Fleet Motor Day: le flotte al centro della eco-transizione

Oltre 400 fleet e mobility manager presenti, per un totale di 900 partecipanti, 38 brand automobilistici e 25 aziende di servizi. Sono questi i numeri registrati dall’ottava edizione del Fleet Motor Day, l’evento annuale dedicato ai gestori delle flotte aziendali promosso a Roma, presso l’autodromo di Vallelunga, da “Fleet Magazine” in collaborazione con l’Osservatorio Top Thousand e con il patrocinio delle Associazioni ANIASA e UNRAE.

 

Al centro di questa edizione la transizione ecologica della mobilità, tema approfondito nel corso dei 2 workshop che hanno preceduto la giornata di test drive, durante i quali sono stati analizzati gli impatti della transizione sulla filiera, gli ultimi sviluppi sull’elettrificazione del parco nazionale e i ritardi sul fronte delle infrastrutture di ricarica. Sono state ben 185 le vetture (di 38 brand automobilistici e con 15 anteprime) che i gestori dei parchi auto aziendali hanno potuto visionare e provare su diversi circuiti.

 

L’evento è stata anche occasione per illustrare i dati della survey “Mobility Transformation – Come le aziende ricaricano le vetture elettriche e plug-in”, promossa dall’Osservatorio sulla mobilità aziendale Top Thousand (composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende) e dalla rivista “Fleet Magazine”. L’indagine, focalizzata sulle modalità con cui le società permettono ai propri dipendenti che scelgono elettrico ed ibrido plug-in di ricaricare le proprie vetture, è stata condotta su un ampio campione di 103 aziende di ogni dimensione.

 

Per dare un’idea della crescita che l’e-mobility ha avuto nell’ultimo anno, soltanto 19 delle aziende intervistate non hanno in parco veicoli elettrici e ibridi plug-in. Le restanti 84 si sono organizzate in maniera strutturata per la gestione della ricarica. Lo hanno fatto, nel 70% dei casi, con le colonnine installate in azienda, e a seguire, con la ricarica domestica dei singoli driver (39%) e tramite un accordo con una multiutility del settore energetico.

 

L’installazione dei punti di ricarica nelle sedi aziendali prosegue senza sosta: se lo scorso anno gli attacchi installati dalle 102 aziende del campione erano 3.775, questa rilevazione ha fatto registrare 4.159 punti di ricarica interni, un numero destinato a salire di settimana in settimana. Se si considera il numero totale di punti di ricarica pubblici in Italia (oltre 26mila), diventa ancora più chiaro come le aziende, specie quelle di grandi dimensioni, siano davvero il motore per lo sviluppo delle infrastrutture nel nostro Paese.

 

Un aspetto che occorre implementare è la velocità della ricarica, fattore molto importante per i driver: 3 Fleet Manager su 4 hanno infatti dichiarato che in azienda è presente solo la corrente alternata, mentre solo il 19% le utilizza entrambe a seconda delle esigenze. I tempi di ricarica costituiscono una delle sfide future principali per l’e-mobility, in particolare per la diffusione degli elettrici puri: se gli ibridi plug-in, infatti, possono contare anche sul motore termico e si ricaricano nel giro di qualche ora anche con la corrente alternata, per gli elettrici puri la corrente continua è quasi una “conditio sine qua non”. 

 

Un altro nodo riguarda l’utilizzo delle colonnine pubbliche, indispensabili per i driver che si spostano quotidianamente. Attualmente soltanto il 32% delle 84 aziende considerate ha introdotto un’unica card o app per diversi provider di energia (nella maggior parte dei casi di tratta di una card). Una percentuale che, gioco forza, dovrà salire, anche se una buona fetta di coloro che non l’hanno fatto gestisce le ricariche soltanto con le colonnine aziendali. La ricarica casalinga, infine, viene rendicontata in due modalità diverse: in buona parte delle aziende (45%) la paga direttamente il dipendente, negli altri casi viene gestita con un forfait.

Un Birò è per sempre (a Procida come a Milano)

Si chiama Birò, non è come un diamante (vi ho tratti in inganno con il titolo eh?) ma un mezzo di locomozione. Nemmeno tanto bello a vedersi, ma estremamente funzionale. L’abbiamo provato in una location d’eccezione, Procida. Perché proprio lì? Facile, perché Procida è capitale europea della cultura per il 2022 e, quest’anno, ha ideato proprio un nuovo servizio di sharing dei Birò. Ma andiamo con ordine.

