Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto “Milano”

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

In questo periodo è successo di tutto, a partire dal colpo di scena sul nuovo crossover di Alfa Romeo. Battezzato “Milano”, in onore della città meneghina da dove ha avuto origine il mito del Biscione, il modello, giorni dopo il lancio, è stato ribattezzato “Junior” a seguito di polemiche soprattutto politiche. In pratica, perché chiamare “Milano” un’Alfa Romeo che viene prodotta in Polonia? Una sorta di offesa al “made in Italy” e alle sue eccellenze automobilistiche. Sarebbe come spacciare – come avviene – per Parmigiano Reggiano il “clone” Parmesan commercializzato all’estero con l’intenzione di confondere le idee del consumatore.

 

Presentato in mondovisione, con la diretta online, e in pompa magna alla sede ACI di Milano, al cospetto del presidente dello stesso ACI Milano, Geronimo La Russa; del sindaco Beppe Sala; dell’ad di Stellantis, Carlos Tavares; con il capo di Alfa Romeo, Jean-Philippe Imparato, a fare gli onori di casa, il crossover con la denominazione “Milano” è comunque rimasto in bella mostra sulla cartellonistica ben visibile nelle vie centrali della metropoli.

 

È stato ribattezzato “Junior”, ma quello che più conta sono il modello e i suoi contenuti. E il nuovo nome diventa un dettaglio. A dire il vero, che si chiamasse “Milano” il nuovo modello di Alfa Romeo era noto a tutti da metà dicembre, come anche che sarebbe stato prodotto in Polonia, nell’ex fabbrica Fca di Tychy. E nessuno aveva detto niente fino a pochi giorni prima e in concomitanza del lancio ufficiale.

 

Quindi si è scatenato l’inferno, con un’ondata di polemiche sempre più aspre parallelamente al progressivo crescere delle tensioni tra Stellantis e il Governo italiano a causa del modo con cui l’ad Tavares gestisce il sistema produttivo del Paese e l’assenza di una visione chiara sui futuri modelli da destinare alle fabbriche.

 

Eppure, che la baby Alfa Romeo, insieme alla baby Jeep Avenger, dovessero nascere in Polonia, se la memoria non mi inganna, era già stato deciso ai tempi della FCA. Decisione poi confermata anche dal management di Stellantis una bontà conclusa la fusione FCA-PSA. Tornando al cambio del nome, personalmente ritengo sbagliata la mossa di Stellantis. Io avrei mantenuto il nome Milano, lasciando perdere polemiche e critiche che, come accade sempre, nel giro di un paio di settimane sarebbero cadute nel dimenticatoio.

 

Una Alfa Romeo targata Milano avrebbe portato in giro per il mondo il blasone della metropoli, capitale della moda, del design, dell’economia e dell’innovazione. “Junior”? Mi ricorda la mitica GT 1300 Junior di quando ero ragazzo. Tutta diversa come caratteristiche rispetto al modello al quale è stato abbinato questo storico nome.

 

E poi, diciamo la verità, e allargando il discorso anche agli altri marchi, le auto di nuova generazione si assomigliano, per varie ragioni, in po’ tutte e mantenere i legami con le origini è un’operazione sempre più complessa. Il passato, con i suoi capolavori, che non torna più, e che personalmente, mi manca tantissimo.

Sicurezza e nuovo Codice stradale: basta divisioni e strumentalizzazioni

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

La politica e i problemi delle persone, che poi sono quelle che vanno a votare ed esprimono le proprie preferenze. Da tempo è scontro aperto e a prevalere – nella stragrande maggioranza dei casi – sono gli interessi di partito, assurde ideologie e, pur di dare contro all’avversario politico, si boccia tutto per partito preso, cercando anche di influenzare e strumentalizzare associazioni ed enti interessati al problema.

 

Prendiamo il tema della sicurezza stradale: è assurdo che ci siano delle divisioni. E anche qui lo scontro è soprattutto politico. La prova: a votare a favore del testo che aggiorna il Codice della strada sono state le forze di maggioranza, contrarie le opposizioni, non un partito di questo schieramento che abbia fatto il contrario. Il testo, comunque, passa ora al Senato prima del via libera atteso per l’inizio dell’estate.

