Stop al “tutto elettrico”: pericolosa stagione di incertezze

di Rocco Palombella, segretario generale UILM

La decisione di rinviare a data da destinarsi il voto del Consiglio europeo sullo stop ai motori endotermici entro il 2035 creerà a livello industriale una “incertezza deleteria” esponendo ancora più l’Italia ma anche la stessa Europa al rischio di invasione di auto cinesi. Sento parlare di vittoria, ma vittoria su cosa?

Il rinvio può dare certo una boccata di ossigeno alle aziende, soprattutto quelle della componentistica nella corsa all’elettrificazione, ma il problema è che questo slittamento creerà un altro effetto tipico italiano che conosciamo da anni:quello di dire, vabbè prendiamo tempo.

E invece il tema va affrontato nell’immediato in tutta la sua drammaticità, soprattutto sul fronte occupazionale, con soluzioni che se non saranno messe a terra in tempi brevi si trasformeranno solo in un dramma industriale e occupazionale. Il rinvio creerà ancora più confusione sulla scelta industriale da fare: ci sono già investimenti realizzati dalla stessa Stellantis in tutti gli stabilimenti, devono fare marcia indietro?

Le gigafactory di Termoli non vanno più bene? Sono investimenti già avviati, già calendarizzati. Le imprese e i lavoratori hanno bisogno di certezze, di decisioni anche difficili e complicate, ma di decisioni. L’indecisione e l’attendismo invece creano solo difficoltà perché è un prendere tempo senza che ci sia nessuna alternativa vera, reale. Nessun piano B. Chi riuscirà ora a fare investimenti sul settore elettrico e perché ci si dovrebbe comprare ora una macchina elettrica con quello che costano?”

Ma si può affrontare politicamente un tema come questo? Un partito in una direzione, un altro partito in un’altra.… intestarsi una decisione come se fosse una vittoria politica? Invece, siamo di fronte a un dramma che si riverbera su tutto il Paese. Quando saremo invasi dalle macchine elettriche che succederà, diremo che noi in Italia non l’abbiamo deciso?

Rinviare la decisione, in un Paese che già mancava di direttrici industriali certe, di un piano per tappe definito, e che ha sempre fatto agio sulla possibilità di rivedere, già prima dello stop deciso il 3 marzo, la data del 2035, dunque, è pericolosissimo, perché gli altri Paesi sono già avanti ed i tanto temuti cinesi non si limiteranno a esportarci la componentistica ma “ci porteranno direttamente le auto in Italia.

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