“Aehra: auto elettriche di lusso, ma a modo nostro”

di Luca Talotta

Nel 2025 arriveranno sul mercato le auto elettriche di lusso del marchio Aerha, che avrà in Milano una sede di estrema importanza. Ne abbiamo parlato con il Ceo dell’azienda, Hazim Nada.

Da dove nasce il progetto di Aehra e quando arriverà sul mercato

“Nasce circa tre anni fa qui, a Aero Gravity, a Pero, alle porte di Milano; l’idea di base è stravolgere le forme dei veicoli elettrici. Iniziamo a cambiare l’esterno e da quello arriviamo ad un abitacolo molto diverso. Abbiamo in progettazione dei veicoli, uno sarà classificato come Suv in base alle proporzioni e dimensioni che ha, ma non lo chiamiamo Suv perché crediamo sia un veicolo molto diverso; e poi una berlina molto interessante. Veicoli molto diversi rispetto a quelli in circolazione. Ma non posso dare troppe informazioni”.

Come siete arrivati a progettare questi modelli, queste auto elettriche di lusso?

“Io provengo da un settore molto diverso, quello energetico. Da lì sono sfociato nell’aerodinamica con Aero Gravity. Sono anche pilota e paracadutista con il mio collega Sandro Andreotti. Il progetto Aehra sposa tutte le storie che abbiamo insieme io e Sandro. Il lato energetico mi ha spinto molto in questa transizione che stiamo vivendo, mentre quello automotive è il campo di Sandro, nativo di Modena”.

Sandro Andreotti è di Modena, Aero Gravity sta a Milano e Nada è americano e italiano: progetto cosmopolita…

“Io sono nato negli States, ma sono cresciuto qui, in Italia. Quindi, sono italiano, ho il cuore italiano”.

Milano avrà un ruolo importante all’interno dello vostro sviluppo?

Sì, sul lato ricerca e sviluppo sarà la sede principale, contiamo di portare in Italia, soprattutto a Milano, tutto il know how che pensiamo sia sfuggito all’Italia finora. Quando li avremo? Li abbiamo già, sono in crescita. Tutto il centro stile è a Milano, poi si sposterà qui anche il centro di ingegneria. Milano resterà sul lato automotive il centro di riferimento. Dove siamo? Siamo già presenti in zona Cascina Merlata”.

Quando arriveranno sul mercato il Suv e la berlina?

“Nel 2025”.

In quale fascia di mercato saranno inseriti?

“Saranno in fascia alta, Premium. I nostri sono veicoli da 160/180mila euro. Quindi, veicoli che andranno a riconnettersi con la tradizione di stile e lo standing del lusso italiano. Auto elettriche di lusso”.

Il personale sogno di Hazim Nada?

Vedere un reale contributo alla transizione energetica non solo sul lato veicolare, ma anche sul lato di quello. che chiamo io. densità di energie. Abbiamo un problema oggi ed è che è presente una transizione che prevede di soppiantare la benzina con le batterie. Le batterie sono una soluzione ambientale, ma non la soluzione del problema di base di densità di energia. Per il progresso umano, per l’evoluzione dei nostri fabbisogni vedo la necessità di avere una soluzione che vada oltre il litro di benzina. L’energia che abbiamo attualmente in un litro di benzina è ancora molto più alta rispetto a quella delle batterie. Il nostro sogno è dare al mondo una struttura energetica che vada oltre”.

Rivoluzione Nissan Qashqai e-power: l’elettrica con la benzina al posto della batteria

di Gabriele Villa

Nissan non poteva che partire da Stoccolma, capitale “green”, per lanciare la sua rivoluzione elettrica senza spina: la propulsione e-power che va ad equipaggiare la nuova Qashqai. “E’l’ennesimo tassello – come sottolinea Marco Toro, presidente e ad di Nissan Italia Italia – della grande offensiva della Casa giapponese sul fronte dell’elettrificazione che riserverà parecchie sorprese nei prossimi mesi”.

