Revisioni auto: +78% in 20 anni i centri autorizzati

Revisioni auto: +78% in 20 anni i centri autorizzati

Nel 2023 erano operativi in Italia 9.272 centri autorizzati ad effettuare le revisioni periodiche degli autoveicoli. Rispetto al 2003, quando ne risultavano attivi 5.197, sono aumentati di oltre 4mila unità (pari a una crescita del 78,4%). Il rilevante sviluppo del settore, registrato negli ultimi vent’anni, ne sottolinea la portata strategica e l’importante ruolo per garantire la sicurezza e diminuire l’impatto ambientale dei mezzi che circolano nel nostro Paese. I dati citati emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su informazioni del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

 

Analizzando il dettaglio regionale emerge che tra il 2003 e il 2023 il numero di centri autorizzati a effettuare revisioni auto è cresciuto soprattutto in Sardegna (+141,7%), e poi in Puglia (+122,7%), Molise (+103%), Campania (+90,9%) e Calabria (+89,6%). Più contenuta la crescita nelle Marche (+48,6%), in Trentino-Alto Adige (+43,9%) e in Valle d’Aosta (+40%). Come nel 2003, anche nel 2023 la regione con il maggior numero di centri di revisione auto è stata la Lombardia (1.543), seguita dal Veneto (900) e dal Lazio (804).

Foto di Tekton su Unsplash

Autotrasporto, cattivi pagatori: per risolvere il problema imitare il modello spagnolo

Autotrasporto, cattivi pagatori: per risolvere il problema imitare il modello spagnolo

di Cinzia Franchini, presidente di Ruote Libere

 

Per arginare gli atavici problemi che affliggono l’autotrasporto italiano sarebbe il momento che il nostro Paese mutuasse almeno quello che di buono si sta facendo altrove. Mi riferisco in particolare al tema dei cattivi pagatori. In Italia, come sappiamo, esiste una normativa in base alla quale “il termine di pagamento del corrispettivo relativo ai contratti di trasporto di merci su strada non può essere superiore a sessanta giorni, decorrente dalla data di emissione della fattura da parte del creditore”. Al fine di rendere effettive le tempistiche di pagamento indicate, la medesima norma prosegue precisando che “è esclusa qualsiasi diversa pattuizione tra le parti, scritta o verbale che non sia basata su accordi volontari di settore”.

 

Sempre la stessa legge prevede che “ove il pagamento del corrispettivo avvenga oltre il novantesimo giorno dalla data di emissione della fattura, oltre agli interessi moratori al committente debitore si applichi la sanzione amministrativa pecuniaria pari al 10 per cento dell’importo della fattura e comunque non inferiore a 1.000 euro”. Una norma che esiste da molti anni, ma che viene puntualmente disattesa come sanno bene in primis le piccole e medie aziende di autotrasporto costrette a far quadrare bilanci difficili con l’aggravio di queste vere e proprie ingiustizie che falsano il mercato.

 

Ebbene, il Governo spagnolo ha introdotto, già da due anni, una nuova legge in materia di ritardo nei pagamenti. Tale regolamentazione prevede oltre a pesanti sanzioni per le aziende che non effettuano i pagamenti entro il termine massimo di 60 giorni, anche la pubblicazione dell’elenco delle aziende che saldano in ritardo. Con l’applicazione di questa legge, perfettamente in linea con le direttive europee sul controllo dei pagamenti ritardati, la Spagna ha quindi cercato di porre fine a uno dei problemi più comuni del settore. In pratica il Governo rende pubblico a tutti l’elenco delle aziende che non rispettano la legge in materia di pagamenti: una lista aggiornata e facilmente scaricabile dal sito del ministero.

Risultato? Stando ai dati di un’autorevole associazione di autotrasporto spagnola, il pagamento medio nel mondo dell’autotrasporto è sceso da 81 giorni (valore medio per il 2021) a 69 giorni (valore medio per il 2023), ridotto a 66 giorni a dicembre. Lo stesso ministro spagnolo dei Trasporti ha spiegato che con la pubblicazione delle società che pagano in ritardo si aumenta la trasparenza e la responsabilità nel settore del trasporto su strada, promuovendo pratiche commerciali eque e incoraggiando la puntualità dei pagamenti.

