Ferrari Driver Academy: si entra nel vivo

Ferrari Driver Academy

Entra nel vivo lo Scouting programme della Ferrari Driver Academy (FDA): stanno infatti per prendere il via due eventi di selezione che definiranno alcuni dei partecipanti alle FDA Scouting World Finals che si svolgeranno a Maranello nel mese di ottobre e vedranno i giovani più promettenti confrontarsi in pista e in una serie di attività off-track con l’obiettivo di assicurarsi un posto all’interno del programma Ferrari a loro riservato. Fin dal 2020 FDA ha potenziato la propria rete di ricerca e selezione a livello mondiale: l’Academy di Maranello ha infatti deciso – unica nel panorama del motorsport – di avvalersi del contributo di scouting partner locali per essere certa di poter sempre contare sui giovani migliori, ovunque essi si trovino nel mondo.

 

Nei giorni scorsi è giunto al termine a Fiorano il secondo Scouting Camp stagionale organizzato in collaborazione con ACI Sport. In questo evento – così come in quello andato in scena lo scorso luglio – quattro giovani si sono cimentati al volante di una monoposto di Formula 4 equipaggiata con gomme Pirelli sulla storica pista di proprietà della Ferrari. Nel corso dei due camp sono dunque stati valutati quattro italiani suggeriti da ACI Sport e altrettanti talenti scelti da FDA in collaborazione con lo scouting partner nell’ambito del karting, la storica Tony Kart.

Transizione produttiva: sia una priorità del nuovo Governo

Foto: Il passaggio del testimone tra Massimo Pellegrino (a sinistra) e Paolo Vasone, che ha ricoperto il ruolo in ANFIA


di Massimo Pellegrino, Coordinatore della Sezione Aftermarket del Gruppo Componenti ANFIA

La chiusura positiva del primo semestre 2022 fa seguito a un 2021 già in crescita, che aveva recuperato e superato i livelli del 2019 dopo le  difficoltà innescate dalla pandemia nel 2020. Essendo l’Aftermarket un comparto anticiclico, le buone performance della prima metà  dell’anno in corso si ricollegano anche all’andamento invece negativo del mercato italiano delle auto nuove, che ha chiuso il primo semestre a -22,7%, risultando in  flessione da 12 mesi consecutivi, con un conseguente incremento della domanda di  manutenzione e riparazione per le auto usate. 

Lo scoppio della guerra in Ucraina, del resto, ha reso più difficile l’attività sia dei produttori di componenti, sia dei costruttori di autoveicoli in tutta Europa, dove la  filiera automotive è fortemente interconnessa. Alla già esistente crisi delle materie prime e di reperibilità di alcuni componenti, si sono aggiunti ulteriori disagi nella  logistica e nelle forniture.  

Inoltre, negli ultimi mesi, il progressivo aumento dei costi dei carburanti ha  determinato un aumento dei costi di trasporto – alimentato anche dalla carenza di  camionisti, con migliaia di autisti ucraini ritornati in patria per combattere nel  conflitto – mentre i rincari delle materie prime e dell’energia hanno fatto lievitare i costi di produzione, con un incremento di alcuni miliardi di euro all’anno per le aziende  della filiera produttiva. E’ probabile che, nel secondo semestre 2022, anche il mercato  dei ricambi auto accusi gli effetti del tasso inflattivo in rialzo, destinato a incidere  sulle capacità di spesa degli italiani. 

In questo sfidante scenario, il must per la nostra filiera rimane approcciare il mercato  della nuova mobilità attraverso la formazione e la digitalizzazione – su cui fare investimenti strutturali – ma anche attraverso nuovi strumenti di diagnosi e, più nello specifico, avvicinandosi al mondo dei sistemi di ricarica elettrica e di gestione delle  batterie. Bisogna che le aziende si aprano ad un nuovo modo di fare Aftermarket. 

Per l’Aftermarket e per l’intero settore automotive è infine fondamentale che il prossimo Governo abbia ben presenti le priorità di intervento su cui concentrarsi: politiche industriali per la transizione produttiva, misure a sostegno del mercato e dello sviluppo infrastrutturale. 

ANFIA: import ed export automotive nei primi 6 mesi

Nei primi sei mesi del 2022, rende noto ANFIA nel consueto aggiornamento, l’import di autoveicoli nuovi in valore verso l’Italia risulta in calo (-13% rispetto allo stesso periodo del 2021), a causa del calo delle importazioni di nuove autovetture (-10,2%) e del più marcato calo nel comparto dei veicoli industriali, che registrano una flessione del 30%. L’export in valore risulta in aumento rispetto a quello del primo semestre 2021, +5,4%, sia per le autovetture esportate (+6,1%), che per i veicoli industriali (+3,6%).

