Crisi del Mar Rosso: focus ANFIA sugli impatti per il settore automotive

Crisi del Mar Rosso: focus ANFIA sugli impatti per il settore automotive

ANFIA ha realizzato il Focus “La crisi del Mar Rosso” relativo ai risultati della survey condotta per valutare le implicazioni della crisi del Mar Rosso sulle dinamiche del trasporto marittimo e per capire se e come le potenziali interruzioni della supply chain influenzeranno il settore automobilistico in Italia e in Europa. Circa il 30% del trasporto mondiale di container passa attraverso il Mar Rosso, una rotta chiave per petroliere e gas, così come per il trasporto di rinfuse.

 

Gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi portacontainer hanno spinto le compagnie di navigazione a trovare nuove rotte, reindirizzando verso il Capo di Buona Speranza oltre 200 miliardi di dollari di flussi commerciali dalle ultime settimane del 2023. Le nuove rotte stanno ritardando le consegne e contestualmente aumentando i costi di spedizione, con una forte esposizione ad una nuova interruzione nel commercio globale.

I rispondenti alla survey costituiscono un campione di circa 70 aziende, prevalentemente componentisti. Tra i risultati emersi, solo il 16% degli intervistati ritiene che la Crisi nel Mar Rosso non impatti il proprio business. I principali impatti registrati riguardano le tempistiche nella consegna, che risultano maggiori rispetto al normale, mentre il principale segmento di prodotti di cui gli intervistati riscontrano maggiori difficoltà nel reperimento sono le materie prime.

Analisi CLEPA: tra i fornitori automobilistici l’incertezza avanza

Analisi CLEPA: tra i fornitori automobilistici l'incertezza avanza

CLEPA e McKinsey & Company svelano gli ultimi approfondimenti sullo stato di salute e sul sentiment dell’industria europea delle forniture automobilistiche attraverso il loro sondaggio semestrale. Con oltre 130 risposte, l’indagine fornisce prospettive complete sul clima economico del settore, sulle tendenze, sulle sfide attuali e sulle opportunità. L’industria europea delle forniture automobilistiche, un pilastro vitale dell’economia dell’UE, si trova ad affrontare la volatilità e l’incertezza sia dei suoi clienti sia dei fornitori a monte. Nonostante i notevoli ostacoli, gli operatori del settore mantengono un cauto ottimismo, affrontando le sfide e definendo strategie per la trasformazione.

 

Sentiment del settore e proiezioni di redditività

Gli elevati livelli di incertezza che circondano i nuovi progetti e la domanda di veicoli elettrici in Europa, insieme alla pressione dei produttori di veicoli (OEM) per tagliare i costi e alle preoccupazioni sulla competitività dell’UE, stanno contribuendo al deterioramento della fiducia delle imprese nel settore. Come risultato di queste sfide, il 25% dei fornitori prevede di operare a livelli di redditività marginali o negativi, mentre solo il 37% prevede una redditività superiore al 5%. Mentre il 47% dei fornitori prevede un aumento dei ricavi per il 2024, il 31% prevede un calo.

Lukas Michor, co-responsabile del settore fornitori EMEA di McKinsey, afferma: “Le prospettive per il settore delle forniture automobilistiche sono peggiorate negli ultimi dodici mesi. Mentre alcuni fornitori sono riusciti a migliorare strutturalmente la propria base di costi durante il COVID-19 e sono ora in grado di trarne i benefici, la maggior parte continua ad affrontare sfide significative. L’elevata incertezza riguardo al futuro sviluppo del mercato e alla transizione ai veicoli elettrici è una delle principali preoccupazioni”.

Il Pulse Check rivela che i fornitori si trovano ad affrontare dure trattative sui prezzi da parte degli OEM, con il 74% che cita le compensazioni OEM insufficienti come la sfida operativa più urgente, seguita dalla riduzione della domanda (52%), dalle interruzioni nella catena di fornitura (24%) e dai fornitori che si spostano verso altri paesi. altri settori (20%). Di conseguenza, il 70% degli intervistati dà priorità alle rinegoziazioni commerciali con i clienti OEM per compensare i costi di produzione inflazionistici.

Benjamin Krieger, segretario generale del CLEPA, sottolinea le preoccupazioni del settore, affermando: “Più della metà dei fornitori europei teme che i costi di produzione rendano l’UE non competitiva, e il 65% del settore opera a livelli di redditività che non sono sufficienti a sostenere gli investimenti. Il peggioramento del sentiment su entrambi questi fronti rispetto a sei mesi fa evidenzia la necessità di rafforzare la competitività dell’UE”.

 

Prospettive di crescita aziendale e allocazione delle risorse

L’indagine evidenzia anche le sfide strategiche, tra cui la diminuzione della competitività dell’UE dovuta agli elevati costi di produzione (54%) e una più rapida implementazione della tecnologia in altre regioni (39%). Le previsioni indicano prospettive modeste per la crescita del business dalla Cina, con solo il 31% dei fornitori che si aspetta una quota sostanziale del business futuro da questo mercato.

In risposta alle crescenti sfide, i fornitori stanno intensificando l’allocazione delle risorse verso la ricerca e sviluppo e la produzione, ottimizzando al tempo stesso gli incrementi di efficienza. Inoltre, il 58% degli intervistati identifica l’ottimizzazione della progettazione dei materiali e dei componenti come fondamentale per ottenere una struttura dei costi ottimizzata, mentre il 54% sottolinea l’importanza del miglioramento dell’efficienza nella produzione.

Inoltre, i fornitori europei considerano la diminuzione della competitività dell’UE dovuta all’elevata struttura dei costi di produzione (54%) e alla più rapida implementazione della tecnologia in altre regioni (39%) come le principali sfide strategiche. Anche la competitività dei costi e i cicli di sviluppo dei prodotti rappresentano una preoccupazione specifica per i fornitori che operano in Cina.

