Report CGIA: al Nord stipendi più alti del 35%, c’è più produttività

Report CGIA: al Nord stipendi più alti del 35%, c'è più produttività

Anche dal confronto tra le retribuzioni, le differenze tra Nord e Sud sono molto evidenti. Se gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, i colleghi meridionali ne guadagnano 75: insomma, i primi portano a casa uno stipendio giornaliero del 35 per cento più “pesante” dei secondi. Questa differenza, sostanzialmente, è dovuta alla produttività del lavoro; al Nord, infatti, è del 34 per cento superiore al dato del Sud. A livello regionale la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti della Lombardia è pari a 28.354 euro, in Calabria, invece, ammonta a poco più della metà; ovvero 14.960 euro (vedi Tab. 2). Ma se nel primo caso la produttività del lavoro è pari a 45,7 euro per ora lavorata, nel secondo è di appena 29,7 (vedi Tab. 3).

Questi aspetti emersi dall’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA su dati INPS e ISTAT ripropongono una vecchia questione: gli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, in particolare tra Nord e Sud, ma molto evidente anche quelli tra le aree urbane e quelle rurali. Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL).

L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste e in molti casi sono addirittura aumentate, perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Le tipologie di queste aziende dispongono anche di una quota di personale con qualifiche professionali sul totale molto elevata (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), con livelli di istruzione alti a cui va corrisposto uno stipendio importante.

Infine, non va nemmeno scordato che il lavoro irregolare, molto diffuso nel Mezzogiorno, da sempre provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori che tradizionalmente sono investiti da questa piaga sociale (agricoltura, servizi alla persona, commercio, etc.).

Tuttavia, se invece di comparare il dato medio tra aree geografiche diverse lo facciamo tra lavoratori dello stesso settore, le differenze territoriali si riducono e mediamente sono addirittura più contenute di quelle presenti in altri Paesi europei.

Pertanto, possiamo dire che in Italia le disuguaglianze salariali a livello geografico sono importanti, ma, grazie a un preponderante ricorso alla contrattazione centralizzata, abbiamo differenziali intra-settoriali più contenuti rispetto agli altri Paesi. Per contro, la scarsa diffusione in Italia della contrattazione decentrata – istituto, ad esempio, molto diffuso in Germani – non consente ai salari reali di rimanere agganciati all’andamento dell’inflazione, al costo delle abitazioni e ai livelli di produttività locale, facendoci scontare dei gap retributivi medi con gli altri paesi molto importanti.

 

Gli stipendi più alti sono pagati a Milano, Bolzano, Parma, Bologna e Modena

Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2022,  Milano è stata la realtà dove gli imprenditori pagano gli stipendi più elevati: 32.472 euro. Seguono Parma con 26.861 euro, Modena con 26.764 euro, Bologna con 26.610 euro e Reggio Emilia con 26.100 euro. In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto – come la produzione di auto di lusso, la meccanica, l’automotive, la meccatronica, il biomedicale e l’agroalimentare – ha “garantito” alle maestranze di questi territori buste paga molto pesanti.

I lavoratori dipendenti più “poveri”, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.365 euro, a Cosenza con 14.313 euro e a Nuoro con 14.206 euro. I più “sfortunati”, infine, lavorano a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 12.923 euro. La media italiana, infine, ammontava a 22.839 euro.

 

Al Nord si lavora 28 giorni in più all’anno che al Sud

Secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi CGIA su dati INPS, nel 2022 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 253, al Sud, invece, a 225. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio ha lavorato 28 giorni in più che corrispondono a oltre 5 settimane lavorative “aggiuntive” rispetto a un collega meridionale. Perché al Sud si lavora meno? Oltre alla presenza di un’economia sommersa più diffusa che nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente, il mercato del lavoro è caratterizzato anche da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo che abbassano enormemente la media.

 

Gli stacanovisti sono a Lecco, Vicenza, Biella e Padova

Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2022 sono stati quelli occupati a Lecco (264,2 giorni). Seguono i dipendenti privati di Vicenza (262,6), Biella (262,4), Padova (261,9), Treviso e Bergamo (entrambe con 261,6). Le province, infine, dove i lavoratori sono stati “meno” in ufficio o in fabbrica durante il 2022 sono quelle di Foggia (210,5 giorni), Rimini (209,9), Nuoro (203,4) e Vibo valentia (190,8). La media italiana è stata pari a 244,4 giorni.

