L’auto in Italia: in 30 anni produzione -72,5%

La Fondazione Rosa Luxemburg ha presentato lo studio sul tema «La necessità di una trasformazione. Sfide per il settore automobilistico internazionale» dal quale emerge come negli ultimi ultimi 30 anni l’industria automobilistica europeo «è stata ripetutamente caratterizzata da crisi di vendita e sovrapproduzione, con una corrispondente pressione sui costi salariali e sulle condizioni di occupazione».

 

Lo studio, che ha preso in esame le situazioni in Francia, Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Serbia, Brasile, è stato illustrato durante un convegno organizzato da Fiom Cgil Lombardia e dalla stessa Fondazione alla Camera del Lavoro di Milano. Emerge che in Italia tra il 1989 e il 2019 la produzione di autovetture è diminuita di 1.429.497 unità, con un calo di circa il 72,5%. Il crollo della produzione di auto tradizionali non è stato compensato dai veicoli elettrici.

 

L’evoluzione dei volumi di produzione delle autovetture ha avuto un impatto molto netto sui livelli e sulla struttura dell’occupazione. In 10 anni gli occupati a tempo pieno sono diminuiti di 36.621 unità, passando dai 177.419 nel 1998 ai 140.798 del 2018. Per quanto riguarda la Lombardia, seconda regione in Italia per volume di produzioni dopo il Piemonte, sono quasi 30mila gli addetti delle fabbriche del comparto automotive. Ma la filiera è molto più ampia.

Martin Pos: l’uomo dei seggiolini auto si racconta

di Luca Talotta

Lo vedi arrivare, vestito con la sua t-shirt nera abbinata a pantaloni e scarpe del medesimo colore«E uso sempre la stessa», ammette sorridendo. Verrebbe da pensare che, forse, c’è anche da crederci, visto che spesso genio e sregolatezza vanno di pari passo. Ma no, Martin Pos è tutto fuorché una persona che non cura i dettagli. Anzi, verrebbe da dire e pensare che sia diametralmente l’opposto, perché se fondi un’azienda come Cybex e in dieci anni la rendi la numero uno nel suo settore, quello dei seggiolini per auto, vuol dire che non improvvisi ma studi. E ti applichi.

 

Martin, ci racconta quando è nata l’idea di Cybex?

«Nel 2005, da un’esigenza personale. Lavoravo in un’altra azienda ma non ero felice e grazie anche a mia moglie ho iniziato la mia avventura personale. I risultati le hanno dato ragione».

 

Cybex ora sbarca anche a Milano con un suo hub creativo: ci spiega di cosa si tratta?

«Abbiamo deciso di aprire il nuovo Creative Hub in Via Stendhal 36, nel cuore del vivace Design District. Un loft di design posizionato nell’ex fabbrica Riva Calzoni originariamente costruita nel 1884. E questo perché le migliori persone del fashion e del lifestyle sono a Milano; era più facile che venissimo noi qui piuttosto che convincere loro a trasferirsi in Germania».

 

Ma a cosa servirà questo Creative Hub? 

«Non sarà uno show room tradizionale, ma uno spazio dove fare comunicazione, Pr e dare spazio alla creatività. Non sarà uno spazio di ricerca talenti, ma sarà più orientato verso la nostra immagine, dare spazio alle nostre attività. Poi se arriveranno anche dei creativi, saranno logicamente ben accetti».

 

Da Bayreuth, vostro quartier generale in Germania, a Milano: un bel salto direi.

«Decisamente. Ma Cybex è sempre stata ispirata da Milano. Già 20 anni fa, al Salone del Mobile, ebbi la consapevolezza che questa città poteva darci tanto. E poi Corso Como, Franca e Carlo Sozzani e così via. Culturalmente Milano è la casa di Cybex».

