Accenture: economia circolare e automotive

Foto: Teodoro Lio, Consumer & Manufacturing Industries Lead di  Accenture Italia, Europa Centrale e Grecia  

 

Raggiungere l’obiettivo della piena circolarità del mercato  automotive può accrescere la redditività di tutta la catena del valore. Estendere il ciclo di vita  di ciascun veicolo attraverso la riparazione, la messa a nuovo, il riciclo e/o il riutilizzo dei materiali permetterà, inoltre, di diminuire i rifiuti, minimizzare l’inquinamento e ridurre l’impatto  ambientale. Lo racconta la ricerca “Driving Ambitions: The Business Case for Circularity in the  Car Industry”, pubblicata in partnership con il World Economic Forum e il World Business  Council for Sustainable Development, che propone un nuovo modello di economia circolare.  

“Il mondo Automotive sta vivendo la più profonda trasformazione dalla sua nascita, con la  combinazione di elettrificazione, trasformazione dell’esperienza di mobilità e transizione verso  la sostenibilità”, ha affermato Teodoro Lio, Consumer & Manufacturing Industries Lead di  Accenture Italia, Europa Centrale e Grecia. “In questo contesto, tutti gli attori del mercato  hanno la necessità di rivedere visione strategica, modelli di business e operating model. La  circolarità è uno degli strumenti chiave per indirizzare queste sfide e, nello stesso tempo, a migliorare la resilienza della catena del valore. L’economia circolare, infatti, può ridurre la dipendenza dai puri volumi di vendita delle automobili, spostando il focus sui servizi e sul  miglioramento delle prestazioni del ciclo di vita del prodotto, portando a una crescita dei ricavi per veicolo. La filiera automotive può sfruttare le sue forze nell’orchestrare ecosistemi  complessi per guidare la transizione verso la circolarità, attraverso l’ottimizzazione della intera  value chain e l’adozione di modelli as-a-service. Questo migliorerà l’impatto di sostenibilità e  in parallelo aumenterà il value pool per veicolo”. 

Infatti, l’economia circolare consentirà alle case automobilistiche e ai fornitori di superare i  limiti dei loro attuali modelli di business, cogliendo l’opportunità di migliorare la redditività  lungo tutta la catena del valore del 50%, e di generare ricavi nel corso del ciclo di vita del  veicolo superiori al suo prezzo di vendita iniziale (da 15 a 20 volte per singola unità). È  un risultato raggiungibile principalmente attraverso i modelli di business “as-a-service” –  come il leasing dei veicoli, il car sharing e la mobility as-a-service – e attraverso i servizi di  rigenerazione, riparazione e riciclo dei materiali/componenti. 

Sebbene sia possibile migliorare la circolarità anche all’interno di un modello basato sulla  proprietà del veicolo – attualmente il più diffuso tra i consumatori, che comporta il  mantenimento di un mezzo inattivo per gran parte del tempo – è indubbiamente l’utilizzo  intensivo di ciascun veicolo tipico dei modelli “as-a-service” a dare i maggiori benefici sia dal  punto di vista del business che della sostenibilità ambientale. Un fattore strategico chiave  diventa così il cambiamento delle preferenze delle persone verso un nuovo approccio access based, fondato sulla necessità di soddisfare di volta in volta le diverse esigenze di mobilità  anziché sul possesso dell’auto.

Inoltre, la produzione e le vendite potrebbero aumentare grazie al miglioramento della struttura  dei costi di materie prime riciclate e di una produzione più standardizzata nella modularità e  nei veicoli appositamente costruiti. 

“Il momento di passare all’economia circolare nel settore automotive e mobility è ora. Tuttavia, la trasformazione dei modelli di business e delle operations da lineari a circolari e la creazione  di nuovo valore aziendale attraverso la circolarità rappresentano un vero e proprio  cambiamento di paradigma per la maggior parte dei players”, ha dichiarato Pedro Gomez, responsabile di Shaping the Future of Mobility e membro del Comitato esecutivo del  World Economic Forum. “Pertanto, è necessario che tutti gli stakeholder dell’ecosistema  lavorino insieme per ripensare e riprogettare le loro strategie relative alla produzione e alla  supply chain, dalla vendita alla distribuzione, fino al riutilizzo, riciclo e rigenerazione dei veicoli.  Questo report, redatto in collaborazione con Accenture, ha presentato un business case  chiaro e una tabella di marcia per iniziare il processo di trasformazione”. 