Come sappiamo, anche in Italia spesso i committenti sono cattivi pagatori, anche quando sono altri autotrasportatori, ovvero aziende di autotrasporto di grandi dimensioni che possono godere di un potere contrattuale superiore. In assenza di un disincentivo reale al ritardo nei pagamenti, è quindi evidente che i grossi gruppi possono mettere in ginocchio le realtà più piccole favorendo ulteriormente i processi aggregativi forzati e il monopolio di fatto del settore.

La norma spagnola in base alla quale l’Amministrazione Pubblica competente per l’irrogazione delle sanzioni pubblica periodicamente le delibere sanzionatorie, ha dimostrato come invertire la rotta sia possibile. Ora in Spagna il tempo di pagamento medio è vicino a quello regolamentare e si è ridotta anche la percentuale di spedizionieri e intermediari che pagano oltre i 120 giorni: oggi sono solo l’11% contro l’oltre il 20% di due anni fa. Un modello simile applicato all’Italia renderebbe il nostro un Paese più civile e contribuirebbe a restituire un minimo di dignità al settore dell’autotrasporto.

 

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto “Milano”

Il caso Alfa Romeo: personalmente avrei tenuto "Milano"

In questo periodo è successo di tutto, a partire dal colpo di scena sul nuovo crossover di Alfa Romeo. Battezzato “Milano”, in onore della città meneghina da dove ha avuto origine il mito del Biscione, il modello, giorni dopo il lancio, è stato ribattezzato “Junior” a seguito di polemiche soprattutto politiche. In pratica, perché chiamare “Milano” un’Alfa Romeo che viene prodotta in Polonia? Una sorta di offesa al “made in Italy” e alle sue eccellenze automobilistiche. Sarebbe come spacciare – come avviene – per Parmigiano Reggiano il “clone” Parmesan commercializzato all’estero con l’intenzione di confondere le idee del consumatore.

 

Presentato in mondovisione, con la diretta online, e in pompa magna alla sede ACI di Milano, al cospetto del presidente dello stesso ACI Milano, Geronimo La Russa; del sindaco Beppe Sala; dell’ad di Stellantis, Carlos Tavares; con il capo di Alfa Romeo, Jean-Philippe Imparato, a fare gli onori di casa, il crossover con la denominazione “Milano” è comunque rimasto in bella mostra sulla cartellonistica ben visibile nelle vie centrali della metropoli.

 

È stato ribattezzato “Junior”, ma quello che più conta sono il modello e i suoi contenuti. E il nuovo nome diventa un dettaglio. A dire il vero, che si chiamasse “Milano” il nuovo modello di Alfa Romeo era noto a tutti da metà dicembre, come anche che sarebbe stato prodotto in Polonia, nell’ex fabbrica Fca di Tychy. E nessuno aveva detto niente fino a pochi giorni prima e in concomitanza del lancio ufficiale.

 

Quindi si è scatenato l’inferno, con un’ondata di polemiche sempre più aspre parallelamente al progressivo crescere delle tensioni tra Stellantis e il Governo italiano a causa del modo con cui l’ad Tavares gestisce il sistema produttivo del Paese e l’assenza di una visione chiara sui futuri modelli da destinare alle fabbriche.

 

Eppure, che la baby Alfa Romeo, insieme alla baby Jeep Avenger, dovessero nascere in Polonia, se la memoria non mi inganna, era già stato deciso ai tempi della FCA. Decisione poi confermata anche dal management di Stellantis una bontà conclusa la fusione FCA-PSA. Tornando al cambio del nome, personalmente ritengo sbagliata la mossa di Stellantis. Io avrei mantenuto il nome Milano, lasciando perdere polemiche e critiche che, come accade sempre, nel giro di un paio di settimane sarebbero cadute nel dimenticatoio.

 

Una Alfa Romeo targata Milano avrebbe portato in giro per il mondo il blasone della metropoli, capitale della moda, del design, dell’economia e dell’innovazione. “Junior”? Mi ricorda la mitica GT 1300 Junior di quando ero ragazzo. Tutta diversa come caratteristiche rispetto al modello al quale è stato abbinato questo storico nome.

 

E poi, diciamo la verità, e allargando il discorso anche agli altri marchi, le auto di nuova generazione si assomigliano, per varie ragioni, in po’ tutte e mantenere i legami con le origini è un’operazione sempre più complessa. Il passato, con i suoi capolavori, che non torna più, e che personalmente, mi manca tantissimo.

