Furgoni: sbagliato escludere dai bonus i non elettrici “green”

Decarbonizzazione

di Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega a «Truck&Van»

 

L’inserimento, tra i veicoli che potranno usufruire del nuovo Ecobonus, anche dei mezzi commerciali ad alimentazione elettrica (con rottamazione obbligatoria) a vantaggio delle sole PMI, è meglio del nulla che si stava profilando per il comparto, ma è ancora troppo poco. Siamo quindi parzialmente soddisfatti dell’inserimento nel provvedimento dei veicoli di categoria N1 e N2, ma è facile prevedere che l’incentivo all’acquisto dei soli mezzi ad alimentazione elettrica, a beneficio delle Pmi e che impone la rottamazione obbligatoria, sarà difficilmente utilizzabile. La misura, quindi, andrebbe tempestivamente integrata, per essere più efficace e favorire le Pmi attraverso l’apertura a tutte le formule di acquisto/possesso utilizzate dagli operatori già con l’Ecobonus 2021.

Sembra una occasione persa ed è difficile capire la motivazione che ha portato all’esclusione delle altre alimentazioni a basso impatto ambientale, che possono contribuire in maniera importante alla transizione ecologica del comparto e alla riduzione dell’inquinamento. È pertanto auspicabile che siano introdotti i correttivi necessari a rendere il provvedimento più aderente alle dinamiche del mercato.

Visto, peraltro, che il provvedimento non esaurisce lo stanziamento totale previsto e che per il 2023 e il 2024 saranno, dunque, disponibili ancora 300 milioni l’anno, ci auguriamo che da questi residui, opportunamente ampliati per i prossimi esercizi, si possa attingere per sostenere più concretamente la filiera della logistica che, proprio nei veicoli commerciali ha lo strumento insostituibile per la distribuzione dell’ultimo chilometro che tanto impatta sull’ambiente e sulla sicurezza.

Findomestic: italiani tra guerra, inflazione e… acquisti

Le intenzioni di acquisto di beni durevoli a tre mesi sono tornate a crescere, nel mese di aprile, in tutti i segmenti tranne nel settore delle auto usate. È quanto afferma l’Osservatorio di Findomestic, secondo cui inflazione e recessione (71% delle risposte) preoccupano i consumatori italiani più della guerra (51%), quasi 9 italiani su 10 continuano a percepire una crescita dei prezzi, e solo il 27% delle famiglie (livello più basso degli ultimi due anni) ritiene che questo sia un buon momento per acquisti importanti.

 
Nell’ultimo mese, l’annuncio di nuovi incentivi da parte del governo ha spinto le intenzioni d’acquisto di auto nuove (+13,7%), ma sono le due ruote a registrare gli incrementi più elevati (+22,1% per moto e scooter, +17,9% le e-bike e +14% i monopattini elettrici). In positivo anche la propensione all’acquisto di case e appartamenti (+4,5%) e le intenzioni di ristrutturare (+2,7%), che trainano l’acquisto di mobili (+21,5), nuovi infissi (+35,3%) e grandi elettrodomestici (+14,2%). Le intenzioni d’acquisto di viaggi e vacanze crescono del 12,6%, il livello massimo da un anno.

Dopo gli incentivi, il piano pro-filiera

di Pierluigi Bonora (da “il Giornale” del 21 aprile 2022)

 
Il governo si appresta a varare un nuovo provvedimento a favore del settore automotive, questa volta però sul lato dell’offerta. In pratica, i nuovi sostegni dovranno agevolare la riconversione delle imprese verso le nuove tecnologie, un processo che comporta forti investimenti in produzione, formazione, ricerca e sviluppo. La ho anticipato il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo a un «question time» alla Camera.
 
Questo nuovo Dpcm sarà inoltre finanziato attraverso risorse non impegnate sul fronte degli incentivi all’acquisto (650 milioni nel 2022 e i due anni successivi) per il cui varo si attende l’ok della Corte dei conti e la pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale”.

L’annuncio è coinciso con la diffusione dei nuovi dati negativi sulle vendite di auto in Europa: -18,8% in marzo e -10,6% nel primo trimestre. Particolarmente grave la caduta dei 5 maggiori mercati (-20,1%), tra cui l’Italia (-29,7%), che rappresentano il 72% dell’immatricolato. L’assenza di incentivi lo scorso mese ha inoltre penalizzato le vendite di veicoli elettrici e plug-in in Italia (-22,8%), a confermare l’attuale dipendenza di questi segmenti dagli ecobonus. L’intervento di Giorgetti segue di poche ore la richiesta da parte delle associazioni del settore di mantenere alta l’attenzione sui problemi. Guerra, materie prime, caro energia e – per l’Italia – i ritardi sugli incentivi: i principali gruppi ne hanno risentito a marzo. Stellantis ha perso il 30,3%, per Volkswagen -25% e per Renault -12,5%; cresce del 9,8%, invece, Hyundai-Kia.