Accenture delinea, infatti, i diversi passaggi che il mercato automotive dovrà mettere in atto per raggiungere la piena circolarità. Le Case automobilistiche dovranno ampliare la propria prospettiva, passando da una visione fondamentalmente legata alla vendita dei prodotti finali a una che consideri  l’intero ciclo di vita del veicolo. Tutti gli attori della value chain dovranno collaborare a stretto contatto e sviluppare  nuove partnership, basandosi su uno scambio di informazioni più chiaro e trasparente nella fase di acquisito. Ciò comporterebbe la creazione di piattaforme comuni per la  condivisione dei dati, con un’organizzazione “orchestratrice” dell’intero sistema che  possa favorire l’allineamento e il coordinamento tra i vari player.  Gli operatori del settore dovranno trasformare i loro modelli operativi e sviluppare nuove capacità e tecnologie per governare, indirizzare e gestire le collaborazioni, ottimizzando il ciclo di vita dei veicoli e dei componenti/materiali utilizzati. Le aziende dovranno prendere delle decisioni strategiche per quanto riguarda la  trasformazione del loro core business. Ad esempio, attraverso la co-innovazione, le  partnership, l’espansione delle attività di collaborazione o dell’intera value chain  circolare (riciclo, riparazione o modelli as-a-service). Le Case automobilistiche  potrebbero iniziare questo processo in modo graduale, trasformando prima solo  modelli o componenti di veicoli selezionati e, successivamente, l’intera attività di  produzione. 

I possibili scenari per il futuro 

La ricerca suggerisce due possibili scenari di trasformazione. Nel primo, i singoli player  potrebbero adattare gradualmente il loro attuale modello operativo alla strategia della circular car, quindi con una prospettiva più conservativa e stabilita da ogni singola azienda. Oppure, potrebbero seguire un processo di espansione “rivoluzionario”, che può essere ottenuto tramite fusioni e acquisizioni, o forti investimenti nella creazione di nuove capabilities  aziendali. 

La transizione da una value chain lineare a una completamente circolare avrà probabilmente un impatto significativo sulla redditività complessiva nei primi 3-5 anni, a causa dei costi di ricerca e sviluppo necessari per costruire l’infrastruttura necessaria, e per  far progredire tecnologie chiave riferite al riciclo e la modularità del business. Tuttavia, si  prevede che la redditività torni ai livelli precedenti entro 5 anni dalla trasformazione e  che in seguito aumenti ulteriormente. Infatti, se il processo di trasformazione andasse  verso la piena circolarità potrebbe risultare costoso, ma “rimanere fermi”, nello scenario  attuale, potrebbe esserlo significativamente di più. 

Inoltre, il passaggio a una value chain completamente circolare potrebbe anche migliorare la  redditività delle attività già esistenti, tra cui quelle meno remunerative, soprattutto nei settori del leasing, del car sharing e mobility as-a-service. Questi modelli di business traggono profitto  dal mantenimento della proprietà dei veicoli per l’intero ciclo di vita e, quindi, incorporano  necessariamente tutte le ottimizzazioni dei costi e dei ricavi della circolarità all’interno del  business case. Questa è un’opportunità che supera i limiti dell’attuale modello industriale del settore Automotive, in quanto il focus si sposta sulla massimizzazione delle prestazioni e dei  costi delle automobili. 