 

Il saldo è negativo (circa 4,2 miliardi di euro) per le autovetture, ma positivo per i veicoli industriali (+1,1 miliardo di euro). Mentre l’import di autoveicoli ha origine quasi totalmente da paesi europei (il 91,9% del valore totale importato), l’export con destinazione Europa rappresenta, nel primo semestre del 2022, il 62,5% del totale. Gli Stati Uniti rimangono il primo mercato di destinazione extra europeo (18,5%), seguiti da Cina (4,8%) e Giappone (4,2%).

 

Per quanto riguarda il comparto della componentistica, nel cumulato gennaio-giugno 2022, crescono sia l’import che l’export (rispettivamente +9,5% e +3,4%), con un saldo positivo di 2,65 miliardi di euro (era di oltre 3 miliardi nello stesso periodo del 2021). L’Europa rappresenta il 75,8% del valore dell’import ed il 77,1% del valore dell’export. Al di fuori del continente europeo, la prima macroarea di origine è l’Asia, da cui l’Italia importa il 17,6% di parti e componenti (in valore), mentre la prima macroarea di destinazione dell’export è il Nord America: 10,3% del totale. Autoveicoli nuovi e componenti, insieme, generano, da inizio anno, importazioni pari al 6,7% dell’export del totale dell’industria (8,3% al netto dell’energia) ed il 6,8% dell’import (7,1% al netto dell’energia).

Futuro Governo e autotrasporto: parla Fenoglio, uno che la sa lunga

di Pierluigi Bonora

 

Nuovo Governo in arrivo, il cambio di orientamento politico, i presupposti affinché il pragmatismo prevalga completamente sull’ideologia. E tutto questo anche nel settore dell‘autotrasporto, vitale per il Paese e ingiustamente poco considerato. Da Franco Fenoglio, grande esperto del settore, nonché membro del Cda di Italferr e advisor di Octo Telematics, proviamo a guardare avanti analizzando i principali problemi che attanagliano l’autotrasporto.

 

Al recente Salone di Hannover, dedicato ai veicoli industriali l’elettrico e l’idrogeno sono stati i protagonisti assoluti, ma bisogna tenere conto a cosa il mondo sta andando incontro tra crisi energetica, costi alle stesse e tensioni a tutto piano. Eppure si proseguite come se niente fosse. E i fondi del PNRR?

 

Fenoglio conclude il suo intervento rivolgendo un affettuoso saluto a tutti gli operatori del settore, invitandoli a tenere sempre duro e rinnovando il suo impegno a sostegno delle loro esigenze.

Elettrico e 120mila posti a rischio: ora una sterzata verso il buon senso

Prima oltre 70mila, da fonti ANFIA, ora fino a 120mila, come denuncia il sindacato UILM guidato da Rocco Palombella in occasione del suo congresso generale. Si accavallano gli allarmi sulla tenuta del sistema occupazionale dell’industria automotive italiana. E ha ben ragione il segretario generale Palombella a sottolineare come “la mancanza di determinazione e consapevolezza dei governi italiani che si sono avvicendati negli ultimi anni, in quanto la transizione ecologica non si fa dall’oggi al domani, non sarà indolore e le risorse messe a disposizione non saranno sufficienti”.

 

La nuova conta che porta 120mila gli occupati aderiva da un attento studio a cura di EStà, onlus no profit che si occupa di sostenibilità ed economia, secondo cui “il settore automotive sarà quello più impattato dalla transizione ecologica con il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico”. Del resto un veicolo tradizionale con motore endotermico è composto da 7mila componenti, mentre uno elettrico arriva ad averne un massimo di 3.500/4mila. A questo punto il 40-45% degli occupati italiani, ovvero tra i 110 e i 120mila lavoratori, saranno impattati dal passaggio all’elettrico. Circa 59mila necessiteranno di corsi di aggiornamento volti al ricollocamento, possibilmente all’interno dello stesso settore di partenza, mentre almeno 52mila addetti dovranno riqualificare le proprie competenze al fine di sviluppare un profilo tutto nuovo, all’interno o anche all’esterno del comparto di riferimento. Infine, 9mila persone sono attese da una formazione volta all’aggiornamento all’interno del proprio profilo professionale.

