Pirelli con Terna: ecco l’e-bike-sharing aziendale

Terna è la prima società in Italia ad aver adottato, su scala nazionale, il progetto di e-bike sharing ”Cycl-e around” di Pirelli, con l’obiettivo di incentivare la mobilità sostenibile dei propri lavoratori. Con ”Cycl-e around”, Pirelli offre un servizio di “e-bike sharing” aziendale mettendo a disposizione biciclette a pedalata assistita che potranno essere utilizzate dalle persone che lavorano in otto sedi di Terna, dislocate su tutto il territorio italiano, per gli spostamenti casa-ufficio, durante la giornata di lavoro o per il tempo libero.

 

Infatti, con ”Cycl-e around” si promuove una mobilità alternativa complementare a quella tradizionale, con condizioni d’accesso più facili ai mezzi di trasporto sostenibili, permettendo di testare questa soluzione in sicurezza e affidandosi alla competenza di un player da sempre attivo nelle varie forme di mobilità come Pirelli. Quattro le modalità di noleggio offerte nell’ambito dell’accordo fra Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, e Pirelli: ‘Working Time’, per utilizzare la e-bike durante la giornata lavorativa per gli spostamenti di lavoro in città; ‘Home2Work’, per i tragitti quotidiani casa-ufficio; “Smart Week”, per l’utilizzo delle e-bike 7 giorni consecutivi; “Weekend Break”, per usufruire delle bici elettriche Pirelli nel fine settimana senza limiti di chilometraggio

 

Le persone di Terna potranno prenotare in totale autonomia la propria e-bike attraverso un’apposita App messa a disposizione sull’intranet aziendale, mentre le flotte di e-bike di Pirelli saranno a disposizione in apposite aree attrezzate per la custodia e la manutenzione delle stesse biciclette presso le sedi di
Terna. “
Questa iniziativa, sviluppata insieme a Pirelli, ha l’obiettivo di favorire sempre più la mobilità sostenibile e di sensibilizzare le persone sulla sua importanza” ha dichiarato Roberto Giovannini, Responsabile Sostenibilità di Terna. ”Abbiamo quindi deciso – ha proseguito Giovannini – di partire dai colleghi che operano in otto nostre sedi situate in tutta Italia, ai quali offriamo un’alternativa più efficiente per gli spostamenti nel traffico cittadino e, al contempo, più sostenibile e rispettosa dell’ambiente”.

 

”L’adesione al progetto “Cycl-e around” nasce dalle attività del cantiere “Sostenibilità e Comunicazione”, uno dei sette tavoli di lavoro nell’ambito del progetto “NexTerna, news ways of working”, avviato lo scorso anno, che sotto l’egida della sostenibilità, dell’innovazione e della digitalizzazione ha inciso sul modo di lavorare delle persone di Terna, garantendo una maggiore attenzione alla persona e al suo benessere, all’ambiente, e, nello stesso tempo, una maggiore efficienza e produttività accompagnata da una serie benefici logistici”, ha aggiunto Giovannini.

 

”Il servizio “Cycle around” rientra nell’attenzione alla sostenibilità che Pirelli pone in tutte le sue attività, prodotti e servizi. L’avvio su scala nazionale da parte di Terna di questo servizio conferma che questa attenzione è diffusa nel mondo delle aziende, segnale che è la strada giusta da seguire”, ha dichiarato Francesco Bruno, Head of Micromobility Solutions di Pirelli. ”È un contributo a uno stile di vita più sano e sostenibile dei propri collaboratori, che favorisce il miglioramento della micro-mobilità nelle città utilizzando mezzi moderni e a zero emissioni, nel rispetto concreto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, ha aggiunto Bruno.

 

Honda Civic e:hev: diversamente ibrida

(da Safe-Drive)

La undicesima generazione della Honda Civic rimane fedele a se stessa, mantenendo la sua anima di berlina compatta e sportiva, adatta anche alla famiglia ma capace di sfoderare un marcato piacere di guida.

