Auto e voto UE alle porte: il festival dei passi indietro è cominciato

L'editoriale di Pierluigi Bonora

Si avvicinano – finalmente – le elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento. E quello che mi lascia senza parole è l’atteggiamento dei vertici della Commissione UE, da una parte, e di alcuni gruppi automobilistici, dall’altra. Partiamo dai primi: è bastato che 1.300 trattori sfilassero a Bruxelles, per non parlare delle manifestazioni di protesta degli agricoltori in tutta Europa, per indurre la presidente Ursula von del Leyen a fare retromarcia e ritirare la proposta di regolamento sui pesticidi.

 

Il voto è alle porte e anche i fautori di un “Green Deal” chiaramente dannoso per l’economia del Continente e pieno di contraddizioni, visto il vento ormai fortemente contrario, fanno ammenda sulle decisioni prese temendo la non rielezione. Una vera figuraccia perché se veramente l’Autorità ritiene giusto quello che ha deciso di normare, piuttosto che ritirare il provvedimento, dovrebbe restare nelle sue convinzioni e, vista la sconfitta, togliere il disturbo. Invece, il potere della poltrona prevale sempre.

 

Ma anche i grandi capi del settore auto, rei di aver sottovalutato i problemi che sarebbero insorti una volta dato il via libera al “tutto elettrico” dal 2035, ogni giorno che passa manifestano non pochi imbarazzi e malumori. I risultati delle elezioni in Europa e negli Stati Uniti, quest’anno a distanza di pochi mesi, potrebbero segnare, in caso di cambiamento dei rispettivi scenari politici, una revisione generale e improntata sul pragmatismo di quanto era stato affrettatamente deliberato.

 

E parliamo di top manager che guadagnano montagne di soldi e sulle cui spalle ci sono i destini di milioni di famiglie. Fino a poco tempo fa facevano la voce grossa, rimproverando alla politica UE di decidere le strategie industriali per conto delle aziende, invece di limitarsi a indirizzare il settore verso gli obiettivi da raggiungere, in questo caso legati alla decarbonizzazione.

 

Da un po’, invece, sono proprio loro – i top manager – a voler imporre l’auto elettrica, annunciando pericolosamente (per loro) la produzione di soli veicoli a batteria addirittura prima della fine del quinquennio. Auguri.

 

Ma se sono veramente convinti di questo passo, dovranno mantenere fede ai loro propositi, e non, come è già accaduto, affiancare frettolosamente alla mancata “regina” elettrica anche versioni ibride e a benzina, assumendosi così tutte le responsabilità del possibile flop. I concorrenti cinesi, in questa situazione, fanno e faranno solo festa.

 

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