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Citroën eC4X: la “e” strizza l’occhio all’Italia

di Roberta Pasero

C’è una X che fa la differenza tra C4 e C5X. È eC4X, la Citroën che verrà.

Un crossover che gioca sull’effetto sorpresa. Di motorizzazioni, Diesel, benzina,

full electric, lanciate in base al mercato, e di un prezzo da definire.

Sicuramente arriverà in Italia la versione con la “e” davanti per proseguire l’elettrificazione del marchio.

Qui world reveal a Copenhagen.

On Charge – I Borghi più Belli d’Italia: a braccetto nel segno del “green”

I borghi più belli d'Italia

L’Associazione “I Borghi Più Belli d’Italia” ha siglato un accordo con On Charge, azienda italiana che si occupa di portare la mobilità elettrica nelle città e nelle aziende con progetti tailor-made. L’accordo quadro ha l’obiettivo di favorire l’installazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici nei Comuni aderenti alla rete, promuovendo così una mobilità sostenibile e integrata.

 

Già da qualche anno l’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia è fortemente impegnata nello studio di iniziative e nella realizzazione di progetti per lo sviluppo sostenibile dei borghi e dei loro territori, sia dal punto di vista turistico sia ambientale, economico e sociale.

 

La partnership con On Charge rappresenta un ulteriore passo di questo percorso e consentirà di installare orientativamente due infrastrutture di ricarica/colonnine presso ciascun borgo aderente all’Associazione per un totale di 670 stazioni di ricarica (a oggi i Borghi sono 335). Ogni Comune usufruirà gratuitamente delle prime due colonnine e avrà la possibilità di farne richiesta di un numero maggiore in base alle proprie esigenze e alla disponibilità di aree pubbliche idonee a recepirle. Finora già 100 Comuni aderenti all’Associazione hanno espresso interesse.

 

Quelli che hanno già adottato una determina per l’installazione delle colonnine sono Abbateggio (PE) – Abruzzo; Ingria (TO) – Piemonte; Monteleone di Spoleto (PG) – Umbria; Navelli (AQ) – Abruzzo; Treia (MC) – Marche; Cordovado (PN) – Friuli Venezia Giulia; Aieta (CS) – Calabria; Macerata Feltria (PU) – Marche; Pettorano sul Gizio e Opi (AQ) – Abruzzo.

 

On Charge propone ai Borghi più Belli d’Italia anche mobilità integrata, multimediale ed elettrica, con un’attenzione particolare ai soggetti più fragili attraverso servizi ecosostenibili e inclusivi (navette elettriche ed e-car equipaggiate ad hoc). L’e-mobility di On Charge si associa, così, alla costruzione della rete di ricarica.

 

On Charge, inoltre, è l’unica azienda italiana che fornisce l’infrastruttura, i veicoli per lo sharing – auto, scooter e bici elettriche – ma anche l’app con cui fare la ricarica e pagare, app che permette anche di cambiare mezzo a seconda delle esigenze, passando da moto a bici e così via.

 

“La nostra associazione punta a coniugare la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio e la preservazione dell’ambiente naturale”, dichiara Fiorello Primi, presidente dell’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia. “I borghi sono sinonimo di bellezza, storia, cultura, tranquillità. Sono luoghi dove riscoprire il valore della vita lontana dal caos delle grandi città attraverso un turismo sostenibile e di prossimità, in armonia con la natura, le comunità e le culture locali. Da sempre per valorizzare il nostro patrimonio cerchiamo di promuovere la mobilità sostenibile. L’accordo che abbiamo stipulato con On Charge, un’azienda italiana che conosce la nostra realtà ed è in grado di proporre un servizio di mobilità elettrica tagliato a misura delle nostre esigenze, può rappresentare una occasione per unire tradizione e modernità e migliorare ulteriormente la qualità di vita dei nostri borghi”.

