Pirelli: a Bari un centro per lo sviluppo di software

Foto: Marco Tronchetti Provera e Michele Emiliano

Pirelli investe sulla Puglia e sulle competenze digitali dei suoi giovani aprendo a Bari un nuovo centro per lo sviluppo di software e soluzioni digitali. Il progetto nasce da un incontro costruttivo tra pubblico e privato e prevede 50 nuove assunzioni entro il 2025 tra neolaureati e manager specializzati nello sviluppo di software, in particolare in computer science, software engineering, data science, intelligenza artificiale, machine learning e smart manufacturing. Le nuove figure professionali andranno ad aggiungersi alle circa 160 persone che oggi lavorano nel team Digital Pirelli in Italia, con l’obiettivo di una maggiore internalizzazione di competenze digitali sulle aree più strategiche e differenzianti della strategia aziendale.

 

Il centro, per la cui realizzazione è stata presentata una domanda di agevolazione alla Regione, attraverso la misura Contratti di Programma, consentirà a Pirelli di rafforzare le attività di sviluppo di software, altamente strategiche nell’ambito della Digital Transformation da tempo intrapresa dall’azienda, e di valorizzare le competenze di un territorio divenuto oggi uno dei maggiori poli italiani nello sviluppo digitale. Il progetto prevede un investimento pari a 9 milioni tra il 2022 e giugno 2024, di cui una parte potrà essere finanziata dalla Regione Puglia in base ai progetti che Pirelli realizzerà.

 

Per valorizzare i giovani talenti del capoluogo pugliese, diventato in breve tempo un bacino di competenze legate a innovative discipline quali Data Science, Intelligenza Artificiale e Cyber Security, Pirelli ha avviato un programma di collaborazione con l’Università di Bari – in particolare con il suo Corso di Laurea in Computer Science e Data Science – e con il Politecnico di Bari – che ha tra i suoi corsi una Laurea in Ingegneria informatica e Trasformazione Digitale – che prevede la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo congiunti e iniziative quali career day, seminari e hackaton, oltre a programmi di stage e tirocini e borse di studio.

 

Lo sviluppo del nuovo centro consolida i legami tra Pirelli e il mondo universitario e rafforza il suo modello di open innovation che oggi vede l’azienda al lavoro su circa 40 progetti con 12 Università. Le collaborazioni dell’area Digital con il mondo accademico integrano e completano quelle della Ricerca & Sviluppo di Pirelli, con i suoi 13 centri di ricerca interni che occupano oltre 2mila persone a livello mondiale. In Italia, in particolare, Pirelli già collabora attivamente con Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università Bocconi, Università Cattolica, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Pisa e Università degli Studi di Milano Bicocca.

 

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia: “Marco Tronchetti Provera e la Pirelli sono uno di quei rarissimi punti di riferimento che questo Paese può offrire, da sempre attenti alle innovazioni tecnologiche e capaci di avere le giuste intuizioni su cosa accade nel mondo e di cosa il mondo ha bisogno. Oggi hanno avuto l’intuizione e la voglia di confrontarsi con la realtà pugliese, coinvolgendo lo straordinario capitale umano che sono i nostri studenti, i nostri ragazzi del Sud, spina dorsale del Paese. Siamo sicuri che con questo progetto riusciremo a trattenerli qui, permettendo loro di esprimere le grandi potenzialità e competenze acquisite in una terra che ha nel suo Dna l’innovazione e il rispetto delle regole”.

 

Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli: “Siamo orgogliosi di presentare la nuova sede di Pirelli a Bari, nel cuore del Sud, in un luogo così fertile di conoscenza digitale e di giovani talenti con voglia di imparare, crescere e fare. Ringrazio la Regione Puglia per il sostegno, certo che questo nuovo centro consentirà all’azienda, così come al territorio, diportare valore in termini economici, culturali e sociali”.