ANFIA: il mercato italiano a settembre

Nel mese di settembre, osserva ANFIA nel suo report periodico, il mercato delle autovetture risulta in crescita rispetto a settembre del 2021. Nel mese, sono state immatricolate circa 111mila autovetture, in aumento del 5,4% rispetto allo stesso mese del 2021. Nel cumulato dei primi nove mesi, le immatricolazioni sono state 976.221, in calo del 16,3%. Analizzando nel dettaglio le immatricolazioni per alimentazione, le autovetture a benzina chiudono settembre in crescita del 15,2%, con una quota di mercato del 27,6%. In crescita anche le autovetture diesel (+7,1% su settembre 2021), che risalgono ad una market share del 19,1%. Nei primi nove mesi, le immatricolazioni di autovetture a benzina si sono ridotte del 23,7% e quelle del diesel del 28%.

Le immatricolazioni delle auto ad alimentazione alternativa rappresentano il 53,4% del mercato del solo mese di settembre, con volumi sostanzialmente stabili rispetto allo stesso mese del 2021 (+0,4%) e una quota di mercato pari al 53,4%. Nel cumulato, le alternative calano del 5,4%, mantenendo comunque una quota di mercato più alta rispetto allo stesso periodo del 2021 (52,1%, contro il 46,1% dei nove mesi dello scorso anno).

Le autovetture elettrificate rappresentano il 44% del mercato di settembre, in aumento del 4,2%, mentre, nei nove mesi, hanno una quota del 42,5% e calano del 3,3%. Tra queste, le ibride mild e full aumentano del 35,7% nel mese e raggiungono il 35,7% di quota, mentre nel cumulato, risultano in lieve crescita (+0,5%) con una market share del 33,9%.

Le immatricolazioni di autovetture ricaricabili si riducono del 34,2% nel mese (quota di mercato: 8,3%) e del 15,7% nel cumulat. Tra queste, le auto elettriche hanno una quota del 4,6% e diminuiscono del 40,3% nel mese, mentre le ibride plug-in si riducono del 24,8% e rappresentano il 3,8% del mercato totale (nel cumulato risultano entrambe in calo, rispettivamente -23,8% e -8,6%). Infine, le autovetture a gas rappresentano il 9,3% dell’immatricolato di settembre, di cui l’8,7% è composto da autovetture Gpl (-1,9%) e lo 0,6% da autovetture a metano (-71,2%). Da inizio 2022, le autovetture Gpl risultano in crescita del 2,6% e quelle a metano in calo del 64,9%.

Torna #FORUMAutoMotive: temi, personaggi e apprendimenti della tappa del 24 e 25 ottobre

Come sta il mondo dell’automotive? Cosa comporterà l’arrivo di così tanti brand di derivazione cinese e di cosi tante vetture, tutte elettriche? Questi saranno due dei tanti temi che animeranno l’edizione autunnale di #FORUMAutoMotive, che torna in presenza nei giorni del 24 e 25 ottobre presso l’Hotel Enterprise di Milano.

 

A #FORUMAutoMotive tanti temi di discussione

 

Di certo questo primo incontro dopo la nascita del nuovo governo italiano sarà anche un momento utile per cercare di delineare quali saranno i problemi che l’Esecutivo dovrà fronteggiare. Come da tradizione saranno due le giornate di lavori, interamente trasmesse in streaming sulla pagina Facebook di #FORUMAutoMotive (https://www.facebook.com/forumautomotive). Nella prima, in programma il 24 ottobre a partire dalle ore 16, ci sarà il canonico confronto tra gli esponenti della filiera della mobilità, con un focus specifico sul mondo dei concessionari alle prese con una vera e propria rivoluzione in atto. Ad aprire i lavori Pierluigi Bonora, giornalista e Promotore di #FORUMAutoMotive, e Dario Pennica, giornalista e Promotore di Non Smog Mobility. Non mancherà la consulenza di AlixPartners, con Dario Duse, neo Country Leader Italia, ad illustrare i dati dell’ultimo aggiornamento annuale al Global Automotive Outlook. Poi Pierluigi Bonora, insieme a Geronimo La Russa, Presidente dell’Automobile Club Milano e di ACI Infomobility, introdurranno gli interventi dei rappresentanti della filiera della mobilità (autotrasporto, concessionari, auto, noleggio e alimentazioni) che, per la prima volta dalla formazione del nuovo Governo, avranno l’opportunità di avanzare, in un evento pubblico, la propria piattaforma di richieste.