 

Un Hub che fungerà da spazio per tutti i tipi di creativi, insomma…

«Esatto. I migliori talenti nel fashion e nel design sono qui, la speranza è di coinvolgerli in un’industria come la nostra, dove non verrebbero. E portare il nostro brand ad un livello successivo, con partnership di prestigio. È un ecosistema unico; e poi Cybex è nel suo segmento di vendite la Dolce Vita, proprio come Milano».

Jeep Gladiator: il pick-up anche per… gladiatrici

di Silvia Terraneo (She Motori)

Mi metto al volante e penso che molte tra le parole più belle cominciano per A. A come Avventura, A come Adrenalina, A come Amore e A come…Andiamo!  Queste sono le prime parole che associo alla mia prova con Jeep Gladiator: una Wrangler in tutto e per tutto, semplicemente allungata, sicuramente molto più conosciuta negli States. Seduti in abitacolo ci si sente dei guerrieri invincibili. Si, perché la Gladiator si fa largo ovunque, suscitando quell’irrefrenabile voglia di viaggio, esplorazione e quella sensazione di essere inarrestabili in ogni condizione del percorso. Se guidarla sull’asfalto è un gioco da ragazza, immagina di sentirti libera di affrontare percorsi off-road e persino guadi, alla ricerca di sempre nuovi orizzonti.

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare? Detto fatto: le sfide alle quali vengono sottoposti, ogni giorno, i pick-up definiscono le grandi doti di resistenza e affidabilità della Gladiator. Fare fuoristrada tra terreni sterrati e sabbiosi al volante qui è un imperativo per cercare di afferrare per un attimo la sua anima libera.

 

La provo nella motorizzazione Diesel V6 3000 da 264 cv con cambio automatico 8 rapporti. Anzi, mi correggo, a 24 rapporti. Avete letto bene, 24. Alla guida, infatti, puoi scegliere, poiché hai a disposizione un cambio automatico a 8 marce con la trazione sulle sole 2 ruote posteriori, l’opzione a trazione integrale da vera 4×4, e infine trazione integrale con marce ridotte. Che, tradotto nella vita di tutti i giorni, diventa utile, per esempio, in caso di difficoltà nell’affrontare le rampe ripide dei parcheggi sotterranei: trazione integrale, marce ridotte e la pendenza è solo un lontano ricordo. Nuova nell’outfit ma saldamente connessa alla storia di Jeep: Gladiator cresce in dimensioni eppure continua ad esaltare le qualità  indomite da fuoristrada.

 

Il test drive è esaltante poiché, nonostante a primo impatto possa far supporre il contrario, la Gladiator è dinamica e, ovviamente, molto molto versatile. Abbandonata la Jungla urbana è stato impossibile frenare la voglia di metterla alla prova nel suo habitat. Per l’occasione, ho scelto di godermi un off-road leggero percorrendo un tratto montano in Valdisotto, affascinante luogo in cui la natura domina incontrastata creando uno stretto corridoio percorso dal fiume Adda, che collega la contea di Bormio al resto della Valtellina. Con Gladiator ci si gode la varietà del paesaggio incontaminato, passandoci attraverso in scioltezza.

 

Le sospensioni hanno un comfort di marcia in off-road come se ci si trovasse su una strada asfaltata. Un pick-up si, ma scordatevi un noioso mezzo da lavoro: Jeep Gladiator ha solo la forma del pick-up senza nascondere comodità da station wagon, l’impostazione di guida alta di un Suv e l’ebbrezza dell’open air nella sua versione cabrio!

 

L’unica difficoltà? Tornare sull’asfalto accettando di essere nuovamente assorbiti dal grigio traffico cittadino. Tolta la piccola parentesi “wild”, il mio test si è basato principalmente su un utilizzo quotidiano tra le vie cittadine e qualche gita fuori porta con tratti di superstrada e vie di montagna. Questo enorme pick-up americano ha una praticità di guida a cui ci si abitua facilmente al punto da dimenticarsi in un attimo di avere a che fare con volumi importanti, tanto nella lunghezza (parliamo di un pick up di oltre 5,5 mt) che nella cubatura totale.