La difficoltà nell’implementazione dei requisiti OEM (24%) e il rispetto degli obiettivi sulle emissioni (22%) sono preoccupazioni strategiche per una parte più piccola della catena di fornitura. Tuttavia, gli obiettivi di riduzione della CO2 rappresentano una sfida importante per il settore nel suo complesso, con il 52% che considera i cambiamenti necessari nella catena di approvvigionamento e nell’impronta produttiva come la sfida più rilevante.

L’indagine ha anche rivelato che la necessità di assumere e sviluppare talenti qualificati, compresi gli ingegneri del software, rappresenta una sfida importante. Due terzi dei fornitori stanno attualmente riqualificando la propria forza lavoro o stanno pianificando di farlo, indicando una risposta proattiva alla sfida dei talenti.

Foto di C Joyful su Unsplash

Cambio gomme: il vademecum per l’automobilista

Cambio gomme: il vademecum per l'automobilista

A partire dallo scorso 15 aprile è opportuno o necessario sostituire i pneumatici invernali con quelli estivi. Gli automobilisti che hanno montati pneumatici invernali con un codice di velocità inferiore rispetto a quello riportato in carta di circolazione, fino a Q (160 km/h), possono effettuare il cambio entro il 15 maggio: un mese rispetto alla fine delle Ordinanze, rimontando le gomme di tipo estivo, con caratteristiche prestazionali di serie, ovvero quelle riportate nel libretto di circolazione, come precisato dal ministero dei trasporti (Circolare n. 1049 del 17 gennaio 2014).
 
La circolazione non è consentita dal 16 maggio al 14 ottobre, per chi monta gomme M+S, i pneumatici invernali, con codici di velocità inferiori a quelli riportati sulla carta di circolazione: pena importanti sanzioni pecuniarie che possono prevedere anche il ritiro della carta di circolazione e l’invio in revisione del veicolo.
 
Gli automobilisti che hanno montati pneumatici invernali con codice di velocità uguale o superiore rispetto a quanto previsto in carta di circolazione potranno provvedere al cambio anche in tempi successivi, ma ciò non è consigliabile.
 
I benefici del cambio gomme per l’automobilista sono diversi. La sicurezza stradale è in cima alla lista con un dato che riguarda una riduzione dello spazio frenata fino al 20%. La composizione della mescola del pneumatico ed il suo disegno battistrada sono realizzati con materiali e logiche tecniche diverse proprio per adattarsi alle situazioni climatiche tipiche dello specifico periodo stagionale L’attenzione al tipo di pneumatico adatto alla stagione ed al veicolo, deve essere accompagnata dalla scelta consapevole del professionista a cui affidarsi. Il gommista, se qualificato, sarà in grado di fornire i migliori consigli possibili così da soddisfare al meglio le esigenze dell’automobilista.
 
Le Associazione dei Costruttori e dei Rivenditori Specialisti di pneumatici suggeriscono di prenotare telefonicamente il cambio gomme e di non presentarsi senza appuntamento dal gommista evitando così inutili attese.
 
Il cambio gomme è particolarmente importante anche perché è l’occasione per controllare l’usura del battistrada, la presenza di tagli e danneggiamenti sui fianchi, nonché per ripristinare l’idonea pressione di gonfiaggio unitamente all’equilibratura e convergenza.
 
Come in inverno l’equipaggiamento invernale offre la migliore sicurezza e comfort di guida, così in estate utilizzare un treno di gomme estive consente una riduzione degli spazi di frenata ed una ottimizzazione dei consumi. Infatti, viaggiare con pneumatici sgonfi, oltre a dare luogo a problemi di insicurezza di guida, produce un maggior consumo di carburante con conseguente inutile e proporzionale aumento di emissioni dannose.
 
I pneumatici dispongono di una specifica etichettatura energetica che fornisce una serie di informazioni tecniche riguardanti le caratteristiche specifiche di quel pneumatico. Le gomme di classe A o B, cioè le due classi migliori rispetto a quelli di  classe E, la peggiore, permettono di ridurre il consumo di carburante nonché gli spazi di frenata su bagnato: due vantaggi che vanno nella direzione di un’attenzione all’ambiente e alla sicurezza stradale, salvaguardando il nostro portafoglio.

Foto ufficio stampa Assogomma 

Arval Italia e GiPA: il mercato dell’usato, primeggia il Diesel

Arval Italia e GiPA: il mercato dell'usato, primeggia il Doesel

Compattautilitaria o city-car, ad alimentazione Diesel o benzina, con un’età media poco superiore ai 10 anni e con circa 77.000 chilometri già all’attivo: è questo l’identikit dell’auto usata acquistata dagli italiani. A dirlo è un’indagine* commissionata da Arval Italia, società del Gruppo BNP Paribas che opera nel settore del noleggio auto e nelle soluzioni di mobilità, e realizzata da GiPA, Automotive Market Intelligence, leader di mercato nel post-vendita automobilistico con una conoscenza approfondita in oltre 30 Paesi.

L’obiettivo dell’indagine, voluta dalla Direzione Remarketing che, all’interno di Arval, si occupa della rivendita delle auto giunte al termine del ciclo di noleggio, è approfondire il processo di acquisto di una vettura di seconda mano dei consumatori privati, per capirne le abitudini e gli elementi che condizionano le loro scelte.

L’analisi è quindi svolta su un comparto, quello delle auto usate, che riveste un’importanza significativa nel mercato auto italiano, costituendo oggi nel complesso il 37% del parco circolante, che si attesta a quasi 33 milioni di veicoli e che, nonostante i recenti anni difficili per le immatricolazioni di veicoli nuovi, è comunque cresciuto del 5% in 10 anni.

 

Target e scelta

Il 37% dei rispondenti all’indagine è costituito da uomini e il 63% da donne, nel 39% dei casi si tratta di persone tra i 35 e i 49 anni, seguono gli ultracinquantenni con il 34% e gli under 34 al 27%. Il 68% dei possessori di vetture di seconda mano, inoltre, è professionalmente attivo e il 50% abita nel Nord d’Italia.