Tra i problemi maggiori evidenziati troviamo la gestione della cosiddetta mobilità dolce – cioè le biciclette, le e-bike e i monopattini – ma bisogna anche ragionare su come questo modo muoversi è stato impostato e “regolamentato” nelle città, in tanti casi all’insegna dell’improvvisazione e rendendo ancora più complessa la circolazione.

 

Per non parlare del costante mancato rispetto delle più elementari regole stradali di molti di questi utenti che viaggiano pericolosamente sui marciapiedi e se ne infischiano della segnaletica. La verità è che occorre maggiore consapevolezza da parte di tutti e soprattutto un’educazione stradale che diventi centrale nelle scuole dell’obbligo, resa obbligatoria e con tanto di giudizi che facciano media, preparando in questo modo la persona al suo approccio, quando sarà il momento, con i mezzi di mobilità  fino ai corsi delle scuole guida.

 

Sulla sicurezza stradale non si scherza e l’argomento deve sempre essere oggetto di un confronto costruttivo ed equidistante, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, ascoltando i loro punti vista, ma senza approfittare dello stato d’animo di chi è stato duramente colpito dal problema per farne una bandiera politica.

#FORUMAutoMotive 2024: perché l’UNIONE fa la forza (per il bene di tutti)

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

Fin dalle sue origini, nove anni or sono, il movimento di opinione #FORUMAutoMotive si è dato come missione quella di favorire l’unione del settore che rappresenta la mobilità su gomma, affinché’ rispondesse con tutta la sua forza ai crescenti attacchi demagogici e alle strumentalizzazioni politiche. Una visione lungimirante visto quello che è successo e gli accanimenti continui nei confronti del mondo automotive.

#FORUMAutoMotive, in tutto questo periodo, ai suoi eventi è sempre riuscito a radunare i vertici delle varie associazioni allo scopo di dare alle controparti un forte segnale di unità di intenti, mettendo quindi a confronto queste realtà con esponenti del mondo politico nazionale ed europeo, sindacale, accademico e ambientalista. Lo scopo: far comprendere l’importanza e la centralità del comparto nonché l’impegno a beneficio di economia, occupazione, tutela dell’ambiente, sicurezza, ricerca e innovazione.

 

Un altro nemico, intanto, si è fatto vivo approfittando dello sbandamento generale causato dalla pandemia: si chiama ideologia. E un risultato lo ha conseguito, quello di creare divisioni all’interno del settore e dell’opinione pubblica, portando come unico esempio vincente, nella lotta alla CO2, l’alimentazione elettrica, senza tenere conto dei tantissimi problemi annessi e connessi. Una manovra ben studiata i cui retroscena via via usciranno allo scoperto, con mille ringraziamenti da parte della Cina e di chi punta a indebolire l’industria automotive europea.

 

Inevitabilmente i nodi stanno venendo al pettine e a prevalere, con una serie di clamorose retromarce di sapore elettorale, è sempre più la volontà di affidarsi a un ventaglio di soluzioni per combattere le emissioni climalteranti: oltre all’elettrico, per i veicoli, ci sono altre opzioni come i bio-carburanti, i carburanti sintetici e, quando sarà il momento, l’idrogeno.

 

Ecco perché il mondo automotive è ora chiamato a ricompattarsi, per il proprio bene e quello delle comunità, in una visione realmente democratica e soprattutto pragmatica dei temi ambientali (non devono essere interpretati come un business anche politico), collaborando al proprio interno a favore del mercato e della sostenibilità sociale. Non è casuale il tema dominante del prossimo #FORUMAUtoMotive del 26 marzo a Milano: “Il Sistema Auto e la battaglia per l’ambiente. L’UNIONE fa la forza”.

 

Cina amica, anzi no: quelle strategie contraddittorie dei big UE dell’auto

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

Cinesi sì, anzi no. Diamogli addosso, però non possiamo farceli nemici. Eppure… Tra i top manager dei gruppi europei dell’auto dominano nervosismo e confusione. Da una parte, i capi azienda di Renault e Stellantis, viste le recenti dichiarazioni di Luca De Meo, a capo dell’ex Régie e anche di ACEA, ma anche di Carlos Tavares (Stellantis), si sottolinea l’importanza di stringere accordi con i big cinesi per poter affrontare nel modo migliore una transizione verso l’elettrico sempre più onerosa nonché oggetto di critiche, perplessità e retromarce. Stellantis progetta pure di portare in Italia, a Mirafiori (e sarebbe un vero toccasana per lo stabilimento), la produzione di vetture elettriche del partner cinese LeapMotor.

