Futuri bonus sui biocarburanti: il sacrificio spetta allo Stato, non al cittadino

di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica

 

Il motore a combustione rimane, la filiera industriale resterà ancora per decenni e nella stessa Europa non si può imporre di cambiare auto, rimarrano per lustri tanti veicoli a combustione. È importante per chi non può cambiare auto di dargli la possibilità di decarbonizzare con un carburante sintetico.

 

Poi i carburanti sintetici sono costosi e li dovremo incentivare, ma è un sacrificio che va fatto per decarbonizzare, è un sacrificio che fa lo Stato non il cittadino a cui impongo di comprare un’auto con soldi che non ha. Per questo, quella al recente Consiglio Ambiente Ue,  è stata una discussione importante e soluzione ragionevole.

 

Sul termine della immatricolazione di auto a combustione tradizionale nel 2035, in Europa, è stata trovata una soluzione ragionevole» e ci sarà un punto di verifica nei prossimi anni per vedere se le ambizioni siano realizzabili, irrealizzabili o velleitarie. L’auto elettrica costa più di un’auto a combustione tradizionale. I Paesi frugali che sono più ricchi e volevano anticipare al 2027 il passaggio.

 

Abbiamo detto che bisognava andare verso la neutralità tecnologica, usando tutte le possibili tecnologie per decarbonizzare. I carburanti sintetici consentono di abbattere moltissimo a parità di motore a combustione la CO2 prodotta. Non era possibile che tutti i cittadini comprassero un’auto elettrica. Fortunatamente ha prevalso il concetto di neutralità tecnologica.

 

È anche da sottolineare che ci sono Paesi in Ue in cui il Pil pro-capite varia da 6mila e 80mila euro. Ciò significa che acquistare un’auto elettrica costerebbe 6 mesi di stipendio per qualcuno e 10 anni per qualcun altro.

Aehra: la start-up italiana e l’elettrico “high premium”

di Pierluigi Bonora

Da piloti e paracadutisti, ideatori tra l’altro di Aero Gravity, la galleria del vento verticale alle porte di Milano, a fondatori di una start-up globale dal cuore tutto italiano, battezzata Aehra, che si occupa di mobilità sostenibile. L’iniziativa «made in Italy», che ha come artefici Hazim  Nada, 39 anni, presidente e ad, e Sandro Andreotti, 45 anni (che abbiamo intervistato) , conta di creare, una volta a regime, 1.500-2mila posti di lavoro.

L’obiettivo, infatti, è di produrre, lungo l’asse Lombardia (la sede è a Milano)-Motor Valley, una gamma di veicoli elettrici. E per disegnare i futuri modelli è stato chiamato un «big», Filippo Perini, ex Alfa Romeo, Audi, Automobili Lamborghini e Italdesign, nonché, come i due fondatori, un grande appassionato di aeronautica. 

Già in rampa sono un Suv, capace di ospitare comodamente fino a 5 adulti, e una berlina, entrambi high premium, alimentazione elettrica, scocca in materiale composito, sul mercato nel 2025 e con un listino di 180mila e 160mila euro. Dal 2027, quindi, il resto della gamma che Nada e Andreotti definiscono «più accessibile».

Consiglio Ue: ok la scadenza del 2026 per la verifica sul “non elettrico”

di Gilberto Pichetto, viceministro allo Sviluppo economico

 

Il compromesso raggiunto tra i Paesi Ue sul pacchetto clima, con lo stop alla vendita delle auto a benzina e diesel dal 2035, non può essere di piena soddisfazione per un grande Paese produttore di componentistica quale è l’Italia, ma è sicuramente un passo in avanti. Ringrazio per questo il ministro Roberto Cingolani per aver sostenuto in quel consesso la nostra posizione e quella espressa dal recente “Tavolo automotive”.

 

Adesso si apre una nuova sfida a fianco dell’elettrico e di tutte le nuove tecnologie a esso connesse. Apprezzo la deadline del 2026 per la verifica dello stato di avanzamento rispetto a tecnologie e ricerche necessarie al raggiungimento della neutralità climatica, una impostazione da me sostenuta nel corso dei recenti “Tavoli automotive”.

Tutto elettrico: ora l’Ue sciolga il nodo delle materie prime

 

di Oliver Zipse, presidente di ACEA

 

L’industria automobilistica contribuirà pienamente all’obiettivo di un’Europa a emissioni zero nel 2050, ma la decisione del Consiglio solleva questioni significative a cui non è stata ancora data risposta, ad esempio come l’Europa garantirà un accesso strategico alle materie prime chiave per la mobilità elettrica.

