Auto elettriche: non si può imporre l’acquisto, Governo determinato

di Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
(dal convegno “Le auto di domani: presente e futuro della mobilità” al Meeting di Rimini 2023)

L’adesione fideistica, ambientalista, radical chic, ecologista non può guidare le scelte in campo industriale che devono essere orientate al buon senso. Non possiamo pensare di imporre a tutto il popolo italiano, a tutto il popolo europeo di convergere su auto elettriche, per scoprire, magari tra 5 anni, che l’Euro 7 avrebbe avuto lo stesso o un minore impatto e magari scoprire l’esistenza di rapporti non chiari con mercati esteri.

Beh vi assicuro che il Governo italiano non li seguirà su questa strada. Non si può imporre l’acquisto di auto elettriche spaccando la popolazione tra chi può permettersela e chi no. E non si può non sostenere una filiera che crea valore aggiunto e che crea occupazione.

Quando abbiamo iniziato è stato subito chiaro che il Governo non fosse in linea con quello fatto dai precedenti Governi. Pochi mesi dopo una direttiva di un funzionario del MIT, indirizzata all’Unione Europea, diceva “bene l’auto elettrica”. Ecco il primo tema è far capire a una tecnostruttura che è stata educata da 12 anni di governo tecnico, e quindi a supplire alla politica, che non è suo compito fissare il percorso e pure gli obiettivi. La politica fissa gli obiettivi e il tecnico aiuta a trovare il percorso.

È il Governo che gli italiani hanno votato che decide dove la nazione va, e che si assume fino in fondo la responsabilità delle scelte che opera. Scelte operate in coerenza con il nostro mandato e che ci fanno dire che non siamo disponibili a cedere a pressioni tecnocratiche che magari in filiera con Bruxelles vorrebbero imporci delle scelte.

 

Automotive World: Ghenzer, Bonora e… Luca di Montezemolo

“Automotive World. Past and Future”: la serie di faccia a faccia su Auto.it tra Massimo Ghenzer, presidente di Areté, e Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive, a commento delle frasi rimaste scolpite nella pietra dei big dell’auto e non solo.

Oggi è la volta di Luca Cordero di Montezemolo: “L’Italia ha un grande elemento di esportazione che è il suo marchio, il suo stile di vita, il suo gusto”.

Switcher.ie: in Italia (quarto Paese più caro) costi di ricarica +18%

Switcher.ie, uno dei principali siti di confronto indipendenti in Irlanda per i consumatori, rivela i costi aggiornati della ricarica di un veicolo elettrico (EV) in Europa, dai Paesi più economici a quelli più costosi.

INe ha rilevato che i costi medi di ricarica dei veicoli elettrici in Italia sono aumentati del 18% a 22,43 euro, rispetto alla prima metà dell’anno.

Danimarca e Belgio sono ancora i luoghi più costosi per ricaricare un veicolo elettrico in Europa, mentre paesi come Repubblica Ceca, Romania e Lettonia sono entrati nella top 10 della lista più costosa.

Il Kosovo era il Paese più economico per caricare un veicolo elettrico che costava in media 3,92 euro per carica completa: 32,25 euro in meno rispetto alla Danimarca, che era il Paese più costoso. Ecco il dettaglio dei costi.

  1. Danimarca: costo medio da addebitare € 36,17, costo medio 100 km:€ 10,53.
  2. Belgio: costo medio da addebitare € 27,66, costo medio 100 km € 8,05.
  3. Cechia: costo medio da addebitare € 23,68, costo medio 100 km € 6,90.
  4. Italia: costo medio da addebitare € 22,43, ccsto medio 100 km:€ 6,53,
  5. Romania: costo medio da addebitare :€ 21,01, costo medio 100 km € 6,12.
  6. Germania: costo medio da addebitare € 20,68, costo medio 100 km € 6,02.
  7. Spagna: costo medio da addebitare € 20,64, Costo medio 100 km € 6,01.
  8. Cipro: costo medio da addebitare € 20,09, costo medio 100 km € 5,85.
  9. Irlanda: costo medio di ricarica 16,63 €, costo medio 100 km € 4,87.
  10. Lettonia: costo medio da addebitare:€ 18,43, costo medio 100 km:€ 5,37

Monopattini via da Parigi: la mossa di Lime

di Roberta Pasero

E allora Lime, leader mondiale della micromobilità elettrica condivisa, mentre, come tutti gli altri operatori, sta ritirando l’intera flotta da Parigi e la porterà a Lille, Londra e Copenaghen, ha pensato di dedicare ai monopattini un nostalgico omaggio.

Si tratta di una cartolina celebrativa per raccontare il viaggio che durava dal 2018, gli 87.451.328 km percorsi e il risparmio di 28.613 tonnellate di CO2.