 

Il 25 ottobre spazio ai talk e al premio Dekra 

 

Il giorno successivo, il 25 ottobre, dalle 9 alle 13 in programma ben tre talk show, anticipati dalla consegna, da parte di Pierluigi Bonora e Toni Purcaro, Chairman DEKRA Italia, Executive Vice President DEKRA Group – Head of Region CEEME, del Premio “DEKRA Road Safety Award”, giunto alla quinta edizione. Nel primo talk della mattinata, “Italia, fucina di start-up automotive: i protagonisti, le idee, il futuro”, moderato dal giornalista Luca Talotta, si parlerà di futuro, innovazione e start-up; poi un focus sulle infrastrutturazione della rete di ricarica elettrica, per passare all’apprendimento dedicato all’invasione dei brand cinesi sul mercato europeo, talk moderato dal giornalista Umberto Zapelloni. A seguire un’analisi su come l’attuale crisi energetica potrebbe influire sulle modalità e sui tempi di questo passaggio storico, con Pierluigi Bonora a dialogare con le associazioni datoriali (Federmeccanica e ANFIA) e i leader delle principali sigle sindacali (FIM-UILM-FIOM), per chiudere poi con il faccia a faccia sulle tematiche dell’autotrasporto tra Pierluigi Bonora e l’Executive Vice President DEKRA Group Toni Purcaro, il quale esporrà un’importante e attesa novità per il comparto.

“No Smog Mobility”: a tu per tu con Saltalamacchia (Koelliker)

di Pierluigi Bonora

Si è svolta all’Università di Palermo la dodicesima edizione di No Smog Mobility, la rassegna sulla mobilità sostenibile ideata da Gaspare Borsellino, direttore dell’Agenzia di stampa “Italpress” e Dario Pennica, direttore di “Sicilia Motori”. Anche quest’anno la manifestazione si è svolta al Dipartimento di Ingegneria dell’Ateneo di Palermo per avvicinare gli studenti alle aziende, perché l’insularità non deve essere un ostacolo a sognare in grande, soprattutto per gli ingegneri di domani.

“È da un bel po’ di tempo che si parla di mobilità sostenibile, non è una novità lanciata all’ultimo minuto sulla scia dell’emergenza. È una consapevolezza che dura da tempo e ha prodotto impegni importanti: tanto sul campo della ricerca, quanto su quello delle applicazioni pratiche”, ha detto il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, a margine della manifestazione.

Tra i vari appuntamenti, ecco l’intervista a Marco Saltalamacchia, Executive Vice president & Ceo del Gruppo Koelliker, azienda leader nell’importazione e distribuzione di automobili in Italia, il quale ha raccontato la sua esperienza personale e professionale e i nuovi modelli di business che adottati da un’azienda che ha segnato la storia dell’auto in Italia.

Italiani e vendite di auto online: 7 su 10 dicono sì

Con oltre 17.150 auto usate vendute nel terzo trimestre del 2022, Autohero, lo shop online leader in Europa per le auto usate, conferma l’alto livello di fiducia da parte dei clienti. Questi, infatti, possono godere sia della trasparenza con cui vengono accompagnati lungo l’intero processo di acquisto sia di una dettagliata presentazione dei veicoli. La tendenza all’acquisto di un’auto usata online trova anche conferma nella ricerca commissionata da Autohero e condotta lo scorso luglio su un campione rappresentativo di 1.500 rispondenti in Italia: il 69% degli italiani che stanno programmando l’acquisto di un’auto prende in considerazione l’opzione di acquisto online. Il sondaggio pone l’attenzione sui momenti della selezione e sulle opzioni di consegna, ma anche sulla centralità del prezzo ed evidenzia i principali motivi per cui scegliere di comprare un’auto online.

