“Tutto elettrico”: è arrivato lo scossone

di Carlo Fidanza, europarlamentare

In questi anni abbiamo sofferto una sorta di effetto “sbornia” relativamente al tema dell’elettrico. In merito a ciò, credo che l’iniziativa del Governo italiano sulla questione del motore endotermico abbia dato uno scossone a coloro che si erano seduti e avevano deciso di assecondare questa ebbrezza. Dopo aver assistito a quanto accaduto nell’ultimo anno, con lo scoppio della guerra in Ucraina, le difficoltà di approvvigionamento e il repentino innalzamento dei prezzi dell’energia, è fondamentale non assoggettarsi a nuove dipendenze che non diano garanzia di sicurezza e stabilità.

In questi anni abbiamo pagato a caro prezzo l’aver abbandonato le catene di approvvigionamento sicure, vicine e affidabili, ci siamo infatti ritrovati deboli e abbiamo dovuto differenziare le fonti di approvvigionamento nel più breve tempo possibile. Perseguendo la strada del “tutto elettrico” rischiamo di ricadere nelle stesse dinamiche, diventando dipendenti da un Paese come la Cina, che apre nuove miniere a carbone e non si impegna abbastanza dal punto di vista della riduzione delle emissioni.

Se vogliamo fare dei passi avanti sulla strada della transizione energetica, dobbiamo compiere scelte sostenibili rispetto a tutti gli elementi collegati all’impresa, da quello economico a quello sociale.

Auto e donne: come si muovono e cosa preferiscono

Foto: Cristiana Petrucci, responsabile del Centro Studi e Statistiche di UNRAE

 

 

Due auto su cinque vendute negli ultimi tre anni sono state acquistate da una donna. Nel 2022 le autovetture acquistate dalla componente femminile sono state il 41,6% del totale, sostanzialmente stabile rispetto al 43% del 2021. “Anche se il trend di progressivo incremento delle acquirenti di auto nuove si è fermato, il legame fra le donne e l’automobile si conferma solido anche nel 2022, soprattutto se si considera che la quota potrebbe essere anche più alta se si potessero includere anche le donne che utilizzano vetture intestate agli uomini”, ha commentato Cristiana Petrucci, responsabile del Centro Studi e Statistiche di UNRAE, presentando i dati aggiornati al “Pink Motor Day”, l’evento annuale dedicato alla mobilità al femminile.

 

Nella scelta delle motorizzazioni tra le automobiliste la leadership, diversamente dal mercato maschile dove è passata alle ibride, spetta ancora alle auto a benzina con una quota più o meno stabile al 36,8%, 20 punti in meno rispetto al 57% del 2019. Prosegue invece la corsa delle ibride che salgono al 35,4%, mentre continua la discesa delle Diesel sotto il 10%, superate al terzo posto dalle auto a Gpl (13,2%). “E’ prevedibile nel prossimo anno il posizionamento delle ibride al primo posto anche fra le donne come già accaduto nel mercato maschile, dove però il sorpasso è avvenuto a spese del diesel, sceso più velocemente per le stringenti normative ambientali”, afferma Cristiana Petrucci.

 

Quanto all’età delle acquirenti, la fascia 46-55 anni resta la più rappresentativa a quota 27,1%, seguita dalla fascia 30-45 anni al 26,4% e al terzo posto si confermano le 56-65enni col 22,4%. Le over 65 pur in calo al 15,2% sono salde al quarto posto, mentre le più giovani 18-29enni risalgono al 9% dopo aver perso oltre un punto nel 2021. Sul fronte maschile, le tre classi intermedie di età presentano una quota molto allineata fra loro (intorno al 23%), mentre rispetto alle donne risultano molto più rappresentativi gli over 65 con il 22,1%.

 

Si vanno uniformando con quelli maschili i gusti in fatto di tinta della carrozzeria. E allora il grigio, che sale al 35,4%, è ormai il colore preferito e il bianco, che in passato deteneva la leadership, ora è al secondo posto, ma in calo al 22,8%. Sul terzo gradino del podio c’è il nero che sale a quota 13,6%, seguito nell’ordine dall’azzurro/blu in discesa all’11,9% e dal vivace rosso stabile all’11,1%.

 

In rialzo il prezzo medio delle auto nuove, sia quelle acquistate dalle donne che dagli uomini. Le prime, come tradizione, hanno però speso di meno, in linea con la differenza dimensionale dei modelli scelti (l’84% acquista auto dei segmenti A e B contro il 63% nel mondo maschile) e in media 22.400 euro per un’auto nuova acquistata nel 2022, contro circa 28.500 euro spesi dagli uomini.