Sui tratti autostradali ritroviamo comfort e prestazioni: il potente motore sotto il cofano non vede l’ora di ruggire e per un attimo quella che vedo di fronte a me è una highway americana che profuma di libertà. Per questo è sempre bene fare attenzione e dosare il piede sul gas: Gladiator spinge davvero molto, con tanta coppia a qualsiasi velocità e permette sorpassi in tutta sicurezza. Se ami, come me, la velocità attenzione ai limiti.

 

La posizione di guida alta per noi donne è una vera rivelazione: permette di notare particolari a cui non sei abituata e contemporaneamente genera sicurezza e voglia di andare oltre. Sulla strada come nella vita. Lasciata l’autostrada mi appresto a godermi i tornanti dei paesaggi collinari e montani, certa che la Gladiator sarà una compagna di avventura eccellente. Km dopo km rivela piacevolezza di guida, leggerezza dello sterzo, e un acceleratore forse troppo leggero che costringe all’attenzione per evitare di andare troppo veloci. In questo contesto rimuovere le due porzioni di tetto rigido è un must: avventura arrivo!

 

Punti a suo favore anche nei consumi: a dispetto della sua stazza e del motore ruggente consuma molto meno di quanto ci si aspetti. Nel mio test drive, a fronte di centinaia di km macinati su percorsi misti, ho avuto delle medie vicine a 12 km/litro con una guida da tutti i giorni. Ma oltre ai suoi punti di forza vediamo qualche punto a suo svantaggio.

 

Date le dimensioni diventa davvero sfidante trovare parcheggio nelle condizioni di sovraffollamento cittadino. Anche la qualità audio non mi ha fatto impazzire: in modalità DAB il segnale non è pulito e ci sono continui “ronzii”. Il cambio automatico nelle prime 3 marce tende a salire di giri prima di passare alla marcia successiva, soprattutto nei tratti di strada in discesa. Ciò, probabilmente, è dovuto alla gestione software che tende ad utilizzare maggiormente il freno motore per adattarsi meglio alle situazioni di eventuale off road. In generale però la cambiata rimane impercettibile.

 

Capitolo valigie: dove si mettono? Se si viaggia a pieno carico (5 persone) il loro posto è nel cassone (con portata di 618 kg), dove rimango all’asciutto anche sotto l’acquazzone grazie alla copertura soft (opzionale) in tela. Se viaggi spesso ti consiglio di optare per l’opzione di copertura rigida con chiusura a chiave.

 

A test concluso la sensazione che rimane è quella di una bella avventura tra asfalto e off road. Scegliere Gladiator significa non passare inosservati. Se abiti in città abituati alle sue dimensioni e alla pazienza di trovar parcheggio. Se invece hai un animo country, vivi a contatto con la natura e sogni il Texas è la soluzione perfetta per te.

Citroën Ami: sostenibile, ma anche i giovani hanno caldo

di Luca Talotta

Metti una mattinata in pieno centro a Milano alla scoperta della Maison Citroën e soprattutto della piccola Citroën Ami. Sì, esatto, quel piccolo barattolo che si vede per le strade della città è davvero una vettura, un mezzo con un motore. Elettrico, s’intende, ma comunque un veicolo che va in strada, attraversa i semafori, ponti, strade e parcheggia (quest’ultima cosa in modo decisamente comodo).

 

Nonostante tutto c’è spazio

Al di là di quello che si possa pensare, dentro c’è davvero spazio. Tanto che quei mattacchioni di  Citroën si sono inventati anche la versione Cargo, per trasportare oggetti, piccoli pacchi e cose del genere. Certo, se si è in due sulla Ami lo spazio è bello che andato, ma di certo l’idea primordiale alla sua nascita non era di certo quella del trasporto di passeggeri e bagagli: per quello ci sono altri mezzi. Qui, invece, ci troviamo di fronte a un quadriciclo innovativo: primo perché si può guidare con la patente AM, quella dei cinquantini per intenderci, a partire dai 14 anni. E poi perché, incentivi statali alla mano, costa 5mila euro. Idea geniale.