Convenienza e comodità i principali driver

Più della metà (59%) dei potenziali acquirenti di auto online in Italia afferma che la prima motivazione è rappresentata dalle aspettative di affari più convenienti rispetto all’acquisto tradizionale. La convenienza di uno shop online aperto 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, si colloca in seconda posizione con il 39% di risposte. Ricoprono il terzo e quarto posto, poco distanti con rispettivamente il 37% e il 35% di risposte, la praticità e comodità di acquisto, connesse all’opportunità di ricevere la propria auto direttamente a casa. Come quinto aspetto in ordine di rilevanza viene apprezzato il canale di vendita online per la sua offerta più ampia e completa.

E il test drive?

Oltre un quarto delle risposte (27%) considerano decisiva la possibilità di trovare rivenditori online di fiducia nel settore automobilistico, mentre il 25% degli intervistati conferma che acquistare online permette un processo di scelta che garantisce più autonomia e tranquillità reso possibile dall’assenza di pressione dei venditori. L’opportunità di poter provare l’automobile e restituirla in caso di scarsa soddisfazione è stata presa in considerazione per solo il 20% degli intervistati – necessità del cliente a cui Autohero risponde grazie al diritto di recesso di 21 giorni, esteso di una settimana rispetto alle normali procedure di reso. Quasi una persona su cinque, invece, afferma di prediligere lo shopping online in generale (in nona posizione con il 17% delle risposte). Infine, in ultima posizione e per ragioni legate per lo più al rischio di contagio da virus Covid-19, per il 9% di tutti gli intervistati le procedure di acquisto online sono decisive qualora si voglia evitare il contatto con i rivenditori fisici.

Salone di Parigi: lo sfogo di Tavares e gli allarmi di #FORUMAutoMotive

Sarà perché si avvicina, anche se manca qualche anno, l’età della pensione (c’è chi dice, come ho riportato sul “Giornale” che Luca De Meo, capo di Renault, potrebbe essere tra i candidati a prendere il suo posto,) sarà perché il top manager che ha dato forma a Stellantis vuole dimostrare che l’uscita da ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di auto, è veramente dettata dall’atteggiamento passivo di quest’ultima.

 

Ebbene, sarà per queste e altre cose, che al Salone di Parigi, nello stesso giorno della visita del presidente francese Emmanuel Macron, Tavares ha sparato a zero sui piani “green” dell’Unione europea e sul fatto che il Vecchio continente ha di fatto aperto, senza muovere un dito, le porte ai “big” dell’auto cinesi, mettendo così ancora più a rischio il settore del nostro Continente.

 

Tavares, insomma, si è tolto dei macigni dalle scarpe, si è sfogato e fa piacere che il top manager portoghese abbia ripetuto, dalla sua autorevolezza e competenza, concetti che noi di #FORUMAutoMotive ribadiamo da tempo, tra i primissimi – e non vogliamo peccare di presunzione – a lanciare una serie di allarmi fin dal periodo pre pandemia.

 

In pratica, tutti i temi che affronteremo il 24 e 25 ottobre nei nostri appuntamenti “live” di #FORUMAutoMotive, sono stati toccati dal numero uno di Stellantis. Cosa ha detto? Ecco: “In Europa si fanno politiche che stanno uccidendo il futuro della mobilità e la decisione dogmatica di vendere solo auto elettriche nel 2035 ha conseguenze sociali ingestibili“; “La normativa Euro 7 per i motori endotermici è da cancellare in quanto richiede energie e risorse da destinare invece all’elettrico; un nuovo step al 2027/2028 non ha infatti senso se si punta sul tutto elettrico. Occorre pragmatismo”; “Non c’è motivo che si renda l’accesso al mercato europeo facile per i costruttori cinesi senza avere in cambio il contrario“; “Sulla mobilità elettrica i leader politici non dovrebbero prendere decisioni scientifiche, ma bisogna garantire alla classe media di poter comprare un’auto. Vanno ridotti i costi dell’elettrico, chiedendo per questo sostegno che va dato anche per resistere alla concorrenza cinese. E ci vogliono incentivi per le vetture ibride“.

 

Insomma, la sfera di cristallo e il nostro pragmatismo ci stanno dando ragione. Da qui ai prossimi mesi ne vedremo delle belle.

