Salone Nautico: il lusso by Mercedes fa irruzione

di Roberta Pasero

Il futuro è già qui con Vision Maybach 6 Cabriolet, concept car dalle linee anni Venti e cuore avveniristico che domina maestosa la lounge nel Salone Nautico di Genova.

E, dunque con Maurizio Zaccaria, direttore vendite Mercedes-Benz Cars Italia, non si può non parlare di Top-End Luxury, strategia lussocentrica del brand che, merito di Maybach, AMG e Classe G, farà aumentare del 60% la quota vendite delle vetture Top-End entro il 2026. Di questo e molto altro presto sulle pagine motori “Fuorigiri” de il Giornale e videointervista su #diarioforumautomotive.

A tu per tu con Tavares: tre domande (con risposte) al capo di Stellantis

Delle sei domande che mi ero preparato da rivolgere a Carlos Tavares, ad di Stellantis, ne sono andate a segno tre, oltre le mie aspettative. L’incontro con il top manager portoghese, all’Heritage Hub di Mirafiori, proprio all’interno dello storico polo industriale Fiat torinese, è stato molto interessante e soprattutto esaustivo. Tavares ha risposto puntualmente alle mie e alle altre domande dei colleghi. Ma quello che più mi ha soddisfatto è che alcuni suoi punti di vista rispecchiano – e lo dico senza alcun problema – una serie di mie riflessioni sul dibattuto tema di una transizione energetica verso il “tutto elettrico” che le autorità Ue hanno impostato male e stanno pure gestendo male.

 

Un esempio per tutti: spesso nei miei commenti ho sottolineato come nel dare il via a questa campagna che nel 2035 dovrebbe portare al “tutto elettrico” sulle strade, con il progressivo abbandono delle motorizzazioni endotermiche (sarà poi veramente così?), il decisore di Bruxelles ha ragionato e agito alla rovescia, in pratica costruendo un palazzo partendo dal tetto per poi arrivare alle fondamenta. Tavares, in proposito, ha invece indicato la sequenza logica che si sarebbe dovuta applicare: prima la messa a punto di un piano ad hoc per produrre energia da fonti pulite, quindi la capillarizzazione della rete di infrastrutture di ricarica e, alla fine, i servizi alla mobilità.

 

Altro aspetto rilevato dal top manager, che pure sta investendo miliardi e miliardi come Stellantis nella mobilità elettrica (una imposizione politica e non una scelta di matrice industriale) riguarda l’esigenza di rendere accessibile a tutti questo nuovo corso, a partire da una transizione in direzione dell’elettrico che passi attraverso la massiccia diffusione di veicoli ibridi (mild hybrid) a beneficio anche del parco circolante (-50% le emissioni di CO2 grazie a questa tecnologia) e, ovviamente, alle capacità di spesa di una platea sempre più in difficoltà a causa delle crisi internazionali e le pesanti ripercussioni sulle bollette e i costi in generale. Sulla transizione green (“ci vorranno 20 anni per passare dal fossile all’elettrico e 10 per aver un sistema adeguato di infrastrutture”) l’ad di Stellantis ha ricordato come “da tempo ripeto ai governi che non si può danneggiare il diritto alla mobilità, impedendo l’accesso della classe media all’acquisto di nuove auto elettriche”.

 

Da non tralasciare assolutamente, poi, il problema Cina. “La produzione di batterie è direttamente collegata ai prezzi delle materie prime che sono molto volatili – ha affermato Tavares – e questo si trasferisce sui listini delle auto. Il prezzo di vendita dei veicoli elettrici cinesi, che stanno arrivando in Europa, può essere un fattore positivo per i consumatori, ma anche un forte rischio per noi europei, ecco perché bisogna lavorare sull’accessibilità”.

 

Infine, la mia richiesta di approfondire la decisione di far uscire Stellantis da ACEA, la “lobby” dell’auto europea: “Quando sono stato presidente, le autorità europee non ci ascoltavano ed era una loro scelta. Non ho risorse e tempo per parlare con chi non ascolta, preferisco rivolgermi direttamente alla gente”. Una sorta di bocciatura, la risposta al mio quesito, dell’azione svolta finora da ACEA. E Tavares non ha tutti i torti.