 

L’auspicio, ora, è che il Governo in via di formazione dia subito un segnale di svolta e cambiamento, assegnando una priorità all’equilibrio tra sostenibilità “green” e sostenibilità sociale. I tempi sono strettissimi, ma il coraggio di dare una sterzata in direzione del buon senso e contro la maledetta ideologia che ha dominato in tutti i questi anni, può risultare determinante. Un’azione del genere rappresenterebbe un esempio per gli altri Paesi dell’UE e, soprattutto, un segnale contrario forte a una Commissione europea totalmente allo sbando.

 

Milano e i divieti: il chissenefrega dei “radical chic”

di Pier Francesco Caliari, manager automotive

 

Dallo scorso 1 ottobre a Milano non possono più entrare le auto Diesel Euro 5. Il sindaco Beppe Sala e la sua scellerata giunta hanno preso questa decisione in spregio alla scienza solo per ideologia politica. Naturalmente questo è supportato dall’ignoranza e dalla stupidità di quella cerchia milanese “radical chic” con le ciabatte friulane, la o le filippine a casa ù, le calze a righe Gallo e la bicicletta a cui non frega niente se il gas centuplica e fanno i weekend al Forte o a Courmayeur perché a loro l’euro non gli manca.

 

E non gli mancherà. Mentre un bel chissenefrega a tutti coloro che per lavoro o semplicemente per necessità devono o vogliono muoversi e non riescono a comprare l’ultimo modello di Range o semplicemente della utilitaria in quanto non riescono nemmeno a pagare la bolletta. Questa è la sinistra arrogante che si dice colta e inclusiva e fintamente democratica. Complimenti.

Autotorino: fa il bis tra i migliori datori di lavoro

Gruppo Autotorino, il primo dealer italiano presente in tutto il Nord Italia, è stato insignito del riconoscimento di Italy’s Best Employers per il secondo anno consecutivo ed è, ancora una volta, l’unico concessionario a essere stato incluso dall’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza nel novero dei 400 migliori datori di lavoro del Paese. Il premio giunge in concomitanza con la ripresa degli Autotorino Job Days, appuntamenti dedicati al recruiting che ritornano dopo i due anni di pausa causata dalla pandemia. Tre date già fissate nel 2022 precederanno quelle in programma nel 2023, durante le quali gli aspiranti professionisti dell’Automotive avranno la possibilità di conoscere l’azienda e dimostrare le proprie skill.

 

“Essere nuovamente certificati tra gli Italy’s Best Employers è la conferma dell’impegno della nostra Squadra nel creare un ambiente di lavoro positivo dove le persone sono protagoniste di percorsi professionali stimolanti. Per crescere ed essere competitivi in questo periodo di forte trasformazione del settore continuiamo fermamente a investire su persone, tecnologie e processi: sapere che questo si rifletta positivamente nello spirito che ci unisce ogni giorno ci motiva a proseguire su questa strada””, commenta Mattia Vanini, Partner & Project Manager Autotorino

 

Luca Genini, responsabile HR di Gruppo Autotorino, aggiunge: “Per noi è prioritario creare un clima coeso, di positiva collaborazione in cui ciascuno possa crescere in percorsi di sviluppo professionale e personale. Per questo è estremamente gratificante la conferma dell’attestazione Best Employers, che nasce anche dall’ascolto di quanto gli stessi collaboratori raccontano spontaneamente sul web. Offriamo infatti opportunità a chi ha la passione per l’Automotive e per l’innovazione. Grazie alla professionalità di tutti, progettiamo, produciamo, evolviamo e proponiamo ai clienti servizi esclusivi e tecnologie all’avanguardia per semplificare e rendere accessibili la mobilità quotidiana e i suoi grandi cambiamenti.”

 

In questo contesto riprendono i Job Days di Autotorino che oggi conta 2.000 collaboratori e ha attualmente aperte, su tutto il territorio, 65 ricerche (31 in Lombardia, 11 in Emilia-Romagna, 10 in Piemonte, 9 in Friuli-Venezia Giulia e 4 in Veneto, per più di 100 posizioni complessivamente disponibili) dedicate a chi vuole mettersi alla prova lavorando su temi importanti e sfidanti: non solo consulenti commerciali o tecnici service, ma anche project manager nel campo di servizi e innovazione, sviluppatori, professionisti digitali e delle nuove tecnologie di connettività e dell’elettrificazione, e molto altro.
 

In particolare, i Job Day riprenderanno già questo ottobre da Veneto e Friuli-Venezia Giulia e proseguiranno nel 2023 nelle altre regioni del perimetro operativo di Autotorino: le candidature potranno essere inviate tramite il sito dedicato, su cui saranno comunicati anche i nuovi appuntamenti.