Auto elettrica: costi, scarsa conoscenza e tanta confusione

I costi delle auto elettriche disponibili sul mercato vengono oggi percepiti ancora come troppo elevati da gran parte degli italiani, complice anche l’incertezza economica legata allo scenario di crisi internazionale. La confusione e la scarsa conoscenza da parte dei consumatori delle caratteristiche e delle differenze tra le diverse tecnologie ne frenano una più ampia diffusione nel nostro Paese. 

Sono queste le principali evidenze che emergono dalla nuova instant survey “Vendita di solo auto elettriche dal 2035, cosa ne pensano gli italiani? condotta da Areté (azienda leader nella consulenza strategica) nel mese di ottobre per indagare sul campo, a 6 mesi di distanza da una precedente simile ricerca, la conoscenza e la propensione alla mobilità elettrica e capire, al contempo, cosa pensano gli italiani degli obiettivi fissati a livello europeo al 2035 per la decarbonizzazione.

In calo la propensione all’elettrico… anche se, chi lo prova, lo apprezza

Per definire lo scenario di riferimento, l’indagine ha verificato sul campo alcuni indicatori che rivelano molto degli attuali consumi di mobilità degli italiani: l’88% degli intervistati utilizza oggi una vettura con motore termico, cresce la quota di quanti si si affidano alle soluzioni alternative (il 9% ha scelto l’ibrido e il 2% il full electric). Ancora 6 italiani su 10 non hanno mai utilizzato, né provato una vettura elettrica. Tra coloro che l’hanno testata, l’87% esprime un giudizio positivo, apprezzandone la silenziosità, la dotazione tecnologica di bordo, la comodità d’uso in città, il cambio automatico e l’accelerazione immediata. Solo il 13% ha riscontrato delle criticità alla guida.

Complice l’inasprirsi della crisi economica ed energetica, sembra oggi trovare un freno la propensione all’acquisto di vetture elettriche: se a marzo di quest’anno l’87% del campione si diceva intenzionato ad acquistarla in futuro, ora la percentuale è scesa al 63%. Le ragioni che guidano la scelta elettrica restano principalmente quella economica (51%) e quella ambientale (32%). Tra gli “scettici” verso i veicoli alla spina prevalgono la sfiducia verso l’autonomia delle batterie (temuta da oltre metà del campione) e la diffidenza verso la tecnologia.

Da sempre uno dei temi chiave quando si parla di elettrico è il costo delle vetture: quanto sono disposti a pagare gli italiani per avere un’auto elettrica? La risposta è meno di 30mila euro, un dato che offre una spiegazione chiara del perché la diffusione di questi veicoli stenti ancora a decollare nel nostro Paese.

Elettrico ed ibrido, regnano indecisione e confusione

I motivi della scarsa diffusione di questi veicoli non risiedono solo nel loro elevato costo. L’instant survey ha misurato la conoscenza di queste vetture da parte degli italiani. Quanti realmente conoscono il loro funzionamento, le modalità di ricarica, i quantitativi di emissioni prodotte, i loro costi di gestione e l’autonomia? Complessivamente a regnare sono ancora l’incertezza e la confusione. Nonostante i forti investimenti operati dalle Case automobilistiche nella promozione di questi veicoli, 6 italiani su 10 ammettono di non conoscere le differenze tra le diverse tecnologie ibride (MHEV, HEV, PHEV) e l’elettrico. Ma non solo: il 61% degli intervistati non è al corrente del fatto che i motori ibridi presentino significative differenze a seconda della tipologia (full, mild e plug-in), il 40% pensa che tutte le vetture ibride ed elettriche siano auto a emissioni zero, il 47% reputa che si possa ricaricare l’auto elettrica direttamente alla presa della corrente senza alcuna modifica al contratto della luce, né installazioni di apparecchiature particolari; infine il 47% pensa che tutte le ibride siano in grado di percorrere almeno 50 km viaggiando in modalità elettrica. Senza contare che gran parte degli intervistati, interrogati sui tempi e sulle modalità di ricarica delle vetture elettriche e sui costi di gestione, ammette di non sapere.