 

Dall’altra parte, però, come riportato dall’agenzia “Bloomberg”, riferendosi ad alcune affermazioni di De Meo, pensano (insieme anche a Volkswagen) di arrivare a un maxi accordo, paragonato a quello che ha dato origine al colosso dei cieli Airbus, proprio per contrastare l’avanzata dei costruttori di Pechino. In pieno contrasto, dunque, con la strategia forzata del “volemose bene”. Delle due, l’una.

 

E loro? I cinesi? In questa situazione ci sguazzano e ne approfittano per assimilare sempre più know how dalle Case occidentali, soprattutto nel campo dei motori endotermici, così da chiudere il cerchio. Bravi e più che mai competitivi nell’elettrico, pronti a sferrare l’attacco anche in quella che è sempre stata il punto di forza europeo: la tecnologia legata ai motori tradizionali. E questo grazie a loro (i super manager) sempre più in difficoltà e restii ad ammettere di aver sottovalutato i risvolti negativi che certe decisioni affrettate avrebbero preso. 

 

Ed eccoci ora alla resa dei conti e al caos completo, viste anche le imminenti elezioni in Europa e negli Stati Uniti. In mezzo a tutto questo c’è un mercato sempre più indeciso e farbitro vero di tutta questa situazione, un parco circolante (quello italiano soprattutto) che si distingue per vetustà e tanti lavoratori che temono per il proprio posto.

Auto e voto UE alle porte: il festival dei passi indietro è cominciato

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Si avvicinano – finalmente – le elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento. E quello che mi lascia senza parole è l’atteggiamento dei vertici della Commissione UE, da una parte, e di alcuni gruppi automobilistici, dall’altra. Partiamo dai primi: è bastato che 1.300 trattori sfilassero a Bruxelles, per non parlare delle manifestazioni di protesta degli agricoltori in tutta Europa, per indurre la presidente Ursula von del Leyen a fare retromarcia e ritirare la proposta di regolamento sui pesticidi.

 

Il voto è alle porte e anche i fautori di un “Green Deal” chiaramente dannoso per l’economia del Continente e pieno di contraddizioni, visto il vento ormai fortemente contrario, fanno ammenda sulle decisioni prese temendo la non rielezione. Una vera figuraccia perché se veramente l’Autorità ritiene giusto quello che ha deciso di normare, piuttosto che ritirare il provvedimento, dovrebbe restare nelle sue convinzioni e, vista la sconfitta, togliere il disturbo. Invece, il potere della poltrona prevale sempre.

 

Ma anche i grandi capi del settore auto, rei di aver sottovalutato i problemi che sarebbero insorti una volta dato il via libera al “tutto elettrico” dal 2035, ogni giorno che passa manifestano non pochi imbarazzi e malumori. I risultati delle elezioni in Europa e negli Stati Uniti, quest’anno a distanza di pochi mesi, potrebbero segnare, in caso di cambiamento dei rispettivi scenari politici, una revisione generale e improntata sul pragmatismo di quanto era stato affrettatamente deliberato.

 

E parliamo di top manager che guadagnano montagne di soldi e sulle cui spalle ci sono i destini di milioni di famiglie. Fino a poco tempo fa facevano la voce grossa, rimproverando alla politica UE di decidere le strategie industriali per conto delle aziende, invece di limitarsi a indirizzare il settore verso gli obiettivi da raggiungere, in questo caso legati alla decarbonizzazione.

 

Da un po’, invece, sono proprio loro – i top manager – a voler imporre l’auto elettrica, annunciando pericolosamente (per loro) la produzione di soli veicoli a batteria addirittura prima della fine del quinquennio. Auguri.

 

Ma se sono veramente convinti di questo passo, dovranno mantenere fede ai loro propositi, e non, come è già accaduto, affiancare frettolosamente alla mancata “regina” elettrica anche versioni ibride e a benzina, assumendosi così tutte le responsabilità del possibile flop. I concorrenti cinesi, in questa situazione, fanno e faranno solo festa.