 

Se l’Ue vuole essere un pioniere della mobilità sostenibile, la disponibilità di questi materiali deve essere garantita,  in caso contrario, saremo minacciati da nuove dipendenze, poiché altre regioni economiche si sono già posizionate in una fase iniziale.

 

In futuro, l’apertura tecnologica significa che anche l’idrogeno e altri combustibili CO2 neutrali possono svolgere un ruolo importante nella decarbonizzazione del trasporto su strada.

Quali auto in Europa: il 2026 data decisiva

Paolo Scudieri, Anfia

di Paolo Scudieri, presidente di ANFIA

 

Anche a giugno il mercato auto conferma una flessione a due cifre (-15%), attestandosi sulla stessa variazione negativa già registrata a maggio (-15,1%). Gli incentivi all’acquisto per le vetture a zero e a basse emissioni (elettriche, ibride plug-in ed endotermiche a basso impatto), entrati in vigore nella seconda parte del mese scorso, sono già esauriti per la fascia 61-135 g/Km di CO2, dove si è concentrato il maggior numero di richieste.

 

Intanto, si fanno passi avanti nella definizione dei futuri target ambientali a livello europeo. Lo scorso 28 giugno, infatti, la posizione espressa dal Consiglio Europeo Ambiente, Clima ed Energia sull’approvazione del pacchetto “Fit for 55”, ha sostanzialmente confermato il bando ai motori endotermici dal 2035, pur non essendosi ancora definitivamente concluso l’iter legislativo. In ottica di un approccio improntato alla neutralità tecnologica – che ANFIA sostiene da sempre – resta tuttavia aperto uno spiraglio per tecnologie alternative come idrogeno, combustibili sintetici e nuove soluzioni ibride plug-in, se saranno in grado, nei prossimi anni, di garantire gli obiettivi di neutralità carbonica. Inoltre, nel 2026 la Commissione dovrà verificare lo stato di adozione della mobilità elettrica in Europa, sia in riferimento ad eventuali impatti sociali, sia alla diffusione delle infrastrutture di ricarica.  

Caro carburanti e Altroconsumo: ecco dove fare il pieno

 

La pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina hanno aggravato notevolmente la situazione economica e la politica globale. “In particolare, le conseguenze di questi fenomeni hanno avuto una ricaduta significativa sui prezzi della benzina, del gasolio e del Gpl. Il temporaneo taglio sulle accise attuato dal Governo non è stato sufficiente per risolvere questa condizione, infatti, il prezzo del carburante è aumentato dapprima in maniera più contenuta (2% a settimana da gennaio a fine febbraio 2022), dopodiché in modo quasi esponenziale. Solo nella prima settimana di marzo il prezzo alla pompa ha infatti subìto un balzo dell’8,94%. Inoltre, recentemente, il prezzo della benzina in modalità “self” si è alzato sopra quota 2 euro al litro”, ha dichiarato Federico Cavallo, responsabile relazioni rsterne di Altroconsumo.

 

“Al fine di rendere il prezzo dei carburanti meno gravoso per le famiglie italiane, Altroconsumo ha chiesto al Governo di intervenire in maniera strutturale e duratura, agendo direttamente sull’Iva, riducendone l’attuale aliquota del 22% e azzerandola del tutto quanto meno durante i periodi di emergenza, in modo da mettersi al riparo da eventuali eccessivi aumenti futuri”.

 

In questo difficile contesto, è fondamentale per i consumatori saper scegliere accuratamente il distributore più conveniente per fare il pieno. Per questo motivo, Altroconsumo ha monitorato il prezzo del carburante per un anno (dal 29 marzo 2021 al 12 aprile 2022), confrontando l’andamento delle principali insegne lungo le strade e autostrade italiane. I dati – aggiornati periodicamente in base alle informazioni fornite dalle stesse compagnie di distribuzione del carburante – sono stati reperiti forniti dal sito dell’Osservatorio prezzi e tariffe del ministero dello Sviluppo economico, che pubblica le informazioni con periodicità giornaliera.

L’indagine di Altroconsumo ha coinvolto tutte le insegne di rilevanza nazionale, monitorando nel complesso i prezzi dei carburanti di 14.506 distributori della rete urbana ed extraurbana e di 455 distributori della rete autostradale. Per le 2 reti di vendita e per ogni tipo di carburante, è stato preso in esame il costo in modalità “self” ed è stato calcolato il prezzo medio a settimana per provincia e per insegna.

 

Dall’indagine emerge che, per quanto riguarda le grandi insegne presenti nei centri urbani e nella rete extraurbana, i prezzi della benzina sono abbastanza allineati. Tamoil è in vetta alla classifica come la compagnia con il prezzo medio più conveniente. Al contrario, Api-Ip e Agip Eni sono quelle più care, ma comunque rientrano in una forbice di prezzo ridotta a solo circa il 2% in più. Per quanto concerne la rete autostradale, si contendono il primo posto equamente Tamoil, Q8 e Sarni Oil; segue Agip Eni, con prezzi medi superiori di circa il 4%.