Verso le elezioni UE: occorre un approccio fondato sulla neutralità tecnologica

Verso le elezioni UE: occorre un approccio fondato sulla neutralità tecnologica

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

A marzo 2024, il mercato europeo dell’auto registra la prima flessione da inizio  anno, seppure contenuta (-2,8%), complice la concomitanza con le Festività Pasquali che, in alcuni dei maggiori mercati, ha determinato un numero inferiore di giorni lavorativi nel mese, incidendo negativamente sulle vendite. Nel terzo mese dell’anno, tra i cinque i major market (incluso UK), solo il Regno Unito  mantiene una variazione positiva (+10,4%), mentre registrano una flessione la Germania  (-6,2%), la Spagna (-4,7%), l’Italia (-3,7%) e la Francia (-1,5%).

A marzo, la quota di penetrazione delle vetture elettriche pure (BEV), pari al 14,2%, supera nuovamente la quota delle vetture Diesel (10,1%), come nel mese precedente. In  Italia, invece, l’immatricolato Diesel pesa per il 15,1% delle vendite nel mese, contro l’appena 3,3% delle BEV (al 2,1% a gennaio 2024 e al 3,4% a febbraio). A questo  proposito, essendo stato finalmente pubblicato il decreto attuativo relativo al nuovo  piano di incentivi all’acquisto di auto green (ecobonus), speriamo che la misura possa diventare al più presto operativa così da indirizzare gradualmente i consumatori verso i  veicoli a basse emissioni locali.

Sul fronte della transizione ecologica a livello UE, resta importante sensibilizzare i  politici in corsa per le elezioni europee di giugno sulla necessità di un approccio fondato sulla neutralità tecnologica, che comprenda tutti i vettori energetici decarbonizzati, quali energia elettrica rinnovabile, e-fuels e biocarburanti”.

 

Idrogeno: l’Italia deve diventare un grande produttore

Idrogeno: l'Italia deve diventare un grande produttore

di Gilberto Pichetto Fratin , ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica
(dal forum “Sole 24 Ore” su idrogeno e nuove frontiere energia)

Nel Pnrr abbiamo investito 3,6 miliardi di euro sull’idrogeno, che vanno in parallelo con migliaia di interventi in vari ambiti. Direi di no ora all’ipotesi di allungare la scadenza del Pnrr, perché ogni volta che si ampliano i tempi poi ci si rilassa. I tempi ci sono e dobbiamo imparare come Paese a viaggiare in modo più veloce. Quanto al Tavolo per la definizione della strategia nazionale su idrogeno, deve dare il percorso della strategia sullo sviluppo nazionale e qui penso che avremo risultati entro l’estate. Infine è quasi pronto lo schema di decreto sugli incentivi economici per la produzione dell’idrogeno a basso costo. Sarei soddisfatto se l’Unione europea lo approvasse entro la fine dell’anno

 

La strategia nazionale dell’Italia riguarda lo sviluppo delle varie forme di produzione di idrogeno, dall’idrogeno blu all’idrogeno verde. Dobbiamo attrezzare il sistema delle imprese, soprattutto quello dei settori “hard to abate”. Dobbiamo creare le condizioni affinché nei prossimi 20 anni l’Italia diventi un grande produttore, che faccia stare in piedi le nostre imprese e ci veda come un ponte importante verso il resto dell’Europa. Entro l’estate avremo la strategia.

La questione idrogeno è una questione di integrazione prezzo, serve  il giusto equilibrio perché funzioni. Dobbiamo avere il coraggio di  adottare in progress, sullo schema siamo in dirittura di arrivo e  dobbiamo mandarlo alla UE.

BYD SEAL U: cresce la gamma cinese in Italia

BYD SEAL U: cresce la gamma cinese in Italia

di Luca Talotta

Anteprima nazionale italiana per la nuova BYD Seal U, il nuovo Suv urbano dell’azienda cinese che ha messo in mostra la sua nuova vettura presso lo showroom BYD di Autotorino presente in piazza Duomo a Milano. Si tratta di un’aggiunta recente alla gamma di veicoli elettrici di BYD, nota per il suo design spazioso e attento all’ambiente. La BYD Seal U fa parte della Serie Ocean e si distingue per il suo estetico frontale a forma di X e i fari a forma di U. È progettata per essere orientata alla famiglia e confortevole, offrendo interni di qualità con rivestimenti in pelle vegana e funzionalità tecnologiche avanzate come un ampio touchscreen digitale e un tetto panoramico scorrevole elettrico.