Alternative al fossile: elettrico e idrogeno non sono in competizione

di Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità Sostenibili

 

Questo è un impegno europeo e anche del Pnrr: la creazione di stazioni di ricarica a idrogeno, abbiamo bisogno di migliorare l’infrastrutturazione anche per l’idrogeno. Elettrico e idrogeno sembrano due tecnologie che competono, ma non è così.

 

In generale abbiamo bisogno di rafforzare le politiche industriali dell’automotive in senso ampio per accompagnare i produttori di componenti nel realizzare la trasformazione dai motori termici a idrocarburi, una trasformazione che riguarda non solo le automobili, ma anche moto e autobus.

Autolook Week a Torino: per Levy altro exploit

Foto: Andrea Levy, ideatore dell’evento

 

Il motorsport emoziona e i torinesi hanno saputo emozionarsi. Si è chiusa con un successo di pubblico clamoroso la 1ª edizione di Autolook Week Torino, il festival del  motorsport che ha portato in piazza San Carlo modelli di Formula 1, Endurance, Rally  e Moto GP, oltre a supercar e auto classiche ultracentenarie. Buona la prima per la manifestazione a cielo aperto e gratuita che per 5 giorni ha  attirato gli appassionati in piazza San Carlo, coinvolti da un calendario di eventi e  incontri che hanno proposto piloti e leggende degli sport motoristici. 

Andrea Levy, presidente Autolook Week Torino: “Ci abbiamo creduto e con noi ci  hanno creduto i nostri partner, come Regione Piemonte, Comune di Torino, ACI e  Automobile Club Torino, Fondazione CRT. In questi giorni abbiamo visto la passione  che suscita il motorsport, soprattutto nelle nuove generazioni che hanno fatto code  per gli autografi e le foto con i loro idoli, e abbiamo visto anche quanto sia importante  per Torino il legame con la storia dell’industria automobilistica”. 

Andrea Tronzano, assessore al Bilancio e alle Finanze di Regione Piemonte: “Non  abbiamo avuto nessun dubbio nell’appoggiare Autolook, progetto che ci è stato  presentato mesi fa e che, immediatamente, ci ha impressionati per la sua capacità di  coinvolgere il pubblico. L’auto e il territorio meritavano 5 giorni come questi, di piazze  gremite e di entusiasmo. È la strada giusta”. 

Mimmo Carretta, assessore Grandi Eventi, Turismo e Sport Comune di Torino:  “Abbiamo lavorato con gli organizzatori per creare un evento che fosse il più  coinvolgente possibile per la nostra città, che riportasse i torinesi a vivere e a godersi  le strade di Torino, che li rendesse fieri. Vista l’affluenza di pubblico che Autolook ha  registrato in 5 giorni, direi che ci siamo riusciti”.

Produzione e imprese: automotive in forte sofferenza

di Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica

 

Ci sono tanti segnali nel primo semestre e tutti contrastanti. Abbiamo risultati positivi della produzione industriale nel secondo trimestre con peggioramento però nell’ultimo mese, e un dato complessivamente negativo se confrontato con lo scorso anno. Abbiamo comparti in lieve crescita e settori in evidente difficoltà come l’automotive toccato da problemi congiunturali e nel bel mezzo di una complessa transizione tecnologica ed ecologica.

 

È pertanto necessaria una politica industriale organica che consenta di cogliere le opportunità che ci sono e di affrontare i problemi che emergono nell’interesse generale. Abbiamo ancora imprese che prevedono di aumentare l’occupazione ma aumentano le aziende che fanno fatica a trovare i profili che servono. Esistono e resistono, evidentemente, problemi strutturali nel nostro Paese che si fatica a risolvere e che non fanno che amplificare le criticità in una fase difficile come quella che stiamo vivendo.

