Sicurezza e nuovo Codice stradale: basta divisioni e strumentalizzazioni

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

La politica e i problemi delle persone, che poi sono quelle che vanno a votare ed esprimono le proprie preferenze. Da tempo è scontro aperto e a prevalere – nella stragrande maggioranza dei casi – sono gli interessi di partito, assurde ideologie e, pur di dare contro all’avversario politico, si boccia tutto per partito preso, cercando anche di influenzare e strumentalizzare associazioni ed enti interessati al problema.

 

Prendiamo il tema della sicurezza stradale: è assurdo che ci siano delle divisioni. E anche qui lo scontro è soprattutto politico. La prova: a votare a favore del testo che aggiorna il Codice della strada sono state le forze di maggioranza, contrarie le opposizioni, non un partito di questo schieramento che abbia fatto il contrario. Il testo, comunque, passa ora al Senato prima del via libera atteso per l’inizio dell’estate.

Tra i problemi maggiori evidenziati troviamo la gestione della cosiddetta mobilità dolce – cioè le biciclette, le e-bike e i monopattini – ma bisogna anche ragionare su come questo modo muoversi è stato impostato e “regolamentato” nelle città, in tanti casi all’insegna dell’improvvisazione e rendendo ancora più complessa la circolazione.

 

Per non parlare del costante mancato rispetto delle più elementari regole stradali di molti di questi utenti che viaggiano pericolosamente sui marciapiedi e se ne infischiano della segnaletica. La verità è che occorre maggiore consapevolezza da parte di tutti e soprattutto un’educazione stradale che diventi centrale nelle scuole dell’obbligo, resa obbligatoria e con tanto di giudizi che facciano media, preparando in questo modo la persona al suo approccio, quando sarà il momento, con i mezzi di mobilità  fino ai corsi delle scuole guida.

 

Sulla sicurezza stradale non si scherza e l’argomento deve sempre essere oggetto di un confronto costruttivo ed equidistante, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, ascoltando i loro punti vista, ma senza approfittare dello stato d’animo di chi è stato duramente colpito dal problema per farne una bandiera politica.

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