un problema in opportunità. La discarica stessa è diventata un’opera d’arte, ammirata anche alla Biennale di Venezia, un centro culturale dove svolgere spettacoli. È l’arte che si mescola con un sito industriale. Un museo a cielo aperto in una discarica, che conta 2000 visitatori da inizio anno e che alcuni hanno scelto anche come luogo dove sposarsi.

 

Passando in auto per la panoramica via di Monti, le auto sono arrivate a Ghizzano, prima paese semi abbandonato e sconosciuto abitato da poche anime, adesso polo turistico di attrazione unico nel suo genere in Italia, denominato il “borgo colorato della Toscana”. Destinazione per gli appassionati d’arte contemporanea, il paese si distingue per una serie di “wall drawings”realizzati sulle facciate delle case della via di Mezzo, firmati da David Tremlett, lo stesso che ha colorato due muri della discarica. Anche questa per un’idea del Comune che ha saputo valorizzare il proprio territorio. L’artista inglese, osservando le morbide colline che circondano Ghizzano, scelse tra i colori il marrone e il verde. La visita a via di Mezzo è l’occasione per scoprire due ulteriori installazioni artistiche: “Elevatio Corpus” di Partrick Tuttofuoco e “Solid Sky” di Alicja Kwede.

Poi il centro storico di Peccioli, affascinante borgo medievale, con l’antica pieve e la torre campanaria che ne è il simbolo, insieme alla discarica e al Palazzo senza tempo. Annoverato tra uno dei Borghi più belli d’Italia, con un passato contadino di cui non si sono perse le tracce, Peccioli si distingue per idee, innovazione, divenendo oggi un fiore all’occhiello europeo di sostenibilità e creatività, candidato a città della Cultura 2024. Un vero e proprio laboratorio artistico a cielo aperto.

I partecipanti al tour di Tinghi hanno visitato il Royal Tea, a Fauglia, la più antica fabbrica di confezionamento di tè e tisane bio d’Italia. Visita alla produzione e degustazione per gli ospiti di tisane Toscane della filiera corta.

Infine, visita all’antica Villa Petriolo, un borgo ristrutturato nella campagna di Cerreto Guidi, uno dei cuori verdi della provincia di Firenze, territorio apprezzato per la caccia fin dai tempi dei Medici. La tenuta agrituristica rappresenta un modello unico di business ecosostenibile, ottenendo il premio di Best Sustainable Place 2021.

Luoghi caratteristici di una Toscana insolita, diversa dalle solite tappe di Siena e Valdorcia, ma molto apprezzata oggi a livello turistico per i suoi tesori artistici, culturali, enogastronomici e d’importanza per la sostenibilità ambientale.

Tinghi Motors, fortemente impegnata in iniziative che generano un valore per l’ambiente, l’economia e il territorio, è pioniera in Toscana e tra i primi in Italia con il lancio del car sharing 100% elettrico Mobilize Share ad Empoli. Con l’hashtag #tinghimotorsontour, il messaggio di “Tinghi Motors On Tour” è stato quello di essere su strada e sentirsi parte di un cambiamento, scoprendo realtà ecosostenibili del territorio assieme al piacere della guida di un’auto elettrica veloce, silenziosa, moderna, una nuova tecnologia di mobilità più vicina allo sviluppo sostenibile del pianeta e dell’economia.

Produzione automotive: si può fare di più per sostenerla

di Gianmarco Giorda, direttore di ANFIA

Si registra un’altra flessione, ad aprile, per l’indice della produzione automotive italiana (-1,3%), anche se più contenuta rispetto al risultato di marzo  (-8,2%). L’indice della produzione di parti e accessori per autoveicoli si mantiene stabile (+0,4%), mentre l’indice della fabbricazione di autoveicoli si conferma in calo per il  decimo mese consecutivo, pur riportando una flessione più lieve (-2,5%) rispetto a quella di marzo (19,2%) e pur essendo la produzione domestica di autovetture rilevata  da ANFIA in leggera crescita (+2%), dopo la contrazione a due cifre di marzo.

 

Quest’ultimo trend dovrebbe migliorare ulteriormente nei prossimi mesi per effetto  delle misure di incentivazione, i cui contributi sono prenotabili per i contratti di  vendita stipulati a partire dal 16 maggio, data di pubblicazione del decreto che ha  introdotto il provvedimento. A proposito degli incentivi, ribadiamo la richiesta di includere nella misura anche il  comparto del noleggio e di rivedere la formula di incentivazione per i veicoli  commerciali leggeri, aprendola ad ulteriori soluzioni tecnologiche rispetto all’attuale scelta di concentrarsi esclusivamente sulle motorizzazioni elettriche (con il vincolo della rottamazione) e aprendo l’accesso anche a realtà diverse dalle PMI.

 

Si tratta di modifiche che permetterebbero di procedere più rapidamente e più agevolmente nel percorso di decarbonizzazione della mobilità, oltre a rappresentare un aiuto per due comparti attualmente in sofferenza – veicoli commerciali leggeri in calo  dell’8% a gennaio-aprile 2022 e noleggio a -18,9% a gennaio-maggio.

Autotrasporto: il Governo non perda tempo

di Luca Sra, delegato ANFIA per il trasporto merci

I dati di vendita di maggio mostrano un mercato degli autocarri in lieve ripresa rispetto alla forte contrazione del mese  precedente – ma con un bilancio comunque negativo sul dato aggregato dei primi cinque mesi del 2022 raffrontati con i dati dell’anno precedente. Queste dinamiche sono fortemente influenzate dal perdurare delle attuali tensioni geopolitiche ed economiche  e delle loro ripercussioni sul settore. In particolare, il costante aumento dei prezzi dei carburanti ha ormai più che compensato i primi interventi che all’inizio dell’anno il Governo ha posto in essere a tutela dell’autotrasporto: risultano particolarmente  penalizzate infatti le tecnologie più pulite, necessarie alla decarbonizzazione del settore, soprattutto il GNL e la sua versione rinnovabile. È importante, quindi, che le istituzioni accolgano le richieste di intervento a sostegno del comparto dell’autotrasporto e della sua transizione ecologica, rinnovando il proprio supporto per le alimentazioni alternative attraverso misure quali, ad esempio, la rimodulazione  dell’attuale livello di rimborso dei pedaggi autostradali riconosciuto alle imprese del  settore.