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Terremoto Volkswagen: via Diess, arriva Blume. E può succedere di tutto 

Nel 2015 il Dieselgate, un incredibile assist ai denigratori della mobilità tradizionale in cerca dell’appiglio giusto per dare vita, d’accordo con le grandi lobby di settore e sostenuti dalla ragazzina Greta, improvvisamente sparita dalla circolazione, a una capillare campagna “pro elettrico”; quindi, la volontà di scusarsi davanti al mondo intero per la figuraccia e il via a un poderoso piano “green”, con protagonista l’auto elettrica, e investimenti stellari che hanno finito per condizionare il settore; ora – saltando altri passaggi intermedi – con il siluramento di Herbert Diess, ossessionato dal fenomeno Tesla, e l’imminente arrivo al vertice del “porschista” Oliver Blume, l’attesa apertura anche ai carburanti sintetici (e-fuel) che non necessitano di adattamenti ai motori endotermici e sono soprattutto “puliti”.

 

Al centro di tutto c’è sempre il Gruppo Volkswagen insieme al Paese in cui affonda le radici, la Germania, che sta provando sulla propria pelle (ma non è la sola) cosa significhi dipendere dalla Russia per il gas e dalla Cina per le materie prime necessarie e indispensabili in una strategia basata unicamente sull’auto elettrica.

L’amico ed esperto in temi automotive, Andrea Taschini, guarda nella sfera di cristallo e afferma: “La Germania, ma in senso più ampio l’Europa, sta iniziando a fare i conti con la follia di una transizione energetica che ora presenta un costo economico e sociale elevatissimo. Era tutto scritto. Diess è tra i primi a pagare per le conseguenze di scelte estreme ed eccessive sull’auto elettrica. C’è così da aspettarsi che per gli stessi motivi, nei prossimi mesi, tra le classi dirigenti europee (e qui Taschini si riferisce non solo al comparto automotive – ndr), saranno in parecchi a dover togliere il disturbo“.

 

A questo punto è presumibile che Blume, di 10 anni più giovane rispetto a Diess e che manterrà insieme alla guida del Gruppo Volkswagen quella di Porsche, tra i paladini degli e-fuel, porti il suo approccio più democratico (elettrico, ma anche eco-carburanti) nella nuova strategia del gruppo. Non resta che aspettare l’1 settembre e le sue prime dichiarazioni da nuovo Ceo del colosso di Wolfsburg.

 

Secondo Blume, in relazione al piano Ue “Fit for 55” che punta alla produzione di soli veicoli elettrici dal 2035, “i divieti tecnologici rappresentano un freno all’innovazione, seppure per Porsche la mobilità elettrica resti una priorità”. Il futuro capo operativo del Gruppo Volkswagen ha una visione olistica sul tema della decarbonizzazione: “L’utilizzo dei carburanti sintetici – ha precisato in un’intervista – può ridurre le emissioni dei motori endotermici, senza per questo doverli modificare o adattare. Fondamentale è che siano prodotti in modo sostenibile e da energia rinnovabile”.

 

Non è un caso che la Commissione Ue (si parla con insistenza dello zampino di Blume, già in odore di assumere la guida del gruppo, d’accordo con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, che si è impuntato sugli e-fuel)  abbia aperto una “finestra”, nel 2026, all’interno del piano “Fit for 55” proprio a favore dei carburanti sintetici. A questo punto può succedere di tutto, anche perché ci si avvia – finalmente – al rinnovo di questo Europarlamento fissato nel 2024.