Milano e il primo Flagship store Alfa Romeo: per Imparato un ritorno al passato

di Roberta Pasero 
 
Jean-Philippe Imparato, amministratore delegato Alfa Romeo in Stellantis, torna in un luogo per lui storico e ricco di ricordi dove lavorò 15 anni fa quando era a capo di Citroën Italia. È la concessionaria di via Gattamelata, a Milano, un tempo quartier generale del “Double Chevron” che, segno del destino, l’ingegner Romeo vendette proprio a Citroën nel 1924.
 
Qui, Imparato ha inaugurato il primo flagship store mondiale di Alfa Romeo con il lancio ufficiale di Tonale. Ed è stata l’occasione per ricordare le strategie del marchio che, da qui al 2030, prevede un lancio ogni anno puntando sempre su qualità, stile italiano e motorizzazioni elettrificate.

Banca Ifis: l“Ecosistema della Bicicletta”

Foto: Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis 

Con oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021, l’Italia è il primo produttore europeo di biciclette e paese leader della smart mobilityUna crescita trainata dal fenomeno e-Bike e dal reshoring, ovvero il rientro in Italia delle attività produttive. Sostenuto anche l’incremento del fatturato, in aumento del +7,4% rispetto al 2020 a 1,6 miliardi di euro. Sono alcuni dei dati che emergono dalla seconda edizione della ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile. Lo studio, presentato nell’ambito dell’“Italian Green Road Award – Oscar del Cicloturismo Italiano”, di cui l’Istituto quest’anno è main partner, ha inoltre analizzato due trend che guidano lo sviluppo del comparto: reshoring e cicloturismo.

 

“L’Ecosistema della Bicicletta mette in luce quest’anno due fenomeni rilevanti per l’economia del Paese: l’ascesa del cicloturismo e il reshoring delle attività produttive. Per quanto riguarda il “viaggiare dolce”, lo studio rileva aspetti positivi per la sostenibilità, il benessere psico-fisico e l’inclusione, ma anche e soprattutto l’impulso che imprime all’economia, con risvolti immediati sui servizi e il turismo. Anche per questo –  in linea con l’obiettivo di Banca Ifis di promuovere la crescita sostenibile dei territori – abbiamo lavorato insieme ad autorevoli stakeholder del settore per mettere a sistema diverse competenze che lavorano per costruire uno sviluppo economico che abbia impatti positivi sull’ambiente e sulle comunità in cui operiamo”, ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis.

 

La ricerca evidenzia un settore particolarmente dinamico e resiliente: nel triennio 2021-2023, infatti, l’incremento nella produzione di biciclette è previsto di oltre il 7% anno su anno. In vetta l’eBike che con un +25% arriva a rappresentare l’11% della produzione (in aumento dal 9% dal 2020). L’Italia si conferma primo produttore europeo con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo, e con un saldo export/import di biciclette positivo per 1,3 milioni di pezzi e in crescita del +23% sul 2020.

 

L’aumento della domanda ha sostenuto anche i ricavi: +7.4% l’incremento nel 2021 sul 2020 e +7,3% la crescita media annua del fatturato dei produttori attesa nel biennio 2022-2023, alla fine del quale potrebbe superare 1,8 miliardi di euro. Il comparto italiano della biclicletta è caratterizzato da un alto tasso di innovazione: il 25% dei produttori ha aumentato la quota degli investimenti nel biennio 2020-2021 e un altro 70% li ha mantenuti invariati proseguendo sul percorso dell’innovazione tecnologica.

 

La volata del cicloturismo

Sono 4.900 i percorsi adatti alle due ruote per una lunghezza complessiva di 90.000 km; 4.940 operatori turistici con un’offerta cicloturistica e 4.550 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. Ecco alcuni dei numeri del cicloturismo italiano approfonditi nella ricerca. Sono 8 milioni gli italiani interessati al cicloturismo, pari a circa il 16% della popolazione maggiorenne. Il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica, e il Nord-Est la destinazione scelta più frequentemente (32% tra le mete cicloturistiche).