 

La sicurezza e il caldo, temprare l’anima 

Di certo non si può dire che chi sale a bordo di Ami (o, in generale, di un mezzo a quattro ruote che costa così poco) pensi al comfort. No, niente di tutto ciò: anzi, a volte fa quasi paura andare in giro, come se già uno immaginasse un eventuale incidente e dicesse ‘Bello, ma come ne esco?’. Esagerazione: forse. Di certo quello che manca è il benessere climatico. Specchietti che si aprono verso l’esterno (vi ricordate la Due Cavalli?) E lasciano uno spiraglio talmente minimo che nemmeno il sudore riuscirebbe a passare da lì. Ecco, su questo si può lavorare: perché non fare come alcuni ciclomotori concorrenti che aprono il tetto? Questione di costi, direbbero. Può essere, però renderebbe il tutto sicuramente più fruibile.

 

Il futuro della città

Di certo quello che mi immagino è che mezzi come Ami potrebbero davvero rappresentare il futuro delle città. Di quelle grandi, delle megalopoli congestionate da inquinamento, traffico e rumore. Lei, invece, permette di non emettere CO2, nel traffico sguscia che è un piacere e non fa rumore: ne abbiamo parlato con Elena Fumagalli, responsabile delle comunicazioni di Citroën Italia (Stellantis). Godetevi l’intervista e soprattutto le mie scorribande per la città a bordo della Citroën Ami.

 

VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=VjDAJ3HCNo4

SURE 5.0: le Pmi europee nel futuro

L'auto in Europa: a breve il ripensamento dell'iter per la transizione ecologica

Foto: Gianmarco Giorda, direttore di Anfia

Entra finalmente nella fase operativa il progetto “SURE 5.0: Sostenere la transizione  verso la sostenibilità e la resilienza delle Pmi verso Industria 5.0 negli  ecosistemi di mobilità, trasporti e automotive, aerospaziale e difesa ed  elettronica”, presentato nell’ambito di Horizon Europe e coordinato dal primo polo di competitività europeo del settore aerospaziale, Aerospace Valley, che  ANFIA e INIZIATIVA si sono aggiudicate lo scorso febbraio.

 

Il 15 e 16 giugno si terrà a Bordeaux (Francia) il kick-off meeting di progetto, con l’obiettivo di rivedere i diversi pacchetti di lavoro e i compiti e coordinare le azioni da  compiere durante i primi sei mesi di attività. Il progetto vede coinvolti 5 distretti produttivi europei che complessivamente  rappresentano più di 1.000 Pmi e 3 centri di ricerca e tecnologia di eccellenza. Complessivamente, 11 partner provenienti da 8 diversi Paesi (Francia, Spagna, Austria,  Germania, Irlanda, Italia, Estonia e Grecia) ed espressione di 3 ecosistemi industriali  uniranno le forze per supportare le PMI nella loro transizione verso Industria 5.0.

 

Uscito vincitore nel confronto con altri 25 progetti candidati, SURE 5.0 è incentrato sulla  collaborazione de tre ecosistemi industriali della mobilità, aerospaziale e dell’elettronica, di fondamentale importanza in Europa, di cui rappresentano, nel complesso, oltre il 10%  del valore aggiunto, con oltre 2 milioni di aziende e 20 milioni di dipendenti. Il progetto  mobiliterà €2,6 milioni in fondi UE, a cascata destinati alle PMI per finanziare i loro  progetti 5.0.