L’auto in Europa: l’Italia è messa peggio di tutti

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

Sono tutti in calo in giugno i trenta mercati nazionali dell’Europa Occidentale, tranne quelli piccolissimi della Lettonia e dell’Islanda. Nel complesso, in Europa Occidentale sono state immatricolate in giugno 1.066.137 autovetture con un calo del 16,8% su giugno 2021 quando le immatricolazioni nell’area erano state 1.281.892. Perdura, quindi, la situazione di grave difficoltà per il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale che nel primo semestre 2022 con 5.597.656 immatricolazioni accusa un calo del 13,7% sullo stesso periodo del 2021. La situazione è dunque molto seria e ancora più seria appare se si fa il confronto tra il primo semestre di quest’anno e il primo semestre del 2019, cioè dell’anno precedente la pandemia. La contrazione che si registra è infatti del 33,6%.

Le cause di questa difficilissima situazione sono ben note e vanno dall’impatto della pandemia sulla situazione economica delle aziende e delle famiglie al riaffacciarsi dell’inflazione, all’impatto concreto e psicologico della guerra in Ucraina, alla insufficiente produzione di automobili nuove per effetto della difficoltà di approvvigionamento di microchip e di altri componenti che sembra essere al momento l’elemento più penalizzante. In questo quadro desolante emerge un unico dato positivo ed è la crescita in molti Paesi della quota di auto elettriche nelle immatricolazioni.

Come si è detto, le difficoltà del mercato dell’auto riguardano tutta l’area e non risparmiano certo i cinque maggiori mercati. Sempre nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, vi sono stati infatti cali del 16,3% in Francia, dell’11,9% nel Regno Unito, dell’11% in Germania e del 10,7% in Spagna, ma il risultato peggiore lo si registra in Italia con una contrazione del 22,7% e un incremento molto contenuto della quota di auto elettriche.

È dunque evidente che, anche se il settore dell’auto è in crisi in tutta l’Europa Occidentale, la particolare gravità della situazione italiana richiede da parte di tutti ed anche, naturalmente, da parte delle autorità di Governo, attenzione molto maggiore di quella che finora si è prestata ed interventi decisamente più significativi.

Obiettivo idrogeno: UNIMORE dà vita a H2-MO-RE

L’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) ha inaugurato un nuovo Centro Interdipartimentale di Ricerca e per i Servizi nel settore della produzione, stoccaggio e utilizzo dell’Idrogeno, intitolato H2-MO.RE, promosso dai Dipartimenti di: Ingegneria «Enzo Ferrari» – DIEF; Educazione e Scienze Umane – DESU; Scienze Chimiche e Geologiche – DSCG; Scienze e Metodi dell’Ingegneria – DISMI; Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche – FIM. Il Centro, che ha una durata di tre anni, rinnovabili, svolgerà attività di promozione e coordinamento di studi e ricerche interdisciplinari nel campo della produzione, stoccaggio, trasporto e utilizzo dell’idrogeno e di attività di ricerca correlate, proponendosi quale interlocutore di Enti Pubblici e Privati, con i Tecnopoli nelle provincie di Modena e Reggio Emilia.

Il direttore per il primo triennio è il prof. Marcello Romagnoli del DIEF, con vicedirettrice la prof. Monia Montorsi del DISMI. “In particolare, l’intento principale del Centro è favorire, attraverso un virtuoso sistema di collaborazione tra accademia e industria, lo sviluppo di un polo industriale sulla tecnologia dell’H2. Il momento storico e la transizione a cui stiamo assistendo offre una grande e stimolante occasione per l’intera industria regionale che annovera già tecnologie di primissimo livello che possono essere messe al servizio e ottimizzate per questo nuovo settore in rapido sviluppo“, commentano Romagnoli e Montorsi.

Verranno promosse attività di supporto alla creazione di nuove aziende in questo specifico settore, nell’ottica di promuovere un nuovo ecosistema in grado di interagire sinergicamente su tematiche che coinvolgono l’Idrogeno a 360 gradi. Il Centro vuole anche essere di supporto agli enti di formazione, attraverso l’attivazione di percorsi di preparazione per le figure maggiormente richieste dalle aziende in questo ambito e con i cittadini, promuovendo la conoscenza, trasparente e scientifica, delle tecnologie legate all’Idrogeno.