Se, come visto, l’Italia è un Paese ricco di percorsi, non necessariamente dedicati, il vero punto di svolta è costituito dalla varietà dell’offerta: non può esserci cicloturismo senza servizi, che sono sempre più richiesti. Nove in totale i servizi usualmente inclusi nei pacchetti turistici e 4 quelli più utilizzati dal cicloturista: noleggio della bicicletta, tour di gruppo, alloggio e copertura assicurativa. Il servizio destinato a crescere di più è la guida turistica. Questo fermento porta il 90% degli operatori turistici italiani a prevedere una crescita dei ricavi da cicloturismo.

 

Sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione

Il cicloturismo porta con sé i concetti di sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione, attivando circoli virtuosi in grado di valorizzare i territori. Allo stesso tempo, l’elevato costo dell’energia, e l’attenzione verso la sostenibilità potrebbero incentivare l’uso della bicicletta per una vacanza attiva. La maggiore accessibilità alle e-Bike per prezzo, performance e comfort la rendono più abbordabile anche dalle fasce di popolazione meno allenate o meno giovani e incentivano forme di turismo alternativo e più sostenibili come il cicloturismo e la mobilità dolce. Oltre 2 milioni di tonnellate di inquinamento da anidride carbonica e solforica vengono risparmiate ogni anno in Europa, grazie al “rientro” della produzione di bici, e-Bike e componenti nel vecchio continente. Ogni lavoro ricollocato nell’industria europea della bici porta a un risparmio che va dai 30 ai 50 milioni di tonnellate di emissioni nocive. Dal punto di vista della sostenibilità sociale, per ogni 1.000 bici riconsegnate all’assemblaggio ogni anno in Europa, vengono creati da 3 a 5 posti di lavoro, mentre per ogni 1.000 e-Bike l’intervallo è compreso tra 6 e 9 posti di lavoro.

 

Il reshoring

Il reshoring è uno dei principali trend che stanno guidando la crescita del settore, anche a causa di alcuni fenomeni innescati dal contesto macroeconomico: crisi delle catene mondiali di fornitura; aumento della domanda dovuto all’evoluzione della smart mobility; dazi antidumping; aumento dei costi di produzione nel Far East, nell’ultimo trentennio destinazione della delocalizzazione della produzione; qualità e innovazione, che favorisce i paesi tecnologicamente avanzati; impatto economico e ambientale dei trasporti.

 

Il Market Watch di Banca Ifis stima che la fabbricazione di 2,8 biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea. L’opportunità produttiva porta con sé la necessità di figure professionali con le competenze necessarie, che circa il 30% delle imprese ha attualmente difficoltà a trovare. Di conseguenza, gli imprenditori stanno reagendo: il 24% aumenterà gli investimenti destinati alla formazione del personale.

 

In tutta Europa, intanto, cresce l’interesse dei fondi di investimento verso l’industria della bicicletta: nel 2021 c’è stato un exploit con un  +175% nel numero di operazioni di M&A finalizzate e un incremento degli investimenti, anche sui servizi collaterali (da piattaforme di sharing a assicurazioni dedicate, fino al noleggio), che ha posizionato ancora una volta, la bicicletta come protagonista della rivoluzione nella mobilità.

Semiconduttori: primo passo verso la normalizzazione

Foxconn, uno dei più grandi produttori mondiali di elettronica che vanta una partnership con Stellantis, vede una seconda parte di 2022 più serena dal punto di vista dell’approvvigionamento di semiconduttori. Lo riporta Reuters che riprende le parole del presidente del gruppo, Liu Young-way, secondo cui il settore si sta dirigendo «in una direzione migliore» grazie anche all’allentamento dei blocchi nelle fabbriche in Cina, chiuse per i contagi da Covid-19. «Siamo abbastanza fiduciosi nella stabilità della nostra rete di approvvigionamento per la seconda metà di quest’anno», ha detto all’assemblea annuale degli azionisti Liu Young-way. Il governo di Shanghai consente agli operai nelle aree «a basso rischio» di tornare al lavoro in fabbrica.