La Seal U è alimentata dalla tecnologia proprietaria di batterie Blade di BYD, che pone l’accento sulla sicurezza e l’efficienza, ed è disponibile in diverse versioni per soddisfare esigenze diverse. Il veicolo è dotato di un potente motore elettrico, offrendo un’esperienza di guida confortevole e silenziosa, e supporta le capacità di ricarica rapida.

Con la U che sta per “Utility”, la SEAL U è un chiaro esempio dell’impegno di BYD nel combinare estetica accattivante con funzionalità avanzate. Questo SUV di segmento D è progettato per superare le aspettative delle famiglie moderne in termini di spazio, comfort e tecnologia. Il design della SEAL U si allinea con il linguaggio stilistico della già nota SEAL sedan, ma si distingue per caratteristiche uniche che rispondono alle esigenze di una clientela diversificata.

BYD non ha trascurato nessun dettaglio nel configurare le due varianti della SEAL U. La versione Comfort, con una batteria da 71,8 kWh, promette un’autonomia di 420 km, mentre la versione Design, con una batteria più grande da 87,0 kWh, estende l’autonomia fino a 500 km. Questo rende il veicolo ideale sia per il traffico urbano quotidiano sia per viaggi più lunghi, senza il timore di rimanere a corto di energia.

Incentivi: è urgente la pubblicazione del DPCM

Incentivi: è urgente la pubblicazione del DPCM

di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE

Considerata la paralisi che si è generata sul mercato delle auto BEV e PHEV, L’UNRAE ribadisce l’urgenza della pubblicazione del DPCM in “Gazzetta Ufficiale”, che a causa di ulteriori passaggi “burocratici” potrebbe slittare a maggio. In tema di incentivi riteniamo indispensabile per lo sviluppo della  mobilità a zero emissioni che il tetto di prezzo per le auto 0-20 g/km venga eliminato o  quantomeno equiparato a quello della fascia 21-60 g/km. Attualmente, infatti, sono esclusi  gran parte dei modelli disponibili sul mercato, tra i quali la maggioranza di quelli che possono usufruire di ricarica super-veloce, e sono penalizzate le aziende, che tendono ad acquistare  vetture di segmento superiore.
Inoltre, per favorire la transizione, ribadiamo la necessità di  intervenire sul regime fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, che penalizza tutte le  imprese Italiane nel confronto con gli altri Major Markets europei. Auspichiamo che tale  revisione venga realizzata attraverso i decreti attuativi della Delega Fiscale, al fine di rilanciare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il contributo che le stesse, con il veloce ricambio dei veicoli aziendali, possono fornire per accelerare il rinnovo del parco circolante.

In ambito europeo, lo scorso 12 aprile il Consiglio Europeo ha adottato il Regolamento Euro  7 che stabilisce limiti per le emissioni dei veicoli stradali. L’UNRAE, prendendo atto dell’adozione di tali norme, concorda con la decisione di prolungare i tempi di  introduzione dei nuovi limiti, una scelta pragmatica che rende la norma più compatibile anche  con gli investimenti e le tempistiche di introduzione del Fit for 55.

Vespa Days 2024: trionfo mondiale per i 14 anni dello scooter

Vespa Days 2024: trionfo mondiale per i 14 anni dello scooter

Si sono chiusi domenica 21 aprile a Pontedera, in provincia di Pisa, i Vespa World Days 2024. In occasione dei festeggiamenti per i 140 anni dalla fondazione di Piaggio, la città dove Vespa è nata e dove viene ininterrottamente prodotta dal 1946, ha ospitato per la prima volta l’annuale raduno dei Vespa Club di tutto il mondo, ed è stata un’edizione da record.

A partire dal numero dei Vespisti accorsi, stimati in più di trentamila. Sono state ventimila le Vespa arrivate da tutti i paesi d’Europa, con in testa le foltissime e tradizionali rappresentanze da GermaniaFranciaRegno UnitoSpagnaAustria e Svizzera ma anche da altri continenti. Si sono fatti notare Vespisti da AustraliaHong KongMessicoArgentinaFilippineStati UnitiCanadaColombia, per un totale di 55 Vespa Club nazionali ufficialmente rappresentati.