“Fit for 55”, metà degli italiani pensa che l’obiettivo della mobilità solo elettrica non sarà centrato

Quasi la metà degli italiani (45%) ritiene che lo scenario fissato dagli obiettivi del FIT for 55, stando ai quali dal 2035 si venderanno soltanto vetture totalmente elettriche, non si realizzerà. Elevato costo dell’energia elettrica, scarsità dei punti di ricarica e assenza di un cronoprogramma definito di attività che dovrebbero accompagnare la transizione spingono oltre 4 italiani su 10 a dubitare che l’obiettivo sarà centrato. 

“I dati della nuova survey testimoniano un significativo interesse per le auto elettrificate”, sottolinea Massimo Ghenzer, presidente di Areté, “cui però non corrisponde un adeguato aumento della conoscenza circa le caratteristiche di questi prodotti. A prevalere è ancora la confusione che genera incertezza nella scelta del veicolo più adatto alle proprie esigenze. Serve oggi un nuovo sforzo da parte delle Case automobilistiche per riuscire a comunicare in modo efficace le nuove motorizzazioni e, contestualmente, è necessario fare chiarezza su alcuni aspetti critici, come i punti di ricarica, il costo della ricarica, la reale durata delle batterie e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Solo così si potrà superare lo scetticismo che ancora avvolge alcune tematiche chiave per questo mercato”.

Editoria motori: rivoluzione in casa Domus

(da “Primaonline.it”)

 

Taglio di quattro testate, messa in vendita di una parte della sede attuale, decine di esuberi fra giornalisti e impiegati. L’editoriale Domus tenta di rispondere alla crisi con una drastica cura dimagrante.

Da gennaio non usciranno più il mensile “Youngtimer”, il trimestrale “Auto Italiana”, “Meridiani” cammini e lo specializzato in mezzi commerciali “TuttoTrasporti”. Non basta, perché il mensile “Dueruote”, dedicato a moto e scooter, avrà solo un’edizione digitale, rinunciando al cartaceo e integrandosi maggiormente con il settore Professional, mentre “Ruoteclassiche”, il mensile sulle auto d’epoca, verrà riassorbito nell’orbita di “Quattroruote”: il direttore della testata “Heritage”, da gennaio, sarà Gianluca Pellegrini, lo stesso di “Quattroruote”. Prende il posto di David Giudici, che insieme a “Ruoteclassiche” guidava anche “Auto Italiana” e “Youngtimer”.

Domus (amministratore delegato editoriale è Sofia Bordone) punta a sviluppare ulteriormente il settore Professional, che si rivolge a tutti gli operatori del comparto mobilità offrendo un supporto strategico per il loro business che parte dalla banca dati, ma si sviluppa in una serie di servizi evoluti che vanno dalla consulenza alla formazione.

Nel 2022 il settore ha portato nelle casse della Domus circa 20 milioni, in crescita rispetto agli anni precedenti, ma non abbastanza per compensare il passivo di gestione della Casa editrice, che chiuderà con il segno meno per il terzo anno consecutivo.

ALIS e LoJack: uniti per la transizione digitale della logistica

ALIS, Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, e LoJack Italia, società del Gruppo CalAmp, leader nelle soluzioni telematiche, uniscono le forze per supportare la transizione digitale della logistica e dei trasporti del nostro Paese. ALIS ha infatti dato il benvenuto in consiglio direttivo a LoJack, al fine di rafforzare il proprio contributo allo sviluppo e alla crescente diffusione di soluzioni digitali e telematiche al servizio della mobilità e del trasporto in Italia. ALIS, che rappresenta oggi 2.000 realtà e imprese associate e 220.000 lavoratori per un fatturato aggregato di 52 miliardi di euro, è l’unità associativa di riferimento dell’intera filiera logistica, con l’obiettivo principale di promuovere lo sviluppo dell’intermodalità, del trasporto sostenibile, della digitalizzazione, dell’internazionalizzazione e della formazione giovanile e professionale.