Europa e transizione: l’avventatezza si tocca con mano

di Andrea Taschini, manager automotive

 

Il mio commento al pezzo de “Il Sole 24 Ore” del 16 settembre 2022. Per difendere a ogni costo il piano di transizione energetica europea che palesemente si rivela ogni giorno meno sostenibile per via delle fortissime dipendenze che crea da Paesi illiberali e potenzialmente nemici, l’Europa sta cercando di correre ai ripari. La mappatura, però, rivela tutta la fragilità di un tentativo abbastanza goffo e pieno di incognite.
 

Come si può facilmente verificare dalla tabella, la dipendenza europea dalla Cina è enorme, mentre secondo i piani della commissione, il fabbisogno europeo di terre rare, dovrebbe subire un aumento fino al 400% entro il 2030.


Un’impresa che sembra a dir poco impossibile anche perché la maggior parte dei materiali qui elencati vengono poi raffinati e lavorati esclusivamente da Pechino (85% del litio) e quindi stanno comunque sotto il suo ferreo controllo. È poi evidente inoltre, che la Cina ha già in mano contratti con i Paesi estrattori con licenze decennali come nel caso più specifico del cobalto congolese.


L’azione sembra fatta più per rassicurare i cittadini europei sulla fattibilità di un piano energetico molto più spericolato che realizzabile e che appare ogni giorno dettato piu da esigenze politiche che scientifiche. Chiaramente stanno emergendo tutte le incongruenze della transizione energetica sia sotto il profilo ambientale che economico tanto che le dichiarazioni d’intenti hanno il sapore di un imbarazzante esame di riparazione di un progetto messo in piedi senza valutarne le reali e fattive conseguenze.


Se la transizione energetica proseguisse così come è stata pianificata ma senza chiare risposte alle tante domande che essa pone, ci troveremmo in una situazione estremamente preoccupante tanto da far sembrare un nulla la questione della dipendenza dell’Unione dal gas russo. Appare che una maggiore ponderazione a riguardo sia assolutamente necessaria.

Europa e cambiamenti: equilibri geopolitici a rischio

di Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e ad di Pirelli
(da un’intervista a MF)

 

La situazione reale vede un’Europa al centro di una potenziale crisi molto grave. Dovrà essere affrontata con un cambiamento strutturale e una strategia unitaria. L’Europa è una regione del mondo trasformatrice, la globalizzazione ha portato una crescita basata su materie prime a basso costo di cui il nostro continente è privo.

 

Ora, a partire dal prezzo dell’energia, tutto cambia. I nuovi equilibri geopolitici mettono a rischio la regione del mondo più protetta socialmente e con gli standard di vita più elevati. Il tema oggi è il cambiamento di paradigma, l’Europa può guardare a un futuro di continuità, di crescita e di tutela dei propri valori se riesce a essere unita, sia a livello geopolitico sia come forza di mercato. Altrimenti sarà destinata ad avere più problemi degli altri Paesi mettendo a rischio la sua struttura sociale e con il prezzo più alto pagato dalle fasce più deboli.

 

Il futuro dell’automobile sarà evidentemente diverso. Ci sono delle regioni del mondo, con grandi mercati in evoluzione come Cina e Stati Uniti, che resteranno chiave per l’automotive. Ma il vero cambiamento è a livello tecnologico. L’Europa aveva un vantaggio sulla tecnologia, le scelte che si sono fatte, come la decisione di abbandonare il motore a combustione nel 2035, possono minare gli equilibri, non tengono conto della capacità competitiva delle diverse tecnologie e rischiano di spostare il valore della filiera verso l’Oriente.

 

Con il motore elettrico, per via della maggiore accelerazione rispetto ai motori a combustione, servono pneumatici di nuova generazione, più tecnologici e resistenti e con un continuo miglioramento dell’impatto ambientale.