 

L’obiettivo principale è supportare le Pmi degli ecosistemi dei trasporti civili (MTA e  aerospaziale e della difesa) e dell’elettronica a integrare nei loro processi produttivi i principi di Industria 5.0, per diventare più antropocentrici, sostenibili e resilienti. I risultati e l’impatto previsti: delle 1.000 PMI coinvolte nelle attività del progetto, 700 saranno valutate, 90 saranno supportate con servizi dai partner e 53 riceveranno un  sostegno finanziario.

 

Attraverso le diverse attività di SURE 5.0, le Pmi selezionate potranno beneficiare di rapporti di valutazione, webinar, accesso alla comunità di progetto, eventi di networking  e peer-learning, servizi su misura e sostegno finanziario per i loro progetti 5.0, fornito  attraverso il lancio di inviti a presentare delle proposte per avere finanziamenti a cascata.

 

Il progetto promuoverà anche l’adozione e la diffusione di tecnologie avanzate, nonché l’adozione di pratiche di innovazione sociale, che faciliteranno la doppia transizione  (digitale e verde). Dietro il progetto c’è un consorzio accuratamente costruito composto da cluster, centri  di ricerca e sviluppo tecnologico, università, centri di innovazione aziendale e società di  consulenza in grado di offrire competenze transfrontaliere di alto livello in vari ambiti di  competenza e servizi di comprovato valore per le Pmi.

 

“Attraverso il progetto SURE 5.0 – commenta Gianmarco Giorda, direttore di ANFIA – diamo alle imprese del nostro settore l’opportunità di affrontare la transizione industriale con una marcia in più, grazie ad un utile interscambio di conoscenze ed  esperienze con altre realtà, anche più avanzate dal punto di vista dell’adozione di  tecnologie di intelligenza artificiale e di politiche e programmi di responsabilità sociale”.

Mobilità che cambia: e il commercio del territorio?

Il commercio del territorio da una parte, le nuove idee di trasporto pubblico e privato dall’altra. Elettrico, ibrido, car sharing, scooter sharing, monopattini e tutte le altre forme di mobilità, urbana e non, che impatto avranno sulle imprese commerciali legate al mondo automotive?

 

Se ne parlerà martedì 21 giugno, a Varese, nel corso di «Mobilita», evento che metterà di fronte la politica e il commercio del territorio. Moderato da Pierluigi Bonora, Promotore di #FORUMAutoMotive, l’evento vedrà la presenza, tra gli altri, anche di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione, dell’on. Paolo Borchia, Europarlamentare che si occupa di Ricerca, energia e trasporti, e dell’on. Luca Squeri, esponente di Forza Italia in Commissione Commercio. La discussione prenderà spunto dall’osservatorio Format Research, che verrà illustrato dal suo presidente Pierluigi Ascani.

 

PROGRAMMA: https://www.federmotorizzazione.it/eventi_fm/MOBILITA-VARESE/

Icona Design: ricavi e assunzioni più forti del Covid

Foto: Teresio Gigi Gaudio, presidente di Icona Group

Icona Design Group, società di stile italiana con sede a Torino, ha chiuso il bilancio consolidato 2021 con un valore della produzione di 19,3 milioni di euro, in crescita del 43% rispetto all’anno precedente (13,5 milion). Nonostante il protrarsi dell’incertezza dovuta all’emergenza Covid, l’azienda ha ottenuto un forte incremento dei ricavi nei suoi principali mercati, Usa, Cina e Italia, e nel 2021 ha effettuato importanti investimenti per aprire sedi in Giappone e Nuova Zelanda.

 

Sono cresciuti anche i dipendenti e oggi nelle varie sedi di Icona Design Group lavorano 100 persone di 20 diverse nazionalità. Distribuito in quattro continenti (Europa, America, Asia e Oceania), il team di Icona presiede l’intero processo di sviluppo di ogni progetto: dalla strategia allo stile, dal management all’ingegneria e ai prototipi, fino alla produzione.