Il Centro H2-MO.RE si inserisce nel progetto Ecosistema per la transizione sostenibile in Emilia-Romagna, che coinvolge oltre 750 persone, di cui circa 300 ricercatrici e ricercatori, mettendo insieme l’intera rete degli atenei regionali – l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Parma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Politecnico di Milano sedi di Piacenza – e il CNR, con ENEA e INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare) e il coordinamento della Regione attraverso ART-ER, la società consortile regionale per la crescita sostenibile, l’innovazione e l’attrattività.

Automotive: sostenere il “green”, ma senza ammazzare l’industria

Roberto Benaglia, segretario generale FIM CISL

di Roberto Benaglia, segretario generale FIM-CISL

L’automotive ha bisogno di tracciare un futuro. La transizione ecologica, che sta portando a una grandissima riconversione industriale, avviene in un momento in cui il mercato è molto depresso. Gestire la transizione con un mercato che cresce sarebbe ben diverso. Occorre fare attenzione. Una prospettiva di transizione ambientale ha bisogno di tempo e strumenti di accompagnamento.

 

Ma se il futuro è più ambiente e meno industria non ci siamo, dobbiamo governare insieme una sostenibilità ambientale senza ammazzare l’industria italiana. Non basta indicare obiettivi ambiziosi, come quelli del “Fit For 55”, se il Paese non mette in campo delle politiche. Urge premere per varare politiche nazionali condivise con le parti sociali. Siamo in uno dei pochissimi casi in cui sindacati e datori di lavoro hanno visioni medesime. Bisogna perseguire obiettivi di reindustrializzazione, riconversione; serve attrarre gli investimenti della nuova mobilità elettrica, riqualificare i lavoratori.

AsConAuto: Guidi non si ricandida (a malincuore) presidente

Riceviamo dall’ufficio stampa di AsConAuto e pubblichiamo

“Da una settimana il presidente Fabrizio Guidi è ricoverato in ospedale a seguito di seri problemi di salute. La situazione è fortunatamente sotto controllo e le condizioni del presidente sono stazionarie, ma necessitano di essere mantenute sotto stretta osservazione. Si preannuncia un periodo di convalescenza lungo che obbligherà il presidente Guidi a non poter ottemperare a tutti gli impegni e appuntamenti legati al suo ruolo. Per questo motivo, il presidente Guidi in vista delle prossime elezioni del Direttivo di AsConAuto, fissate per il 26 luglio prossimo, a malincuore annuncia che non si ricandiderà al ruolo di presidente di AsConAuto”.

Caro Fabrizio, innanzitutto pensa di guarire in fretta. Da parte mia e di #FORUMAutoMotive, di cui sei e sono sicuro sarai sempre uno dei nostri più fedeli amici, non posso che dirmi profondamente dispiaciuto per questo impedimento. Ma ti capisco.

Tengo solo a sottolineare che hai svolto il tuo mandato con grande professionalità, serietà e con ottimi risultati a livello di bilancio, e non è cosa di poco conto visto il periodo. AsConAuto, grazie a te e alla linea che hai dato, insieme al consiglio di amministrazione e ai soci, in questi anni ha fatto passi da gigante, dando forza e visibilità al mondo che rappresenta e uscendo incisivamente allo scoperto per esprimere le proprie opinioni in un momento di grande trasformazione del settore.

La tua battaglia a favore dei ricambi originali, l’Academy per la formazione di nuovi professionisti, il sociale, le tante iniziative organizzate: tutte cose che lasciano il segno e agevoleranno il compito di chi sarà eletto al vertice di AsConAuto.

Ti auguro una rapida guarigione, con la certezza di rivederti ancora agli appuntamenti di AsConAuto. Del resto, è la tua seconda famiglia.