Elettrico vs carburanti sostenibili: la sfida è iniziata

Elettrico verso carburanti sostenibili
di Nino Sunseri (da ITALPRESS)
 


La tecnologia, come la natura, non fa salti. Il passaggio verso l’auto a batteria appare meno semplice del previsto. Il ministro Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: “Con l’Unione europea abbiamo fatto una trattativa, abbiamo ottenuto dei piccoli risultati. Il giusto approccio è la neutralità tecnologica: non c’è soltanto l’elettrico, ma anche altre forme per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale”. Il ministro ha espresso una posizione da molti condivisa se solo si superano le barriere ideologiche: si può puntare su soluzioni temporanee e diverse dall’auto elettrica, almeno fino a quando non saranno messi a posto tutti i tasselli che servono, dalle gigafactory alle colonnine, passando per le rinnovabili e lo smaltimento.

 

Molti ignorano, come ha più volte spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che il Life-cycle-assessment (Lca) di un’auto elettrica, cioè l’impronta di carbonio misurata da quando si comincia a scavare per le materie prime a quando la vettura esce dal concessionario, è tale che pareggia con un’auto di nuova generazione dopo i 70-80mila chilometri, parlando di una classe media.

 

Insomma il vantaggio dell’auto alla spina rispetto ai motori a combustione interna è tutto da dimostrare. Senza contare il problema dello smaltimento: una volta giunte a fine vita che cosa fare dell’accumulatore? È vero che esistono le tecnologie per il riutilizzo dei materiali e dei componenti. Tuttavia si tratta di processi ancora iniziali e molto costosi. La scadenza del 2035 che mette al bando in Europa i motori tradizionali appare troppo vicina per fare la rivoluzione. Qual è quindi la soluzione per traghettare le quattro ruote verso la totale sostenibilità?

 

La nuova strada è quella dei carburanti «puliti» e rinnovabili che sembra essere la quadratura del cerchio: mette insieme la necessità di combattere la CO2 con la tutela della manifattura e di tutta la catena dell’automotive. Una vettura completamente a batteria, infatti, taglia fuori interi settori produttivi essendo tutta la parte meccanica ridotta all’essenziale. Per non parlare del mercato dell’usato: chi mai comprerà un’auto a batteria di seconda mano? In pochi. Tanto più che andrebbe rigenerato il sistema degli accumulatori che, in vetture di questo tipo rappresentano la componente maggiore di costo. Come uscirne?

 

Alla base non c’è soltanto la consapevolezza del fatto che la conversione di massa alla propulsione elettrica, con le difficoltà che comporta a livello di diffusione e di produzione di energia, sarà complesso e non avverrà alla stessa velocità in tutto il mondo. Una parte dei costruttori, infatti, spera ancora di non dover dire addio per sempre alle auto come le conosciamo oggi e di poter anche salvare i modelli storici che rischiano a loro volta di dover essere tutti trasformati a batteria.

 

Non è un caso che, a partire dal 2026 i nuovi regolamenti della Formula 1 prevedono l’utilizzo degli eco combustibili al posto della benzina tradizionale. E non è nemmeno un caso che il gruppo Volkswagen si voglia presentare ai nastri di partenza con i suoi marchi sportivi di punta: Audi (che probabilmente rileverà la Sauber visto che a fine 2023 finirà il matrimonio con l’Alfa Romeo) e Porsche le cui trattative per un’alleanza con Red Bull sono tramontate. La Casa di Stoccarda ha avviato insieme a Siemens un impianto per la produzione di eFuel ricavato dall’idrogeno con cui alimenta a partire da quest’anno le sue vetture da competizione.

 

Il processo, che si stima possa produrre circa 130.000 litri di benzina «sostenibile» in un anno, è totalmente green, perché utilizza l’energia elettrica generata da pale eoliche per il processo di scissione dell’acqua da cui si ottiene l’idrogeno, per la sua trasformazione in metanolo e infine per la raffinazione. Questo tipo di combustibili, come anche biogas e biometano ottenuti da vegetali e materie organiche di scarto, ha il vantaggio di avere emissioni in gran parte compensate all’origine dalla CO2 assorbita dalla pianta. Queste sono a loro volta forti di una filiera più ecologica rispetto all’estrazione e alla lavorazione dei carburanti fossili, oltre che di una combustione che produce minori emissioni inquinanti.