Birò a Procida, via allo sharing

Il car sharing di Birò metterà a disposizione dieci mezzi per le strade dell’isola. Sarà il primo passo verso una diffusione più ampia del piccolo veicolo a quattro ruote 100% elettrico in condivisione. Certo, dieci Birò in un’isola come Procida possono sembrare tanti, ma fidatevi che sono anche troppi per le strade che ha l’isola. O meglio, che non ha visto che tra sali e scendi vari abbiamo rischiato l’osso del collo diverse volte. Lui, il Birò, ha comunque fatto il suo dovere.

Birò Share, si comincia da Procida

Di certo si parte da una situazione molto complessa: a Procida il traffico esiste eccome. L’isola, che conta circa 10.000 abitanti, annovera al suo interno 7.500 auto, oltre 3.000 scooter e un numero non meglio identificato di biciclette e veicoli commerciali. Una mole incredibile di mezzi per un lembo di terra minuscolo. Senza dimenticare che il parco circolante è vecchio e dunque inquinante. Risultato: parcheggiare è impossibile, tanto che molte vetture ‘grattano’ i muri delle case.

L’idea imprenditoriale dietro al Birò

L’idea del Birò Share è nata dall’incontro tra Esrtima,a azienda che produce il Birò, e un imprenditore locale di Procida, Nicola Ambrosino, titolare di Green Way. Idea molto semplice: quadriciclo leggero in sharing per le strade di Procida. Un mezzo 100% elettrico, che ingombra come uno scooter di grosse dimensioni (1,03 x 1,74 metri) ma con quattro ruote, applicazione per noleggiarlo semplice da usare e dati tecnici molto basici ma funzionali: Birò raggiunge i 45 o 60 km/h a seconda della versione (cinquantino elettrico o equivalente di un 125 cc), si guida con il patentino a partire dai 13 anni, è disponibile con batteria removibile da 3 kWh o fissa da 5 kWh, l’autonomia è di 100 km.

Spartano, ma funzionale

Certo, se cercate la comodità non rivolgetevi al Birò. La posizione di guida è tutt’altro che ottimale, lo spazio interno è ridotto e le due persone a bordo finiscono inevitabilmente per toccarsi (per gli ometti più furbi potrà sembrare anche un vantaggio nell’approccio verso il gentil sesso, ma fidatevi che così non è). Ma questo, di certo, non ha impedito alle persone di innamorarsi di questo veicolo, che a tutti gli effetti può cambiare la quotidianità. E questo nonostante sospensioni dure, climatizzatore mancante (si apre solo il tetto sopra la propria testa) e uno sterzo poco preciso. Ma viaggia che è un piacere: è divertente, sguscia nel traffico e si può parcheggiare ovunque.

L’impianto fotovoltaico e l’energia rinnovabile

Il progetto prevede di alimentare i Birò in condivisione con un impianto fotovoltaico. Al momento basta un’infrastruttura da 6 kW per ricaricare la piccola flotta di 10 unità, tutte caratterizzate dalla ricarica lenta (1/1,2 kW). Chiaro che, in futuro, se si dovesse esportare questo sistema anche in altre città o altri borghi, l’ideale sarebbe munirsi sempre di un impianto per la produzione di energia rinnovabile. Anche perché il resto è già tutto pronto: l’app è fatta bene, la procedura è guidata in tutti i passaggi ed è estremamente semplice da usare. Il sistema, ovviamente, è il classico noleggio senza chiavi.

ANIASA: no incentivi alle flotte? Parola all’Antitrust

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Foto: Alberto Viano, presidente di ANIASA

 

ANIASA, l’Associazione che rappresenta in Confindustria il settore dei servizi di mobilità, ha presentato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in relazione agli incentivi recentemente varati dal Governo per l’acquisto dei veicoli meno inquinanti. Al centro dell’esposto gli effetti discriminatori” generati dalla normativa (DPCM del 6 aprile scorso) che esclude dalla platea dei beneficiari le aziende e, in particolare, il noleggio veicoli.

Sono tre gli aspetti distorsivi della concorrenza su cui si focalizzal’esposto presentato da ANIASA all’Autorità Antitrust. Il Decreto prevede che gli incentivi siano disponibili solo per le forme di acquisto e leasing finanziario. Il noleggio a lungo termine che, rappresenta oggi un canale fortemente utilizzato (oltre 150.000 consumatori italiani hanno scelto di abbandonare la proprietà per prendere un’auto a noleggio di ultima generazione),è stato incomprensibilmente escluso per la prima volta da questa tornata di incentivi.