Per quanto concerne invece le auto usate in loro possesso, queste hanno mediamente poco più di 10 anni ma sono oltre la metà quelle che hanno già più di 7 anni e il 20% supera addirittura i 20 anni di età, dato che sale al 29% se si considerano solamente le auto usate del campione che risiede nelle isole.

In media, le vetture di seconda mano del campione hanno percorso quasi 77.000 chilometri. Il 31% delle vetture ha già percorso più di 100.000 chilometri nella propria vita ma il 25% meno di 25.000.

Le auto ibride ed elettriche pesano tra le vetture di seconda mano rispettivamente il 6% e l’1%, come nel parco circolante totale. Il 43% è costituito da vetture Diesel, una percentuale superiore di 3 punti rispetto al totale del parco circolante.

 

Processo decisionale

Il 54% degli acquirenti ha scelto in autonomia l’auto usata da acquistare mentre il 42% ha delegato la scelta a un’altra persona. Dall’indagine, emerge anche che la scelta dell’auto usata è definita fin dal principio del processo di acquisto, perché solo nel 13% dei casi, l’intenzione iniziale era l’acquisto di un’auto nuova. Tra le motivazioni per la scelta di un veicolo usato c’è il prezzo di acquisto, considerato troppo alto per un’auto nuova per il 64% del campione, la svalutazione rapida del mezzo (16%) e i tempi di consegna del nuovo ancora troppo lunghi (12%).

Il costo del veicolo è anche la motivazione principale di chi ha acquistato una vettura diversa da quella inizialmente desiderata, casistica che si è verificata nel 41% dei casi.

E se il 75% degli acquirenti ha cercato informazioni sull’auto prima di acquistarla (l’80% di questi su internet), soprattutto sul chilometraggio reale della vettura, sul rispetto della manutenzione programmata e su eventuali incidenti occorsi, il 66% di loro ha poi finalizzato l’acquisto in un luogo fisico e più di un quarto dichiara di aver acquistato in modalità mista (fisico+online). Per quanto concerne i luoghi fisici, si tratta in primis di transazioni tra privati (34% dei casi), poi di concessionari ufficiali (31%), di salonisti indipendenti (30%), quindi di autoriparatori (8%).

Coloro che invece hanno optato per i canali digitali si sono rivolti principalmente a portali di vendita di vetture usate, ai social media, o ai salonisti indipendenti e ai concessionari tramite App.

orientare la scelta sul canale di acquisizione dell’auto è ancora una volta il prezzo di acquisto a cui segue la fiducia che si ripone nel venditore e l’esperienza di questo e quindi la ricerca di competenza nel settore. Nel complesso, gli acquirenti di auto usate risultano soddisfatti della propria esperienza nell’87% dei casi nel 42% riacquisterebbero assolutamente una vettura usata in futuro. Nelle intenzioni per un prossimo acquisto, cresce la percentuale di coloro che opterebbero per acquistare l’auto in un luogo fisico, informandosi però prima online.

Grazie alla collaborazione tra Arval Italia e GiPA, è stato possibile capire come si muovono i privati che scelgono di acquistare un veicolo usato. I dati emersi dalla ricerca ci confermano l’importanza del settore dei veicoli usati in Italia e noi siamo tra i principali “produttori” di usato, immettendo nel mercato oltre 50.000 veicoli ogni anno. Che si tratti di vetture destinate ai professionisti del settore o ai privati tramite i nostri partner, siamo in grado di mettere a disposizione mezzi attentamente selezionati” dichiara Emmanuel Lufray, direttore Remarketing di Arval Italia. “Con Arval AutoSelect, la nostra selezione di veicoli dedicati ai clienti privati in vendita o a noleggio, offriamo vetture sottoposte a scrupolosi check-up tecnici, chilometraggio certificato, attestato manutentivo, garanzia di unico proprietario e assenza di incidenti gravi. In questo modo, vogliamo garantire un acquisto sicuro a tutti coloro che scelgono una vettura usata, con la serenità di avere un prodotto di qualità, allungando al contempo il ciclo di vita del veicolo”.

La ricerca è stata realizzata nel mese di novembre 2023. È stato intervistato con metodo CAWI un campione di 1.022 possessori di automobili private acquistate usate nel 2022-2023

Foto di Zakaria Zayane su Unsplash

TUC.tiny: ecco l’USB della Mobilità

TUC.tiny: ecco l'USB della Mobilità

Foto, Ludovico Campana, Ceo di TUC.technology

Nell’ambito della prima giornata nazionale del Made in Italy, TUC ha introdotto una notevole innovazione nel settore della mobilità con la presentazione in Digital World Première di TUC.tiny, attraverso una trasmissione in streaming disponibile sul sito www.tuc.technology. Questo nuovo prodotto rappresenta un importante avanzamento per la “Rivoluzione della Mobilità”, posizionandosi come un elemento chiave nell’evoluzione tecnologica del trasporto.

TUC.tiny è una versione ridotta e più compatta di TUC 3.0, tecnologia industrializzata lanciata dall’azienda l’anno scorso. Mantiene tutte le funzionalità essenziali del brevetto originale di TUC.technology, ma introduce una novità significativa con l’integrazione della tecnologia USB di Tipo C. Questo la rende una sorta di “USB della Mobilità”, progettata per integrare e semplificare l’interazione tra utenti e veicoli, unendo in modo innovativo la mobilità con la vita quotidiana.

Il nuovo TUC.tiny è il risultato di un’intensa ricerca nel campo della miniaturizzazione tecnologica, ponendo l’azienda all’avanguardia nell’innovazione nel settore della mobilità. L’obiettivo è offrire una soluzione praticabile tanto per i grandi player dell’industria quanto per gli utenti finali, seguendo un approccio centrato sull’essere umano che si adatta perfettamente alle esigenze di entrambi.