 

Quattro domande al ministro Valditara: educazione stradale, crediti per la patente, social…

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Educazione stradale, comportamenti e rispetto, utilizzo negativo dei social. Il tutto legato a più consapevolezza e più sicurezza per sé e per gli altri. Abbiamo chiesto a Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, che abbiamo incontrato durante l’evento annuale del quotidiano “il Giornale” dedicato ai lettori, che si è svolto ad Abano Terme, di rispondere ad alcune domande su questi temi di estrema attualità.

 

MInistro Valditara, l’educazione stradale entrerà come materia nelle scuole?

“L’educazione stradale l’abbiamo inserita all’interno dell’educazione civica, introducendo anche un’innovazione molto importante: chi frequenta questi corsi e li frequenta con impegno avrà dei crediti per la patente. I ragazzi, inoltre, potranno portare agli altri giovani le loro testimonianze, il tutto indirizzato al rispetto delle regole”.

 

Già, il rispetto delle regole e degli insegnanti…

“Per me è fondamentale introdurre nelle scuole la cultura del rispetto verso le persone e, più in generale, delle regole. Ridare, insomma, autorevolezza ai docenti e ripristinare all’interno della nostra  scuola e della nostra società il concetto dell’autorità democratica e legittima che va rispettata”.

 

Il rapporto tra i giovani e i social, gli stessi che portano addirittura a sfidare la morte anche alla guida di automobili…

“Purtroppo, spesso i social hanno l’effetto di lasciare libero campo alle pulsioni di aggressività, di odio e di violenza. La scuola deve educare attraverso il rispetto di una persona che passa anche per un uso maturo ed equilibrato dei social”.

 

Ministro Valditara, nei suoi piani c’è anche il coinvolgimento educativo delle famiglie…

“Credo molto in una grande alleanza tra famiglia e scuola, con la possibilità di coinvolgere le famiglie stesse nel percorso scolastico dei figli. Quando sono stato a Napoli, in una scuola, ho visto una trentina di mamme. Cosa facevano? Stavano imparando l’informatica per poter poi insegnare ai figli. Una bellissima cosa”.

Ministro Giuseppe Valditara e Pierluigi Bonora-Foto archivio Forumautomotive 2024

Addio Piero: il giornalista gentiluomo amato da tutti

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Piero Evangelisti ci ha lasciati. Un grande amico, un grande giornalista, un grande comunicatore e soprattutto un grande uomo, un fantastico papà e nonno. Da tempo era malato, ma con coraggio aveva affrontato il destino, sottoponendosi alle terapie e mascherando con il solito spirito i tanti disagi e sofferenze che lo affliggevano. Con Piero sono stato legato da una sincera amicizia fin dai tempi in cui dirigeva la comunicazione di Volvo Italia, poi quando è diventato collaboratore di punta e firma autorevole delle pagine Motori de “il Giornale”.

 

Era stato l’allora direttore dei Servizi speciali del quotidiano, Luigi Cucchi, a volerlo nella squadra. Mi ricordo ancora quel giorno: “Da oggi Evangelisti collabora con noi, mi raccomando… “, mi disse. Da allora, erano gli anni ’90, non so quanti pezzi ha scritto. È stato il mio punto di riferimento, viste le conoscenze nel settore, la sua esperienza, i consigli, l’ottimo inglese che parlava e l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto. Proprio come suo papà Athos, pure giornalista e inviato della “Gazzetta dello Sport”, uno dei “Grandi Vecchi” che mi hanno fatto crescere professionalmente. E poi sua mamma che, ironia della sorte, si chiamava Bonora, il cagnolino Texas…

Telefonavo a Piero almeno una volta alla settimana per sapere come andava e fare quattro chiacchiere. E lui, seppure con la voce provata, sempre festoso e pronto, nel caso, a rendersi utile. I suoi articoli erano sempre perfetti in tutto e per tutto. E la bravura di Piero è stata quella di adattarsi ai nuovi tempi, senza mai tradire i fondamentali della professione. Finché ha potuto non ha mai fatto mancare il suo prezioso apporto a #FORUMAutoMotive.


