Da Leasys Rent a Drivalia: nuovo top player europeo

Il 2022 segna un punto di svolta per la strategia di sviluppo del Gruppo FCA Bank. In occasione del prestigioso Mondial de l’Auto di Parigi, è stato presentato ufficialmente il nuovo brand Drivalia, nato con l’ambizione di diventare uno dei principali operatori del settore della nuova mobilità in Europa. Drivalia raccoglie il testimone di Leasys Rent, la precedente società del Gruppo specializzata in noleggio e abbonamento all’auto, per ampliarne la portata e proiettarla verso il futuro.

Un’ambizione riassunta nel concept “Planet Mobility”. Al centro del grande progetto di Drivalia c’è lo sviluppo di una gamma completa di soluzioni di mobilità: dal car sharing elettrico agli innovativi abbonamenti all’auto, passando per il noleggio che copre tutte le durate. La nuova società si occuperà di mobilità a 360°, proponendo formule di mobilità innovative, che uniscono flessibilità, fruizione digitale, approccio on demand e sostenibilità.

Drivalia nasce con l’obiettivo di democratizzare la mobilità green, rendendone possibile l’accesso al maggior numero di persone. Per farlo, la società continuerà a sviluppare le soluzioni di abbonamento all’auto, come l’innovativo CarCloud e Be Free EVO.

Drivalia ha inoltre annunciato il rebranding del proprio car sharing 100% elettrico, LeasysGO!, che è stato ribattezzato e-GO! Drivalia. Il servizio, già attivo a Torino, Roma e Milano con una flotta di Fiat 500 elettriche in modalità free floating (a flusso libero, senza vincoli di parcheggio), nei prossimi mesi esordirà in Francia, per poi essere esteso ai principali Paesi europei.

“Il Gruppo FCA Bank sta vivendo un’importante fase di evoluzione in vista della prima metà del 2023, quando Crédit Agricole Consumer Finance diventerà il nostro unico azionista, previa autorizzazione delle autorità competenti. Un progetto fondamentale, che parte con la presentazione di Drivalia”, ha affermato Giacomo Carelli, Ceo di FCA Bank e Chairman di Drivalia. “Grazie alle nostre formule innovative e personalizzabili, e a un’estesa presenza internazionale, puntiamo a diventare un top player di livello europeo della mobilità del domani, destinata a essere più sostenibile e accessibile”.

La nascita di Drivalia segna l’inizio di un nuovo corso, che la vedrà porsi come operatore indipendente, non più legata a una singola Casa automobilistica, ma aperta a nuove opportunità e partnership, come quelle recenti con Tesla. Oggi Drivalia è presente in 7 Paesi europei (Italia, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Grecia e Danimarca), ma nel 2023 si estenderà in Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera e Polonia.

La presenza in Europa è garantita dagli oltre 650 Drivalia Mobility Store presenti sul territorio: un network di punti fisici (saranno 1.300 nel 2025) dove è possibile scoprire tutte le soluzioni di mobilità dell’azienda. Gli Store sono completamente elettrificati, con un totale di 1.600 punti di ricarica, che diventeranno 3.100 nel 2025. La flotta di Drivalia è composta da 55.000 veicoli (160.000 nel 2025), di cui il 30% sono elettrici o plug-in hybrid (saranno il 50% nel 2025).

“Siamo orgogliosi di presentare oggi Drivalia, brand con cui daremo forma al “Planet Mobility”, un sistema completo di mobilità integrata, che si estende a diversi prodotti e durate” ha aggiunto Paolo ManfreddiCeo di Drivalia. “I colori che abbiamo scelto per il logo, il violetto ed il turchese, sono ispirati al metaverso: questo perché siamo convinti che le nuove tecnologie digitali siano strumenti fondamentali per sviluppare soluzioni in grado di soddisfare tutte le esigenze di mobilità, in particolare quella sostenibile”.

La nascita di Drivalia si inscrive nel più ampio percorso di crescita di FCA Bank, banca con un’esperienza quasi centenaria nel finanziamento auto. Entro la prima metà del 2023 e previa autorizzazione delle autorità competenti, Crédit Agricole Consumer Finance acquisirà il 100% di FCA Bank: nascerà un nuovo player paneuropeo, con un nuovo nome, tra i principali attori indipendenti nel settore del finanziamento auto, con un target di 10 miliardi di euro di outstanding entro il 2026. La nuova banca potrà potenziare gli accordi con gli attuali partner e avviarne di nuovi, anche con il supporto di Crédit Agricole. Soprattutto, potrà estendere il proprio raggio d’azione in ogni settore: dall’automotive ai motoveicoli, dal leisure alla nautica, dall’agricoltura ai veicoli commerciali leggeri e pesanti.

Maserati GT/1: le forme della nuova supercar

di Pierluigi Bonora

Con Byungyoon Min, coreano, Senior Exterior Designer di Maserati (Stellantis), e Frédéric Latino, Interior Designer della vettura, andiamo alla scoperta della nuova GranTurismo, prodotta a Torino a Mirafiori e pronta a debuttare nella prima metà del 2023. 

Questa nuova generazione di GranTurismo coniuga con un equilibrio mai raggiunto prima le performance elevate, tipiche di una vettura sportiva, con un comfort adatto alle lunghe percorrenze.

Sono state mantenute le proporzioni classiche delle vetture del Tidente, con il cofano lungo e il corpo centrale intersecato dai quattro parafanghi; proporzioni ancora più evidenziate in un modello dalla grande sportività come la nuova GranTurismo.

Car sharing: Milano nona nella top “ten mondiale”

Un nuovo studio rivela le migliori città al mondo per il car sharing: Milano è al 9° posto nella top 10.

La popolarità del car sharing è in aumento, in tutto il mondo, mentre molti scelgono di condividere l’auto con amici e familiari, ma c’è anche un numero crescente di app di car sharing. Questi ti consentono di noleggiare un veicolo per un minimo di un’ora e ritirare il veicolo da numerose località vicine. Ma quali città hanno il miglior accesso al car sharing?

Lo studio di Confused.com ha analizzato le città di tutto il mondo in base a fattori come il numero di società di car sharing operanti, il costo orario medio, la percentuale di adulti che possiedono un’auto (per indicare che l’auto è il mezzo di trasporto preferito) e la densità di popolazione (per indicare più potenziali car sharing) per rivelare le migliori città di car sharing del mondo.

In testa alla graduatoria c’è Parigi, quindi: Londra, Singapore, Melbourne, Monaco di baviera, Amsterdam e Sydney. Alle spalle di Milano (nono posto) si trova Praga.

Nodo colonnine: troppo pochi i punti di ricarica veloce in Italia

di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE

 

In vista del voto imminente del Parlamento Europeo sul Regolamento per le infrastrutture dei combustibili alternativi (AFIR), UNRAE – come l’Associazione dei costruttori europei ACEA – insiste nuovamente sulla necessità di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di
ricarica nel nostro Paese – cresciute nell’ultimo trimestre di circa duemila punti – e, soprattutto, la disponibilità di punti di ricarica veloce
.

Il passaggio alla mobilità elettrica potrà avvenire su larga scala o se, come ripetiamo da tempo, sarà consentito agli automobilisti di poter ricaricare i propri veicoli con la stessa facilità e velocità con cui oggi lo fanno per i carburanti tradizionali, e se lo potranno fare
sia su strada, sia in aree private aperte al pubblico 
come i centri commerciali, sia in aree aziendali, sia infine nelle abitazioni private.

Riguardo a queste ultime, ben vengano gli incentivi previsti dal DPCM del 4 agosto, ai quali peraltro manca ancora il Decreto direttoriale per divenire operativi, ma la dotazione di 40 milioni – per giunta sottratti ai fondi per gli incentivi alle autovetture elettriche – corrisponde a soli 8mila condomìni su quasi 15 milioni di edifici in Italia. Insomma, una buona partenza, ma si tratta di
una goccia nel mare: serve di più.

L’Italia, dotata di una modesta disponibilità di punti di ricarica veloce specie in ambito autostradale, a fine giugno con 6,1 punti di ricarica contro la media europea di 8,2 punti per 100 km, risulta al 14° posto nel ranking europeo, alle spalle del Portogallo.

Occorre ribadire che questo è l’unico indicatore sensato nella fase attuale del mercato, ancora lontanissimo dalla sua maturità. L’elevato rapporto tra punti di ricarica e parco ECV circolante, che talvolta vediamo commentare paradossalmente come un vanto
nazionale, è dovuto unicamente alla esiguità del circolante, causata a sua volta proprio dalla insufficiente capillarità della rete.

Quando tutta la rete stradale sarà adeguatamente, e in modo omogeneo sul territorio, dotata di infrastrutture, solo allora vedremo le vendite dei veicoli elettrici allinearsi agli altri grandi mercati e il circolante potrà saturare le infrastrutture, come auspicano i cosiddetti “charging point operator”.

Altri indicatori di performance relativi ai punti di ricarica appaiono decisamente meno significativi, come il rapporto ai kmq di superficie del
territorio (ovviamente non percorribili), o poco indicativi, come il confronto con la popolazione (che non tiene conto del tasso di motorizzazione). Più senso avrebbe allora, in ottica prospettica alla luce degli sfidanti obiettivi di conversione dell’intero parco autovetture
oggi circolante
, rapportare a quest’ultimo il numero di punti di ricarica: si riscontrerebbe un livello di infrastrutturazione ben peggiore degli altri grandi mercati, con l’eccezione della Spagna.

L’auto in Europa: piccoli miglioramenti, ora si attendono conferme

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

Dopo tredici mesi consecutivi in calo, il mercato auto dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) ha fatto registrare un piccolo segnale positivo in agosto (+3,4%) e ora, dai dati diffusi dall’ACEA, emerge un altro più consistente segnale positivo: una crescita del 7,9% in settembre. Come era già avvenuto in agosto, anche in settembre il risultato è dovuto a quasi tutti i 30 mercati nazionali dell’area.

Sia in agosto sia in settembre sono mancati all’appuntamento con la crescita solo sette piccoli mercati. Il miglioramento è quindi diffuso. Forse è, però, ancora presto per l’ottimismo, ma il debole segnale positivo di agosto che si rafforza in settembre va comunque preso in considerazione, anche se vi è la concreta possibilità di essere di fronte, più che a un’inversione di tendenza, ad un rimbalzo in un mercato che rispetto al 2019, cioè rispetto ai livelli ante-pandemia, nei primi nove mesi di quest’anno è calato di quasi un terzo, per l’esattezza del 31,7%.

Il mercato europeo dell’auto è precipitato a questi infimi livelli per una crisi della domanda accompagnata da una crisi dell’offerta.  La domanda è stata fortemente penalizzata dalla pandemia, dalle sue conseguenze economiche sulle imprese e sui cittadini, dall’impatto psicologico e concreto della guerra in Ucraina, dal ritorno dell’inflazione e da altri fattori. L’offerta di auto nuove è stata fortemente penalizzata dalla carenza di componenti necessari per la produzione. Ciò premesso, quali potrebbero essere le cause di questa, per ora timida, inversione di tendenza?

L’ipotesi più probabile sembrerebbe un leggero miglioramento nella disponibilità di auto nuove, così almeno sostiene qualche osservatore internazionale. Mancano tuttavia conferme.  

Coerenti con l’andamento complessivo del mercato dell’Europa Occidentale sono anche i dati relativi ai cinque maggiori mercati che insieme assorbono il 73,3% delle immatricolazioni. Come è noto si tratta dei mercati di Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Complessivamente considerati, questi cinque mercati hanno avuto crescite del 4,5% in agosto e dell’8,2% in settembre. Hanno avuto cioè un risultato leggermente migliore di quello dell’intera area. E anche questo, volendo essere ottimisti, è un piccolo segnale.

“ANFIA DrivESG Transition”: a supporto delle imprese

In un momento di grande attenzione ai temi della sostenibilità e nel pieno di una sfidante transizione energetica, ecologica e produttiva per l’industria automotive, ANFIA, in partnership con Energy Saving, Esgeo ed Elea, lancia il progetto “ANFIA DrivESG Transition”, con l’intento di sensibilizzare e  supportare le imprese della filiera automotive nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile negli ambiti Environment, Social e Governance (ESG), rispetto ai  quali un’azienda può certificare la solidità del proprio impegno attraverso un vero e  proprio rating ESG. 

Lo sviluppo sostenibile di un’organizzazione è un processo continuo che deve coniugare  aspetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’attenzione per la  sostenibilità ha un impatto concreto sul modo in cui l’organizzazione viene percepita dal mercato, con conseguenze dirette sulle performance finanziarie, di accesso al credito e sulla reputazione del management. È un criterio di selezione da parte di investitori, banche e grandi aziende e un efficacie strumento di comunicazione per trasmettere i  valori della trasparenza, del coinvolgimento e della consapevolezza. 

L’offerta che ANFIA e i suoi partner hanno ideato per aiutare le imprese a strutturare questo processo e a mantenerne la validità e l’efficacia nel tempo, si articola nella creazione di uno sportello dedicato per erogare un servizio di consulenza specializzata e  dare un supporto tailor-made su un pacchetto di specifici progetti di sostenibilità e  nella proposta di percorsi formativi sulla sostenibilità

Il pacchetto dei progetti di sostenibilità, con un supporto consulenziale sui tre livelli  della strategia d’impresa, del modello di business e dei meccanismi operativi, comprende: in ambito energia il Progetto Zero e-Mission, che punta a far conseguire  alle aziende clienti un obiettivo di neutralità emissiva definendo un percorso strategico  nel tempo; il Progetto Welfare, che ha l’obiettivo di sviluppare un piano strategico  aziendale garantendo la sostenibilità sociale ed economica dell’azienda toccandone  anche gli aspetti di governance; la Redazione del Bilancio di Sostenibilità, un  documento che contribuisce a misurare e monitorare l’impatto economico, ambientale e  sociale dell’azienda e a rendicontarne gli impegni e i risultati raggiunti.

I percorsi formativi sulla sostenibilità, in partenza il prossimo gennaio, saranno tre: uno  pensato per diversi ruoli organizzativi – dall’imprenditore alle figure di top-middle management al buyer e all’energy manager; uno pensato per la figura del CSR Specialist  e uno specificamente dedicato alla redazione del Bilancio di Sostenibilità dell’impresa. I  percorsi formativi combineranno più moduli da due ore ciascuno e saranno fruibili online  in diretta o in e-learning (formazione asincrona). Il progetto verrà presentato giovedì 10 novembre alle 10.30 con il webinar “ANFIA DrivESG Transition: un network per imprese sostenibili”.

Verso il “Trilogo” UE: speriamo prevalga l’approccio a 360 gradi

Paolo Scudieri, Anfia

di Paolo Scudieri, presidente di ANFIA

 

A settembre, il mercato dell’auto europeo cresce per il secondo mese consecutivo (+7,9%), dopo il recupero di agosto (+3,4%) che aveva interrotto tredici mesi di trend negativo. Questo rialzo resta, tuttavia, condizionato dal confronto con un settembre 2021 che aveva registrato i volumi più bassi dal 1995, risultando già colpito dalla crisi dei semiconduttori tuttora in atto. 

Tutti i maggiori mercati (incluso UK) si mantengono positivi nel mese: Germania e Spagna registrano incrementi a due cifre (rispettivamente +14,1% e +12,7%), mentre gli aumenti sono più contenuti in Francia (+5,5%), Italia (+5,4%) e Regno Unito (+4,6%). 

Il prossimo 27 ottobre è in programma il “trilogo”, in cui i rappresentanti di Commissione europea, Consiglio e Parlamento definiranno la regolamentazione sulle emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri. L’auspicio è che nella clausola di revisione sia espressamente prevista la contabilizzazione dei veicoli adoperanti carburanti ad emissione neutra di COnel risultato medio annuo del singolo costruttore.

In altre parole, nell’attuale scenario profondamente cambiato rispetto ai tempi della proposta del pacchetto normativo “Fit for 55”, ci auguriamo che possa essere riconosciuto il fondamentale contributo di tecnologie alternative all’elettrico come idrogeno, combustibili sintetici e biocarburanti nel percorso verso una completa decarbonizzazione della mobilità, che non intendiamo mettere in discussione, rafforzando così la proposta già avanzata in questo senso dal Consiglio Europeo.

Un approccio aperto a una più ampia gamma di soluzioni da considerare complementari all’elettrico può portarci ai risultati attesi a livello di abbattimento delle emissioni, garantendo, al contempo, una transizione industriale equa e sostenibile, anche socialmente. 

Parallelamente, ribadiamo la necessità di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, sia pubbliche sia private, perché solo garantendo un’adeguata copertura e capillarità della rete in UE si potrà ottenere un’ampia diffusione dei veicoli a bassissime e zero emissioni. 

Ambiente ed energia: dal premier Meloni la nostra bussola

di Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

 

Con il giuramento davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, diventa operativo il mio mandato, di cui sono onorato, come ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Ringrazio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni per la fiducia incondizionata. Un grazie al presidente Silvio Berlusconi.

 

È un motivo di grande orgoglio poter servire la mia Nazione ma è anche una responsabilità che sento tutta e che determinerà il mio pieno impegno nelle funzioni che andrò a svolgere. Siamo pronti.

 

Le linee programmatiche che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, illustrerà alle Camere nei prossimi giorni rappresenteranno su questo fronte la nostra bussola per il percorso che ci attende, nel solco di quanto fatto finora soprattutto in termini di energia dal premier Mario Draghi e dal ministro Roberto Cingolani.

Mobilità che cambia: lo studio di Format Research

Foto: Pierluigi Ascani, presidente di Format Research

 

 

La situazione congiunturale delle imprese della mobilità fotografata da Format Research, società di cui è presidente Pierluigi Ascani, nel mese di ottobre 2022 dà conto di un drastico peggioramento delle aspettative riguardo l’andamento dell’economia italiana in generale, anche se la fiducia nell’andamento della propria imprese in qualche modo tiene. Lo scenario per i prossimi mesi vede le imprese della mobilità alle prese con i significativi aumenti dei costi praticati loro dai fornitori, fatto questo che sta riducendo in modo significativo la capacità di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, ovvero della liquidità delle imprese stesse.

Quando “potrebbero” raggiunti i traguardi del processo di transizione nella mobilità nei prossimi anni? A breve termine, ossia entro i prossimi cinque anni, cittadini e imprese concordano che si rinuncerà alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi, si ridurranno gli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi o in bici. Nel medio periodo, ossia entro i prossimi dieci anni, nel 2032, cittadini e imprese concordano che si rinuncerà alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche. Più avanti, ossia nei prossimi 15 o venti anni, potranno essere raggiunti i seguenti traguardi: si rinuncerà all’auto di proprietà sfruttando principalmente gli hub di scambio intermodali, in favore di vetture a noleggio/sharing, dei mezzi pubblici.

Gli ostacoli al compimento del processo di transizione sono rappresentati dai costi eccessivi dell’auto elettrica, dalla mancanza di infrastrutture (posti ricarica); dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico urbano; dalla mancanza di integrazione tra le diverse città nella gestione della mobilità.

Gli effetti sulle imprese del processo di transizione: il 31,1% ritiene che gli effetti sulla propria impresa saranno positivi. Secondo il 34,5% gli effetti del processo di transizione in atto sulla propria impresa saranno “negativi”, in qualche caso devastanti. Queste imprese non sono pronte ad affrontare il cambiamento in atto, non disponendo dei mezzi e delle risorse per farvi fronte, in qualche caso prevedono di chiudere la propria attività, senza più riaprire. Si stima in questo senso che il 2,6% delle imprese della mobilità cesserà la propria attività, con un decremento di circa 3.200 operatori. Il 34,4% delle imprese della mobilità infine è del tutto disorientato circa gli effetti della transizione ecologica.

Imprese, il quadro congiunturale

Peggiora nel mese di ottobre 2022 il clima di fiducia delle imprese della mobilità con riferimento all’andamento dell’economia italiana nel suo complesso. L’indicatore, già molto basso a giugno 2022, essendo pari a 23,5 (su una scala da 0 a 100) scende a 15,3. Tiene la fiducia nell’andamento della propria impresa, ossia in ottobre l’indicatore per lo meno non peggiora rispetto alla prima metà dell’anno, con una previsione anzi di leggero miglioramento in vista della fine dell’anno: la previsione è pari a 43,3 rispetto al precedente 36,4. I ricavi delle imprese, del resto, pur restando anche in questo caso a un livello molto basso della scala (35,0 in ottobre) sono segnalati in crescita rispetto al mese di giugno, fenomeno questo al quale potrebbe non essere estraneo il significativo aumento dei prezzi al quale stiamo assistendo a partire dalla primavera di quest’anno. Migliora alla fine del 2022 l’indicatore relativo all’occupazione delle imprese rispetto ai primi mesi dell’anno, mentre invece è in peggioramento il dato relativo alla capacità delle imprese di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario e quello riguardante i prezzi dei fornitori, caratterizzati da un aumento abnorme rispetto al periodo precedente.

La situazione delle imprese della mobilità, in sintesi, è la seguente: si assiste ad un drastico peggioramento delle aspettative riguardo l’andamento dell’economia italiana in generale, anche se la fiducia nell’andamento della propria impresa in qualche modo tiene, sospinta da un leggero aumento, forse riconducibile all’aumento dei prezzi. Lo scenario per i prossimi mesi vede le imprese della mobilità alle prese con i significativi aumenti dei costi praticati loro dai fornitori, fatto questo che sta riducendo in modo significativo la capacità di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, ovvero della liquidità delle imprese stesse.

Imprese, muoversi in modo intelligente, ma l’Italia è pronta?

Quando potranno essere raggiunti i traguardi nei quali si articola il processo di transizione verso le diverse forme di mobilità sostenibili? Secondo l’opinione delle imprese entro cinque anni, ossia nel 2027, potranno essere raggiunti i seguenti risultati. Rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti in bici; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi.Tra dieci anni:rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche. Tra 15 anni: rinunciare all’auto di proprietà in favore di vetture a noleggio/sharing; riduzione degli spostamenti con motore a favore dei mezzi pubblici.

I principali fattori di ostacolo alla transizione ecologica sono costituiti, secondo l’opinione delle imprese, dai costi eccessivi dell’auto elettrica e dalla mancanza di infrastrutture (ad es. la mancanza dei “posti ricarica”) a sostegno della nuova mobilità.

E’ comunque opinione delle imprese che ancora tra dieci anni la mobilità in città sarà costituita in prevalenza da veicoli elettrici o ibridi, da veicoli con motore endotermico, da veicoli di proprietà, da strade pensate in prevalenza per i veicoli ed i trasporti privati e non necessariamente per il trasporto pubblico, dalle diverse forme della mobilità classica così come la abbiamo sempre conosciuta (auto, moto, scooter), piuttosto che non dalle diverse  forme della cosiddetta “micromobilità” (monopattino, hoverboard etc.). Del resto, quasi il 60% circa delle imprese ritiene che nei prossimi dieci anni non si registreranno variazioni rilevanti nel parco auto in circolazione nel nostro Paese.

La transizione ecologica: l’impatto sulle imprese

Quali saranno gli effetti sulle imprese del processo di transizione verso una domanda di mobilità più ecologica e la diffusione di nuove forme di mobilità? Il 31,1% ritiene che gli effetti sulla propria impresa saranno positivi, e che in qualche caso tali effetti saranno anche molto rilevanti, si tratta di imprese che stanno investendo nella transizione ecologica sia in termini di formazione del personale e acquisizione di nuove competenze, sia sul fronte della digitalizzazione della propria attività. Secondo il 34,5% gli effetti del processo di transizione in atto sulla propria impresa saranno “negativi”, in qualche caso devastanti. Queste imprese non sono pronte ad affrontare il cambiamento in atto, non dispongono dei mezzi e delle risorse per farvi fronte, in qualche caso prevedono di chiudere la propria attività, senza più riaprire. Si stima in questo senso che il 2,6% delle imprese della mobilità cesserà la propria attività, con un decremento di circa 3.200 operatori. Il 34,4% delle imprese della mobilità infine è del tutto disorientato circa gli effetti della transizione ecologica.

Le imprese che vedono con favore alla transizione in atto ritengono che i principali vantaggi che ne deriveranno per la propria attività economica saranno costituiti da un miglioramento dell’immagine dell’impresa, dalla riduzione dei costi complessivi di gestione, dall’acquisizione di nuove competenze e stimoli professionali e infine dall’aumento della competitività dell’impresa. Le imprese preoccupate della transizione in atto ne evidenziano l’aumento dei prezzi al consumatore, con la conseguente riduzione della domanda e dei ricavi per l’impresa, l’aumento dei costi di gestione e in attrezzature, una riduzione significativa del personale ed i nuovi costi derivanti dal necessario rinnovamento dei processi aziendali resi necessari per il rispetto delle nuove regolamentazioni e normative.

Se da una parte quindi un terzo delle imprese della mobilità è convinta dei benefici per la propria attività che saranno prodotti dalla transizione ecologica in atto, quasi il 70% è convinta del contrario o del tutto disorientata da quanto sta accadendo. Del resto, quasi il 73% circa delle imprese non ha ancora attuato alcun investimento per prepararsi alle nuove esigenze legate al futuro della mobilità per evitare di lasciarsi trovare impreparata e perdere parte del proprio business.

E i cittadini sono pronti?

Quando potranno essere raggiunti i traguardi nei quali si articola il processo di transizione verso le diverse forme di mobilità sostenibili? Ecco l’opinione dei cittadini tra cinque anni: rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti in bici. Tra dieci anni: rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche; tra quindici anni: rinunciare all’auto di proprietà sfruttando principalmente gli hub di scambio intermodali; rinunciare all’auto di proprietà in favore di vetture a noleggio/sharing; riduzione degli spostamenti con motore a favore dei mezzi pubblici.

I cittadini non hanno dubbi circa i principali ostacoli al compimento del processo di transizione nell’ambito della mobilità, questi sono rappresentati dai costi eccessivi dell’auto elettrica, dalla mancanza di infrastrutture (posti ricarica); dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico urbano; dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico extra- urbano; dalla mancanza di integrazione tra le diverse città nella gestione della mobilità.

È comunque opinione dei cittadini che tra dieci anni la mobilità in città sarà costituita in prevalenza da veicoli elettrici e ibridi (62,1%) e da veicoli di proprietà (56,7%). Il campione si spacca a metà per quanto concerne la tipologia e la destinazione delle strade: il 52% circa ritiene che prevarranno le strade destinate ai veicoli e trasporti privati, mentre il 48% ritiene che prevarranno le strade destinate ai trasporti pubblici; e per quanto riguarda le forme delle mobilità prevalente: secondo il 45% circa prevarranno le forme più classiche della mobilità (auto, moto, scooter), secondo il 55% circa le nuove forme della Micromobilità  (monopattino, hoverboard etc.).

Il processo di transizione in atto verso un’economia sostenibile comporterà un cambiamento delle abitudini dei cittadini in termini di mobilità (riduzione delle emissioni di CO2, maggior utilizzo dei mezzi pubblici etc.), tale fatto impatterà significativamente sul modo di muoversi del 56,5% dei cittadini: più della metà di costoro ritiene che si muoverà di più a piedi, un terzo ritiene che acquisterà un’auto eco-friendly, il 33% circa che farà un uso maggiore della bicicletta o dei mezzi pubblici.

Nissan X-Trail: il Suv dai “superpoteri”

di Roberta Pasero

Pronti? Via. Si parte. Tra le nebbie che ancora avviluppano il lago Bohinj, full immersion nelle strade più panoramiche della Slovenia per il test drive di Nissan X-Trail, quarta generazione del Suv da Guinness dei primati. Che oggi ritorna elettrificato e con due “superpoteri”: l’innovativo propulsore e-POWER, l’elettrico senza spina brevetto Nissan, e trazione integrale e-4ORCE che reagisce ai cambi di aderenza 10mila volte più velocemente rispetto a un 4WD meccanico tradizionale.

Due “superpoteri” da testare anche sui tornanti che portano alle vette del Triglavski narodni park.