Per la presentazione di TUC.tiny, è stato creato un concept di abitacolo completamente modulare in collaborazione con La Bottega Torinese. Questo design permette una personalizzazione estrema e una flessibilità massima, rispondendo dinamicamente alle necessità specifiche degli utenti. Il concept si basa su un’idea di trasformabilità e personalizzazione senza limiti, facilitata dalla tecnologia TUC.technology.

Questa nuova soluzione consente un’integrazione sicura e agevole di dispositivi personali e specifici del settore automobilistico direttamente nella plancia modulare del veicolo. Questo non solo rende il loro uso più immediato e semplice ma assicura anche la durata e la robustezza attraverso un sistema di chiusura che incorpora tecnologia NFC per un controllo affidabile delle funzioni di blocco e sblocco.

Il lancio di TUC.tiny non rappresenta solo un progresso per il settore automobilistico; segna anche l‘inizio di un nuovo percorso che si estende ad altri settori, come quello aerospaziale. Questo è evidenziato dalla collaborazione con ALTEC, che mira a integrare la tecnologia TUC.technology in progetti di mobilità aerospaziale, spingendo oltre i confini dell’innovazione tecnologica.

TUC.technology è un’azienda innovativa nel settore della mobilità che si concentra sullo sviluppo di tecnologie modulari e integrabili per i veicoli. Il loro approccio si basa sull’idea di rendere i componenti dei veicoli intercambiabili e facilmente aggiornabili, simile al concetto di “USB della mobilità”. Questo permette una maggiore flessibilità e personalizzazione dei veicoli, adattandosi alle esigenze specifiche degli utenti e promuovendo al contempo la sostenibilità attraverso la riduzione dei rifiuti e il prolungamento della vita utile dei veicoli. La loro tecnologia è progettata per essere applicata in diversi settori della mobilità, non solo automobilistico, ma anche aerospaziale e altri, espandendo le possibilità di integrazione e innovazione in questi campi.

Trasporto connesso e decarbonizzzazione: Geotab analizza progressi e sfide

Trasporto connesso e decarbonizzzazione: Geotab analizza progressi e sfide

Geotab, leader globale nell’ambito della tecnologia per i veicoli connessi, presenta il Report sulla sostenibità e l’impatto ambientale 2023, che evidenzia come gli approfondimenti guidati dai dati stiano aiutando Geotab e le aziende di tutto il mondo a misurare e raggiungere in modo più efficiente gli obiettivi per la salvaguardia del clima. Inoltre, il report approfondisce le sfide più complesse legate all’urgenza di bilanciare l’impatto ambientale con le esigenze di business, come ad esempio l’aumento dei viaggi di lavoro e la necessità di una maggiore trasparenza in merito alle emissioni di Scope 3.

“La crisi climatica richiede una risposta. L’industria dei trasporti è una dei principali responsabili delle emissioni di CO₂ e ha l’enorme opportunità di avere un impatto positivo nel breve termine. In qualità di partner che lavora a stretto contatto con le aziende che operano nel settore, abbiamo l’obbligo morale di fare la nostra parte per sostenere la riduzione delle emissioni di carbonio, non solo per noi stessi, ma anche per i nostri clienti. È necessario un approccio collaborativo: ci sono troppe sfide che non possono essere affrontate e risolte individualmente”, ha dichiarato Neil Cawse, Founder e CEO di Geotab.

Il principale contributo che Geotab può fornire consiste nello sfruttare l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale per guidare clienti e partner lungo il processo di trasformazione, consentendo loro di prendere decisioni informate, segnalando e tracciando i progressi in tutte le fasi del percorso verso la sostenibilità. I dati relativi al consumo di carburante, alle rotte, alla gestione delle emissioni, all’ottimizzazione del comportamento di guida (per esempio con la riduzione delle frenate brusche), oltre che all’integrazione dei veicoli elettrici nelle flotte, contribuiscono anche a contenere i costi e a migliorare i profitti.

Nell’ambito del suo impegno verso la creazione di mondo più sostenibile, Geotab si propone di raggiungere le zero emissioni entro il 2040 – quindi un decennio in anticipo rispetto a quanto richiesto dagli Accordi di Parigi – e punta a una riduzione del 50% delle emissioni di Scope 1, 2 e 3 entro il 2030.

 

I progressi raggiunti finora

L’edizione 2023 del report evidenzia come Geotab, nell’ultimo anno, abbia compiuto significativi progressi nella riduzione delle emissioni operative dirette e indirette. Nello Scope 1, che tiene conto delle emissioni provenienti da fonti controllate da Geotab o di sua proprietà, l’azienda ha visto una riduzione del 47% delle emissioni di gas serra nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019). Nello Scope 2, che traccia le emissioni indirette risultanti dall’acquisto di elettricità, l’azienda ha riscontrato una diminuzione del 35% delle emissioni di gas serra nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019).

 

Ulteriori risultati nel 2023

Nuove collaborazioni per promuovere il cambiamento: formazione della Geotab Sustainability Alliance, composta da oltre 28 partner che offrono soluzioni integrate per aiutare le flotte a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. Importanti progressi in ambito ricerca e sviluppo: inaugurazione del Geotab Automotive Innovation and Research Hub a High Wycombe, in Inghilterra, dedicato all’avanzamento nel campo dell’intelligenza dei dati, necessaria per favorire l’elettrificazione su scala nel settore dei trasporti. Geotab supporta oltre 300 marche di modelli di veicoli elettrici a livello globale.

Migliore dirottamento dei rifiuti: nell’Unione Europea Geotab sta lavorando a una serie di iniziative volte a soddisfare i requisiti di conformità alla direttiva RAEE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Riconoscimenti e premi per la leadership e i risultati ottenuti a favore dell’ambiente: medaglia di bronzo EcoVadis la valutazione di sostenibilità e Bronze Stevie Award nelle categorie Sustainability Product of the Year e leadership nella sostenibilità.