Pirelli: oltre 500 omologazioni per pneumatici elettrici e plug-in

Pirelli: oltre 500 omologazioni per pneumatici elettrici e plug-in

Foto: Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e CEO di Pirelli

Pirelli, leader mondiale nel settore degli pneumatici, ha raggiunto un traguardo significativo: oltre 500 omologazioni per i suoi pneumatici destinati a veicoli elettrici e ibridi plug-in. Dal 2019, anno in cui è stata lanciata la linea Elect, l’azienda ha continuato a sviluppare soluzioni innovative per rispondere alle esigenze specifiche dei veicoli a batteria, consolidando così la propria posizione di leadership nel mercato EV (Electric Vehicle).

 

Elect, un pacchetto tecnologico avanzato

Il marchio Elect di Pirelli è sinonimo di avanguardia tecnologica. Questi pneumatici sono stati progettati con l’obiettivo di migliorare le prestazioni dei veicoli elettrici, sia in termini di autonomia che di sicurezza. Le tecnologie integrate nei pneumatici Elect sono pensate per rispondere alle peculiarità dei motori elettrici e delle ibride plug-in, che richiedono caratteristiche diverse rispetto ai motori a combustione interna.

“Le auto elettriche sono molto diverse dalle tradizionali vetture con motore a combustione interna e necessitano di pneumatici specifici”, ha spiegato Piero Misani, Chief Technical Officer di Pirelli. “Il numero di omologazioni ottenute da parte dei principali costruttori conferma la validità della strada che abbiamo scelto di seguire, cioè l’offerta di una tecnologia che può essere adattata al veicolo, al pneumatico scelto e alla stagionalità”.

 

La leadership nel segmento EV

Il successo degli pneumatici Pirelli Elect è testimoniato dal fatto che sette Case automobilistiche su dieci nei segmenti Premium e Prestige hanno scelto di equipaggiare i propri veicoli elettrici e ibridi plug-in con queste soluzioni. Le omologazioni, che superano ormai le 500 unità, sono il risultato di un lavoro costante di innovazione e sviluppo che ha permesso a Pirelli di rispondere alle esigenze di un mercato in rapida espansione.

Tra le Case automobilistiche che hanno scelto Pirelli Elect spiccano nomi di prestigio come Porsche, BMW, Audi e Tesla, tutte realtà che richiedono standard elevatissimi per i propri veicoli. Il fatto che queste aziende abbiano selezionato Pirelli come partner tecnico per i propri modelli elettrici e ibridi plug-in rappresenta una chiara conferma della qualità e delle performance offerte dai pneumatici Elect.

 

Innovazione continua: l’utilizzo della virtualizzazione e dell’intelligenza artificiale

Uno degli elementi chiave che ha permesso a Pirelli di raggiungere questo traguardo è l’impiego delle tecnologie più avanzate nel processo di sviluppo dei propri pneumatici. L’azienda ha investito significativamente nella virtualizzazione e nell’intelligenza artificiale, strumenti che consentono di progettare prodotti sempre più in linea con le richieste tecniche e prestazionali dei veicoli EV.

Queste tecnologie permettono di simulare il comportamento dei pneumatici in una varietà di condizioni, riducendo i tempi di sviluppo e migliorando la precisione nella realizzazione dei prodotti. In un settore dove l’innovazione è fondamentale, Pirelli si è dimostrata un passo avanti rispetto alla concorrenza, offrendo soluzioni che non solo soddisfano, ma superano le aspettative dei clienti.

 

Vantaggi concreti per gli automobilisti

Gli automobilisti che scelgono di equipaggiare i propri veicoli elettrici o ibridi plug-in con pneumatici Pirelli Elect possono beneficiare di una serie di vantaggi concreti. Tra questi, uno dei più significativi è l’incremento dell’autonomia delle batterie, grazie a una ridotta resistenza al rotolamento. Questo si traduce in una maggiore efficienza energetica e in un risparmio sulle ricariche, con un potenziale di risparmio fino a 150 euro all’anno.

Un altro aspetto fondamentale è la maggiore aderenza offerta dai pneumatici Elect, resa possibile grazie a mescole innovative progettate per gestire l’elevata coppia dei motori elettrici. Questa caratteristica, insieme a strutture rinforzate per far fronte ai carichi delle auto EV, contribuisce a ridurre l’usura del pneumatico fino al 20%.

