Icona Design: ricavi e assunzioni più forti del Covid

Foto: Teresio Gigi Gaudio, presidente di Icona Group

Icona Design Group, società di stile italiana con sede a Torino, ha chiuso il bilancio consolidato 2021 con un valore della produzione di 19,3 milioni di euro, in crescita del 43% rispetto all’anno precedente (13,5 milion). Nonostante il protrarsi dell’incertezza dovuta all’emergenza Covid, l’azienda ha ottenuto un forte incremento dei ricavi nei suoi principali mercati, Usa, Cina e Italia, e nel 2021 ha effettuato importanti investimenti per aprire sedi in Giappone e Nuova Zelanda.

 

Sono cresciuti anche i dipendenti e oggi nelle varie sedi di Icona Design Group lavorano 100 persone di 20 diverse nazionalità. Distribuito in quattro continenti (Europa, America, Asia e Oceania), il team di Icona presiede l’intero processo di sviluppo di ogni progetto: dalla strategia allo stile, dal management all’ingegneria e ai prototipi, fino alla produzione.

 

«Grazie agli investimenti – spiega Umberto Granisso, cfo di Icona – l’azienda ha continuato a costruire la struttura per realizzare gli obiettivi del futuro, l’apertura di nuovi mercati e la diversificazione di target. La competenza nell’automotive si sta trasformando in un settore più ampio di smart mobility e transportation design, accanto al quale vogliamo sviluppare nuovi ambiti di intervento, come il product e industrial design».

 

Tra i progetti più recenti il contributo a Hyperloop, la tecnologia futuribile per il trasporto ad alta velocità di merci e passeggeri, per cui Icona ha disegnato gli interni della capsula; il design di Microlino, la microcar elettrica che rivisita in chiave contemporanea le iconiche bubble car degli anni ’50, in fase di produzione a Torino. A livello internazionale, Icona è già impegnata in progetti avveniristici di smart city e guida autonoma. Sempre nel 2021 ha realizzato partnership negli Usa con Great Product per crescere in Nord America e in Italia con la startup Sanixair, da cui è nata la newco Icoxair, per l’ideazione di prodotti B2C di design ad alta valenza tecnologica nella sanificazione ambientale per fotocatalisi.

Solo auto elettriche: decisione ipocrita e poco utile

di Paolo Arrigoni, responsabile Dipartimento energia della Lega

Il via libera del Parlamento europeo alla proposta della Commissione UE di mettere al bando dal 2035 le auto a combustione interna in nome di una presunta sostenibilità è profondamente sbagliato, ideologico e mette a rischio imprese, lavoratori e famiglie. Consentire la vendita delle sole auto elettriche non rappresenta solo uno stop ai mezzi a benzina e gasolio, ma anche ai biocarburanti immediatamente disponibili per decarbonizzare e ai nuovi carburanti non fossili.

Significa violentare il principio della neutralità tecnologica, demolire la filiera dell’automotive italiana con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, significa consegnarci mani e piedi alla Cina e, paradossalmente, contribuire ben poco alla tutela dell’ambiente, vista l’ipocrisia di non considerare per il calcolo delle emissioni il ciclo di vita del mezzo.

Emissioni UE: PD e sinistra contro i lavoratori

di Antonio Tajani, vicepresidente del PPE e coordinatore di FI 

Noi avevamo proposto di modificare l’obiettivo del 100% di taglio di emissioni entro il 2035, inizio 2036. Questo per permettere all’industria di avere una fase di transizione che aiutasse la difesa dell’occupazione. Ci continueremo a battere, come Forza Italia, perché si difenda l’industria dell’automotive e si impedisca di mettere in cassa integrazione e fa perdere il lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori in Europa.

Mi pare veramente singolare che la sinistra, il PD, esultino per aver dato un colpo di questo tipo ai lavoratori. Abbiamo scoperto che la sinistra è il partito contro i lavoratori.

L’ideologismo ambientalista non è utile all’ambiente. E il vicepresidente della Commissione UE, Frans Timmermans, non può farsi la campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori.