 

“Siamo orgogliosi di aver siglato questo protocollo d’intesa con l’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia” dichiara Claudio Piazza, amministratore delegato di On Charge. “La mobilità elettrica rappresenta un valore aggiunto in termini di riduzione dell’inquinamento sia atmosferico che acustico e può davvero contribuire alla promozione e allo sviluppo delle nostre eccellenze, diventando un elemento di ulteriore attrazione e uno strumento utile alla conoscenza e alla scoperta del territorio, nel segno del turismo sostenibile. Siamo certi che l’accordo consentirà di intraprendere un percorso di innovazione e coniugare la bellezza dei borghi con la mobilità elettrica, in linea con quella trasformazione profonda del nostro modello di sviluppo e quel contenimento delle emissioni diventati parte integrante dei piani strategici dell’Unione Europea.

Tempo di cambiamenti: parte Volkswagen, ma non finisce qui

di Pierluigi Bonora

Con Andrea Taschini, manager automotive, il dialogo è come al solito schietto. Eccoci allora a discutere sul forzato cambio della guardia nel Gruppo Volkswagen, con Oliver Blume che, dal primo settembre, prenderà il posto di Herbert Diess (“Automotive News” ipotizza per lui una buonuscita di 30 milioni…). A questo punto, come cambierà la strategia del colosso tedesco? Un accenno anche al ruolo del potente sindacato IG Metall nel siluramento di Diess che tempo fa aveva ipotizzato, ossessionato dalla guerra a Tesla, 30mila tagli. I sindacati italiani sono altrettanto potenti?

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L’autoradio nella mano destra: ricordi di ieri. E non solo

di Sperangelo Bandera, vicedirettore di “AutoCapital”

 

Ascoltare musica mentre si è in movimento è un’abitudine antica. In macchina, la musica l’ha portata l’autoradio, che venne prodotto dal 1930. Ebbe un grande successo, all’epoca, nonostante fosse così ingombrante da poter essere montato soltanto nel bagagliaio. Nel corso dei decenni successivi, tuttavia, le sue dimensioni sono state ridotte fino a fargli occupare una piccola superficie della plancia. Entrare in macchina e accendere la radio è oggi un gesto automatico. Un’abitudine tanto diffusa che ogni auto che esce dalla catena di montaggio ne è provvista e nelle dotazioni di serie non viene neppure più menzionato l’autoradio.

La musica accompagna nei viaggi l’umanità da alcuni millenni, come confermano gli eserciti greci e romani, che erano accompagnati da suonatori di uno strumento dal suono simile a quello della tromba. Oltre a eseguire brani mentre erano in marcia, essi, durante l’attacco, con brevi sequenze di note, precedentemente concordate, davano ordini ai vari reparti in azione indicando, durante gli assalti, quale manovra fosse da compiere spronando all’ardimento e al coraggio. In tempo di pace i Romani ascoltavano musica mentre si spostavano in città.

 

Marco Tullio Cicerone (106-43 a. C.) racconta che Gaio Duilio, il primo generale che sconfisse i cartaginesi in una battaglia navale (al largo di Milazzo, nel 260 a. C.), parecchi anni dopo il Trionfo, ridivenuto normale cittadino, fosse solito, tornando a casa a piedi dopo una cena, farsi accompagnare da un portatore di fiaccola e da un suonatore di flauto, che, lungo il percorso, eseguiva i brani da lui richiesti. Nell’antichità, dunque, si poteva scegliere la musica preferita, senza alcun obbligo di ascoltare programmi preconfezionati, come sono quelli diffusi dalle stazioni radio pubbliche o private.

 

Per poter mettere insieme un elenco personalizzato di musica e canzoni, si dovrà attendere l’arrivo delle musicassette, delle chiavette e dei telefoni cellulari. Le vie dell’antica Roma, la sera, non dovevano essere poi tanto silenziose, come crede l’immaginario collettivo, ma i numerosi musicisti accompagnatori avranno certamente fatto un bel frastuono di note per esaudire le richieste dei ricchi viandanti, che nel cammino verso casa, volevano ascoltare brani musicali.