 

«Grazie agli investimenti – spiega Umberto Granisso, cfo di Icona – l’azienda ha continuato a costruire la struttura per realizzare gli obiettivi del futuro, l’apertura di nuovi mercati e la diversificazione di target. La competenza nell’automotive si sta trasformando in un settore più ampio di smart mobility e transportation design, accanto al quale vogliamo sviluppare nuovi ambiti di intervento, come il product e industrial design».

 

Tra i progetti più recenti il contributo a Hyperloop, la tecnologia futuribile per il trasporto ad alta velocità di merci e passeggeri, per cui Icona ha disegnato gli interni della capsula; il design di Microlino, la microcar elettrica che rivisita in chiave contemporanea le iconiche bubble car degli anni ’50, in fase di produzione a Torino. A livello internazionale, Icona è già impegnata in progetti avveniristici di smart city e guida autonoma. Sempre nel 2021 ha realizzato partnership negli Usa con Great Product per crescere in Nord America e in Italia con la startup Sanixair, da cui è nata la newco Icoxair, per l’ideazione di prodotti B2C di design ad alta valenza tecnologica nella sanificazione ambientale per fotocatalisi.

“Tutto elettrico”: ok al piano UE, stop a benzina e Diesel dal 2035

Foto: L’eurodeputato olandese e relatore Jan Huitema (Renew)

In una votazione in Plenaria, i deputati europei hanno adottato il loro mandato per negoziare con i governi UE i livelli di riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi. Il testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni. Nel testo approvato, i deputati sostengono la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del Parlamento UE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.

 

Le misure proposte

Eliminare il meccanismo di incentivazione per i veicoli a basse e a zero emissioni («ZLEV»), in quanto non serve più al suo scopo originario.

Una relazione della Commissione sui progressi compiuti verso una mobilità stradale a emissioni zero entro la fine del 2025 e successivamente su base annua, che copra l’impatto sui consumatori e sull’occupazione, il livello di utilizzo delle energie rinnovabili e le informazioni sul mercato dei veicoli usati.

Ridurre gradualmente il massimale per l’ecoinnovazione, in linea con gli obiettivi più rigorosi proposti (l’attuale limite di 7 g CO2/km dovrebbe rimanere fino al 2024, seguito da 5 g dal 2025, 4 g dal 2027 e 2 g fino alla fine del 2034).

Una relazione della Commissione, entro la fine del 2023, che descriva in dettaglio la necessità di finanziamenti mirati per garantire una transizione giusta nel settore automobilistico, al fine di attenuare l’occupazione negativa e altri impatti economici.

Una metodologia comune dell’UE da parte della Commissione, entro il 2023, per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 delle autovetture e dei furgoni immessi sul mercato, nonché per i carburanti e l’energia consumati da tali veicoli.

 

Il relatore

Il relatore olandese Jan Huitema (Renew) ha dichiarato: “Questo regolamento incoraggia la produzione di veicoli a zero e basse emissioni. Con gli standard di CO2, creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le Case automobilistiche. Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori. Ciò è particolarmente importante ora che i prezzi del Diesel e della benzina continuano a salire. Questo regolamento rende la guida sostenibile accessibile a tutti!”.

 

Prossime tappe

L’adozione della relazione è prevista per la seduta plenaria di giugno e costituirà la posizione negoziale del Parlamento con i governi dell’UE sulla forma finale della legislazione.

 

Lo scorso anno

Il 14 luglio 2021, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, la Commissione aveva presentato una proposta legislativa per una revisione dei livelli di prestazione in materia di emissione di CO2 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri. La proposta mirava a contribuire agli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 e il 2050, a fornire benefici ai cittadini utilizzando veicoli a emissioni zero in modo più ampio (migliore qualità dell’aria, risparmio energetico e costi inferiori per il possesso di un veicolo), nonché a stimolare l’innovazione nelle tecnologie a emissioni zero.