 

Foxconn ha ribadito che se le limitazioni in Cina sulla pandemia hanno avuto un impatto sulla produzione globale, anche l’acquisto vero e proprio di tecnologia non è andato a gonfie vele, con i consumatori chiusi in casa. Foxconn ha avvertito gli azionisti che le entrate per le attività di elettronica, inclusi gli smartphone, potrebbero diminuire nell’attuale trimestre in chiusura a giugno, per via dell’aumento dell’inflazione. Ed è il motivo per cui l’azienda, che è partner anche di Apple per l’assemblaggio degli iPhone, mira a conquistare nuovi mercati, come quello dei semiconduttori e hardware per le automobili.

 

La previsione è di raggiungere il 5% della fetta globale di tale segmento entro la fine del 2025. Un’ascesa che vede come vettore principale la fornitura di chip per veicoli elettrici, molti dei quali sono piccoli circuiti integrati, compresi quelli utilizzati nella gestione dell’alimentazione delle automobili. Non a caso uno dei pilastri dell’industria automotive elettrica e ibrida, Toyota, a marzo ha annunciato di aver tagliato la produzione del 20% proprio per la carenza di chip. «Un’auto che costa decine di migliaia di dollari non può essere bloccata perché manca un minuscolo chip del valore di cinquanta centesimi» ha sottolineato il presidente.

Carburanti alle stelle: cosa fanno gli italiani

Carburanti alle stelle

Nonostante il taglio delle accise, il prezzo del carburante continua a salire e il Governo valuta nuovi interventi. Gli automobilisti, nel frattempo, corrono ai ripari; secondo l’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research, negli ultimi tre mesi quasi 1 italiano su 2 (46%) ha ridotto l’uso dell’auto, specialmente nel tempo libero, pur di risparmiare.

 

Le strategie adottate – si legge nell’indagine condotta su un campione rappresentativo della popolazione nazionale – sono diverse; il 47% dei rispondenti, pari a circa 20 milioni di individui, ha dichiarato di prestare maggiore attenzione nella scelta della pompa di benzina, mentre  quasi 1 automobilista su 3 ha modificato il proprio stile di guida adottandone uno idoneo a ridurre i consumi di carburante.

 

Il prezzo del carburante è tornato a salire: secondo i dati ufficiali aggiornati al 31 maggio, nella modalità self il costo medio della benzina è arrivato a 1,914 euro al litro, mentre per il diesel a 1,831 euro al litro; tra le cause dei recenti rincari vi sono le quotazioni del greggio, in continua salita, e l’embargo al petrolio russo deciso dell’UE.

 

Auto usate: -9,9% nel primo trimestre, domina il Diesel

Calano del 9,9% i trasferimenti di proprietà di autovetture usate nei primi 3 mesi del 2022 a 1.157.343 unità rispetto a 1.285.041 dello stesso periodo 2021. Mentre i trasferimenti netti perdono oltre  l’11%, le minivolture segnano una contrazione dell’8,2%. Così UNRAE in uno studio dettagliato.

 

Con il 49,3% il Diesel è la motorizzazione più richiesta, seguito dal benzina al 39,7%. Al terzo posto si colloca il GPL che si porta al 4,4% del totale. I trasferimenti di vetture elettriche pure passano dallo 0,1% allo 0,6%, mentre le plug-in salgono allo 0,4%. Gli scambi tra privati, inoltre, superano il 50% e il Diesel in testa con quasi la metà dei passaggi.

 

Questo quanto emerge dall’analisi del mercato delle autovetture usate nel primo trimestre 2022 (con dati in attesa di consolidamento) che da ora UNRAE diffonderà con cadenza mensile, insieme ad analisi di dettaglio.

Volvo Trucks: più protezione per ciclisti e pedoni

Volvo Trucks introduce un nuovo sistema di sicurezza per rilevare gli utenti della strada che entrano nell’angolo cieco su entrambi i lati del camion. Nelle situazioni di traffico intenso, anche i conducenti più esperti hanno difficoltà a percepire tutto ciò che succede intorno al camion. Per evitare inutili stress al conducente, Volvo Trucks ha sviluppato un nuovo sistema di sicurezza. Un doppio sensore presente su entrambi i lati del veicolo, rileva quando altri utenti della strada, come ad esempio i ciclisti, entrano nell’area a rischio.