Il boom delle canzoni in auto esplose negli anni ’60, quando avere l’autoradio a bordo faceva la differenza. L’apparecchiatura, anche se di potenza ridotta, era importante che “prendesse” la famosa Radio Luxemburg, in onde medie, che si ricevevano soltanto  a tarda sera. Trasmetteva successi internazionali, soprattutto inglesi, che i giovani erano curiosi di ascoltare in anteprima perché sarebbero arrivati in Italia parecchio tempo dopo. Sempre in onde medie era molto gettonata una trasmissione dal titolo: “Notturno dall’Italia”, che iniziava in tarda serata. Comprendeva, tra l’altro, al suo interno, la rubrica “Musica per sognare”, che si poteva ascoltare, spento il motore, lungo qualche stradina di campagna, in compagnia della ragazza da conquistare, sperando che, complice una musica che creava l’atmosfera giusta, si lasciasse andare a qualche concessione.

L’autoradio, sempre più richiesto col passare degli anni, andava letteralmente a ruba e il fenomeno dei furti divenne di tali proporzioni da spingere l’industria alla produzione dell’autoradio estraibile. Sui tavoli dei ristoranti, sulla poltrona a fianco del cinema o più spesso “nella mano destra” (Toto Cutugno, l’italiano) si vedevano i vari esemplari di estraibile.


L’evoluzione dell’autoradio oggi continua a conferma dell’interesse che riscuote  la musica in viaggio. Diventato parte del sistema audio in grado di riprodurre l’alta qualità del suono che si ottiene in una sala da concerto, ha una potenza esorbitante che raggiunge valori superiori a quelli che, qualche decennio fa, bastavano a un gruppo musicale per amplificare tutti gli strumenti.

Sistemi di grande qualità, ma con una carenza imperdonabile: non consentono più di ascoltare musica d’atmosfera in compagnia della ragazza dei sogni. Non appena si spegne il motore, appare sul display la scritta che avverte che la musica verrà interrotta dopo qualche minuto e che l’impianto sarà disattivato. La ragione è semplice: è talmente potente che, se restasse acceso a motore spento, addio alla batteria.

Bosch: offensiva miliardaria sui semiconduttori

Dalle auto alle e-bike, fino agli elettrodomestici e ai dispositivi wearable: i semiconduttori sono parte integrante di tutti i sistemi elettronici e rappresentano il motore del mondo tecnologico moderno. Bosch ne ha intuito fin da subito l’importanza e ha annunciato l’investimento di ulteriori miliardi di euro, con l’obiettivo di rafforzarne il business. Entro il 2026, Bosch pianifica di investire altri 3 miliardi di euro nella sua divisione dedicata ai semiconduttori nell’ambito del fondo IPCEI per la tecnologia della microelettronica e delle comunicazioni.

“La microelettronica è il futuro ed è fondamentale per il successo in tutte le aree di business di Bosch. Grazie a essa, abbiamo la chiave per la mobilità di domani, per l’Internet of Things e per quella che in Bosch chiamiamo ‘Tecnologia per la vita“, ha dichiarato Stefan Hartung, presidente del Consiglio di Amministrazione di Bosch.

Uno dei progetti che Bosch intende finanziare con questo investimento è la costruzione di due nuovi centri di sviluppo, a Reutlingen e Dresda, per un costo complessivo di oltre 170 milioni di euro. Inoltre, l’azienda investirà 250 milioni di euro nel corso del prossimo anno per la creazione di altri 3.000 metri quadrati di clean-room presso la fabbrica di wafer di Dresda. “Ci prepariamo alla crescita continua della domanda di semiconduttori, anche a vantaggio dei nostri clienti” ha commentato Hartung. “Per noi questi componenti minuscoli rappresentano un grande business”.

Promuovere la microelettronica per aumentare la competitività dell’Europa

Nella cornice dello “European Chips Act”, l’Unione Europea e il governo federale tedesco forniranno ulteriori fondi per sviluppare un ecosistema per l’industria della microelettronica. L’obiettivo è quello di raddoppiare la percentuale europea di produzione globale dei semiconduttori dal 10% al 20% entro la fine del decennio. L’IPCEI per la tecnologia della microelettronica e delle comunicazioni, lanciato di recente, ha come obiettivo principale la promozione della ricerca e dell’innovazione.