La scelta di agevolare gli acquisti delle vetture o la loro acquisizione in leasing, genera un pregiudizio nei confronti della mobilità “pay-per-use”, canale che porta evidenti ricadute positive in termini di sostenibilità ambientale e sicurezza dei veicoli, nonché certezza sul fronte delle entrate tributarie per l’Erario. La norma di fatto limita le scelte del consumatore, rallentando il processo di transizione ecologica del nostro Paese.

Il noleggio oggi, dati alla mano, è il principale strumento in grado di accelerare il ricambio dei veicoli più inquinanti, grazie a una quota significativa di immatricolazioni di vetture ibride plug-in (47% del totale) ed elettriche (30%) e a un tasso di rotazione dei veicoli in flotta (in media 4 anni) ben più veloce di quello medio del nostro parco circolante (vita media del veicolo pari a 11,5 anni).

Il secondo punto che produce una distorsione nella concorrenza riguarda l’esclusione delle aziende dagli incentivi. Tale previsione ha l’effetto di dirigere l’offerta delle Case costruttrici verso la vendita di automobili a privati, riducendo significativamente, in un momento di scarsità di prodotto come quello attuale, la fornitura di veicoli alle flotte aziendali e alle società di noleggio. 

Il terzo passaggio dell’esposto si focalizza sul car sharing, formalmente incluso nella platea dei beneficiari, ma solo a condizione di un acquisto diretto delle auto da parte degli operatori. Una previsione destinata a rendere inefficace la misura rispetto all’obiettivo atteso di contribuire alla ripartenza dei servizi di condivisione: oggi, infatti, gli operatori di sharing acquisiscono la propria flotta tramite il noleggio, sia per evitare di immobilizzare ingenti capitali sia per acquisire un servizio di manutenzione della flotta, che solo le società di noleggio a lungo termine, con la loro capillare diffusione sul territorio, sono in grado di assicurare.

“Il Decreto così come è configurato orienta fortemente la domanda di acquisto dei veicoli con una grave ed inevitabile distorsione della concorrenza, a scapito degli operatori di mercato, ma soprattutto dei consumatori privati, che, proprio in questa fase di transizione ecologica, vedono pregiudicata la possibilità di utilizzare il noleggio per avvicinarsi, a costi accessibili, a nuovi veicoli ibridi ed elettrici. Auspichiamo che il Governo possa rimediare rapidamente a una misura ancorata al concetto di proprietà favorendo così realmente la libertà di scelta dei consumatori sulla forma di acquisizione delle auto”, ha commentato il presidente ANIASA, Alberto Viano. 

UniCredit con garanzia SACE: 1 milione a FIVE Srl

UniCredit supporta i piani di sviluppo sostenibile di FIVE – Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici Srl, azienda bolognese leader nella realizzazione di bici e ciclomotori elettrici. La banca ha infatti finalizzato in favore dell’azienda di Bologna un’operazione da 1 milione di euro, assistita da garanzia SACE che mira a supportare la crescita delle imprese in Italia e nel mondo. Si tratta di un Finanziamento Futuro Sostenibile, soluzione studiata da UniCredit per le imprese che si impegnano a migliorare il proprio profilo di sostenibilità.

 

FIVE rappresenta il primo progetto in grado di coniugare efficienza energetica, produzione industriale e sostenibilità ambientale. E’ la prima full energy mobility company italiana con un’offerta completa sulla mobilità elettrica leggera. FIVE è presente sul mercato con i marchi Wayel e Italwin per le e-bikes, che sono prodotte all’interno dello stabilimento di Bologna.Dalla sua nascita, nel 2017, sono state realizzate oltre 15.000 bici elettriche e batterie commercializzate in oltre 25 Paesi del mondo.

 

L’operazione in favore di FIVE ha un periodo di ammortamento di 3 anni ed è finalizzata a sostenere l’azienda nell’approvvigionamento dei materiali necessari per la produzione. Il finanziamento è vincolato al raggiungimento di due obiettivi ESG che l’azienda si è impegnata a realizzare entro 3 anni: da un lato l’adozione di misure per la riduzione di emissioni dirette/indirette di CO2/gas serra per la produzione del proprio prodotto; dall’altra l’aumento dell’indice di soddisfazione dei dipendenti. 