 

“Un incidente può accadere in una frazione di secondo. Le nostre approfondite ricerche sulla prevenzione degli incidenti si basano su decenni di studio di situazioni reali, e questo nuovo sistema di sicurezza aiuterà il conducente a evitare potenziali collisioni”, dichiara Anna Wrige Berling, Traffic & Product Safety Director di Volvo Trucks.

 

Quando qualcuno entra nell’angolo cieco, il sistema, chiamato Side Collision Avoidance Support, informa il conducente attraverso una spia rossa sullo specchietto del lato interessato. Se il conducente inserisce la freccia per cambiare corsia, la spia rossa inizia a lampeggiare e viene emesso un segnale acustico sul lato della possibile collisione. In questo modo, il conducente viene informato del pericolo e può frenare per consentire il passaggio al ciclista o al pedone.

 

“La visione a lungo termine di Volvo Trucks è quella di assicurare zero incidenti, e la sicurezza ricopre un ruolo fondamentale in tutto ciò che facciamo. Questo nuovo sistema è un ulteriore esempio degli sforzi che compiamo per raggiungere questi obiettivi“, conclude Anna Wrige Berling.

 

Il nuovo sistema sarà disponibile a livello globale sui modelli Volvo FH, FM e FMX alimentati a Diesel, a gas ed elettrici, a partire dal prossimo settembre. I modelli Volvo FL e FE riceveranno il nuovo sistema di sicurezza nel 2023.

L’auto in Italia: in 30 anni produzione -72,5%

La Fondazione Rosa Luxemburg ha presentato lo studio sul tema «La necessità di una trasformazione. Sfide per il settore automobilistico internazionale» dal quale emerge come negli ultimi ultimi 30 anni l’industria automobilistica europeo «è stata ripetutamente caratterizzata da crisi di vendita e sovrapproduzione, con una corrispondente pressione sui costi salariali e sulle condizioni di occupazione».

 

Lo studio, che ha preso in esame le situazioni in Francia, Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Serbia, Brasile, è stato illustrato durante un convegno organizzato da Fiom Cgil Lombardia e dalla stessa Fondazione alla Camera del Lavoro di Milano. Emerge che in Italia tra il 1989 e il 2019 la produzione di autovetture è diminuita di 1.429.497 unità, con un calo di circa il 72,5%. Il crollo della produzione di auto tradizionali non è stato compensato dai veicoli elettrici.

 

L’evoluzione dei volumi di produzione delle autovetture ha avuto un impatto molto netto sui livelli e sulla struttura dell’occupazione. In 10 anni gli occupati a tempo pieno sono diminuiti di 36.621 unità, passando dai 177.419 nel 1998 ai 140.798 del 2018. Per quanto riguarda la Lombardia, seconda regione in Italia per volume di produzioni dopo il Piemonte, sono quasi 30mila gli addetti delle fabbriche del comparto automotive. Ma la filiera è molto più ampia.

Martin Pos: l’uomo dei seggiolini auto si racconta

di Luca Talotta

Lo vedi arrivare, vestito con la sua t-shirt nera abbinata a pantaloni e scarpe del medesimo colore«E uso sempre la stessa», ammette sorridendo. Verrebbe da pensare che, forse, c’è anche da crederci, visto che spesso genio e sregolatezza vanno di pari passo. Ma no, Martin Pos è tutto fuorché una persona che non cura i dettagli. Anzi, verrebbe da dire e pensare che sia diametralmente l’opposto, perché se fondi un’azienda come Cybex e in dieci anni la rendi la numero uno nel suo settore, quello dei seggiolini per auto, vuol dire che non improvvisi ma studi. E ti applichi.

 

Martin, ci racconta quando è nata l’idea di Cybex?

«Nel 2005, da un’esigenza personale. Lavoravo in un’altra azienda ma non ero felice e grazie anche a mia moglie ho iniziato la mia avventura personale. I risultati le hanno dato ragione».

 

Cybex ora sbarca anche a Milano con un suo hub creativo: ci spiega di cosa si tratta?

