A tu per tu con Tavares: tre domande (con risposte) al capo di Stellantis

Delle sei domande che mi ero preparato da rivolgere a Carlos Tavares, ad di Stellantis, ne sono andate a segno tre, oltre le mie aspettative. L’incontro con il top manager portoghese, all’Heritage Hub di Mirafiori, proprio all’interno dello storico polo industriale Fiat torinese, è stato molto interessante e soprattutto esaustivo. Tavares ha risposto puntualmente alle mie e alle altre domande dei colleghi. Ma quello che più mi ha soddisfatto è che alcuni suoi punti di vista rispecchiano – e lo dico senza alcun problema – una serie di mie riflessioni sul dibattuto tema di una transizione energetica verso il “tutto elettrico” che le autorità Ue hanno impostato male e stanno pure gestendo male.

 

Un esempio per tutti: spesso nei miei commenti ho sottolineato come nel dare il via a questa campagna che nel 2035 dovrebbe portare al “tutto elettrico” sulle strade, con il progressivo abbandono delle motorizzazioni endotermiche (sarà poi veramente così?), il decisore di Bruxelles ha ragionato e agito alla rovescia, in pratica costruendo un palazzo partendo dal tetto per poi arrivare alle fondamenta. Tavares, in proposito, ha invece indicato la sequenza logica che si sarebbe dovuta applicare: prima la messa a punto di un piano ad hoc per produrre energia da fonti pulite, quindi la capillarizzazione della rete di infrastrutture di ricarica e, alla fine, i servizi alla mobilità.

 

Altro aspetto rilevato dal top manager, che pure sta investendo miliardi e miliardi come Stellantis nella mobilità elettrica (una imposizione politica e non una scelta di matrice industriale) riguarda l’esigenza di rendere accessibile a tutti questo nuovo corso, a partire da una transizione in direzione dell’elettrico che passi attraverso la massiccia diffusione di veicoli ibridi (mild hybrid) a beneficio anche del parco circolante (-50% le emissioni di CO2 grazie a questa tecnologia) e, ovviamente, alle capacità di spesa di una platea sempre più in difficoltà a causa delle crisi internazionali e le pesanti ripercussioni sulle bollette e i costi in generale. Sulla transizione green (“ci vorranno 20 anni per passare dal fossile all’elettrico e 10 per aver un sistema adeguato di infrastrutture”) l’ad di Stellantis ha ricordato come “da tempo ripeto ai governi che non si può danneggiare il diritto alla mobilità, impedendo l’accesso della classe media all’acquisto di nuove auto elettriche”.

 

Da non tralasciare assolutamente, poi, il problema Cina. “La produzione di batterie è direttamente collegata ai prezzi delle materie prime che sono molto volatili – ha affermato Tavares – e questo si trasferisce sui listini delle auto. Il prezzo di vendita dei veicoli elettrici cinesi, che stanno arrivando in Europa, può essere un fattore positivo per i consumatori, ma anche un forte rischio per noi europei, ecco perché bisogna lavorare sull’accessibilità”.

 

Infine, la mia richiesta di approfondire la decisione di far uscire Stellantis da ACEA, la “lobby” dell’auto europea: “Quando sono stato presidente, le autorità europee non ci ascoltavano ed era una loro scelta. Non ho risorse e tempo per parlare con chi non ascolta, preferisco rivolgermi direttamente alla gente”. Una sorta di bocciatura, la risposta al mio quesito, dell’azione svolta finora da ACEA. E Tavares non ha tutti i torti.

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