 

L’evoluzione della tecnologia Elect

La tecnologia Elect ha debuttato sui pneumatici P Zero della prima generazione di Porsche Taycan, un modello iconico nel panorama dei veicoli elettrici. Da allora, la gamma di pneumatici che integra la tecnologia Elect si è ampliata notevolmente, coinvolgendo le principali famiglie di prodotto Pirelli.

La gamma P Zero, la più scelta dalle case automobilistiche Premium e Prestige per i propri modelli sportivi, è quella che conta il maggior numero di misure con la tecnologia Elect, rappresentando oltre il 30% dell’offerta. Seguono la gamma Scorpion, dedicata ai SUV, e la gamma Cinturato, destinata a berline e CUV.

Un aspetto interessante è l’integrazione della tecnologia Elect anche sui pneumatici invernali (22%) e all season (17%), portando benefici in termini di rumorosità e resistenza al rotolamento anche sui battistrada molto intagliati. Questo permette di offrire maggiore versatilità e sicurezza alle basse temperature, caratteristiche essenziali per gli automobilisti che si trovano a guidare in condizioni climatiche avverse.

 

La Bicocca e il futuro della mobilità sostenibile

L’impegno di Pirelli nel segmento degli pneumatici per veicoli elettrici e ibridi plug-in si inserisce in una strategia più ampia di sostenibilità e innovazione. L’azienda sta investendo non solo nella ricerca e sviluppo di nuovi materiali e tecnologie, ma anche nella produzione sostenibile e nella riduzione dell’impatto ambientale lungo tutta la catena del valore.

Pirelli ha infatti adottato pratiche di produzione sempre più sostenibili, riducendo le emissioni di CO2 e aumentando l’efficienza energetica nei propri stabilimenti. Inoltre, l’azienda è impegnata in progetti di economia circolare, mirati al recupero e al riciclo dei materiali utilizzati nei pneumatici a fine vita.

“La sostenibilità è un pilastro fondamentale della nostra strategia”, ha dichiarato Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e CEO di Pirelli. “Siamo convinti che l’innovazione e la sostenibilità possano andare di pari passo, e il nostro impegno nel segmento degli pneumatici per veicoli elettrici e ibridi plug-in ne è una chiara dimostrazione”.

Calcara da Stellantis a Hyundai Italia: è il nuovo presidente, Crespi promosso in Europa

Calcara da Stellantis a Hyundai Italia: è il nuovo presidente, Crespi promosso in Europa

Do Pierluigi Bonora, Direttore ACI Radio e Promotore di #FORUMAutoMotive

Hyundai Motor Europe annuncia la nomina di Francesco Calcara a presidente e CEO della filiale italiana del brand, Hyundai Motor Company Italy s.r.l., con effetto dal 2 settembre 2024.

 

Nel suo nuovo ruolo, Francesco Calcara porta con sé una grande esperienza. Dopo una Laurea in Economia Aziendale e un master in Scienze Economiche presso la LUISS Guido Carli di Roma, costruisce la sua carriera nel settore automotive, maturando una vasta competenza nelle attività Sales & Marketing e una conoscenza approfondita del mercato premium.

 

Dopo alcune esperienze internazionali, nel 2004 entra in Mazda Motor Italia come Sales Area Manager e dopo due anni viene nominato Fleet Business Development Manager.

 

Nel 2007 approda in BMW Group Italia, dove trascorre dieci anni assumendo ruoli di crescente responsabilità nell’area Fleet e Corporate. Nel 2013 viene nominato National Sales Manager MINI. Nel 2016 diventa Luxury Marketing Manager in BMW, con responsabilità diretta sulla strategia Luxury del gruppo in Europa e in Italia.

 

Il 2017 vede il suo ingresso in PSA Groupe Italie nel ruolo di DS Automobiles Brand Director. L’anno successivo assume la carica di Managing Director DS e Sales & Marketing Vice President.

 

Con la nascita di Stellantis viene nominato Senior Vice President, ricoprendo il ruolo di Global Chief Marketing Officer del brand Alfa Romeo. Recentemente, come Chief Operating Officer di Free2Move eSolutions ha coordinato tutte le attività operative a supporto dello sviluppo delle vendite di vetture elettriche di tutti i brand di Stellantis in Enlarged Europe, MEA e Nord America.