«Abbiamo deciso di aprire il nuovo Creative Hub in Via Stendhal 36, nel cuore del vivace Design District. Un loft di design posizionato nell’ex fabbrica Riva Calzoni originariamente costruita nel 1884. E questo perché le migliori persone del fashion e del lifestyle sono a Milano; era più facile che venissimo noi qui piuttosto che convincere loro a trasferirsi in Germania».

 

Ma a cosa servirà questo Creative Hub? 

«Non sarà uno show room tradizionale, ma uno spazio dove fare comunicazione, Pr e dare spazio alla creatività. Non sarà uno spazio di ricerca talenti, ma sarà più orientato verso la nostra immagine, dare spazio alle nostre attività. Poi se arriveranno anche dei creativi, saranno logicamente ben accetti».

 

Da Bayreuth, vostro quartier generale in Germania, a Milano: un bel salto direi.

«Decisamente. Ma Cybex è sempre stata ispirata da Milano. Già 20 anni fa, al Salone del Mobile, ebbi la consapevolezza che questa città poteva darci tanto. E poi Corso Como, Franca e Carlo Sozzani e così via. Culturalmente Milano è la casa di Cybex».

 

Un Hub che fungerà da spazio per tutti i tipi di creativi, insomma…

«Esatto. I migliori talenti nel fashion e nel design sono qui, la speranza è di coinvolgerli in un’industria come la nostra, dove non verrebbero. E portare il nostro brand ad un livello successivo, con partnership di prestigio. È un ecosistema unico; e poi Cybex è nel suo segmento di vendite la Dolce Vita, proprio come Milano».

Jeep Gladiator: il pick-up anche per… gladiatrici

di Silvia Terraneo (She Motori)

Mi metto al volante e penso che molte tra le parole più belle cominciano per A. A come Avventura, A come Adrenalina, A come Amore e A come…Andiamo!  Queste sono le prime parole che associo alla mia prova con Jeep Gladiator: una Wrangler in tutto e per tutto, semplicemente allungata, sicuramente molto più conosciuta negli States. Seduti in abitacolo ci si sente dei guerrieri invincibili. Si, perché la Gladiator si fa largo ovunque, suscitando quell’irrefrenabile voglia di viaggio, esplorazione e quella sensazione di essere inarrestabili in ogni condizione del percorso. Se guidarla sull’asfalto è un gioco da ragazza, immagina di sentirti libera di affrontare percorsi off-road e persino guadi, alla ricerca di sempre nuovi orizzonti.

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare? Detto fatto: le sfide alle quali vengono sottoposti, ogni giorno, i pick-up definiscono le grandi doti di resistenza e affidabilità della Gladiator. Fare fuoristrada tra terreni sterrati e sabbiosi al volante qui è un imperativo per cercare di afferrare per un attimo la sua anima libera.

 

La provo nella motorizzazione Diesel V6 3000 da 264 cv con cambio automatico 8 rapporti. Anzi, mi correggo, a 24 rapporti. Avete letto bene, 24. Alla guida, infatti, puoi scegliere, poiché hai a disposizione un cambio automatico a 8 marce con la trazione sulle sole 2 ruote posteriori, l’opzione a trazione integrale da vera 4×4, e infine trazione integrale con marce ridotte. Che, tradotto nella vita di tutti i giorni, diventa utile, per esempio, in caso di difficoltà nell’affrontare le rampe ripide dei parcheggi sotterranei: trazione integrale, marce ridotte e la pendenza è solo un lontano ricordo. Nuova nell’outfit ma saldamente connessa alla storia di Jeep: Gladiator cresce in dimensioni eppure continua ad esaltare le qualità  indomite da fuoristrada.

 

Il test drive è esaltante poiché, nonostante a primo impatto possa far supporre il contrario, la Gladiator è dinamica e, ovviamente, molto molto versatile. Abbandonata la Jungla urbana è stato impossibile frenare la voglia di metterla alla prova nel suo habitat. Per l’occasione, ho scelto di godermi un off-road leggero percorrendo un tratto montano in Valdisotto, affascinante luogo in cui la natura domina incontrastata creando uno stretto corridoio percorso dal fiume Adda, che collega la contea di Bormio al resto della Valtellina. Con Gladiator ci si gode la varietà del paesaggio incontaminato, passandoci attraverso in scioltezza.