 

In conclusione, sul totale del parco auto circolante a privati in Italia a fine 2022, il 40% è posseduto da donne (che in relazione alla popolazione totale over 18 anni sono il 52%), e inoltre, più della metà delle auto guidate da donne sono a benzina (52,1%) e circa il 35% sono Diesel, mentre al contrario la metà degli uomini guida una diesel e il 39% un’auto a benzina.

 

Per completare le curiosità, nel 2021 le donne che hanno preso la patente, secondo i dati più aggiornati del ministero dei Trasporti, sono state oltre 454.800 (il 37% del totale neopatentati).

Transizione UE: non ci sarà alcuno stop alle auto

di Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro studi Fleet & Mobility
(da “il Giornale” del 5 febbraio 2023)

Lo stop alle auto termiche è inutile per il clima, dannoso per l’ambiente, impraticabile socialmente e distruttivo per l’industria e l’economia. La buona notizia è che non ci sarà, perché alla fine saranno i consumatori a decidere. Ma ora governo e industria decidano se seguire la scienza o Greta. L’European Environment Agency, organo della Ue, riporta che il trasporto europeo nel 2019 ha emesso 0,835 gt di CO2, di cui il 72% su strada, ossia 0,601 gt, di cui 61% auto, ossia 0,367 gt, pari all’1% (un-per-cento) del totale.

Come termine di paragone, l’International Energy Agency riporta che nel biennio 2020-21, mentre il resto del mondo riduceva le emissioni di CO2 di 0,570 gt la sola Cina le incrementava di 0,750 gt. Questo significa che se tutte le auto circolanti in Europa dovessero magicamente passare a zero emissioni, il beneficio per il clima non solo sarebbe infimo, ma verrebbe annullato dal Dragone in un solo anno. Corollario: di cosa stiamo parlando?

Un’auto elettrica ha emissioni zero allo scarico, non nel ciclo completo. Poi c’è la produzione di elettricità. Nell’attuale mix europeo, poco più della metà viene da nucleare e rinnovabili: le emissioni zero non esistono. Bisogna aggiungere i danni legati all’estrazione e alla lavorazione delle materie prime. La curva di adozione tende a un limite, un tetto, ben distante dal 100%. L’uso dell’auto elettrica impone una programmazione degli spostamenti, dipendente dal tempo e dalla difficoltà di ricarica, che non è compatibile con gli stili di vita odierni, fatti di decisioni last minute e di flessibilità.

Suicidio industriale ed economico. L’industria automobilistica europea ha una tecnologia sui motori e sui cambi difficile da eguagliare in tempi brevi dai concorrenti cinesi. Rinunciare a questo vantaggio competitivo significa aprire il mercato ai costruttori del Dragone. Però adesso il governo e l’industria non possono più esitare. Serve che prendano una posizione netta e definitiva: assecondare questo suicidio economico e industriale oppure affermare che il motore termico non sarà discontinuato e lavorare affinché i prossimi organismi frutto delle elezioni del prossimo anno rimettano le cose a posto.

Stop al “tutto elettrico”: pericolosa stagione di incertezze

di Rocco Palombella, segretario generale UILM

La decisione di rinviare a data da destinarsi il voto del Consiglio europeo sullo stop ai motori endotermici entro il 2035 creerà a livello industriale una “incertezza deleteria” esponendo ancora più l’Italia ma anche la stessa Europa al rischio di invasione di auto cinesi. Sento parlare di vittoria, ma vittoria su cosa?

Il rinvio può dare certo una boccata di ossigeno alle aziende, soprattutto quelle della componentistica nella corsa all’elettrificazione, ma il problema è che questo slittamento creerà un altro effetto tipico italiano che conosciamo da anni:quello di dire, vabbè prendiamo tempo.

E invece il tema va affrontato nell’immediato in tutta la sua drammaticità, soprattutto sul fronte occupazionale, con soluzioni che se non saranno messe a terra in tempi brevi si trasformeranno solo in un dramma industriale e occupazionale. Il rinvio creerà ancora più confusione sulla scelta industriale da fare: ci sono già investimenti realizzati dalla stessa Stellantis in tutti gli stabilimenti, devono fare marcia indietro?