 

“Tutto elettrico”: ok al piano UE, stop a benzina e Diesel dal 2035

Foto: L’eurodeputato olandese e relatore Jan Huitema (Renew)

In una votazione in Plenaria, i deputati europei hanno adottato il loro mandato per negoziare con i governi UE i livelli di riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi. Il testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni. Nel testo approvato, i deputati sostengono la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del Parlamento UE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.

 

Le misure proposte

Eliminare il meccanismo di incentivazione per i veicoli a basse e a zero emissioni («ZLEV»), in quanto non serve più al suo scopo originario.

Una relazione della Commissione sui progressi compiuti verso una mobilità stradale a emissioni zero entro la fine del 2025 e successivamente su base annua, che copra l’impatto sui consumatori e sull’occupazione, il livello di utilizzo delle energie rinnovabili e le informazioni sul mercato dei veicoli usati.

Ridurre gradualmente il massimale per l’ecoinnovazione, in linea con gli obiettivi più rigorosi proposti (l’attuale limite di 7 g CO2/km dovrebbe rimanere fino al 2024, seguito da 5 g dal 2025, 4 g dal 2027 e 2 g fino alla fine del 2034).

Una relazione della Commissione, entro la fine del 2023, che descriva in dettaglio la necessità di finanziamenti mirati per garantire una transizione giusta nel settore automobilistico, al fine di attenuare l’occupazione negativa e altri impatti economici.

Una metodologia comune dell’UE da parte della Commissione, entro il 2023, per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 delle autovetture e dei furgoni immessi sul mercato, nonché per i carburanti e l’energia consumati da tali veicoli.

 

Il relatore

Il relatore olandese Jan Huitema (Renew) ha dichiarato: “Questo regolamento incoraggia la produzione di veicoli a zero e basse emissioni. Con gli standard di CO2, creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le Case automobilistiche. Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori. Ciò è particolarmente importante ora che i prezzi del Diesel e della benzina continuano a salire. Questo regolamento rende la guida sostenibile accessibile a tutti!”.

 

Prossime tappe

L’adozione della relazione è prevista per la seduta plenaria di giugno e costituirà la posizione negoziale del Parlamento con i governi dell’UE sulla forma finale della legislazione.

 

Lo scorso anno

Il 14 luglio 2021, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, la Commissione aveva presentato una proposta legislativa per una revisione dei livelli di prestazione in materia di emissione di CO2 per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri. La proposta mirava a contribuire agli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 e il 2050, a fornire benefici ai cittadini utilizzando veicoli a emissioni zero in modo più ampio (migliore qualità dell’aria, risparmio energetico e costi inferiori per il possesso di un veicolo), nonché a stimolare l’innovazione nelle tecnologie a emissioni zero.

L’ok UE al “tutto elettrico”: gioire è un azzardo

Il “Fit for 55” è, dunque, passato: dal 2035 – salvo modifiche nei prossimi passaggi previsti in sede Ue e a livello di governi – addio alle produzioni dei motori a benzina e Diesel. Si entrerà ufficialmente nell’era dell’auto elettrica, anche se – a questo punto – in caso di conferma definitiva, le Case accelereranno ulteriormente il passaggio dai veicoli a combustione interna a quelli a batteria. Buona fortuna. Sarà, infatti, il mercato a sentenziare a favore o contro questa forzatura “gretina” e rischiosa che è arrivata a spaccare fortemente anche l’Europarlamento.

Sono infatti passate per lo più inascoltate e sottovalutate le preoccupazioni espresse, ormai da diversi mesi, sull’impatto che la scelta unilaterale dell’UE sul «tutto elettrico» arrecherà alla filiera automotive e, soprattutto, agli operatori più vulnerabili. A giocare contro è anche questo fatto: chi avrebbe potuto scombinare i piani «gretini» di Bruxelles si è mosso in grave ritardo, mentre gli stessi costruttori di autoveicoli hanno accettato passivamente scelte prese sulle loro teste, per poi rendersi conto dei problemi annessi.

Preoccupati, intanto, sono i concessionari: il consumatore, infatti, rischia di entrare in una spirale di nuove incertezze. Il ragionamento è presto fatto: cambio auto, acquisto con gli incentivi un mezzo tradizionale e lo pago X euro. Ebbene, se fra tre-quattro anni lo voglio rivendere, a che svalutazione del veicolo andrò incontro, vista la “forzatura” a far acquistare auto solo 100% elettriche? E le vetture elettriche, sicuramente ancora e sempre costose che saranno immesse sul mercato, alla fine attireranno i clienti, nonostante i problemi ancora tangibili sulla diffusione delle colonnine e i tempi lunghi di ricarica?