 

Le sospensioni hanno un comfort di marcia in off-road come se ci si trovasse su una strada asfaltata. Un pick-up si, ma scordatevi un noioso mezzo da lavoro: Jeep Gladiator ha solo la forma del pick-up senza nascondere comodità da station wagon, l’impostazione di guida alta di un Suv e l’ebbrezza dell’open air nella sua versione cabrio!

 

L’unica difficoltà? Tornare sull’asfalto accettando di essere nuovamente assorbiti dal grigio traffico cittadino. Tolta la piccola parentesi “wild”, il mio test si è basato principalmente su un utilizzo quotidiano tra le vie cittadine e qualche gita fuori porta con tratti di superstrada e vie di montagna. Questo enorme pick-up americano ha una praticità di guida a cui ci si abitua facilmente al punto da dimenticarsi in un attimo di avere a che fare con volumi importanti, tanto nella lunghezza (parliamo di un pick up di oltre 5,5 mt) che nella cubatura totale.

Sui tratti autostradali ritroviamo comfort e prestazioni: il potente motore sotto il cofano non vede l’ora di ruggire e per un attimo quella che vedo di fronte a me è una highway americana che profuma di libertà. Per questo è sempre bene fare attenzione e dosare il piede sul gas: Gladiator spinge davvero molto, con tanta coppia a qualsiasi velocità e permette sorpassi in tutta sicurezza. Se ami, come me, la velocità attenzione ai limiti.

 

La posizione di guida alta per noi donne è una vera rivelazione: permette di notare particolari a cui non sei abituata e contemporaneamente genera sicurezza e voglia di andare oltre. Sulla strada come nella vita. Lasciata l’autostrada mi appresto a godermi i tornanti dei paesaggi collinari e montani, certa che la Gladiator sarà una compagna di avventura eccellente. Km dopo km rivela piacevolezza di guida, leggerezza dello sterzo, e un acceleratore forse troppo leggero che costringe all’attenzione per evitare di andare troppo veloci. In questo contesto rimuovere le due porzioni di tetto rigido è un must: avventura arrivo!

 

Punti a suo favore anche nei consumi: a dispetto della sua stazza e del motore ruggente consuma molto meno di quanto ci si aspetti. Nel mio test drive, a fronte di centinaia di km macinati su percorsi misti, ho avuto delle medie vicine a 12 km/litro con una guida da tutti i giorni. Ma oltre ai suoi punti di forza vediamo qualche punto a suo svantaggio.

 

Date le dimensioni diventa davvero sfidante trovare parcheggio nelle condizioni di sovraffollamento cittadino. Anche la qualità audio non mi ha fatto impazzire: in modalità DAB il segnale non è pulito e ci sono continui “ronzii”. Il cambio automatico nelle prime 3 marce tende a salire di giri prima di passare alla marcia successiva, soprattutto nei tratti di strada in discesa. Ciò, probabilmente, è dovuto alla gestione software che tende ad utilizzare maggiormente il freno motore per adattarsi meglio alle situazioni di eventuale off road. In generale però la cambiata rimane impercettibile.

 

Capitolo valigie: dove si mettono? Se si viaggia a pieno carico (5 persone) il loro posto è nel cassone (con portata di 618 kg), dove rimango all’asciutto anche sotto l’acquazzone grazie alla copertura soft (opzionale) in tela. Se viaggi spesso ti consiglio di optare per l’opzione di copertura rigida con chiusura a chiave.

 

A test concluso la sensazione che rimane è quella di una bella avventura tra asfalto e off road. Scegliere Gladiator significa non passare inosservati. Se abiti in città abituati alle sue dimensioni e alla pazienza di trovar parcheggio. Se invece hai un animo country, vivi a contatto con la natura e sogni il Texas è la soluzione perfetta per te.