Le gigafactory di Termoli non vanno più bene? Sono investimenti già avviati, già calendarizzati. Le imprese e i lavoratori hanno bisogno di certezze, di decisioni anche difficili e complicate, ma di decisioni. L’indecisione e l’attendismo invece creano solo difficoltà perché è un prendere tempo senza che ci sia nessuna alternativa vera, reale. Nessun piano B. Chi riuscirà ora a fare investimenti sul settore elettrico e perché ci si dovrebbe comprare ora una macchina elettrica con quello che costano?”

Ma si può affrontare politicamente un tema come questo? Un partito in una direzione, un altro partito in un’altra.… intestarsi una decisione come se fosse una vittoria politica? Invece, siamo di fronte a un dramma che si riverbera su tutto il Paese. Quando saremo invasi dalle macchine elettriche che succederà, diremo che noi in Italia non l’abbiamo deciso?

Rinviare la decisione, in un Paese che già mancava di direttrici industriali certe, di un piano per tappe definito, e che ha sempre fatto agio sulla possibilità di rivedere, già prima dello stop deciso il 3 marzo, la data del 2035, dunque, è pericolosissimo, perché gli altri Paesi sono già avanti ed i tanto temuti cinesi non si limiteranno a esportarci la componentistica ma “ci porteranno direttamente le auto in Italia.

Coppa Milano-Sanremo: tutte le novità dell’edizione 2023

Foto: da sinistra, Gianpaolo Sacchini, Co-Founder & Ceo di Equipe Grand Prix; Geronimo La Russa, presidente di ACI MIlano; Maurizio Cavezzali, presidente del Comitato organizzatore

Si scaldano i motori per la XIV Rievocazione Storica della Coppa Milano . Sanremo, in programma dal 23 al 26 marzo prossimi. L’evento si riconferma protagonista all’interno del Campionato Italiano Grandi Eventi 2023 di ACI Sport, riservato alle più importanti gare di regolarità classica e preannuncia un’edizione ricca di novità imperdibili, logistiche e sportive. La Coppa Milano Sanremo, da sempre un’occasione indimenticabile di intrattenimento dal fascino unico ed esclusivo per equipaggi italiani e stranieri, vede per questa XIV Rievocazione un importante incremento del numero di vetture partecipanti, confermando oltre il 30% di presenze in più rispetto all’edizione del 2022.

La manifestazione vedrà per la prima volta in assoluto la città di Milano come punto di partenza e di arrivo, trasformando così il percorso da lineare in circolare, una novità sostanziale sia dal punto di vista sportivo che logistico che porterà a quattro i giorni di competizione effettivi. Nel servizio di Paolo Pirovano, il presidente di ACI MIlano, Geronimo La Russa, presenta l’iniziativa.

Federcarrozzieri: riparare un’auto elettrica costa anche il 46% in più

Federcarrozzieri ha redatto un report per spiegare come cambiano le spese di riparazione a seconda della tipologia di automobile. “Le voci di costo in una riparazione sono principalmente i ricambi, la manodopera, i materiali di consumo (vernici e correlati), costi complementari (patentino, corsi formazione, calibrature, programmazioni) – analizza Federcarrozzieri -. Prendendo, ad esempio, due autovetture della stessa marca (Volkswagen), una alimentata a benzina (Golf MY 2020 ) e una elettrica (ID.3) che hanno subito danni da impatto frontale, la prima differenza riguarda la diversa struttura del telaio: nel caso della Golf abbiamo un motore frontale che serve anche come protezione in caso di urti, nell’altro (ID.3) una serie di telai e traverse che in caso di urto anteriore vanno sostituite. C’è poi l’elettronica, molto più presente nelle vetture elettriche che costringe spesso, in caso di danno alla parte anteriore, a sostituire sensori, radar e telecamere. La manodopera, per una buona parte di riparazioni estetiche, non cambia tra motore termico ed elettrico, ma quando la riparazione è strutturale i tempi di smontaggio e rimontaggio sono maggiori sulle auto elettriche in quanto vi sono molti più elementi altamente tecnologici da rimontare correttamente”.

 

Mettendo quindi a confronto un’auto a benzina e una elettrica che hanno subito lo stesso danno a seguito di impatto frontale, si scopre che per riparare una Golf del 2020 si spendono in media in Italia 5.298 euro (di cui 2.785 euro per i ricambi, 1.891 per costi di manodopera). Lo stesso danno sulla vettura elettrica (ID.3) porta a spese di riparazione per complessivi 7.732 euro (5.105 euro per i ricambi, 1.961 euro per la manodopera), il 46% in più rispetto a un’auto tradizionale.