 

Sottolinea Fabio Giatti, amministratore delegato di FIVE Srl: “L’azienda è a pieno titolo una Pmi espressione della Green Economy. Il finanziamento erogato da UniCredit ci consentirà di rafforzarci in un momento molto delicato sull’acquisizione delle scorte di componentistica, dove la carenza di materie prime ha prodotto rotture nelle catene di fornitura e pertanto la necessità di aumentare prospetticamente gli stoccaggi interni per poter garantire la regolare produzione dei nostri modelli di veicoli elettrici”.

 

Dichiara Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit: “Siamo orgogliosi di accompagnare nel suo percorso di crescita un’azienda che è riuscita a declinare al meglio la leva dell’innovazione in chiave green. L’operazione appena conclusa conferma l’impegno del nostro Gruppo nel supportare la realizzazione di un futuro economico sostenibile. Lo facciamo garantendo consulenza mirata e credito agevolato alle aziende del territorio che vogliono migliorare la qualità del proprio business in ottica ESG, invitandole a cogliere nuove opportunità di crescita”.

 

Dichiara Fabio Colombo, Responsabile Pmi Centro Sud di SACE: “FIVE rappresenta un’eccellenza italiana nella micromobilità con profonde radici sul territorio, che ha posto al centro dei propri piani di crescita l‘innovazione e la sostenibilità. Attraverso questa operazione, SACE conferma ancora una volta la propria missione di supporto alle imprese italiane, soprattutto Pmi, che caratterizzano il nostro tessuto imprenditoriale”.  

Nuova Kia Niro: a guidarla la musica di Mahmood

di Roberta Pasero
È la musica che gira intorno a Nuova Kia Niro. La musica di Mahmood che accompagnerà il pre lancio del crossover che dopo 10 anni torna con nuova energia.
 
“Il progetto Sounds Wonderful“, spiega Giuseppe Mazzara, direttore marketing Kia Italia, “vuole supportare il talento di giovani musicisti emergenti. Mahmood, con altri due coach, li aiuterà ad esibirsi su un palcoscenico a fianco di un artista affermato”. Il tutto culminerà il 9 luglio quando all’Arena Campo Marte di Brescia il talent vincitore aprirà il concerto di Mahmood. 

Altroconsumo: sui seggiolini per bimbi non si scherza

Un elemento fondamentale durante i brevi o lunghi tragitti in auto sono i seggiolini per i bambini – obbligatori per legge secondo l’art. 172 del Codice della strada – da non confondere con le alzatine prive di schienale, perché potrebbero essere non sufficientemente sicure in caso di incidenti stradali. Al fine di informare i consumatori sulla sicurezza di questi prodotti, Altroconsumo ha testato 165 seggiolini auto – selezionandone 27 destinati ai bambini più grandi – facenti parte del gruppo 2/3 o iSize 100-150 adatti per bambini dai 15 kg e di circa un metro di altezza.

 

Rispetto ai procedimenti nei test che verificano i requisiti minimi di legge necessari per l’omologazione dei seggiolini, quelli dell’inchiesta di Altroconsumo sono stati messi a dura prova, con velocità e decelerazioni più severe. Infatti, ogni prodotto è stato sottoposto a un crash test frontale a 64 km/h (la norma di omologazione prevede 50 km/h) e a un crash test laterale a 50 km/h (non previsto dalla ECE-R44 e introdotto dalla più recente ECE-R129).

 

I test sono stati ripetuti più volte e con il sedile installato in tutte le configurazioni previste(Isofix, cinture, contro il senso di marcia, nel senso di marcia e con manichini di diverse dimensioni), utilizzando manichini più moderni e realistici caratterizzati da sensori migliori, al fine di valutare l’impatto sulle aree più vulnerabili del corpo e i rischi di lesione.

 

In cima alla classifica per qualità, si trova il seggiolino Cybex Solution M-Fix SL giudicato come migliore del test. Si contendono invece il bollino di miglior acquisto in base al rapporto qualità/prezzo, Joie i-Trillo, Graco EverSure i-Size e CBX YARI, non classificati tra i primi posti, ma ugualmente efficaci. In ogni caso, perché il prodotto svolga la sua funzione e protegga in maniera impeccabile deve essere posizionato correttamente in auto.