 

Le sfide da affrontare

Il report individua alcune aree di miglioramento che riflettono una serie di sfide condivise, in generale, con l’intero settore. Riguardo lo Scope 3, che traccia le emissioni indirette, come per esempio quelle legate alle attività della catena di approvvigionamento, Geotab ha registrato un aumento dell’11% nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019), dovuto principalmente a maggiori acquisti di beni e servizi e all’aumento dei viaggi di lavoro e del pendolarismo.

Difficoltà nella raccolta di dati accurati e affidabili sulle emissioni di Scope 3 in tutta la filiera, principalmente a causa della diversa disponibilità di dati nelle varie regioni. Tutto questo sottolinea l’importanza di un’ulteriore collaborazione con i partner della supply chain e i produttori per ottenere una tracciabilità completa, dalle materie prime alla fine del ciclo di vita; inoltre, un maggiore utilizzo dei dati contribuirà a garantire un più elevato livello trasparenza e una migliorata capacità di comprensione delle sfide da affrontare.

“Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti finora, ma sappiamo che c’è ancora molto da fare se vogliamo portare a termine il nostro viaggio verso l’azzeramento delle emissioni, in particolare per quanto riguarda lo Scope 3. Accelereremo il passo per raggiungere l’obiettivo, sfruttando la potenza dei dati per realizzare le nostre ambizioni e quelle dei nostri clienti”, ha aggiunto Cawse.

Il rapporto è stato redatto facendo riferimento agli standard della Global Reporting Initiative (GRI) e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

Foto fornita da Geotab

Intelligenza artificiale: cosa portetà di positivi all’automotive

Intelligenza artificiale: cosa portetà di positivi all'automotive

Uno studio ha rivelato che le applicazioni di intelligenza artificiale nell’industria automobilistica potrebbero generare un valore di 215 miliardi di dollari entro il 2025. Il team dell’International Drivers Association è interessato a capire come ciò potrebbe influenzare i prezzi delle auto. Questo potrebbe essere il segreto per auto più economiche in futuro? In questo articolo, il nostro team ha discusso alcune possibilità promettenti.

 

L’Intelligenza Artificiale Generativa potrebbe rendere le auto del futuro più economiche?

L’innovazione nel settore automobilistico si è prevalentemente concentrata sul miglioramento della sicurezza, delle prestazioni e dell’estetica del design. Oggi, l’intelligenza artificiale (AI) è il catalizzatore potente per un cambio di paradigma nel settore, offrendo nuove opportunità di trasformazione.

Ma la domanda affascinante al confine tra immaginazione e realtà è che l’AI potrebbe rendere le auto del futuro più economiche? La risposta, quando guardiamo al potenziale dell’AI generativa nella produzione di auto, sembra più promettente che mai. Inoltre, secondo Dominic Wyatt, un esperto del settore automobilistico dell’International Drivers Association, “L’AI generativa ha il potenziale per ridurre notevolmente i tempi e i costi di produzione dei veicoli.”

Quindi, ciò significa che le auto del futuro potrebbero diventare più economiche? Andiamo a scoprirlo! L’AI sta Rivoluzionando e Riscrivendo la Produzione di Auto. L’intelligenza artificiale ha trasformato molti settori, e l’industria automobilistica non fa eccezione. Un articolo pubblicato da Yahoo! Finance afferma che l’AI sta ridefinendo l’industria automobilistica, dalla progettazione alla produzione e ai test.

La tecnologia funziona utilizzando un algoritmo per elaborare dati provenienti da diverse fonti. Questi possono includere tutto, dai modelli di auto esistenti alle preferenze degli utenti in termini di estetica, efficienza energetica e caratteristiche di sicurezza. La produzione intelligente sfrutta anche le tecnologie AI per semplificare il processo, aumentare l’efficienza, ottimizzare le risorse e ridurre i costi operativi. Tuttavia, è l’ambito in crescita dell’AI generativa che può veramente rivoluzionare il processo di produzione di auto e influenzare significativamente i prezzi.

 

Il nuovo architetto del design automobilistico

Nella produzione di auto, l’AI generativa può fornire soluzioni per problemi di design sofisticati, considerando vari fattori come estetica, aerodinamica, efficienza del carburante, sicurezza dei passeggeri e impatto ambientale. Tutto ciò può essere raggiunto minimizzando l’uso dei materiali, riducendo in definitiva i costi di produzione.

Secondo il rapporto di McKinsey, “Artificial Intelligence: Automotive’s New Value-Creating Engine”, le applicazioni di AI in R&D, produzione e catene di fornitura potrebbero generare un valore di 215 miliardi di dollari entro il 2025. Quindi, Dove Entra in Gioco l’Accessibilità Economica? Dominic Wyatt evidenzia vari punti su come l’AI generativa potrebbe essere rivoluzionaria nella produzione di auto.

 

Efficienza del design

L’AI generativa può dare il via a un’era di efficienza del design mai vista prima. Iterando rapidamente migliaia di design e perfezionandoli in base a parametri di funzionalità, sicurezza e costo, gli ingegneri possono arrivare a design ottimali più velocemente rispetto ai metodi tradizionali. Questa fase di design accelerata potrebbe anche ridurre i costi del lavoro, contribuendo a rendere le auto più economiche.

 

Produzione di precisione

I design generativi che assicurano un uso minimo dei materiali, combinati con metodi di produzione di precisione basati sull’AI come la stampa 3D, potrebbero portare a significativi risparmi sui costi dei materiali. Secondo uno studio, i robot controllati dall’AI utilizzati nelle linee di montaggio potrebbero ridurre i costi di produzione dal 20% al 50%. Nel complesso, garantisce un uso ottimale del materiale, minimizzando gli sprechi.

 

Manutenzione predittiva

Allo stesso modo, l’integrazione dell’AI nelle macchine di produzione per la manutenzione predittiva può portare a efficienze in termini di costi. Secondo un sondaggio condotto da Deloitte, i guasti e le manutenzioni non programmate potrebbero diminuire fino al 70% e i tempi di inattività del 50%.