Pierluigi

Investimenti e politiche industriali: nell’auto l’Italia è in grave ritardo

di Michele De Palma, segretario generale FIOM-CGIL

Come Fiom, insieme a Fim e Uilm e Federmeccanica, abbiamo condiviso un documento per rilanciare il settore e l’occupazione, chiedendo un tavolo urgente presso la Presidenza del Consiglio. È necessario un accordo di transizione con il ministero del Lavoro che affronti i temi degli ammortizzatori, della formazione e della riduzione di orario per realizzare il cambiamento delle produzioni e mantenere l’occupazione a partire dall’investimento in ricerca e sviluppo.

L’Italia ha un ritardo strutturale sul settore automotive che vive una fase di profonde trasformazioni per la transizione industriale verso produzioni elettriche e ibride. In questo momento negli stabilimenti di Stellantis e nelle aziende dell’indotto continuano a crescere le ore di cassa integrazione: sono state 67 milioni solo nel 2021. L’assenza di investimenti e di politiche industriali, rispetto a Germania e Francia, ha fatto perdere al nostro Paese volumi produttivi, passando da 2 milioni alla fine degli anni ’80 a 500mila veicoli prodotti nel 2021.

Negli ultimi due anni abbiamo perso 5mila addetti negli stabilimenti Stellantis con uscite incentivate, provocando un effetto domino nella componentistica. Occorre permettere nuovi investimenti, far crescere la dimensione d’impresa, reshoring delle attività e rilancio su produzione, motori semiconduttori, batterie e ICT.

Elettrico: Italia fanalino di coda in Europa

Crisci

di Michele Crisci, presidente di UNRAE

Oggi l’elettrico in Italia pesa pochissimo. Siamo il peggiore dei mercati tra i top europei (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia). Non riusciamo, ad esempio, a esprimere un livello di infrastrutturazione per le ricariche che sia comparabile agli altri Paesi più avanzati in Europa. L’utilizzo degli incentivi va a rilento, gli incentivi dell’elettrico non funzionano perché sono rimaste fuori le aziende, il noleggio e ci sono state soglie di prezzo che hanno creato molti problemi.

 

UNRAE è per la neutralità tecnologica, che significa prendere tutte le tecnologie disponibili e fare in modo che siano comprese dal mercato e dal pubblico. I dati della produzione italiana, in calo negli ultimi 30 anni, mostrano come imprese e istituzioni non siano riuscite a intercettare i trend del mercato dell’automotive, quanto a tecnologia, innovazione e costi. La transizione rappresenta, quindi, una grandissima opportunità.

Transizione “green”: c’è elettrico ed elettrico

di Pier Francesco Caliari, opinionista

Nella transizione sostenibile della mobilità esistono due fronti ben distinti che non sono presi in considerazione dal decisore politico obnubilato dal talebanismo ideologico. E mi spiego. Esiste la mobilità urbana e la mobilità allargata. Per quanto riguarda la prima bisognerà parlare di transizione ecologica e dimensionale. e soprattutto dimensionale. Non ha senso che nelle città si usino mezzi per il commuting che siano “grandi” e “ingombranti” e “termici” con evidenti problemi di parcheggio e congestione del traffico.

Quindi, il futuro sarà “piccolo” “elettrico” e semplicemente ricaricabile. E qui le due ruote (bici o scooter), le minicar, il delivery, i monopattini, lo sharing e un trasporto pubblico efficiente saranno i veri protagonisti del cambiamento soprattutto culturale. E il tutto avverrà se ci sarà la disponibilità delle istituzioni e della scuola a guidare il cambiamento.

Per quanto riguarda la mobilità allargata l’elettrico è un fake che porterà solo disastri ambientali e industriali. La via dovrebbe essere al massimo l’ibrido poichè oggi un motore termico è praticamente zero inquinante rispetto al mondo industriale, ma è il più facile da mettere sotto accusa dagli ipocriti ambientalisti da talk show televisivo.