Pirelli: a Bari un centro per lo sviluppo di software

Foto: Marco Tronchetti Provera e Michele Emiliano

Pirelli investe sulla Puglia e sulle competenze digitali dei suoi giovani aprendo a Bari un nuovo centro per lo sviluppo di software e soluzioni digitali. Il progetto nasce da un incontro costruttivo tra pubblico e privato e prevede 50 nuove assunzioni entro il 2025 tra neolaureati e manager specializzati nello sviluppo di software, in particolare in computer science, software engineering, data science, intelligenza artificiale, machine learning e smart manufacturing. Le nuove figure professionali andranno ad aggiungersi alle circa 160 persone che oggi lavorano nel team Digital Pirelli in Italia, con l’obiettivo di una maggiore internalizzazione di competenze digitali sulle aree più strategiche e differenzianti della strategia aziendale.

 

Il centro, per la cui realizzazione è stata presentata una domanda di agevolazione alla Regione, attraverso la misura Contratti di Programma, consentirà a Pirelli di rafforzare le attività di sviluppo di software, altamente strategiche nell’ambito della Digital Transformation da tempo intrapresa dall’azienda, e di valorizzare le competenze di un territorio divenuto oggi uno dei maggiori poli italiani nello sviluppo digitale. Il progetto prevede un investimento pari a 9 milioni tra il 2022 e giugno 2024, di cui una parte potrà essere finanziata dalla Regione Puglia in base ai progetti che Pirelli realizzerà.

 

Per valorizzare i giovani talenti del capoluogo pugliese, diventato in breve tempo un bacino di competenze legate a innovative discipline quali Data Science, Intelligenza Artificiale e Cyber Security, Pirelli ha avviato un programma di collaborazione con l’Università di Bari – in particolare con il suo Corso di Laurea in Computer Science e Data Science – e con il Politecnico di Bari – che ha tra i suoi corsi una Laurea in Ingegneria informatica e Trasformazione Digitale – che prevede la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo congiunti e iniziative quali career day, seminari e hackaton, oltre a programmi di stage e tirocini e borse di studio.

 

Lo sviluppo del nuovo centro consolida i legami tra Pirelli e il mondo universitario e rafforza il suo modello di open innovation che oggi vede l’azienda al lavoro su circa 40 progetti con 12 Università. Le collaborazioni dell’area Digital con il mondo accademico integrano e completano quelle della Ricerca & Sviluppo di Pirelli, con i suoi 13 centri di ricerca interni che occupano oltre 2mila persone a livello mondiale. In Italia, in particolare, Pirelli già collabora attivamente con Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università Bocconi, Università Cattolica, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Pisa e Università degli Studi di Milano Bicocca.

 

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia: “Marco Tronchetti Provera e la Pirelli sono uno di quei rarissimi punti di riferimento che questo Paese può offrire, da sempre attenti alle innovazioni tecnologiche e capaci di avere le giuste intuizioni su cosa accade nel mondo e di cosa il mondo ha bisogno. Oggi hanno avuto l’intuizione e la voglia di confrontarsi con la realtà pugliese, coinvolgendo lo straordinario capitale umano che sono i nostri studenti, i nostri ragazzi del Sud, spina dorsale del Paese. Siamo sicuri che con questo progetto riusciremo a trattenerli qui, permettendo loro di esprimere le grandi potenzialità e competenze acquisite in una terra che ha nel suo Dna l’innovazione e il rispetto delle regole”.

 

Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli: “Siamo orgogliosi di presentare la nuova sede di Pirelli a Bari, nel cuore del Sud, in un luogo così fertile di conoscenza digitale e di giovani talenti con voglia di imparare, crescere e fare. Ringrazio la Regione Puglia per il sostegno, certo che questo nuovo centro consentirà all’azienda, così come al territorio, diportare valore in termini economici, culturali e sociali”.

Milano e il primo Flagship store Alfa Romeo: per Imparato un ritorno al passato

di Roberta Pasero 
 
Jean-Philippe Imparato, amministratore delegato Alfa Romeo in Stellantis, torna in un luogo per lui storico e ricco di ricordi dove lavorò 15 anni fa quando era a capo di Citroën Italia. È la concessionaria di via Gattamelata, a Milano, un tempo quartier generale del “Double Chevron” che, segno del destino, l’ingegner Romeo vendette proprio a Citroën nel 1924.
 