La grande Vespa Parade del sabato ha battuto ogni primato precedente con almeno 15mila Vespa che, partendo da Pontedera, hanno sfilato per le colline della Valdera. Un serpentone colorato lungo oltre 16 chilometri nel quale era rappresentata tutta la storia di Vespa, dalle prime e rare 98 cc fino alle modernissime GTS e Primavera.

L’evento si è chiuso con le premiazioni, con protagonisti i Vespisti partecipanti al Concorso di Eleganza, e i Vespa Club che hanno preso parte al Vespa Trophy, il trofeo turistico nel quale i Club sono chiamati a testimoniare con foto e timbri speciali sul proprio Travel Book le tappe nel loro viaggio verso Pontedera.

Durante i giorni di festa il Museo Piaggio è stato letteralmente preso d’assalto con migliaia di visitatori ogni giorno, così come è successo ai tour guidati alla fabbrica di Vespa.

E già si pensa all’edizione del prossimo anno. L’assemblea del Vespa World Club ha approvato la proposta del Vespa Club di Spagna e i Vespa World Days 2025 saranno ospitati dalla città di Gijón, nelle Asturie, nello splendido scenario della costa atlantica.

Foto da ufficio stampa Piaggio

#FORUMAutoMotive 2024: Do (Michelin Italia)

#FORUMAutoMotive 2024: Do (Michelin Italia)

Inutile fare la guerra alla transizione green, meglio capirla e gestirla. Questo il pensiero di Marco Do, direttore comunicazioni e relazioni esterne di Michelin Italia.

“Sono passati molti anni da quando abbiamo cominciato a parlare di transizione green, di mobilità green. In questi anni sono stati prodotti dall’Unione Europea una serie di regolamenti che hanno un po’ indicato la via, quindi si è finalmente forse capito che opporsi a questa transizione, seppur regolamentata, non ha molto senso, piuttosto conviene capirla e poi gestirla dal punto di vista tecnologico. Per noi di Michelin, se sarà mobilità elettrica, sarà un’opportunità; perché, come è noto, i veicoli elettrici hanno una dinamica completamente diversa rispetto alle motorizzazioni tradizionali”.

Mobilità: italiani fedeli all’auto privata, ma oltre il 40% è disposto a rinunciarci

Mobilità: italiani fedeli all’auto privata, ma oltre il 40% è disposto a rinunciarci

Gli italiani sono la popolazione che in Europa utilizza di più l’auto privata, ma allo stesso tempo sono coloro che dimostrano, soprattutto nella fascia di età più giovane compresa fra i 18 e i 34 anni, la propensione maggiore a considerarne l’abbandono in futuro, in favore di mezzi più green e sostenibili. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Auto & Mobility Barometer diffuso dal Gruppo Europ Assistance e condotto in collaborazione con Ipsos. Secondo la ricerca, l’Italia conferma la sua posizione al vertice della classifica dei Paesi con il maggior numero di auto di proprietà, con il 97% del campione (il dato più alto in Europa) che ne possiede almeno una, seguita da Spagna e Portogallo (90%). D’altra parte, alla domanda se in futuro sarebbero disposti a considerare di rinunciare all’auto privata, quasi la metà degli italiani (il 41%, notevolmente al di sopra della media europea) ha dato una risposta affermativa.

 

Nuove abitudini, attenzione all’ambiente e ragioni familiari

Sebbene l’auto rimanga il mezzo di trasporto più usato (94%), la ricerca evidenzia come in Italia, al pari del resto d’Europa, si è assistito ad una evoluzione delle abitudini verso la mobilità “dolce”: le persone scelgono di spostarsi sempre più con mezzi più sostenibili, un trend di crescita costante negli ultimi cinque anni, destinato a rafforzarsi ulteriormente in futuro.

Il 43% degli intervistati dichiara di spostarsi a piedi più frequentemente rispetto a cinque anni fa (+30%) e il 40% di avere intenzione di camminare di più nei prossimi 12 mesi. Il 48% sceglie di spostarsi con la propria bicicletta muscolare, il 25% con quella elettrica, il 18% con il monopattino di proprietà e il 23% a bordo di biciclette o monopattini in sharing, con oltre il 35% del campione che afferma di avere incrementato l’uso di ciascuno di questi mezzi rispetto a 5 anni fa.