 

Ottimizzazione della catena di fornitura

L’AI generativa può anche ottimizzare la catena di fornitura prevedendo i colli di bottiglia, gestendo efficacemente l’inventario, riducendo gli sprechi e migliorando l’efficienza delle consegne, riducendo ulteriormente i costi di produzione di un’auto.

 

Riduzione dei tempi di produzione

Un’area in cui l’AI generativa eccelle è la riduzione dei tempi di produzione. Produzione rapida di design: un sistema di AI generativa può produrre centinaia di varianti di design uniche in una frazione del tempo che impiegherebbe un team di ingegneri umani. Miglioramento dell’elaborazione del design: può valutare e perfezionare rapidamente questi design, riducendo il tempo impiegato dai metodi tradizionali di progettazione e modifica.

Dominic Wyatt sottolinea: “Il tempo è il principale determinante dei costi in qualsiasi processo di produzione, compresa la produzione di auto. Riducendo al minimo il tempo di progettazione e produzione, possiamo sperare di vedere una significativa riduzione dei costi di produzione“.

 

L’Equazione dell’accessibilità delle auto

L’assunto generale è che la tecnologia equivale a un prezzo più alto, ma con l’AI generativa, potremmo vedere un cambiamento in questa mentalità. Gli ampi risparmi in termini di design, materiali e produzione potrebbero ridurre i costi di produzione complessivi. Wyatt lo riassume bene: “L’accessibilità economica delle auto del futuro non arriverà eliminando tecnologia o funzionalità; invece, arriverà da un uso intelligente delle risorse, sfruttando tecnologie all’avanguardia, come l’AI generativa”.

C’è ancora molta strada da fare prima che l’AI generativa venga pienamente integrata nella produzione di auto. Ma i casi iniziali hanno mostrato risultati promettenti, soprattutto nella riduzione dei costi e dei tempi. Tuttavia, come ogni nuova tecnologia, anche l’AI generativa presenta delle sfide. Integrare l’AI generativa nel processo di produzione di auto richiederà un aggiornamento delle infrastrutture, un cambiamento nelle dinamiche del lavoro e una comprensione dei nuovi quadri di rischio.

Pertanto, l’impatto totale dell’AI generativa sull’accessibilità economica delle auto dipenderà da quanto velocemente e bene l’industria automobilistica può adattarsi a questa tecnologia. Ma offre alternative valide ai processi di produzione tradizionali dove sono necessari risparmi sui costi ed efficienza.

 

 

Produzione auto e futuro: punti di vista sullo scenario globale

Produzione auto e futuro: punti di vista sullo scenario globale

L’industria automobilistica globale ha registrato un fatturato di 2,56 trilioni di dollari nel 2023, rappresentando il 7% del PIL dell’UE. L’Italia, dopo una forte flessione nella produzione (-61,9% tra il 2000 e il 2023) è oggi in ripresa: il 2023 registra +15% vs 2022. La chiave per la crescita del settore: puntare su elettrico, componentistica e lotta alla contraffazione. Questo ciò che emerge dal report di Rome Business School “Il futuro dell’automotive. Produzione, sostenibilità e lotta alla contraffazione” a cura di Francesco Baldi, Docente dell’International Master in Finance di Rome Business School, Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

L’Italia nel panorama europeo 

A fine 2023 l’Italia era ultima per produzione di autovetture tra i quattro maggiori produttori in Europa: 540mila autovetture, contro i 4,1 milioni in Germania, gli 1,9 milioni in Spagna, e 1 milione in Francia (ANFIA). Tra le potenze europee, sono state Italia e Francia a registrare la riduzione maggiormente nella produzione di automobili tra il 2000 e il 2023, rispettivamente -61,9% e -63,2%. Anche Germania (-19,8%) e Spagna (-19,4%) riscontrano flessioni nel comparto produttivo, ma in misura minore. Nonostante la quota di mercato italiana sia scesa dal 3,5% del 2000 a poco meno dello 0,8% a fine 2023, l’Italia è oggi in debole ripresa, registrando un +15% nel 2023 vs 2022. “Profonda è stata la riduzione in termini produttivi del settore automotive. Tuttavia, l’Italia gode da sempre di una classe operaia altamente specializzata nella produzione di automobili e di designer di fama mondiale. La reputazione delle Case automobilistiche italiane è infatti uno dei punti di forza del settore”, afferma Francesco Baldi.

La ripresa italiana post pandemica

Nel 2021, le 2.329 imprese produttrici di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi operanti in Italia hanno generato un fatturato pari a 68,5 miliardi di euro, +12,7% rispetto all’anno pandemico 2020 e +4,8% rispetto al 2019. L’85% di questo fatturato deriva dalle grandi imprese, nonostante in termini numerici esse pesino solamente il 4% del comparto (93 unità su 2.329). Non solo, anche se nel loro insieme le imprese produttrici di veicoli nel 2021 rappresentano solo lo 0,6% del settore manifatturiero italiano, hanno generato ben il 6,4% dei ricavi dell’intera manifattura italiana. Baldi evidenzia che “Il settore automotive italiano è caratterizzato dall’elevata frammentazione delle imprese: tante microimprese (fino a 9 addetti) che dominano numericamente (aumentate del 28,7% nel 2008-2021), ma che contribuiscono modestamente alla crescita del fatturato (solo l’1% del totale). Gran parte del fatturato del settore (85%) è infatti generato dalle grandi imprese (con 250 e più addetti), pur rappresentando esse solo il 4% del comparto (93 su 2.329).” Analizzando il numero di occupati invece, tra il 2019 e il 2021 si è ridotto di 4.349 unità rispetto al 2020 e di 333 unità rispetto al 2019, in totale 168.581 le unità.