City Trasformer CT1: l’auto che si restringe

di Luca Talotta

Per le strade di Milano abbiamo avuto il piacere di poter provare, con un corposo test drive, il City Transformer CT1, la macchina che si restringe e che, da 1,40 metri, riduce fino a un metro il proprio chassis!

City Trasformer CT1 arriverà sul mercato nel 2025, ma è già ordinabile online.

Monopattini al bando a Parigi: il punto su Roma

La mobilità dolce ha indubbiamente molti vantaggi ma, in alcune città, ha anche messo in luce la difficile convivenza con i pedoni e la poca sicurezza quando questi mezzi leggeri viaggiano per strada. Parigi ha fatto una scelta drastica. Dunque, ai parigini i monopattini elettrici non piacciono. Lo hanno detto chiaro e tondo in un referendum e così a Parigi i monopattini elettrici non potranno più girare dal primo di settembre.

Il tema è fortemente dibattuto. Tant’è che recentemente una ricerca condotta dalla no profit Consumerismo ha puntato i riflettori sul rispetto delle regole da parte di chi utilizza i monopattini elettrici. Diverse le capitali prese in considerazione (Parigi compresa).

Ma vediamo come i cittadini “conducono i monopattini a Roma” dove operano 7 società di sharing con un totale di 14.500 monopattini in circolazione, quasi tutti concentrati “senza regola” nelle zone centrali della Capitale.Secondo i dati di Consumerismo, nei primi 4 mesi del 2022 si sono registrati nell’Urbe oltre 1.650.000 noleggi per un totale di circa 4 milioni di chilometri percorsi, con una durata media di 12 minuti di noleggio e 2 km percorsi.

Dalla ricerca, però, emerge l’elevato tasso di sosta scorretta dei monopattini, che a Roma si stima raggiunga il 69% del totale: quasi 7 monopattini su 10 vengono quotidianamente parcheggiati in violazione delle norme del Codice della strada.

Cambio della vecchia auto: come in Francia si applichi il “noleggio sociale”

di Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile club d’Italia

(dal convegno “Le auto di domani: presente e futuro della mobilità” al Meeting di Rimini 2023)

Se in Europa si discute di una transizione verso l’elettrico, la realtà italiana è sensibilmente diversa. In Italia 3,5 milioni di vetture sono a Euro 0, 11 milioni se aggiungiamo le Euro 1,2,3 e arriviamo a 20 milioni se inseriamo anche le Euro 4. Sono state smaltite più Euro 6 che Euro 0, perché le persone che possiedono le Euro 0 non hanno le risorse per acquistare un’auto nuova.

Dobbiamo capire come smaltirle, non possiamo fermarle. Un’ipotesi di soluzione arriva dalla Francia. Con il noleggio a lungo termine sociale in Francia, lo Stato si sta facendo carico della necessità di aggiornare il parco auto: garantisce, infatti, il noleggio per cinque anni alle persone che hanno un determinato Isee. La parte finanziaria e una parte dei servizi le mette lo Stato, il noleggiatore paga solo una parte dei servizi: la rata arriva a 60-70 euro.

Salone di Monaco: che errore l’apertura ai “gretini”, intanto i cinesi…

Se l’Unione europea ha pensato male di spalancare le porte alle auto cinesi, annessi e connessi, l’industria tedesca automotive ha fatto altrettanto, anche se in un’altra direzione. L’associazione che la rappresenta (VDA) ha infatti invitato gli attivisti del clima, quelli di “Ultima generazione”, meglio conosciuti come “gretini”, alla seconda edizione del Salone della mobilità in programma a Monaco di Baviera dal 5 al 10 settembre.

Addirittura, VDA ha chiesto ai “gretini” di partecipare con uno stand informativo, nel tentativo azzardato di aprire un confronto con chi veleggia unicamente sul pensiero unico e ce l’ha a morte con l’auto in tutte le sue declinazioni. Per tutta risposta (non si sa ancora se l’invito sarà accolto o meno) gli attivisti tedeschi hanno dichiarato di voler trasformare Monaco in una “roccaforte della protesta”.

Con una serie di azioni, nei giorni scorsi è stato già bloccato parzialmente il traffico nel centro della capitale bavarese. Attivisti si sono parzialmente “incollati” ad alcune strade, bloccando così il flusso dei veicoli. E’ stata una sorta di prova generale in vista della rassegna che sarà inaugurata il 5 settembre dallo stesso cancelliere Olaf Scholz, sempre se riuscirà a raggiungere la Fiera di Monaco.

Gli attivisti, già due anni or sono, in occasione della prima edizione del Salone della Mobilità, avevano creato non pochi problemi alla circolazione stradale. Ma quest’anno i toni sono decisamente più accesi. La richiesta al Governo di Berlino è di convocare un consiglio sociale, i cui membri dovranno essere estratti a sorte, per porre fine all’uso dei combustibili fossili in Germania entro il 2030.