 

In un bilancio ambientale che tiene sempre più conto dell’intero processo produttivo , e non soltanto delle emissioni dirette dei veicoli, queste innovazioni si rivelano, secondo diversi studi, anche più ecologici della filiera dell’elettrico, su cui grava l’impatto dell’estrazione dei metalli per le batterie e del loro complesso smaltimento, oltre che della produzione di energia che a livello mondiale non è ancora tutta “fossil-free”. La tecnologia degli eco-combustibili dimostra come sia possibile immaginare uno scenario di elettrificazione parziale, più pratico rispetto a quello totale, e soprattutto contribuire a ridurre l’inquinamento su scala mondiale anche laddove la mobilità elettrica impiegasse più tempo a diffondersi. Oltre a salvaguardare quasi 150 anni di storia e tradizione del motorismo. 

Prova su Strada: Fiat 500X Hybrid 48V

Prova su Strada: Fiat 500X Hybrid 48V

Questa settimana Safe-Drive mette alla prova una delle best seller di Casa Fiat: la 500 X. Oggi il successo commerciale di questo modello passa anche dall’adozione della motorizzazione ibrida.

Il funzionamento di questo sistema è dato dall’abbinamento del motore 1.5 GSE T4 da 130cv con il propulsore elettrico da 48V e 15 kW di potenza. A questo, la Fiat 500 x abbina le consuete linee da crossover compatta, con posizione di guida rialzata.

Incentivi: con il noleggio spinta alla transizione “green”

Foto: Alberto Viano, presidente di ANIASA

 

“L’inclusione del noleggio tra i beneficiari degli incentivi auto messi in campo dal Governo costituisce una concreta spinta verso la transizione ecologica del nostro parco circolante e riduce la situazione di discriminazione prevista dalla normativa nella sua versione iniziale. Attendiamo ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto che segnerà l’effettiva entrata in vigore degli incentivi”, è questo il commento di Alberto Viano, presidente di ANIASA, l’Associazione che rappresenta in Confindustria il settore dei servizi di mobilità, in attesa della pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale” del Decreto che, dopo le anticipazioni fornite dal MISE in un comunicato stampa di inizio agosto, sancirà ufficialmente l’apertura alle società di noleggio degli eco-incentivi.

Nei mesi scorsi ANIASA aveva invitato il Governo a rivedere la propria posizione iniziale (da ultimo anche con un esposto all’Antitrust), evidenziando il ruolo decisivo del comparto del noleggio nella diffusione di veicoli a basse emissioni: il settore immatricola il 47% delle vetture ibride sul mercato e il 29% delle elettriche. Senza contare che le flotte aziendali a noleggio svolgono oggi un ruolo fondamentale nel supportare il rinnovo del parco circolante (la vita media dei veicoli a noleggio è pari a 4 anni vs età media del parco circolante di 11,8 anni) e nell’immettere in circolazione vetture usate di ultima generazione, economicamente accessibili.

“Il Decreto, che auspichiamo venga pubblicato quanto prima in Gazzetta Ufficiale per non determinare un effetto attesa che blocchi nuovamente il mercato, riconoscerà espressamente il conferimento dei benefici al settore dell’autonoleggio e consentirà a privati e ad aziende che scelgono di noleggiare una vettura di usufruire indirettamente dell’agevolazione, sebbene nella misura del 50%. In questo modo le imprese e i consumatori privati, in questa fase di transizione ecologica, potranno utilizzare il noleggio per avvicinarsi, a costi accessibili, a nuovi veicoli ibridi ed elettrici. Una misura, questa, che contribuirà alla crescita delle immatricolazioni a basse emissioni, generando presumibilmente nei prossimi mesi un’inversione di tendenza rispetto al calo registrato nella prima metà dell’anno negli acquisti di vetture elettriche. Un passo concreto nella giusta direzione verso la transizione ecologica”, ha commentato il presidente di ANIASA, Alberto Viano.