Infine, studiando in un arco temporale più ampio, 2008-2021, le imprese del settore automotive italiano risultano aumentate del 3,1% passando dalle 2.260 del 2008 alle 2.329 unità nel 2021, registrando un aumento di fatturato del +7,3% rispetto il 2008. In merito ai salari del settore, lo stipendio per occupato è incrementato del 27%, e passa da 26.629€ a 33.816 euro. Il maggior aumento salariale è stato osservato nelle imprese produttrici di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi con 10-19 addetti (+33,5% tra il 2008 e il 2021). Secondo Massimiliano Parco, “l’aumento salariale unitario è derivato sia da una crescente spesa per i salari da parte delle imprese del settore automotive, aumentata tra il 2008 e il 2021 del 16,5%, sia da un calo nel numero di occupati, -8,3%”.

La circolazione di automobili in Italia 

Con riguardo al parco di automobili circolante in Italia nel 2022, si segnala che la provincia di Roma registra il maggior numero di auto, con oltre 2,7 milioni di automobili. Seguono la provincia di Napoli e di Milano con poco più di 1,8 milioni di automobili. Anche la provincia di Torino registra un’elevata presenza di auto (1,4 milioni), mentre le province di Catania, Brescia e Firenze detengono un numero di automobili superiore alle 800 mila unità. Le province di Aosta, Trento e Bolzano si caratterizzano, invece, per il maggior numero di automobili per abitante. Ciò a causa della loro bassa concentrazione demografica.

Il futuro dell’automotive in termini di industria e occupazione 

Negli ultimi anni, l’automotive sta attraversando importanti trasformazioni generate soprattutto da una maggiore sensibilità verso l’ambientale, progressi tecnologici e un’evoluzione nelle preferenze dei consumatori, che condurrà a una sempre maggiore richiesta di auto elettriche. Per Boston Consulting Group (2023), se nel 2020 circa l’80% dei veicoli prodotti in Europa era esclusivamente alimentato da ICE, questa quota scenderà a meno del 5% nel 2030. Entro quell’anno, la quota di BEV sarà di circa il 59%, l’11% i PHEV (ibridi con ricarica esterna) e 25% i veicoli ibridi (HEV).

Va considerato che lo sforzo di manodopera richiesto per produrre BEV è inferiore allo sforzo necessario per i veicoli ICE. Tuttavia, i BEV necessitano di componenti aggiuntivi, il più importante dei quali è la batteria. La produzione di batterie, moduli e celle sarà condotta in gran parte in Europa, con il potenziale per un aumento significativo dell’occupazione. Di conseguenza, i trend del settore porteranno a uno sviluppo occupazionale quasi piatto nell’industria automotive fino al 2030. Per Massimiliano Parco, “In Italia tenderanno a scontrarsi il ricorso all’automazione con la necessità di ingegneri nel comparto delle auto elettriche, determinando così – a seconda dello scenario che prevarrà – un impatto positivo o negativo in termini occupazionali”.

La componentistica in Italia e la lotta alla contraffazione

L’Italia vanta una solida tradizione nel settore della componentistica automobilistica, con numerose aziende specializzate: sono oltre 2.200 le aziende attive con sede legale in Italia, impiegano circa 200.000 persone e generano un fatturato annuo di oltre 40 miliardi di euro (ANFIA, 2023). Dopo la ripresa osservata nel 2021, con una variazione ampiamente positiva dei ricavi e una tenuta del numero di addetti, nel 2022 è proseguita la dinamica di crescita del fatturato, seppur in termini più contenuti (+9,0%), accompagnata da una sostanziale stabilità a livello occupazionale (+0,5%).

Tra le diverse componenti del settore, quelle più performanti sono ricerca e sviluppo (+17,4%), specialisti del motorsport (+14,5%), subfornitori, in particolare quelli delle lavorazioni (+14,2%); molto inferiori i segmenti sistemisti e modulisti (+3,9%). A livello regionale invece, il Piemonte è il territorio con il maggior numero di imprese operanti nel comparto della componentistica (il 33,6%), a cui seguono Lombardia (il 26,9%) ed Emilia-Romagna (il 10,6%) che, nel complesso, coprono più del 70% del totale. Nel Nord Est si distingue il Veneto (l’8,9%), nel Centro Italia la Toscana (il 3,1%), infine nel Mezzogiorno (isole comprese) la Campania (il 3,4%). Nello specifico, alle imprese con sede in Piemonte è riconducibile il 34% circa sia del fatturato, sia degli addetti del settore.

Sempre più preoccupanti i numeri della contraffazione in ambito componentistica. L’impatto economico globale complessivo della contraffazione e della pirateria nel settore automotive ha raggiunto infatti la cifra record di 2,3 trilioni di dollari nel il 2022. “L’impatto di queste sfide non è solo economico, ma influisce anche sulla sicurezza, sull’integrità del marchio e sulla stabilità complessiva di quest’industria” afferma Valerio Mancini. In Italia, l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, nella sua attività di contrasto all’illecito, ha sequestrato nel 2021 – complessivamente tra autoveicoli, ciclomotori e le loro parti accessorie – oltre 36mila pezzi contraffatti, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa il 300% (ADM, 2022).

I prossimi passi del settore in Italia

Guardando al futuro, “l’industria automobilistica italiana si trova in una fase cruciale di trasformazione, in cui sostenibilità, innovazione tecnologica, flessibilità produttiva, ricerca e sviluppo e lotta alla contraffazione giocano un ruolo centrale. Le prospettive future offrono opportunità significative per rafforzare la leadership dell’Italia nel settore, orientata alla sostenibilità e al mantenimento degli standard qualitativi che contraddistinguono l’industria automobilistica italiana a livello globale”, afferma Valerio Mancini. La conversione alla produzione di automobili elettriche e ibride e la sfida per la produzione di quelle ad idrogeno rappresenteranno ulteriori opportunità per il futuro di un settore estremamente importante per l’industria del Bel Paese.