 

Anche per i prezzi del gasolio praticati nella rete urbana ed extraurbana dalle grandi compagnie le differenze non sono elevate: in testa alla classifica troviamo Tamoil, mentre la più cara è Agip Eni (circa +3%). Per la rete autostradale la forbice invece si allarga, l’insegna più conveniente risulta essere Sarni Oil, seguita da Tamoil, Q8 ed Esso. L’insegna più cara è Agip Eni, con i prezzi medi più elevati di circa il 7%.

 

Dall’indagine emerge che le possibilità di risparmio per i consumatori sul gpl sono decisamente più ampie. Dal confronto tra i prezzi del gpl praticati dalle grandi insegne nei distributori della rete autostradale, la compagnia più conveniente è Q8, dove il rifornimento costa in media l’11% in meno rispetto alla più cara Api-Ip. Nonostante in autostrada gli impianti di metano da autotrazione siano decisamente meno rispetto agli altri tipi di carburante, Sarni Oil risulta l’insegna meno costosa, mentre ultima in classifica è Esso, dove il pieno costa in media circa il 12% in più.

 

L’indagine Altroconsumo ha preso in considerazione anche le cosiddette “pompe bianche” cioè gli oltre 4mila piccoli distributori indipendenti sparsi sul territorio nazionale, e gli impianti con brand delle catene della grande distribuzione, che sono state comprese nell’analisi dell’andamento dei prezzi. Considerando il prezzo finale alla pompa, dalla prima rilevazione di Altroconsumo (29/3/2021) all’ultima (12/4/2022), il metano da autotrazione è quello che ha subìto un aumento dei prezzi più che raddoppiato (+106%), seguito dal gpl (+30%). Gli aumenti, più contenuti, ma comunque evidenti si sono registrati per le insegne di gasolio (+23%) e quella di benzina (+12%).

 

Da notare in positivo i prezzi applicati dagli impianti delle catene della grande distribuzione (spicca Carrefour, dove dall’inizio dell’anno il prezzo della benzina è diminuito dell’1,2%), mentre, contrariamente alla vulgata comune che dà per economiche le pompe bianche, in queste ultime il prezzo di benzina e gasolio è rimasto in media più elevato di quello applicato dalle grandi compagnie.

Auto elettriche: mercato a rilento, allargare i beneficiari

Crisci

di Michele Crisci, presidente di UNRAE

Le deludenti performance di mercato delle auto elettriche sono prova evidente, come da tempo segnaliamo, della necessità di includere le persone  giuridiche tra i soggetti beneficiari degli incentivi. Alla luce dei dati di giugno (-15% le vendite di auto in Italia), è auspicabile  che – senza generare avanzi di fine anno né tantomeno dirottarli altrove – i fondi vengano  impiegati da subito per allargare la platea dei beneficiari a categorie che sarebbero pronte ad  utilizzarli. Enti, aziende e noleggi rappresentano infatti, nel loro insieme, il 52% del mercato di auto con la spina, e ad oggi risultano escluse dai contributi per motivi puramente di budget.

In particolare, andrebbero incluse le società di  noleggio a lungo termine (NLT), che a loro volta servono non solo aziende, ma anche  consumatori: una quota, quest’ultima, sempre crescente negli ultimi anni, fin quando non è intervenuta questa ingiustificabile discriminazione rispetto ad altre modalità di acquisizione.

BreBeMi: prove generali della ricarica a induzione

di Roberta Pasero

C’è un’ Arena del futuro, nella Franciacorta lombarda, dove il futuro è già arrivato. Si tratta di una pista lungo l’autostrada A35 BreBeMi per la ricarica a induzione delle auto elettriche: le spire sotto l’asfalto trasferiscono
direttamente energia ai mezzi che viaggiano, senza più bisogno di ricariche alle colonnine.

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RC Auto: bonus-malus ormai da rivedere

 

Nell’ambito di una riforma organica dell’RC Auto ”un posto di rilievo occupa la proposta di revisione del sistema bonus-malus, oggi ormai notoriamente inefficiente come sistema di valutazione del rischio”. Lo afferma Ania, secondo cui è infatti acclarato che “l’informazione della classe unica di di merito, stabilita dall’Ivass a fini di comparabilità delle polizze auto in bonus malus, sia ormai poco rilevante come criterio selettivo e premiante della clientela, perché oltre l’80% di tutti gli assicurati si trova nella prima classe di merito”. Percentuale che ”supera il 90% se si fa riferimento alle sole autovetture assicurate”.