 

Voler aprire le porte della rassegna a queste persone è da considerare un palese atto di debolezza dell’industria tedesca e un’ammissione di colpe, invece di puntare a esaltare le capacità concrete europee di affrontare le questioni climatiche con grande competenza. Ci ha provato ad avviare il dialogo con gli attivisti di “Ultima generazione” il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che aveva voluto tendere loro la mano, ottenendo però come risposta che “l’iniziativa non era servita a un bel niente”.

 

Già ora, intanto, l’attenzione è incentrata sulle tante novità cinesi al Salone di Monaco e su cosa accadrà nei giorni della rassegna. E proprio la rassegna bavarese farà da sfondo alla celebrazione del primato conquistato nei giorni scorsi dalla Cina, traguardo tra l’altro anticipato da AlixPartners nell’ultimo “Global Automotive Outlook”: Pechino ha superato Tokio ed è il primo esportatore mondiale di automobili. Tra l’altro, sempre a Monaco di Baviera, l’industria cinese dell’auto si riunirà a congresso per la prima volta oltre i confini della Grande Muraglia.

 

Tra “gretini” arrabbiati e “occupazione” europea da parte cinese, non resta che ringraziare il fuggiasco Frans Timmermens e chi ha seguito senza battere ciglio la sua folle strategia “pseudo green” che, come risultato, ha dato la “scossa” che Pechino aspettava. Dimessosi dalla Commissione UE, il barbuto olandese punta ora a fare il premier nel suo Paese, lasciando Bruxelles – e non solo – con il cerino acceso.

 

Caro-carburanti insostenibile: Altroconsumo all’attacco

La nota di Altroconsumo contro il caro-carburanti: “In questa estate 2023 stiamo assistendo a rincari dei carburanti inaccettabili. Il Governo ha adottato misure blande (i cartelli con i prezzi medi) che, come prevedevamo, si sono rilevate del tutto inefficaci. Fino all’inizio di quest’anno era in vigore lo sconto sulle accise, una misura straordinaria che, pur non essendo incisiva come l’azzeramento dell’Iva, un po’ di respiro agli automobilisti lo aveva dato.

Chiediamo che venga immediatamente reintrodotto il taglio delle accise e soprattutto che si proceda quanto prima all’azzeramento temporaneo dell’Iva. Lo chiediamo insieme agli oltre 100mila cittadini che già hanno sottoscritto la nostra petizione”.

 

Perché l’azzeramento dell’Iva è la misura più efficace

“Noi riteniamo che sia ormai arrivato il momento di agire direttamente sull’Iva, azzerandola, come abbiamo chiesto già nella nostra lettera al Governo. Infatti, essendo l’Iva una percentuale, avrebbe un impatto maggiore rispetto al taglio delle accise in caso di futuri aumenti delle materie prime e di possibili speculazioni in un mercato già estremamente precario”.

“Nel 2022, nonostante la riduzione delle accise e a causa dell’aumento dei prezzi dei carburanti dovuto alla guerra tra Ucraina e Russia, ogni automobilista ha speso circa 130 euro in più rispetto al 2021 (ipotizzando un consumo di 900 litri all’anno). Con la nostra proposta di azzeramento dell’Iva ogni automobilista avrebbe invece risparmiato 150 euro ad auto per il rifornimento di benzina.

Nel 2023, seguendo la nostra proposta di azzerare l’Iva, il risparmio sarebbe di circa 400 euro in meno ad auto. Infatti, solo nei primi 6 mesi dell’anno avremmo risparmiato oltre 200 euro per il pieno della benzina. Attualmente, invece, ne abbiamo già pagati 115 euro in più rispetto al 2021 (prezzi dicembre 2021).

 

Azzerare temporaneamente l’Iva

Proprio per evitare aumenti futuri dovuti anche alla speculazione, riteniamo che la strada da percorrere sia ora quella dell’azzeramento temporaneo dell’Iva, che con la sua aliquota, attualmente al 22% determina il prezzo finale in modo decisivo. Il suo azzeramento è l’unica garanzia di un rallentamento della crescita del prezzo alla pompa dei carburanti. Continuiamo pertanto la nostra battaglia chiedendo alle istituzioni di eliminare l’Iva sui carburanti, sia sul costo industriale sia sulle accise.

Automotive World: Ghenzer, Bonora e… Koji Sato

“Automotive World. Past and Future”: la serie di faccia a faccia su Auto.it tra Massimo Ghenzer, presidente di Areté, e Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive, a commento delle frasi rimaste scolpite nella pietra dei big dell’auto e non solo.

Oggi è la volta di Koji Sato, Ceo di Toyota: “Vogliamo garantire che l’idrogeno rimanga un’opzione praticabile. Bisogna creare un ecosistema che comprenda anche produzione e trasporto”Automotive World: Ghenzer, Bonora e…