 

Forte della sua esperienza nell’automotive locale e globale, nel suo nuovo incarico Calcara guiderà Hyundai Italia con l’obiettivo di continuaredx il consolidamento, puntando ad accrescere sia la quota di mercato sia i volumi del brand.

 

“Desidero congratularmi con Francesco Calcara per il suo nuovo ruolo di Presidente e Amministratore Delegato di Hyundai Italia”, ha dichiarato Michael Cole, Presidente e CEO di Hyundai Motor Europe. “La sua grande esperienza nel settore automobilistico sarà determinante per un ulteriore rafforzamento della posizione di Hyundai in Italia e per sostenere la nostra crescita sostenibile in tutta Europa. Sono ansioso di vedere il suo contributo al successo di Hyundai nel Continente”.

 

“Sono orgoglioso ed entusiasta di entrare a far parte di Hyundai Italia, sono impaziente di mettere a disposizione le mie competenze e la mia esperienza per contribuire insieme al team al raggiungimento degli obiettivi dell’azienda ed ottenere risultati eccellenti”, ha dichiarato Francesco Calcara, presidente e CEO di Hyundai Italia – “Dovremo confermare e rafforzare la nostra leadership nei campi dell’elettrificazione, della tecnologia, innovazione e della sostenibilità, avendo sempre il cliente al centro delle nostra strategia”.

 

Francesco Calcara prende il posto di Andrea Crespi, che ha guidato l’azienda dal 2013 come Direttore Generale ed è diventato nel settembre 2022 il primo manager italiano a ricoprire la carica di Presidente di Hyundai Italia. Crespi assume l’incarico di Vice President Sales and Service di Hyundai Motor Europe,per supportare la crescita di Hyundai nel Vecchio Continente.

 

Complimenti e buon lavoro da #FORUMAutoMotive al nuovo numero uno di Hyundai Italia, Francesco Calcara. E un ringraziamento per la disponibilità dimostrata in questi anni, insieme a un altrettanto buon lavoro nel nuovo prestigioso incarico europeo dello stesso gruppo coreano, vanno al suo predecessore, Andrea Crespi.

 

Foto da ufficio stampa Hyundai

Quadricicli elettrici: ormai non piu’ solo per gli under 18

Quadricicli elettrici: ormai non piu' solo per gli under 18

Nel primo semestre 2024 il mercato dei quadricicli ha immatricolato in Italia oltre 10.000 unità, con un incremento di quasi il 35% sullo stesso periodo dello scorso anno. Il canale che domina il mercato è quello dei privati che, con un aumento di volumi del 39% rispetto al 2023, chiude il primo semestre all’86% di quota di mercato, con un salto di 2,6 punti rispetto all’anno precedente.

 
Il 9% degli utenti sono clienti aziendali, mentre il noleggio a lungo termine perde quest’anno 2 punti di quota rispetto al 2023 (vale solo il 2% di questo mercato) per la caduta delle immatricolazioni destinate al car sharing (nel 2023 XEV YOYO per esempio). Insignificante la quota del noleggio a breve termine, mentre la crescita delle auto-immatricolazioni (al 2,5% di market share) è motivata dalle demo targate per il lancio dei nuovi modelli (soprattutto la Fiat Topolino).
 
“Le microcar elettriche, al contrario di quelle a combustione, sembrano essersi affrancate dal preconcetto di essere destinate solo agli under 18, diventando sempre più una soluzione di mobilità smart anche per l’utente adulto alla ricerca di un mezzo di trasporto di dimensioni ridotte adatto al traffico cittadino e alle restrizioni di circolazione”, commenta Francesco Farris, Project Manager & Market Analyst di Dataforce Italia.
 