Stati Uniti: cercasi auto nuove da acquistare

Negli Stati Uniti la scarsità di auto nuove disponibili probabilmente durerà per tutto quest’anno e anche nel prossimo. Lo prevedono i top manager del settore riuniti a New York per l’Auto Show. In proposito, è stato dipinto un quadro cupo dei vincoli di approvvigionamento che continueranno a influenzare la disponibilità di veicoli nuovi e usati. Intanto, i prezzi non accennano a calare
 
In un primo momento i produttori di auto erano ottimisti sul fatto che la carenza di chip sarebbe gradualmente diminuita, ma continua a essere ridotta la produzione di veicoli a livello globale, a causa sia della guerra in Ucarina sia delle restrizioni anti-Covid 19 in Cina. L’impennata dei prezzi delle auto nell’ultimo anno è stata peraltro una componente importante della pressione inflazionistica sui consumatori statunitensi.
 
A marzo, l’inflazione statunitense è salita a un nuovo massimo dell’8,5%, spinta da un aumento dei costi energetici e alimentari, da vincoli di fornitura e da una forte domanda dei consumatori. Negli Usa, si legge sul “Wall Street Journal”, dopo essere salito a livelli massimi, il prezzo record che gli americani hanno pagato per nuovi veicoli era sceso a marzo leggermente per il terzo mese consecutivo, a circa 43.700 dollari. Secondo J.D. Power, è comunque circa il 26% più alto di prima della pandemia, quando il prezzo medio di transazione era di 34.600 dollari.

Tra guerra e forniture l’auto finisce Ko

di Pierluigi Bonora (da “il Giornale” del 20/4/2022)

Anche il gruppo Stellantis ha deciso di sospendere la produzione di veicoli in Russia, nello stabilimento di Kaluga, il più importante polo industriale automotive del Paese. La scelta, per altro anticipata ai sindacati italiani il 31 marzo scorso dall’ad Carlos Tavares, segue quella iniziale di sospendere le importazioni e le esportazioni dalla Russia dopo l’attacco all’Ucraina. Kaluga, per Stellantis, è la base produttiva (11mila i mezzi realizzati nel 2021 a fronte di una capacità fino a 125mila unità l’anno) dei veicoli commerciali con i marchi dell’ex gruppo Psa. Ma se per Stellantis il business russo non figura tra quelli più importanti, non è così, a esempio, per Renault. Il gruppo guidato da Luca De Meo, infatti, controlla oltre il 67% di AvtoVaz e, dunque, il marchio Lada. La stessa Avtovaz, tra l’altro, in due impianti sforna vetture a marchio Renault, Nissan e Datsun. I francesi, dunque, sono molto esposti su questo mercato: AvtoVaz, in Russia, rappresenta il 22% delle vendite complessive.

L’attacco della Russia all’Ucraina, al di là degli interessi dei singoli costruttori a produrre nei due Paesi (que mercato per molti sono marginali), aggiunge altri grossi problemi al settore automotive già fortemente penalizzato dalla pandemia, dalla mancanza di semiconduttori e materie prime, e dal caro energia. I territori in conflitto incidono sulle forniture di palladio per i convertitori catalitici (Mosca ha in mano il 40% del mercato), di gas neon per i semiconduttori (Kiev vale il 70% della produzione mondiale), mentre sia costruttori sia componentisti, soprattutto italiani e tedeschi, utilizzano il gas naturale russo per la fusione, la polimerizzazione delle vernici, il trattamento termico e altro.

Aspetti che fanno di questo comparto tra quelli più in difficoltà, anche perché tutti questi Tsunami (l’Ucraina, inoltre, esporta il 7% dei cablaggi) si sono abbattuti nel momento in cui i costruttori sono alle prese con una transizione ecologica che comporta mega investimenti per il previsto passaggio, dal 2035, a una mobilità unicamente elettrica.

Ecco allora l’industria dell’auto rallentare o addirittura bloccarsi come accade da mesi. L’indisponibilità di veicoli nuovi di fabbrica porta i concessionari ad allungare i tempi di consegna con i listini che si impennano e gli sconti che si azzerano. È il caso degli Usa, a esempio, dove a fine marzo 1,2 milioni di nuovi veicoli erano disponibili fisicamente nelle concessionarie, ma questa cifra rappresenta circa la metà della quantità di un anno prima e un terzo rispetto al periodo pre-pandemia. Miglioramenti non sono attesi almeno fino al 2023. L’impennata dei prezzi delle auto nell’ultimo anno è stata, peraltro, una componente importante della pressione inflazionistica sui consumatori Usa.

E la Cina? Le chiusure e i disordini a causa del piano «Covid zero» del governo portano le Case a guardare con timore a maggio, quando potrebbero dover sospendere la produzione se i fornitori di Shanghai e delle aree circostanti non potranno riprendere il lavoro. I crescenti blocchi per fermare la diffusione del Covid-19 stanno intasando autostrade e porti e chiudendo innumerevoli fabbriche.