Qui, Imparato ha inaugurato il primo flagship store mondiale di Alfa Romeo con il lancio ufficiale di Tonale. Ed è stata l’occasione per ricordare le strategie del marchio che, da qui al 2030, prevede un lancio ogni anno puntando sempre su qualità, stile italiano e motorizzazioni elettrificate.

Banca Ifis: l“Ecosistema della Bicicletta”

Foto: Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis 

Con oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021, l’Italia è il primo produttore europeo di biciclette e paese leader della smart mobilityUna crescita trainata dal fenomeno e-Bike e dal reshoring, ovvero il rientro in Italia delle attività produttive. Sostenuto anche l’incremento del fatturato, in aumento del +7,4% rispetto al 2020 a 1,6 miliardi di euro. Sono alcuni dei dati che emergono dalla seconda edizione della ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile. Lo studio, presentato nell’ambito dell’“Italian Green Road Award – Oscar del Cicloturismo Italiano”, di cui l’Istituto quest’anno è main partner, ha inoltre analizzato due trend che guidano lo sviluppo del comparto: reshoring e cicloturismo.

 

“L’Ecosistema della Bicicletta mette in luce quest’anno due fenomeni rilevanti per l’economia del Paese: l’ascesa del cicloturismo e il reshoring delle attività produttive. Per quanto riguarda il “viaggiare dolce”, lo studio rileva aspetti positivi per la sostenibilità, il benessere psico-fisico e l’inclusione, ma anche e soprattutto l’impulso che imprime all’economia, con risvolti immediati sui servizi e il turismo. Anche per questo –  in linea con l’obiettivo di Banca Ifis di promuovere la crescita sostenibile dei territori – abbiamo lavorato insieme ad autorevoli stakeholder del settore per mettere a sistema diverse competenze che lavorano per costruire uno sviluppo economico che abbia impatti positivi sull’ambiente e sulle comunità in cui operiamo”, ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis.

 

La ricerca evidenzia un settore particolarmente dinamico e resiliente: nel triennio 2021-2023, infatti, l’incremento nella produzione di biciclette è previsto di oltre il 7% anno su anno. In vetta l’eBike che con un +25% arriva a rappresentare l’11% della produzione (in aumento dal 9% dal 2020). L’Italia si conferma primo produttore europeo con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo, e con un saldo export/import di biciclette positivo per 1,3 milioni di pezzi e in crescita del +23% sul 2020.

 

L’aumento della domanda ha sostenuto anche i ricavi: +7.4% l’incremento nel 2021 sul 2020 e +7,3% la crescita media annua del fatturato dei produttori attesa nel biennio 2022-2023, alla fine del quale potrebbe superare 1,8 miliardi di euro. Il comparto italiano della biclicletta è caratterizzato da un alto tasso di innovazione: il 25% dei produttori ha aumentato la quota degli investimenti nel biennio 2020-2021 e un altro 70% li ha mantenuti invariati proseguendo sul percorso dell’innovazione tecnologica.

 

La volata del cicloturismo

Sono 4.900 i percorsi adatti alle due ruote per una lunghezza complessiva di 90.000 km; 4.940 operatori turistici con un’offerta cicloturistica e 4.550 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. Ecco alcuni dei numeri del cicloturismo italiano approfonditi nella ricerca. Sono 8 milioni gli italiani interessati al cicloturismo, pari a circa il 16% della popolazione maggiorenne. Il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica, e il Nord-Est la destinazione scelta più frequentemente (32% tra le mete cicloturistiche).

Se, come visto, l’Italia è un Paese ricco di percorsi, non necessariamente dedicati, il vero punto di svolta è costituito dalla varietà dell’offerta: non può esserci cicloturismo senza servizi, che sono sempre più richiesti. Nove in totale i servizi usualmente inclusi nei pacchetti turistici e 4 quelli più utilizzati dal cicloturista: noleggio della bicicletta, tour di gruppo, alloggio e copertura assicurativa. Il servizio destinato a crescere di più è la guida turistica. Questo fermento porta il 90% degli operatori turistici italiani a prevedere una crescita dei ricavi da cicloturismo.