“D’altra parte, le city-car BEV sono praticamente scomparse dai listini delle case auto e i clienti che vogliono spendere cifre ragionevoli per mezzi di mobilità urbana, in attesa che arrivino i prodotti cinesi e indiani a prezzi speriamo onesti, possono guardare solo a due microcar oggi: la Citroen Ami e la Fiat Topolino. Sono questi gli unici due prodotti al di sotto dei 10mila euro, perché il resto è proposto al doppio di quanto dovrebbe costare una Panda o, per fare un altro esempio, anche più care di una Dacia Spring”.  
Foto da ufficio stampa Stellantis

Destino crudele per Fabrizio: manager bravo e sempre disponibile

Destino crudele per Fabrizio: manager bravo e sempre disponibile
Mondo automotive e non solo in lutto. Ci ha lasciati Fabrizio Longo, 62 anni, riminese, da gennaio 2013 direttore generale di Audi Italia. Fabrizio è rimasto vittima di un incidente in montagna, nel Trentino, la stessa montagna – da sempre la sua grande passione – che lo ha tradito.
Un ottimo manager sempre gentile, un serio professionista sempre disponibile e dotato di tanta umanità, un caro amico. La drammatica notizia è rimbalzata sabato 31 agosto in tarda serata.
Lo conoscevo da oltre 20 anni, quando era in Lancia da dove è iniziata la sua brillante carriera che lo ha portato ad assumere importanti incarichi in Fiat, Aprilia, Toyota, Bmw, alla guida di Hyundai Italia e, quindi, di Audi Italia.
Con commozione esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici di Audi. Addio Fabrizio.
La foto che lo ritrae tra le vette adorate è tratta dalla sua pagina Facebook.

Monza e il Gran Premio di F1: un indotto che vale 178,8 milioni

Monza e il Gran Premio di F1: un indotto che vale 178,8 milioni

È di 178,8 milioni di euro l’indotto totale generato dalla 95esima edizione del Gran Premio d’Italia a Monza: sono le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi Monza e Brianza.

Le voci di spesa
Ricadute positive distribuite in maniera omogenea tra le voci “alloggio” (33% della spesa totale, 59 milioni di euro) e “shopping” (30% della spesa totale, 53,6 milioni di euro). La ristorazione rappresenta il 16% della spesa totale pari a 28,6 milioni di euro, seguita dai biglietti di ingresso (15% della spesa turistica pari a 26,8 milioni di euro) e da trasporti e parcheggio (6% della spesa totale pari a 10,7 mln di euro).


Le ricadute sui territori

L’indotto turistico del Gran Premio D’Italia di F1, con circa 300mila visitatori, porta benefici, oltre alla Brianza, a un’ampia parte di territorio lombardo, a partire dall’area metropolitana di Milano. Il 51% della spesa turistica, pari a 91,6 milioni di euro rimane nella provincia di Monza e Brianza, il 30% (54,5 milioni) ricadrà nella città metropolitana di Milano, l’11% (19,4 milioni di euro) nella provincia di Como, il 7% si distribuirà tra Lecco e le altre province lombarde.

Auto e tendenze: le city-car conquistano la Gen Z, i SUV il resto

Auto e tendenze: le city-car conquistano la Gen Z, i SUV il resto
Autohero, tra i principali rivenditori di auto usate in Europa, svela la classifica delle auto usate preferite dalle diverse fasce d’età nei primi sei mesi del 2024: la maggior parte degli italiani è orientata all’acquisto di SUV, ma la Generazione Z si differenzia dalle altre per la netta preferenza verso le city-car e i modelli di brand tedeschi. Da sottolineare una certa eterogeneità per le altre generazioni, che restano
comunque più affezionate alle auto italiane.

Generazione Z (sotto i 30 anni): city-car e berline più acquistate dei SUV
La Generazione Z mostra una predilezione per le city-car, che rappresentano il 40% degli acquisti di auto usate in questa categoria; seguono in ordine di preferenza le berline (34%) e, in terza posizione, i SUV (20%). In linea con questi dati, i cinque modelli più acquistati in questa fascia d’età appartengono alle prime due tipologie: Ford Fiesta, BMW Serie 1 e Mercedes-Benz Classe A conquistano rispettivamente le prime tre posizioni del podio, mentre chiudono la classifica due Volkswagen: Polo e Golf VII. Queste auto riflettono l’esigenza della Gen Z di guidare veicoli compatti e maneggevoli che si adattino al meglio al loro stile di vita dinamico e urbano.

Millennials (30-40 anni): i più eterogenei nelle preferenze di acquisto
Quasi la metà dei Millennials (il 45%) preferisce i SUV, guidati dalla Renault Captur la più acquistata in questa fascia d’età. Il podio è completato da una berlina e da una citycar: rispettivamente la Golf VII e la Smart Fortwo. Chiudono questa classifica altri due SUV: la Fiat 500X e la Jeep Renegade. Scelte che rivelano una certa predilezione per auto pratiche e versatili, che – a prescindere dal brand – possano coprire un’ampia gamma di esigenze: dai modelli più compatti per i single, a quelli più spaziosi per le famiglie.
 