 

Per superare questa situazione, Ania e le imprese hanno messo a punto ”una proposta che mira a introdurre un diverso sistema, il quale preveda l’osservazione di più elementi, rispetto a quelli attuali, con macro regole a livello legislativo regolamentare per la comparabilità delle polizze RC Auto mediante principi e criteri di delega al Governo”.

 

L’obiettivo, spiega l’Associazione delle imprese assicuratrici, è ”rinnovare il bonus malus con l’introduzione di ulteriori elementi di valutazione del rischio da circolazione, maggiormente legati al comportamento degli automobilisti”. Tramite questi nuovi elementi di valutazione, nonché nuove regole, Ania punta a ”stimolare ulteriormente la concorrenza tra le compagnie a favore degli assicurati, rivitalizzando il bonus-malus, in modo che torni a essere un sistema tariffario concretamente in grado di premiare comportamenti di guida più accorti e di scoraggiare le condotte pericolose, e per tale via di contribuire alla maggior sicurezza di tutti gli utenti della strada, in primo luogo di quelli più vulnerabili, ossia pedoni e ciclisti”.

 

Vendite auto: recuperare gli ordini esclusi dalla proroga a 270 giorni

Adolfo De Stefani Cosentino, Federauto

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

 

In giugno il decremento del mercato dell’auto (-15%) è stato molto più contenuto rispetto a quanto accaduto nei mesi precedenti per effetto degli incentivi prenotabili da fine maggio: si tratta, comunque, della dodicesima flessione consecutiva. Tuttavia, i 170 milioni relativi alla fascia 61-135 g/km di CO2, cioè quelli che generano maggiori volumi di vendita (il 65% del mercato) e, dunque, contribuiscono efficacemente ad un veloce rinnovo del parco circolante, sono andati esauriti in circa venti giorni dalla messa a disposizione, mentre i fondi destinati agli acquisti di elettriche e plug-in da parte di privati e società di car sharing restano ancora abbondanti, rispettivamente l’87,3% e il 93,7% dello stanziamento 2022.

 

Su tali acquisti incidono ovviamente i prezzi piuttosto elevati, l’ascesa del costo dell’energia, la diminuzione del potere di acquisto delle famiglie, le incertezze di autonomia chilometrica, le incognite legate alla insufficiente rete dell’infrastruttura di ricarica, specialmente in autostrada dove le colonnine scarseggiano, nonché lo stringente vincolo di proprietà di 24 mesi per il car sharing. Inoltre, non dimentichiamoci che la normativa ha escluso dagli incentivi gli acquisti delle flotte aziendali, cioè quella parte della domanda che, invece, più di altre è in grado accelerare la sostituzione del parco circolante con soluzioni green, con l’ulteriore vantaggio che dopo la dismissione dai parchi aziendali, mediamente ogni 24-36 mesi, tali veicoli – che incorporano le migliori tecnologie emissive – vanno ad alimentare il mercato dell’usato.

 

In tale contesto di forti tensioni sul settore abbiamo apprezzato l’allungamento del termine per completare la prenotazione dei veicoli incentivati, prorogato dal Governo con il DL Semplificazioni fiscali, da 180 a 270 giorni. Infatti, le ricorrenti difficoltà nelle produzioni di veicoli e le consegne molto dilazionate – per i problemi ben noti delle supply chain – rischiavano di vanificare il beneficio economico in capo agli acquirenti.

 

Tuttavia, il meccanismo legislativo ha lasciato fuori non poche prenotazioni relative al secondo semestre 2021, con il disappunto di molti clienti. L’auspicio è che si possa introdurre, a stretto giro, una modifica normativa per recuperare anche queste prenotazioni che non sono rientrate nella proroga, nonché rendere maggiormente fruibili i contributi per i veicoli commerciali.

 

Inoltre, la recente intesa al Consiglio Ambiente dell’UE sui principali provvedimenti del pacchetto “Fit for 55”, tra cui il divieto di vendita di auto e furgoni a combustione interna dal 2035, lascia aperta una “porticina”, con la valutazione degli obiettivi al 2026, a futuri combustibili sintetici e ibridi plug-in. Sono convinto, pur condividendo gli obiettivi di miglioramento climatico, che il passaggio esclusivo alla vendita di veicoli a batteria in brevissimo tempo – solo poco più di un decennio, rispetto al secolo di storia dell’evoluzione dei motori termici – sia una decisione azzardata che creerà profonde spaccature sociali oltre che occupazionali e, già adesso, sta generando apprensione e riluttanza tra gli acquirenti a discapito delle vendite. Ora più che mai serve concretezza per una transizione sostenibile e percorribile verso le zero emissioni.