LoJack, dal canto suo, guida la trasformazione verso un’economia globale connessa, sostenibile e sicura. Le soluzioni LoJack consentono di monitorare, tracciare e proteggere risorse ed asset vitali, permettendo anche alla filiera dei trasporti e della logistica di migliorare l’efficienza, la sicurezza e la trasparenza dei processi. La soluzione Supply Chain Visibility, recentemente lanciata sul mercato nazionale, consente una rilevazione dettagliata delle spedizioni, della posizione e delle condizioni del carico lungo tutto il tragitto, attraverso diverse modalità di trasporto: a terra, su rotaia, in aereo o in mare, fino alla destinazione finale.

“Utilizzare le nuove tecnologie per accrescere i livelli di innovazione e digitalizzazione dell’intera catena logistica e della società in cui viviamo e lavoriamo, così come per rendere più sicuri, rapidi, efficienti e trasparenti i servizi offerti è un grande obiettivo che condividiamo pienamente con LoJack Italia – – ha dichiarato Guido Grimaldi, presidente di ALIS -. Per noi è davvero un grande piacere e orgoglio dare il benvenuto in ALIS a questa realtà leader nelle soluzioni telematiche e siamo certi di poter avviare un percorso congiunto che ci permetterà di contribuire sempre più alla transizione digitale del nostro settore, ma anche alla semplificazione ed ottimizzazione dei processi”.

“LoJack è già oggi al fianco di partner che spediscono merci a livello internazionale, fornendo informazioni che rafforzano l’affidabilità, la sicurezza e l’efficienza delle loro operations, a vantaggio di tutti gli stakeholders coinvolti nella Supply Chain. L’esigenza di una visibilità del carico in tempo reale non è mai stata così forte come nella complessa Supply Chain globale di oggi: produttori, operatori logistici, consumatori ed enti certificatori vogliono essere certi che le loro spedizioni in transito rispettino i severi requisiti di sicurezza e conformità alle normative e che arrivino rapidamente e come previsto – ha commentato Maurizio Iperti, presidente di LoJack EMEA. Con l’ingresso in ALIS intendiamo rafforzare ulteriormente il nostro supporto alle aziende dell’intera filiera della logistica e del trasporto intermodale facendo leva sulla loro transizione digitale ed ecologica”.

Il sindacato FIM: dal nuovo Governo subito una politica attiva sull’auto

di Ferdinando Uliano, segretario nazionale FIM CISL

 

Il nuovo Governo che si insedierà deve essere consapevole che senza un piano per la transizione industriale del settore automotive attivabile da subito, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza. Abbiamo speso quasi un anno con il passato Governo per ottenere un Fondo specifico, per una politica di reindustrializzazione del settore automotive che eviti un impatto occupazionale negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto. Il Fondo stanziato è di circa 8 miliardi in 8 anni.

 

La crisi di Governo ci ha fatto perdere altri 4 mesi di tempo, per poter incidere sulle politiche di rilancio di uno dei settori più strategici della nostra industria. Restano tutte le incognite circa le intenzioni del futuro Governo rispetto al settore. Inoltre, nell’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico abbiamo ribadito come Fim Cisl che le risorse per gli incentivi alla domanda (acquisto di auto sostenibili), non dovevano attingere da questo Fondo. Questo per evitare che solo gli incentivi per l’acquisto di vetture sostenibili, indispensabili per incentivare l’acquisto di veicoli con un costo superiore del 50% (650 milioni per tre anni a partire dal 2022) sottraggano completamente le risorse per la reindustrializzazione.

 

Servono più risorse visto che la maggior parte delle Case automobilistiche ha anticipato gli obiettivi della conversione all’elettrico nel 2030 con una accelerazione dei processi di ristrutturazione. In questo quadro, dobbiamo immediatamente predisporre le modalità operative per scaricare a terra i Fondi stanziati, come FIM CISLl abbiamo proposto, come hanno fatto altri Paesi, di istituire un apposito comitato tecnico per indirizzare immediatamente le risorse necessarie per la reindustrializzazione del settore.

 

Le risorse per la reindustrializzazione devono essere utilizzabile subito per compensare le perdite causate dal cambio delle motorizzazioni, riducendo la distanza della catena del valore, con una politica di produzione e approvvigionamento, di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività.