Mobilità che cambia: lo studio di Format Research

Foto: Pierluigi Ascani, presidente di Format Research

 

 

La situazione congiunturale delle imprese della mobilità fotografata da Format Research, società di cui è presidente Pierluigi Ascani, nel mese di ottobre 2022 dà conto di un drastico peggioramento delle aspettative riguardo l’andamento dell’economia italiana in generale, anche se la fiducia nell’andamento della propria imprese in qualche modo tiene. Lo scenario per i prossimi mesi vede le imprese della mobilità alle prese con i significativi aumenti dei costi praticati loro dai fornitori, fatto questo che sta riducendo in modo significativo la capacità di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, ovvero della liquidità delle imprese stesse.

Quando “potrebbero” raggiunti i traguardi del processo di transizione nella mobilità nei prossimi anni? A breve termine, ossia entro i prossimi cinque anni, cittadini e imprese concordano che si rinuncerà alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi, si ridurranno gli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi o in bici. Nel medio periodo, ossia entro i prossimi dieci anni, nel 2032, cittadini e imprese concordano che si rinuncerà alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche. Più avanti, ossia nei prossimi 15 o venti anni, potranno essere raggiunti i seguenti traguardi: si rinuncerà all’auto di proprietà sfruttando principalmente gli hub di scambio intermodali, in favore di vetture a noleggio/sharing, dei mezzi pubblici.

Gli ostacoli al compimento del processo di transizione sono rappresentati dai costi eccessivi dell’auto elettrica, dalla mancanza di infrastrutture (posti ricarica); dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico urbano; dalla mancanza di integrazione tra le diverse città nella gestione della mobilità.

Gli effetti sulle imprese del processo di transizione: il 31,1% ritiene che gli effetti sulla propria impresa saranno positivi. Secondo il 34,5% gli effetti del processo di transizione in atto sulla propria impresa saranno “negativi”, in qualche caso devastanti. Queste imprese non sono pronte ad affrontare il cambiamento in atto, non disponendo dei mezzi e delle risorse per farvi fronte, in qualche caso prevedono di chiudere la propria attività, senza più riaprire. Si stima in questo senso che il 2,6% delle imprese della mobilità cesserà la propria attività, con un decremento di circa 3.200 operatori. Il 34,4% delle imprese della mobilità infine è del tutto disorientato circa gli effetti della transizione ecologica.

Imprese, il quadro congiunturale

Peggiora nel mese di ottobre 2022 il clima di fiducia delle imprese della mobilità con riferimento all’andamento dell’economia italiana nel suo complesso. L’indicatore, già molto basso a giugno 2022, essendo pari a 23,5 (su una scala da 0 a 100) scende a 15,3. Tiene la fiducia nell’andamento della propria impresa, ossia in ottobre l’indicatore per lo meno non peggiora rispetto alla prima metà dell’anno, con una previsione anzi di leggero miglioramento in vista della fine dell’anno: la previsione è pari a 43,3 rispetto al precedente 36,4. I ricavi delle imprese, del resto, pur restando anche in questo caso a un livello molto basso della scala (35,0 in ottobre) sono segnalati in crescita rispetto al mese di giugno, fenomeno questo al quale potrebbe non essere estraneo il significativo aumento dei prezzi al quale stiamo assistendo a partire dalla primavera di quest’anno. Migliora alla fine del 2022 l’indicatore relativo all’occupazione delle imprese rispetto ai primi mesi dell’anno, mentre invece è in peggioramento il dato relativo alla capacità delle imprese di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario e quello riguardante i prezzi dei fornitori, caratterizzati da un aumento abnorme rispetto al periodo precedente.

La situazione delle imprese della mobilità, in sintesi, è la seguente: si assiste ad un drastico peggioramento delle aspettative riguardo l’andamento dell’economia italiana in generale, anche se la fiducia nell’andamento della propria impresa in qualche modo tiene, sospinta da un leggero aumento, forse riconducibile all’aumento dei prezzi. Lo scenario per i prossimi mesi vede le imprese della mobilità alle prese con i significativi aumenti dei costi praticati loro dai fornitori, fatto questo che sta riducendo in modo significativo la capacità di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, ovvero della liquidità delle imprese stesse.

Imprese, muoversi in modo intelligente, ma l’Italia è pronta?

Quando potranno essere raggiunti i traguardi nei quali si articola il processo di transizione verso le diverse forme di mobilità sostenibili? Secondo l’opinione delle imprese entro cinque anni, ossia nel 2027, potranno essere raggiunti i seguenti risultati. Rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti in bici; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi.Tra dieci anni:rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche. Tra 15 anni: rinunciare all’auto di proprietà in favore di vetture a noleggio/sharing; riduzione degli spostamenti con motore a favore dei mezzi pubblici.

I principali fattori di ostacolo alla transizione ecologica sono costituiti, secondo l’opinione delle imprese, dai costi eccessivi dell’auto elettrica e dalla mancanza di infrastrutture (ad es. la mancanza dei “posti ricarica”) a sostegno della nuova mobilità.

E’ comunque opinione delle imprese che ancora tra dieci anni la mobilità in città sarà costituita in prevalenza da veicoli elettrici o ibridi, da veicoli con motore endotermico, da veicoli di proprietà, da strade pensate in prevalenza per i veicoli ed i trasporti privati e non necessariamente per il trasporto pubblico, dalle diverse forme della mobilità classica così come la abbiamo sempre conosciuta (auto, moto, scooter), piuttosto che non dalle diverse  forme della cosiddetta “micromobilità” (monopattino, hoverboard etc.). Del resto, quasi il 60% circa delle imprese ritiene che nei prossimi dieci anni non si registreranno variazioni rilevanti nel parco auto in circolazione nel nostro Paese.

La transizione ecologica: l’impatto sulle imprese

Quali saranno gli effetti sulle imprese del processo di transizione verso una domanda di mobilità più ecologica e la diffusione di nuove forme di mobilità? Il 31,1% ritiene che gli effetti sulla propria impresa saranno positivi, e che in qualche caso tali effetti saranno anche molto rilevanti, si tratta di imprese che stanno investendo nella transizione ecologica sia in termini di formazione del personale e acquisizione di nuove competenze, sia sul fronte della digitalizzazione della propria attività. Secondo il 34,5% gli effetti del processo di transizione in atto sulla propria impresa saranno “negativi”, in qualche caso devastanti. Queste imprese non sono pronte ad affrontare il cambiamento in atto, non dispongono dei mezzi e delle risorse per farvi fronte, in qualche caso prevedono di chiudere la propria attività, senza più riaprire. Si stima in questo senso che il 2,6% delle imprese della mobilità cesserà la propria attività, con un decremento di circa 3.200 operatori. Il 34,4% delle imprese della mobilità infine è del tutto disorientato circa gli effetti della transizione ecologica.

Le imprese che vedono con favore alla transizione in atto ritengono che i principali vantaggi che ne deriveranno per la propria attività economica saranno costituiti da un miglioramento dell’immagine dell’impresa, dalla riduzione dei costi complessivi di gestione, dall’acquisizione di nuove competenze e stimoli professionali e infine dall’aumento della competitività dell’impresa. Le imprese preoccupate della transizione in atto ne evidenziano l’aumento dei prezzi al consumatore, con la conseguente riduzione della domanda e dei ricavi per l’impresa, l’aumento dei costi di gestione e in attrezzature, una riduzione significativa del personale ed i nuovi costi derivanti dal necessario rinnovamento dei processi aziendali resi necessari per il rispetto delle nuove regolamentazioni e normative.

Se da una parte quindi un terzo delle imprese della mobilità è convinta dei benefici per la propria attività che saranno prodotti dalla transizione ecologica in atto, quasi il 70% è convinta del contrario o del tutto disorientata da quanto sta accadendo. Del resto, quasi il 73% circa delle imprese non ha ancora attuato alcun investimento per prepararsi alle nuove esigenze legate al futuro della mobilità per evitare di lasciarsi trovare impreparata e perdere parte del proprio business.

E i cittadini sono pronti?

Quando potranno essere raggiunti i traguardi nei quali si articola il processo di transizione verso le diverse forme di mobilità sostenibili? Ecco l’opinione dei cittadini tra cinque anni: rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di una pluralità di mezzi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti a piedi; riduzione degli spostamenti con motore tradizionale in favore di spostamenti in bici. Tra dieci anni: rinunciare alla propria auto di proprietà in favore di motorizzazioni elettriche; tra quindici anni: rinunciare all’auto di proprietà sfruttando principalmente gli hub di scambio intermodali; rinunciare all’auto di proprietà in favore di vetture a noleggio/sharing; riduzione degli spostamenti con motore a favore dei mezzi pubblici.

I cittadini non hanno dubbi circa i principali ostacoli al compimento del processo di transizione nell’ambito della mobilità, questi sono rappresentati dai costi eccessivi dell’auto elettrica, dalla mancanza di infrastrutture (posti ricarica); dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico urbano; dall’insufficienza dei servizi di trasporto pubblico extra- urbano; dalla mancanza di integrazione tra le diverse città nella gestione della mobilità.

È comunque opinione dei cittadini che tra dieci anni la mobilità in città sarà costituita in prevalenza da veicoli elettrici e ibridi (62,1%) e da veicoli di proprietà (56,7%). Il campione si spacca a metà per quanto concerne la tipologia e la destinazione delle strade: il 52% circa ritiene che prevarranno le strade destinate ai veicoli e trasporti privati, mentre il 48% ritiene che prevarranno le strade destinate ai trasporti pubblici; e per quanto riguarda le forme delle mobilità prevalente: secondo il 45% circa prevarranno le forme più classiche della mobilità (auto, moto, scooter), secondo il 55% circa le nuove forme della Micromobilità  (monopattino, hoverboard etc.).

Il processo di transizione in atto verso un’economia sostenibile comporterà un cambiamento delle abitudini dei cittadini in termini di mobilità (riduzione delle emissioni di CO2, maggior utilizzo dei mezzi pubblici etc.), tale fatto impatterà significativamente sul modo di muoversi del 56,5% dei cittadini: più della metà di costoro ritiene che si muoverà di più a piedi, un terzo ritiene che acquisterà un’auto eco-friendly, il 33% circa che farà un uso maggiore della bicicletta o dei mezzi pubblici.

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