Ci siamo incontrati, dopo tanto tempo, lo scorso ottobre nella sua Bologna in occasione del Salone Auto e Moto d’Epoca. Con la sua macchina era venuto a prendermi alla stazione. Ci siamo abbracciati e siamo stati insieme mezza giornata. Mi ha accompagnato in albergo, abbiamo preso un caffè, mi ha fatto vedere la casa del figlio Edoardo, parlando del nipotino in arrivo che purtroppo non riuscira’ a vedere, quindi di Arianna, pure giornalista, e dell’amata Anna. Era felice e orgoglioso.

Ci siamo salutati dopo una lunga chiacchierata, davanti alla Fiera, ricordando i bei tempi del Motor Show. Avrebbe voluto rimanere, ma era stanco. Da allora ci siamo sentiti ancora per telefono fino a Natale. Poi uno strano silenzio, non da lui.

 

Di qualche giorno fa la telefonata di Arianna: “Papa’ è alla fine…”. Oggi il messaggio che non avrei mai voluto leggere: “Papà non c’è più…”.  Come ricordo, oltre alla foto di Piero, allego la pagina Motori de “il Giornale” del 20 settembre 2023, con il suo suo ultimo pezzo, sempre scritto magistralmente. Addio Peter, grazie di tutto. Da te una lezione di vita e di vera amicizia. Un abbraccio forte ad Arianna, Anna ed Edoardo.

Intelligenza artificiale: a rischio la sicurezza, anche stradale

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Faccio una confessione a cuore aperto: l’Intelligenza Artificiale, di cui si parla tantissimo da un po’ di tempo, mi mette ansia. Mi fa paura. La tv ci mostra come questa “AI” può essere manipolata facilmente, traendo in inganno l’opinione pubblica anche attraverso i social. Ascoltiamo e soprattutto vediamo personaggi appartenenti alla politica, all’industria, al mondo dello spettacolo dire cose che non corrispondono alla realtà. Sono loro che parlano, il labiale corrisponde alle parole pronunciate, ma nella realtà è tutto finto e opera di una regia occulta. Basta un fraintendimento, una sovrapposizione, a questo punto, per scatenare il finimondo.

 

Guardiamo al settore automotive, per restare nei nostri argomenti, sempre più esageratamente proiettato in visioni quasi fantascientifiche. E se la manipolazione, come è già avvenuto con gli hacker per i sistemi di assistenza alla guida, facesse un ulteriore balzo in avanti? Non oso pensare alle conseguenze.

 

E lo stesso vale per il sistema dei trasporti pubblici, aerei, navali e ferroviari. Insomma, si corra rapidamente ai ripari. Qui si rischia tantissimo. E non solo, come afferma giustamente il premier Giorgia Meloni, per quanto riguarda l’occupazione con la persona umana messa definitivamente all’angolo.

 

La questione sta diventando un vero caso di sicurezza, anche stradale. Pensiamo ai pericoli derivanti da false comunicazioni e veicoli resi ingovernabili. Insomma, occorrono un quadro di regole per fare in modo che questa “AI” sia ben governata, sicura e tracciabile. Ma era proprio necessario arrivare a questo punto?

#FORUMAutoMotive: sarà un 2024 tosto. E noi sempre spina nel fianco

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Eccoci di nuovo con voi, carissimi e affezionati amici. Non siamo scappati, né abbiamo deposto le armi (giornalistiche, si intende). Ci mancherebbe altro. Nel periodo di “assenza” abbiamo dato una sistematina al magazine online, delegando ai social in cui #FORUMAutoMotive è presente, di far sentire la nostra voce.

Eccoci di nuovo, dunque. E, innanzitutto, buon anno a tutti. Il 2024 si preannuncia tosto per tante cose. In giugno le elezioni per il rinnovo del Parlamento UE indicheranno la strada che il mondo della mobilità dovrà imboccare: ci si aspettano novità nella direzione del pragmatismo in caso di svolta politica dalle elezioni.

Ma la battaglia si preannuncia dura: le lobby ambientaliste e di interessi vari difficilmente accetteranno di vedere crollare il loro castello ideologico che, sino ad alcuni mesi fa, sembrava solidissimo. Quelli del “tutto elettrico e basta” stanno sicuramente approntando una controffensiva spalleggiati dai loro amici “eco-talebani” di Bruxelles.