 

Sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione

Il cicloturismo porta con sé i concetti di sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione, attivando circoli virtuosi in grado di valorizzare i territori. Allo stesso tempo, l’elevato costo dell’energia, e l’attenzione verso la sostenibilità potrebbero incentivare l’uso della bicicletta per una vacanza attiva. La maggiore accessibilità alle e-Bike per prezzo, performance e comfort la rendono più abbordabile anche dalle fasce di popolazione meno allenate o meno giovani e incentivano forme di turismo alternativo e più sostenibili come il cicloturismo e la mobilità dolce. Oltre 2 milioni di tonnellate di inquinamento da anidride carbonica e solforica vengono risparmiate ogni anno in Europa, grazie al “rientro” della produzione di bici, e-Bike e componenti nel vecchio continente. Ogni lavoro ricollocato nell’industria europea della bici porta a un risparmio che va dai 30 ai 50 milioni di tonnellate di emissioni nocive. Dal punto di vista della sostenibilità sociale, per ogni 1.000 bici riconsegnate all’assemblaggio ogni anno in Europa, vengono creati da 3 a 5 posti di lavoro, mentre per ogni 1.000 e-Bike l’intervallo è compreso tra 6 e 9 posti di lavoro.

 

Il reshoring

Il reshoring è uno dei principali trend che stanno guidando la crescita del settore, anche a causa di alcuni fenomeni innescati dal contesto macroeconomico: crisi delle catene mondiali di fornitura; aumento della domanda dovuto all’evoluzione della smart mobility; dazi antidumping; aumento dei costi di produzione nel Far East, nell’ultimo trentennio destinazione della delocalizzazione della produzione; qualità e innovazione, che favorisce i paesi tecnologicamente avanzati; impatto economico e ambientale dei trasporti.

 

Il Market Watch di Banca Ifis stima che la fabbricazione di 2,8 biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea. L’opportunità produttiva porta con sé la necessità di figure professionali con le competenze necessarie, che circa il 30% delle imprese ha attualmente difficoltà a trovare. Di conseguenza, gli imprenditori stanno reagendo: il 24% aumenterà gli investimenti destinati alla formazione del personale.

 

In tutta Europa, intanto, cresce l’interesse dei fondi di investimento verso l’industria della bicicletta: nel 2021 c’è stato un exploit con un  +175% nel numero di operazioni di M&A finalizzate e un incremento degli investimenti, anche sui servizi collaterali (da piattaforme di sharing a assicurazioni dedicate, fino al noleggio), che ha posizionato ancora una volta, la bicicletta come protagonista della rivoluzione nella mobilità.

Semiconduttori: primo passo verso la normalizzazione

Foxconn, uno dei più grandi produttori mondiali di elettronica che vanta una partnership con Stellantis, vede una seconda parte di 2022 più serena dal punto di vista dell’approvvigionamento di semiconduttori. Lo riporta Reuters che riprende le parole del presidente del gruppo, Liu Young-way, secondo cui il settore si sta dirigendo «in una direzione migliore» grazie anche all’allentamento dei blocchi nelle fabbriche in Cina, chiuse per i contagi da Covid-19. «Siamo abbastanza fiduciosi nella stabilità della nostra rete di approvvigionamento per la seconda metà di quest’anno», ha detto all’assemblea annuale degli azionisti Liu Young-way. Il governo di Shanghai consente agli operai nelle aree «a basso rischio» di tornare al lavoro in fabbrica.

 

Foxconn ha ribadito che se le limitazioni in Cina sulla pandemia hanno avuto un impatto sulla produzione globale, anche l’acquisto vero e proprio di tecnologia non è andato a gonfie vele, con i consumatori chiusi in casa. Foxconn ha avvertito gli azionisti che le entrate per le attività di elettronica, inclusi gli smartphone, potrebbero diminuire nell’attuale trimestre in chiusura a giugno, per via dell’aumento dell’inflazione. Ed è il motivo per cui l’azienda, che è partner anche di Apple per l’assemblaggio degli iPhone, mira a conquistare nuovi mercati, come quello dei semiconduttori e hardware per le automobili.

 

La previsione è di raggiungere il 5% della fetta globale di tale segmento entro la fine del 2025. Un’ascesa che vede come vettore principale la fornitura di chip per veicoli elettrici, molti dei quali sono piccoli circuiti integrati, compresi quelli utilizzati nella gestione dell’alimentazione delle automobili. Non a caso uno dei pilastri dell’industria automotive elettrica e ibrida, Toyota, a marzo ha annunciato di aver tagliato la produzione del 20% proprio per la carenza di chip. «Un’auto che costa decine di migliaia di dollari non può essere bloccata perché manca un minuscolo chip del valore di cinquanta centesimi» ha sottolineato il presidente.