Walter De Silva: auto, scarpe e… aerei

Foto: Walter De Silva

Alla Milano Design Week, con il Salone Internazionale del Mobile e tutte le varie esposizioni del cosiddetto “Fuorisalone”, grazie alle quali innovazione e stile animano la città, c’è anche l’opportunità per parlare della nuova avventura di Walter De Silva, il grande designer di auto divenute vere icone sia nell’ex Fiat Group sia nella galassia Volkswagen. A fornire l’occasione è lo spazio ITA Airways che in via della Spiga 26 presenta il suo nuovo cabin interior design, progettato proprio da De Silva. Dopo aver dato vita ai progetti di ben 120 automobili, suggellati dalla conquista del “Compasso d’oro” alla carriera – il prestigioso riconoscimento assegnato dall’ADI, l’Associazione per il Disegno industriale, che dal 1954 seleziona i migliori progetti di design e le “matite” più brillanti del mondo – il designer ha deciso di intraprendere una nuova sfida professionale.

Proprio questa prestigiosa manifestazione rappresenta il palcoscenico ideale per presentare il frutto della collaborazione con la nuova compagnia aerea di bandiera che fa del “Made in Italy” l’emblema del proprio ruolo di ambasciatrice dell’eccellenza italiana nel mondo. “Il design è un linguaggio, trasversale e universale, comprensibile a tutti, senza confini, senza retorica e senza divisioni. Processo e metodologia, che sono la sintesi del rapporto costante tra storia, conoscenza e innovazione, sono sempre presenti indipendentemente dal progetto. Sono orgoglioso di  aver messo a disposizione la mia esperienza di designer al settore aeronautico e per questo ci tengo a ringraziare ITA Airways che mi ha dato questa opportunità”, spiega Walter De Silva, presidente di Walter De Silva & Partners 

 

Il cielo in una stanza

La cabina di un aereo, come ogni spazio in movimento, è un luogo da condividere che ruota sempre di più intorno ai viaggiatori, entrando direttamente e profondamente nello stato d’animo e nell’umore di ogni singola persona. L’uomo e il suo benessere, sono i protagonisti di questo nuovo progetto. Proprio per questo, pensando alla permanenza in una angusta cabina di un aereo, magari anche per lungo tempo, De Silva ha pensato a uno spazio da progettare intorno all’uomo con grande attenzione al comfort, alla sicurezza e all’ esperienza di ognuno.

E lo ha fatto prendendo in prestito la famosissima canzone di Gino Paoli “Il cielo in una stanza”, con l’idea di  ricreare all’interno del velivolo  una sensazione piacevole ma coerente con la modalità scelta per un viaggio sopra le nuvole. Il progetto per ITA Airways è stato guidato dal designer Mario Antonioli, che ha  lavorato per rispondere alle indicazioni ricevute da ITA Airways con un progetto coerente con la brand identity della nuova compagnia di bandiera, che mettesse in evidenza il “Made in Italy” l’ecosostenibilità e tutte le altre caratteristiche con cui si vuole guardare alla mobilità del  futuro.

Milano Design Week: Daniela Gerini veste Citroën Ami

di Roberta Pasero 

C’è una Ami tra me e Daniela Gerini, una delle stiliste e designer che per la Milano Design Week hanno vestito con abiti stravaganti, eleganti, coloratissimi cinque Citroën Ami, trasformandole in opere d’arte. La Gerini, che ha l’atelier nel Quadrilatero della moda nello storico spazio dove Biki creava gli abiti per Maria Callas, ha colorato con linee, lettere, tinte flash questa piccola trasformista bifronte francese.

 
Il quadriciclo 100% elettrico è in mostra nelle cinque varianti di fronte alla galleria di Rossana Orlandi per la Milano Design Week. È stata lei ad aver scelto Yukiko Nagai, Paola Navone, Draga Obradovic, Ludovica Serafini e, appunto, Daniela Gerini, per questo progetto tutto al femminile Citroën Les AMI di Ro.