“L’Europa può e deve investire nel settore dei semiconduttori”, ha affermato Hartung. “Mai come ora, l’obiettivo deve essere quello di produrre i chip per le esigenze specifiche dell’industria europea. Questo significa non limitarsi a produrre chip dalle dimensioni estremamente piccole”. I componenti elettronici utilizzati nell’automotive, per esempio, richiedono semiconduttori con dimensioni tra i 40 e i 200 nanometri, esattamente quelli che saranno in grado di produrre le fabbriche di wafer di Bosch.

AsConAuto: continuità e obiettivo 1 miliardo di volume d’affari

L’assemblea dei soci di AsConAuto, Associazione Consorzi Concessionari Autoveicoli, tenutasi a Bologna, ha il eletto il Consiglio direttivo per il triennio 2022-2024. Nuovo presidente è Roberto Scarabel, di Padova, mentre alla carica di vicepresidente è stato nominato il lariano Lorenzo Cogliati. Di seguito l’intervento del neo presidente Scarabel con il ringraziamento al suo predecessore Fabrizio Guidi.

 

di Roberto Scarabel, presidente di AsConAuto

 

Innanzitutto ringrazio il Cda per la fiducia accordatami e ringrazio parimenti Fabrizio Guidi di avermi dato la possibilità di essergli vicino come vicepresidente nel triennio appena trascorso. Mi preme sottolineare come la nostra associazione sia nata per presidiare il mercato, anticipare e interpretare il cambiamento che è in atto nel mercato globale: un compito impegnativo che richiede un confronto sistematico e programmatico alla nostra squadra di vertice.

Grazie alle ricerche e informazioni che affluiscono in modo integrato, siamo in grado di attivare strumenti innovativi (RETE INCASSI, BEETIP, INTEGRA e sistemi di intelligence a supporto dell’attività del District Manager e dei Promoter) per agevolare il lavoro quotidiano della rete degli autoriparatori.

Voglio ricordare il grande lavoro sviluppato dalla fondazione dell’associazione ad oggi, in oltre vent’anni, dai presidenti e relativi consigli di amministrazione che mi hanno preceduto nell’incarico con impegno costante e lucidità di visione. Compito del nuovo consiglio di amministrazione sarà quello di proseguire nella strada già tracciata, una strada che ha confermato con fatti da primato l’eccellenza degli sforzi fatti finora dalla nostra filiera del ricambio originale per presidiare logistica e assistenza sul territorio nazionale, anche in periodi di vera criticità come quelli che hanno contrassegnato gli ultimi anni.

Il compito che ci viene affidato oggi è impegnativo e implica un grande senso di responsabilità visto il contesto socio-politico che stiamo affrontando. Nonostante ciò ci siamo posti l’obiettivo di raggiungere e superare il miliardo di euro di volume di affari su base annua. La situazione congiunturale nella quale ci ritroviamo a operare è di tale criticità e complessità che credo sia opportuno procedere con un programma triennale declinato in obiettivi semestrali, in modo da avere l’opportunità di realizzare eventuali aggiustamenti in corso d’opera e per poter reagire con l’indispensabile velocità che richiede il settore in cui operiamo.

Ritengo che il dialogo costante all’interno del Cda e il confronto di opinioni siano l’unico metodo di lavoro adatto a proseguire nei tempi difficili in cui stiamo vivendo: la nostra vera forza sta nel valore delle persone e nella professionalità che esprimono. Oggi è necessario creare opportunità molto diversificate in modo da consentire una reale efficacia del nostro presidio sul territorio a supporto della mobilità.

Dobbiamo far sì che il nostro sistema risulti insostituibile e difficilmente mutuabile in un mercato che cambia rapidamente e che ci fa arrivare dalla clientela richieste diversificate, non ultima la nuova professionalità richiesta dall’automezzo elettrico.