City-car e berline rimangono comunque popolari tra i Millennials, rispettivamente con il 29% e il 16% degli acquisti effettuati da questa generazione nella prima parte dell’anno. Generazione X (40-60 anni) e Baby Boomers (60-70 anni): i più fedeli al brand Fiat Generazione X e Baby Boomers mostrano una larga preferenza per i SUV (entrambi con il 44% delle vendite su Autohero) e, secondariamente, per le city-car.
Foto di Karsten Winegeart su Unsplash

Produzione europea: focus Eurostat su ibride ed elettriche

Produzione europea: focus Eurostat su ibride ed elettriche
Tra il 2017 e il 2022, la produzione UE di autovetture ibride non ricaricabili è passata da 160.000 a 1 milione. Nello stesso periodo di tempo, la produzione di auto completamente elettriche è passata da 100.000 a 1,2 milioni. I dati arrivano dall’edizione 2024 di “Cifre chiave dell’economia europea”, pubblicato da Eurostat. La produzione di ibridi plug-in rimane la più bassa, tuttavia ha registrato un incremento da 24.000 nel 2017 a 600.000 nel 2022.
Nel 2022, il 25% delle autovetture prodotte nell’UE era a trazione ibrida o elettrica, quota simile (27%) per le esportazioni dall’Ue di questi tipi di auto, mentre le importazioni hanno toccato il 43%. Le auto completamente elettriche hanno rappresentato l’11% della produzione totale di auto nell’Ue, rispetto al 9% delle esportazioni e al 15% delle importazioni.
 
Per le auto ibride plug-in, la quota di produzione è stata del 5%, appena superiore a quella delle esportazioni (4%), ma inferiore a quella delle importazioni (7%). Al contrario, mentre la quota di produzione delle auto ibride non plug-in è stata del 9%, questi veicoli hanno rappresentato non solo una quota maggiore delle importazioni di auto (21%), ma anche delle esportazioni (13%).

Servizi di car sharing: il punto di ANIASA

Servizi di car sharing: il punto di ANIASA

Il 2023 è stato per l’industria della mobilità l’anno della ripresa, con una ulteriore crescita dei fondamentali rispetto al periodo della pandemia, che aveva colpito duramente sia il car sharing che la mobilità più in generale. Il Rapporto ANIASA dello scorso anno segnava il 2022 come l’anno della ripartenza proprio per il car sharing, che è stato chiamato a reinventarsi definendo un nuovo modello di business, passando cioè dalla fase di sviluppo a quella della piena maturità. Il 2023 è il primo anno di vero assestamento del nuovo modello operativo, sulla scorta di ulteriori consolidamenti nella compagine degli operatori di mercato.

 

Il car sharing si fa… lungo

 Il 2023 registra alcuni valori in crescita, ma alla luce di un volume complessivo di attività in calo rispetto al 2022, complice anche la riduzione del business al di fuori delle grandi città ed il calo dei livelli medi di utilizzo della flotta, a loro volta legati anche a difficoltà nella manutenzione delle vetture. La ormai più robusta concorrenza di altre forme di condivisione (anche a 2 ruote) non agevola certo il ricorso alle 4 ruote, che sono ancora alle prese anche con una transizione verso nuove motorizzazioni e alimentazioni. Un 2023 ancora di cambiamento, che ha spinto i principali operatori ad aggiornare la propria offerta di servizio per far fronte ad una domanda più articolata.

 

Nel dettaglio dei numeri, il 2023 ha visto poco meno di 5 milioni di noleggi nel corso dell’anno (4.970.000 per l’esattezza), circa il 10% in meno di quanto registrato nel 2022 quando si effettuarono poco più di 5.500.000 di noleggi; ancora sotto i valori del 2020 e ben lontani dai valori pre-pandemia (più di 10 milioni di noleggi). La pandemia ha quindi lasciato un segno profondo, forse indelebile, sul car sharing, che è sì cresciuto, ma rimanendo ben lontano dalle aspettative pre-Covid.