Eppure, quello che si cerca di far passare non è altro che il concetto di scelta democratica tra le varie soluzioni green disponibili, opzione elettrica ovviamente inclusa.

Ma anche il risultato delle elezioni negli Stati Uniti del prossimo novembre per il nuovo inquilino della Casa Bianca avranno un impatto su tutto questo. Quindi, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e le continue ripercussioni sul resto del mondo e in ambito energetico.

Il 2024, inoltre, dovrebbe segnare la fase di maggior attacco commerciale all’industria dell’auto europea da parte dei big cinesi. Lo sbarco del colosso BYD in Ungheria con un grande polo produttivo di auto elettriche e ibride plug-in, ma anche di batterie, rappresenta il primo esempio concreto. E da non sottovalutare.

Da vedere, poi, se funzionerà la strategia relativa agli ecobonus messa a punto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il tutto dovrebbe partire in febbraio. Come risponderà il mercato italiano? L’auto elettrica forzatamente super incentivata sarà oggetto di interesse?

Insomma, come dicevo, il 2024 si presenta con tanti punti di domanda. E noi di #FORUMAutoMotive, come da tradizione, parteciperemo al dibattito e diremo la nostra. Gli scenari, per ora, hanno sempre dato ragione alla nostra visione “controcorrente”. Buon anno a tutti.

Ginevra sarà un Salone “cinese”: altro regalo e perdita di contatto con la realtà per i big europei

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Al ritrovato, dopo 4 anni, Salone internazionale dell’auto di Ginevra, in programma dal 28 febbraio al 3 marzo 2024, a tenere alta la bandiera europea (e francese) del settore sarà principalmente il gruppo Renault guidato dall’italiano Luca De Meo. E gli altri? In buona parte (Stellantis, Volkswagen Audi, Volvo, Bmw, Mercedes-Benz e Ferrari) hanno dato forfait. Un’occasione d’oro per i big cinesi che, a questo punto, saranno i protagonisti assoluti della rassegna che, tra l’altro, vede snobbato anche il suo 100° anniversario.

 

Già ora l’organizzazione del Salone fa sapere che oltre il 70% delle adesioni è arrivato proprio dai colossi cinesi che, a quel punto, monopolizzeranno l’intera kermesse. In qualità di presidente di Acea, l’Associazione dei costruttori europei di veicoli, sarà interessante conoscere il pensiero di Luca De Meo sulla «cinesizzazione» anche di quello che, fino all’annullamento forzato nel 2020 a causa della pandemia e gli stop delle edizioni successive, era considerato il più importante e irrinunciabile Salone dell’auto nel mondo.

 

Prove generali di «cinesizzazione» dei Saloni sono già avvenute con successo quest’anno, a Monaco di Baviera, in occasione dell’Exo dedicata alla mobilità, a Monaco di Baviera, e alla lussuosa kermesse di Doha, in Qatar, la cui organizzazione ha stabilito un asse con Ginevra. In Baviera, inoltre, per la prima volta fuori dai confini nazionali, le varie associazioni cinesi hanno organizzato il loro congresso su transizione ecologica e tecnologie automotive. Un segnale di forza, ma anche di sfida.

Porte spalancate in Europa anche per i Saloni, dunque. in particolare quello di Ginevra dove i top manager dei gruppi mondiali illustravano strategie e lanciavano dagli stand le anteprime. Il testimone passa ai concorrenti cinesi (e vietnamiti) che porteranno al Palexpo ginevrino le loro novità elettriche, ma anche anche con quelle equipaggiate con motori endotermici, gli stessi che da sempre rappresentano il fiore all’occhiello dell’industria europea.

 

Indubbiamente sono stati bravi ad attingere il meglio del know how occidentale, grazie agli accordi con i costruttori europei) e chiamare, lautamente retribuiti, i migliori stilisti, soprattutto italiani, a disegnare i modelli attuali e futuri. Ignorare una rassegna centrale per l’Europa come quella di Ginevra per snobismo, campanilismo o per risparmiare significa allontanarsi ulteriormente dalla realtà e soprattutto dalla gente comune, la stessa che avrà modo di apprezzare i modelli asiatici, non solo elettrici, soprattutto nei prezzi.