Sempre maggiore dovrà essere infatti l’attenziona all’ambiente. Il settore dei trasporti stradali è, infatti, uno dei pochi che nel ventunesimo secolo ha segnato un incremento delle emissioni, congiuntamente al settore residenziale e a quello dello smaltimento dei rifiuti. Per Massimiliano Parco, “È sicuramente in questi tre settori che si dovrà concentrare l’attenzione per arrivare al raggiungimento entro il 2030 della riduzione delle emissioni climalteranti pari al 55% ed entro il 2050 allo “zero netto” di emissioni (neutralità carbonica) in linea con l’European green deal”.

 

Foto di Martin Geiger su Unsplash

Addio a Paolo Pininfarina: “Le più belle auto portano la firma di questa famiglia”, disse Todt

Addio a Paolo Pininfarina: “Le più belle auto portano la firma di questa famiglia”, disse Todt

Il presidente del Gruppo Pininfarina, Paolo Pininfarina, si è spento a Torino all’età di 65 anni. Fino all’ultimo gli sono stati vicini la moglie Ilaria, i suoi cinque figli Greta, Giovanni, Iole, Tullio e Giulia, sua madre Giorgia Gianolio.

 

“A nome del CdA, del Collegio Sindacale e di tutti i dipendenti Pininfarina esprimo profondo dolore e cordoglio per la perdita del nostro caro Presidente – afferma l’ad di Pininfarina, Silvio Angori –-Siamo tutti estremamente riconoscenti all’ing. Pininfarina per il suo straordinario contributo all’azienda e per essersi sempre speso con passione, in prima persona, per tutelare la nostra storia e la nostra identità aziendale sia in termini di stile che di scelte etiche e comportamentali. Gli sono personalmente grato per avermi confermato alla guida dell’Azienda, in seguito alla scomparsa di Andrea Pininfarina nel 2008. In questi anni abbiamo condiviso tanti trionfi e anche tante sfide, sempre consigliandoci e sostenendoci a vicenda. Il modo migliore per onorare la sua memoria è continuare, come lui vorrebbe, ad impegnarci al massimo per il futuro della Pininfarina”.

 

Tra i capolavori che Paolo Pininfarina, figlio di Sergio e nipote del fondatore “Pinin”, ha tenuto personalmente a battesimo, due gli sono particolarmente cari: la concept car Sergio, barchetta biposto su base meccanica Ferrari, che Paolo decise di realizzare nel 2013 in memoria del padre, il senatore a vita Sergio Pininfarina, e la Automobili Pininfarina Battista, hypercar elettrica che porta il nome di suo nonno e che egli stesso svela al Salone dell’Auto di Ginevra 2019.

 

La lunga e illustre carriera nel design e nell’industria automobilistica di Paolo Pininfarina lo ha reso una figura di riferimento nel panorama italiano e internazionale, dimostrando il suo impegno costante verso l’innovazione e l’eccellenza.

 

Da FORUMAutoMotive condoglianze vivissime ai familiari per la perdita di un imprenditore, espressione di una famiglia e di un’azienda che hanno fatto (e continueranno a fare) dell’italianità un valore essenziale e un vanto a livello mondiale.

Età media dei veicoli in aumento: la politica faccia di più

Età media dei veicoli in aumento: la politica faccia di più

L’ultimo rapporto “Veicoli sulle strade europee” di ACEA fornisce un’istantanea di come si sta evolvendo la “flotta” di veicoli sulle strade europee. Con l’invecchiamento dei veicoli, è necessario fare di più per incentivare il passaggio a modelli più puliti ed ecologici

Aggiornato ogni anno, il rapporto è rivelatore in quanto dimostra come i dati di vendita di diversi tipi di veicoli, come quelli elettrici a batteria, raccontano una storia diversa rispetto alla reale composizione dei veicoli sulle strade europee. Nonostante le auto elettriche a batteria siano state la terza scelta più popolare tra gli acquirenti di auto nuove lo scorso anno, con una quota di mercato di quasi il 15%, rappresentano solo l’1,2% dei veicoli sulle strade dell’UE

I dati sottolineano – si legge in una nota di ACEA –  il fatto che possono volerci diversi anni, addirittura decenni, prima che i veicoli più vecchi vengano sostituiti da quelli più nuovi dotati di tecnologie più pulite ed ecologiche. I veicoli più vecchi in genere possiedono tecnologie meno efficienti, che potrebbero comportare maggiori emissioni e inquinamento se non sostituiti. Ciò sottolinea l’importanza di garantire che questi veicoli più vecchi vengano rapidamente sostituiti dai modelli più ecologici e puliti nei quali il nostro settore ha investito massicciamente.

L’edizione di quest’anno – continua ACEA – ha rilevato che attualmente sulle strade dell’UE circolano circa 290 milioni di veicoli e che l’età media di tutti i tipi di veicoli continua ad aumentare. Le automobili nell’UE hanno attualmente in media 12,3 anni. In alcuni Paesi, le automobili possono arrivare anche a 17 anni, come nel caso della Grecia e dell’Estonia. I camion sono in genere il tipo di veicolo più vecchio, con una media UE di 13,9 anni, mentre la media sia per gli autobus che per i furgoni è di 12,5 anni. Dal 2018 l’età media di tutti i tipi di veicoli è aumentata di circa un anno.

Il numero crescente di veicoli obsoleti sulle strade – conclude la nota di ACEA – rafforza l’importanza di accelerare la diffusione dei modelli elettrici a batteria e di altri modelli a emissioni zero in Europa. Il rapporto dimostra che, sebbene gli obiettivi legislativi possano aiutare a orientare il cambiamento, questo è solo una parte del puzzle per la decarbonizzazione del trasporto stradale. L’Europa ha bisogno di una serie più ampia di condizioni quadro, come infrastrutture di ricarica e incentivi fiscali e di acquisto, per stimolare la domanda e rifornire i veicoli sulle strade europee con i modelli più puliti ed ecologici.

FOTO da Ufficio stampa ACEA