 

Cresce, invece, anche se di poco, il numero di utenti “attivi negli ultimi 6 mesi”, con circa 300.000 persone che hanno fatto ricorso al servizio di sharing (+4% rispetto al 2022, ma +23% rispetto ai valori del 2020). La crescita più importante si registra nelle due principali città di Roma e Milano, che continuano a fare da traino alle auto condivise.

 

I segnali di consolidamento e stabilizzazione del business sono inoltre evidenti anche da due altri indicatori, la flotta gestita e la durata media del noleggio. Dopo 2 anni di calo, il 2023 non vede ancora una risalita, ma piuttosto una sostanziale stabilizzazione. 3.500 vetture medie in flotta, dato allineato al valore del 2022. Anche quest’anno Roma e Milano la fanno da padroni, con l’80% della flotta complessiva. Nonostante la fine del chip shortage ed il ritorno dell’offerta di prodotto gli operatori del settore sono rimasti cauti e hanno mantenuto una flotta costante.

 

Molto importante invece il trend della durata media del noleggio. Già nel Rapporto 2022 si era evidenziato un considerevole aumento, fino a 77 minuti per ciascun noleggio; nel 2023 questo valore è salito ulteriormente raggiungendo i 95 minuti medi, ovvero poco più di un’ora e mezza. Per sopravvivere al contesto di mercato e battere la concorrenza sulla “short distance” (monopattini, scooter,…) il car sharing gioca quindi la carta della durata e si fa…lungo.

 

Un car sharing che strizza l’occhio al rent-a-car (molti noleggi hanno una durata media di più di 2 ore) pur mantenendo un modello di business free floating. Un po’ un unicum rispetto ai modelli visti in passato, che contrapponevano un noleggio al minuto su base free floating ad un noleggio a breve station-based. La maggiore durata dei noleggi, supportata anche da formule week-end e noleggi pluri-giornalieri, come banco di prova di una proposizione di valore evoluta e più distintiva; in sintesi: maggiormente focalizzata sulla stabilità dei fatturati e sulla semplificazione della flotta e delle operations.

 

Il profili dell’utilizzatore

Anche nel 2023 l’utilizzatore di vetture in condivisione si conferma lo stesso del passato; un profilo ben conosciuto già da tempo, ormai consolidato e senza cambiamenti significativi. Il profilo-tipo riguarda una utenza di sesso maschile (circa il 65%) e la suddivisione per fascia di età conferma il mix degli anni precedenti, salvo un leggero recupero della fascia giovane 18-25 anni a discapito delle fasce centrali (36-45 e 46-55 anni). Il pubblico più giovane (18-35 anni) rimane in ogni caso la metà del pubblico complessivo del car sharing, in sostanziale parità con le fasce di età più senior (si segnala una certa differenza, a tratti non irrisoria, tra i mix di età dei diversi operatori di car sharing). Si evidenziano, come anche l’anno scorso, differenze non trascurabili nel mix di età dei singoli operatori del comparto, a dimostrazione di posizionamenti di mercato in parte differenziati.

 

Guardando la distribuzione settimanale dei noleggi, è interessante notare la sostanziale equivalenza dei diversi giorni: nessun giorno della settimana si discosta dal rappresentare il 13-15% del totale dei noleggi settimanali. Come confermato nei Report degli anni scorsi, la distribuzione per giorno della settimana è invece piuttosto uniforme tra i singoli operatori, senza scostamenti degni di rilievo.

 

Per quanto riguarda il consumo per fascia oraria, sostanziale stabilità del 2023 rispetto a quanto visto nel 2022. In generale chi fa ricorso al car sharing lo fa nelle ore della mattina, subito dopo il picco di traffico privato della fascia 7:00-9:00 (il picco del traffico privato porta ad un allungamento della durata dei noleggi e quindi del relativo costo, disincentivando l’utilizzo dell’auto condivisa) e nella fascia serale, in particolare dopo cena (fascia 21:00-24:00).

 

Il modello rent-a-car

Dopo l’assestamento del 2022, il 2023 ha quindi registrato una evoluzione ulteriore del modello operativo del car sharing in Italia, evoluzione che si è realizzata all’insegna di una maggiore focalizzazione del servizio su un numero inferiore di città (principalmente metropoli) e su offerte di noleggio più a lungo termine. Di fatto il car sharing è passato dall’essere un business “al minuto” all’essere un business “orario”, parente più stretto del rent-a-car (business “giornaliero”) rispetto a prima.