Il ricambio originale – da noi promosso e distribuito in modo ottimizzato su tutto il territorio –  è percepito sempre di più  dal cliente come l’unico elemento che garantisce  sicurezza per l’automobilista e mantiene gli standard progettuali e costruttivi dell’autoveicolo nuovo.

La struttura dell’associazione è diffusa in modo capillare sul territorio nazionale, rivelandosi miglior canale riconosciuto dal mercato per la distribuzione di ricambi originali. Il nostro collaudato progetto supporta in modo qualitativo e specializzato non soltanto la distribuzione e l’uso del ricambio originale ma anche la preparazione e la professionalità degli addetti, tramite iniziative, sia in presenza sia online, di AsConAuto Academy per l’aggiornamento e per la formazione professionale.

ACI Roma e Fondazione Caracciolo: focus sulla mobilità condivisa

Foto: Giuseppina Fusco, presidente di ACI Roma e Fondazione Caracciolo parla alla platea

L’Automobile Club Roma ha presentato al Campidoglio uno studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo e intitolato “Nuovi modelli di mobilità in ambito urbano. La Sharing mobility a Roma”. Il volume, illustrato alla presenza dell’assessore alla Mobilità, Eugenio Patané, analizza l’evoluzione dei servizi di sharing in tutte le sue forme, raffrontandola con i trend delle maggiori capitali europee e delle principali città italiane. In Europa gli spostamenti medi giornalieri sono aumentati negli ultimi cinquant’anni da 17 a 35 chilometri e sono tanti i fattori che hanno generato un cambiamento nelle abitudini dei cittadini, soprattutto nell’ultimo periodo pandemico. Il ricorso alla mobilità condivisa è sempre più diffuso, soprattutto di quella che vede protagoniste le biciclette, i monopattini e gli scooter elettrici. Nello scenario internazionale, Roma è la sesta capitale europea per bici condivise (25.000 a Parigi, 5.000 a Roma) e la quinta per numero di monopattini in sharing (30.000 a Berlino, 13.000 a Roma).

 

Lo studio della Fondazione Caracciolo evidenza anche la forte concentrazione dei servizi nei primi due Municipi centrali di Roma, a scapito delle aree urbane più periferiche. Ciò limita la diffusione e l’accessibilità dello sharing. L’analisi evidenzia anche il trend crescente della mobilità condivisa nella Capitale: solo nell’ultimo anno, le iscrizioni ai servizi di sharing sono cresciuti del 97%, sfiorando i 3,4 milioni di utenti registrati, e i singoli noleggi sono saliti dell’88,5%, superando 2,5 milioni di spostamenti. Le bici sono quelle con l’aumento più significativo delle iscrizioni (+227%), ma in termini di viaggi segnano “appena” +57%. I monopattini, invece, fanno registrare +147% di iscrizioni e +178% negli spostamenti.

 

Tra i vantaggi di queste nuove forme di mobilità non va sottovalutato il minore impatto ambientale: l’80% delle vetture in car sharing è Euro6 o elettrico, mentre tra le auto private le Euro6 sono solo il 32% del totale e quelle a batterie non superano lo 0,5% del circolante. Bici e monopattini elettrici, infine, non impattano sull’ambiente in termini di emissioni. Ma non è tutto oro quel luccica: guardando alla sicurezza stradale, infatti, il coinvolgimento di bici e monopattini negli incidenti è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni.

 

“Nell’anno del centenario dell’Automobile Club Roma – dichiara la presidente Giuseppina Fusco – continuiamo a presidiare strategicamente i molteplici versanti della mobilità. Lo studio dimostra come la Sharing mobility sia oggi una concreta alternativa di spostamento in ambito urbano. Occorre però introdurre misure correttive in termini di infrastrutture e di regolamentazione, prevenendo nuovi rischi di incidentalità. Inoltre, i mezzi condivisi sono concentrati soprattutto nel centro storico, mentre è necessaria una loro diffusione anche nelle periferie, a vantaggio di un numero ancor più grande di cittadini che disporrebbero di soluzioni plurimodali, integrate e complementari al trasporto pubblico”.