In controtendenza rispetto al resto d’Europa, cresce in Italia il car sharing, attualmente usato dal 26% degli intervistati (+9% rispetto al 2022).

A guidare l’evoluzione delle abitudini di mobilità degli italiani sono soprattutto le preoccupazioni legate al costo dei trasporti (33%), seguite dal cambiamento della situazione familiare (27%).

Al terzo posto, le motivazioni ecologiche (25%)il 77% del campione dichiara di porre attenzione all’impatto delle proprie abitudini di mobilità sull’ambiente e il 64% (il 73% nella fascia 18-34 anni) di averle già modificate per renderle più green. In molti (79%) sono convinti che le questioni ambientali debbano essere una priorità per le Istituzioni e considerano corrette le misure adottate per rendere le auto meno inquinanti (73%).

 

Cresce, seppur a rilento, il potenziale delle auto elettriche

I veicoli elettrici faticano ancora a crescere, a fronte di una lenta diminuzione delle auto alimentate a diesel (41%, -4% rispetto al 2022) o benzina (37%; -1% rispetto al 2022). L’intenzione degli italiani ad acquistare una nuova auto elettrica nel prossimo anno è, però, la più alta d’Europa: il 44% del campione, ben 15 punti percentuali in più rispetto alla media e +5% vs 2022.

Fra le principali motivazioni, la possibilità di risparmiare sul costo del carburante, le ragioni ambientali (entrambe al 40%) e il fatto che le auto termiche saranno sempre meno diffuse in futuro (34%). Le principali barriere all’acquisto rimangono i costi (di acquisto, 51% o manutenzione, 21%), la difficoltà di installare colonnine di ricarica nella propria abitazione (22%) o la mancanza di punti di ricarica sul luogo di lavoro (13%) e le preoccupazioni per l’autonomia della batteria durante i viaggi lunghi (29%).

 

Sale la propensione ad assicurare anche i mezzi di micromobilità

Un terzo degli europei dichiara di avere coperture complete per la bicicletta e il monopattino, confermando una tendenza in crescita in tutti i Paesi coinvolti, compresa l’Italia. A possedere coperture complete per questo tipo di mezzi sono il 29% degli italiani (+7% rispetto al 2022), percentuale che sale al 39% nella fascia 18-34 anni, mentre diminuiscono coloro che non hanno attivato nessuna misura di protezione (39%, -6% rispetto al 2022). Il 66% prenderebbe in considerazione una polizza assicurativa per la bicicletta ed è interessato ai servizi di assistenza, in particolare in caso di incidente o guasto (35%).

Oltre la metà del campione (il 58% degli italiani, soprattutto tra i giovani di età compresa fra 18 e 34 anni, con il dato più alto d’Europa e in crescita del 5% sul 2022) afferma di essere interessato alle polizze basate sulla persona, ossia quelle che coprono tutti gli spostamenti, indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato.

 

Soccorso stradale, tracking del veicolo e auto sostitutiva i servizi più importanti

Per quando riguarda le auto, la ricerca rileva un aumento in tutta Europa del budget medio destinato alle assicurazioni: in Italia, ammonta a 577 euro all’anno (stabile rispetto al 2022). In generale, i servizi ritenuti più importanti sono l’assistenza stradale (87%), il tracciamento del veicolo rubato (86%) e l’auto sostitutiva (85%). La capacità di effettuare un soccorso stradale specifico per i veicoli elettrici (63%), una mappatura dei punti di ricarica (59%) e delle officine di manutenzione certificate (53%) sono i servizi ritenuti maggiormente utili a supportare la diffusione delle auto elettriche.

Gli italiani fanno meno ricorso al soccorso stradale rispetto al resto degli europei (solo il 40% vs il 50% della media europea, seppure in crescita del 9% rispetto al 2022), ma il 93% di loro sarebbe disposto a pagare un prezzo aggiuntivo per ricevere questo servizio, se fosse proposto come opzione in aggiunta ad una copertura standard.

Inoltre, il 54% degli intervistati (il 71% nella fascia di età compresa fra i 18 e i 34 anni) si dimostra interessato a ricevere, in caso di immobilizzazione del proprio veicolo per incidente o guasto, un budget che gli consenta di continuare a spostarsi scegliendo il mezzo di trasporto preferito, una sorta di portafoglio digitale per usufruire di mezzi alternativi all’auto sostitutiva.

Foto di Luca Bravo su Unsplash