 

Questa migrazione del modello verso durate più lunghe risponde sia alla necessità di dare stabilità ai ricavi e ridurre la complessità operativa (conseguenza di maggiori noleggi di durata inferiore) sia alla crescente pressione “da sotto” delle nuove forme di mobilità urbana come il bike e scooter sharing e, soprattutto, la diffusione dei monopattini.

Foto di Alvaro Reyes su Unsplash

Italiani irascibili al volante: 1 su 4 perde spesso la pazienza

C’è chi lascia correre e chi replica a colpi di clacson e fari. Ma sono anche molti gli italiani – ben uno su quattro, il 25% – che, di fronte a una manovra avventata di un altro automobilista, che magari taglia la strada o non rispetta i segnali di precedenza, perdono d’abitudine le staffe, arrivando a inveire dall’abitacolo con gesti e improperi nei confronti del responsabile dell’imprudenza. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la Compagnia Assicuratrice Ufficiale dell’ACI.

 

Guidare che stress

Con queste premesse, non stupisce che per un italiano su due (48%) la guida rappresenti un’esperienza stressante, e che la prima causa siano proprio le manovre rischiose degli altri automobilisti e utenti della strada (46%). Il comportamento considerato in assoluto più pericoloso è l’utilizzo dello smartphone alla guida, che provoca distrazione ed errori, (53%). Ma a far perdere la pazienza ai connazionali sono anche i sorpassi avventati (38%), il non rispettare la distanza di sicurezza, stando troppo vicini al veicolo che precede (31%), le manovre improvvise e le frenate brusche (24%) e il mancato utilizzo delle frecce (19%).

 

Educazione stradale e tecnologia per viaggiare più sicuri

Per migliorare la sicurezza su strada e ridurre il rischio di incidenti gli intervistati sottolineano l’importanza di una maggiore educazione stradale fin da giovani (37%) e di rafforzare i controlli (32%). Più di uno su cinque sottolinea anche i vantaggi della tecnologia (21%). In particolare, a essere considerati utili sono i sistemi di assistenza (44%) per il controllo della frenata o la regolazione della velocità, telecamere e sensori (31%), e i dispositivi di monitoraggio dello stile di guida, che incentivano un comportamento virtuoso (27%). Solo l’11% è invece del parere che, in futuro, una maggiore sicurezza potrà arrivare dai veicoli senza conducente.  

 

C’è chi si affida alla scaramanzia 

Per evitare spiacevoli imprevisti, l’indagine rileva che quasi un italiano su due (45%) adotta comportamenti scaramantici prima di intraprendere un viaggio. C’è ad esempio chi evita di avventurarsi in determinate strade o luoghi (12%), chi preferisce non mettersi in strada in orari o giorni particolari (7%) e chi, al momento dell’acquisto, evita di scegliere un’auto di un dato colore (6%). Il classico portafortuna sembra invece la scelta dell’8% dei connazionali.

 

Il ruolo delle polizze assicurative

Per una maggior sicurezza, nove su dieci (90%) considerano utile ampliare le garanzie della polizza auto oltre la sola RC, apprezzando in particolare i servizi di assistenza in caso di guasto o sinistro (44%), la possibilità di personalizzare le coperture (37%) e il senso generale di protezione che deriva dal sapersi tutelati (19%).

 

“La sicurezza per chi viaggia in auto, così come su qualsiasi altro mezzo e per i pedoni, poggia innanzitutto su comportamenti consapevoli e responsabili che a loro volta non possono prescindere da un’appropriata educazione stradale” – dichiara Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Relationship di Sara Assicurazioni – “Per questo, da sempre realizziamo iniziative di sensibilizzazione a una guida sicura che coinvolgono la popolazione a cominciare dai giovani, come il Sara Safe Factor. In parallelo, attraverso il nostro ecosistema della mobilità, offriamo soluzioni assicurative che rispondono alle più diverse esigenze di tutela degli utenti della strada. Particolarmente innovativa in questo senso è la polizza auto comportamentale, che unisce sicurezza e risparmio premiando gli stili di guida responsabili con sconti al rinnovo, oltre ai prodotti e servizi telematici”.  

Foto ufficio stampa Sara Assicurazioni