Insomma, la crisi dell’automotive è globale e aumentano le incertezze sui tempi che l’Ue ha fissato per la transizione energetica del settore. Ritardi nelle infrastrutture e situazione generale da allarme rosso tengono l’economia con il fiato sospeso. I componentisti, in particolare in Italia, temono ripercussioni sull’occupazione; 73mila i posti in bilico nella filiera.

Guida autonoma e semafori: “daltonismo” causato da un laser

Le auto senza conducente possono essere indotte a interpretare come verde la luce rossa dei semafori rossi. Puntando un laser sulle telecamere utilizzate nelle auto senza conducente riferisce un lancio di AGI – un team di ricercatori, ha constatato che il sistema di guida interpretava come verde la luce rossa dei semafori il 30 per cento delle volte. Naturalmente questa vulnerabilità si traduce in un serio rischio per la sicurezza delle auto autonome. I risultati dello studio di Chen Yan, della Zhejiang University di Hangzhou, in Cina, e dei suoi colleghi, tenderebbe a confermare le preoccupazioni sulla possibile esposizione dei veicoli a guida autonoma ad atti di vandalismo o di vero e proprio sabotaggio. Nel corso della sua ricerca il team di lavoro ha puntato un laser sui sensori di cinque modelli di telecamere utilizzati dalle auto senza conducente, sfruttando due pacchetti software open source per l’interpretazione delle immagini acquisite dalla telecamera di turno.

Al netto delle loro investigazioni, gli autori hanno concluso nel loro articolo che riprogettare le telecamere per auto senza conducente in modo che scansionino righe di pixel in ordine casuale, anziché una riga alla volta, renderebbe più difficile l’introduzione per un aggressore di una interferenza relativa al colore. Richard Smith, della De Montfort University nel Regno Unito, afferma che ricerche come questa evidenziano la necessità di una forte regolamentazione delle auto senza conducente, che non sono supervisionate da un organismo di regolamentazione globale.

«I veicoli autonomi dovranno essere conformi a linee guida rigorose come le compagnie aeree», ha dichiarato, aggiungendo: «Se ciò non accadesse, ci sarebbero problemi seri. Ecco perché studi come questo sono così importanti, in quanto aiutano a evidenziare potenziali problemi a cui le Case automobilistiche devono pensare fin da ora». L’esperimento ha richiesto molto lavoro per ingannare un solo sensore e si spera che le auto senza conducente dispongano di sistemi che si basano su più telecamere. Tuttavia, secondo Smith, un aggressore determinato con risorse sufficienti «sarà sempre in grado di creare danni».

Cambio gomme: occhio alle regole

Il 15 aprile è terminato l’obbligo di circolare con le dotazioni invernali (pneumatici o catene a bordo) sulle strade che le prevedono. «Gli pneumatici invernali – sottolinea Geronimo La Russa, presidente di Automobile Club Milano – possono essere utilizzati ugualmente durante il periodo estivo senza ammenda e ritiro della carta di circolazione solo se i codici di velocità indicati sulla spalla dello pneumatico coincidono con quelli stampati sul libretto. La sostituzione non è ovviamente necessaria per chi è equipaggiato con pneumatici all season, utilizzabili dodici mesi su dodici. A tutti gli altri con l’aumento delle temperature consigliamo di effettuare il cambio per una questione di sicurezza», prosegue il presidente di AC Milano.

 
«Le gomme stagionali differiscono infatti per mescole e si adattano alle condizioni climatiche, determinando così una diversa aderenza all’asfalto. Con il caldo, gli pneumatici invernali si usurano prima, riducono le prestazioni e aumentano i consumi», conclude La Russa.

Bmw: BYmyCAR Milano, lancio “leonardesco”

di Roberta Pasero
 
Quale è la connessione tra la magia del Rinascimento di Leonardo da Vinci e la tecnologia della nuovissima Bmw i4 parcheggiata nel giardino di casa degli Atellani, accanto alla vigna che Leonardo ricevette da Ludovico il Moro come regalo per il Cenacolo?
 
Lo spiega Gianfranco De Cesaris, direttore generale di BYmyCAR Milano, il gruppo francese che a dicembre ha rilevato le quattro concessionarie Bmw di Milano e che adesso punta ad espandersi, non soltanto sul mercato italiano, per diventare il primo gruppo retail del sud Europa.
 
Un legame consolidato dal dono che i primi dieci acquirenti di Bmw i4 riceveranno: una delle bottiglie da collezione di Malvasia di Milano, frutto della vendemmia di questa vigna coltivata secondo la tecnica vitivinicola del rinascimento, Malvasia imbottigliata nel decanter progettato proprio da Leonardo.

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