E cosa accadrà e quale giustificazioni verranno trovate, soprattutto a livello politico (ma la sinistra non aveva come principio quello di difendere i lavoratori? A giudicare dalle ultime uscite piddine sembra che sia acqua passata)  quando gli addetti dell’indotto saranno licenziati e le aziende, impossibilitate a riconvertirsi alla nuova mobilità, dovranno per forza di cose chiudere?

Ai 70mila lavoratori delle imprese che non serviranno alla causa elettrica, e già praticamente condannati stando così le cose, si aggiungono i 350mila autoriparatori indipendenti del Paese che pure saranno in grave difficoltà. Eppure, come nel caso di Veronica Aneris, direttrice di Trasporti & Ambiente Italia, al settimo cielo per il voto Ue, si sostiene che quanto approvato, “fornisce certezze all’industria automobilistica, che ha bisogno di incrementare la produzione di veicoli elettrici, per far scendere i loro prezzi e rendere le auto pulite accessibili a un numero sempre maggiore di persone”.

Peccato che i sindacati – uniti nella stessa posizione critica – la pensino diversamente, preoccupati dalle ripercussioni negative che già prima del voto dell’8 giugno alcune aziende, come la Bosch di Modugno, nel Barese,  avevano evidenziato. In questo caso, 700 esuberi. Ed è, purtroppo, solo l’inizio. Avanti di questo passo il costo umano e sociale da pagare sarà salatissimo. Chi firmerà l’assegno?

Studio di Areté: l’auto per Millennials e Zoomer

L’auto resta il mezzo preferito anche dai “giovani” per gli spostamenti quotidiani. Le nuove generazioni guidano veicoli ad alimentazione tradizionale, ma sognano l’auto elettrica. Cresce la propensione verso la mobilità condivisa, car sharing in testa. La concessionaria viene considerata un passaggio indispensabile per condurre la trattativa di acquisto e concluderla dopo aver acquisito le prime informazioni online. Millennials e Zoomer sono proiettati al futuro e pronti a guidare l’evoluzione verso una mobilità sempre più condivisa, elettrica e digitale.

 

Sono queste le principali evidenze che emergono dalla nuova instant survey “Millennials e Zoomer quale è il loro rapporto con l’auto e la mobilità”, condotta da Areté (azienda leader nella consulenza strategica) nel mese di maggio per indagare sul campo i consumi di mobilità delle generazioni “Y” (i nati tra il 1981 e il 1995, i cosiddetti Millenials) e “Z” (nati dopo il 1995, i cosiddetti Zoomer).

 

Come si spostano Millennials e Zoomer? Cresce la domanda di pay-per-use mobility.

Anche per i più giovani l’auto si conferma il mezzo di trasporto più utilizzato (quasi 6 su 10 la usano per gli spostamenti abituali), seguita dai mezzi pubblici (usati dal 18% del campione) e da bici e mezzi (auto, monopattino e bike) in sharing, entrambi al 4% delle preferenze.

 

Ma quale mezzo di trasporto possiedono queste generazioni? Il 38% degli intervistati ha un’autovettura personale o di famiglia, il 29% una bicicletta, il 26% una moto o uno scooter. Nella gran parte dei casi (82%) il mezzo (auto-moto-scooter) di proprietà ha un motore endotermico. Tra le alimentazioni alternative spicca il 9% del GPL, ancora indietro l’elettrico, fermo al 4%.

 

Un dato conferma un trend in atto negli ultimi anni: 4 giovani su 10 utilizzano stabilmente i servizi di sharing e in particolare il car sharing, preferito da oltre la metà di quanti si servono dei mezzi in condivisione. Dietro il successo della formula soprattutto l’utilizzo in base alle reali necessità del momento (indicato da un utente 1 su 3) e l’attenzione all’ambiente garantita dalla vettura condivisa (segnalato dal 22% dei rispondenti). Complice anche il caro carburante dell’ultimo semestre, cresce anche l’appeal del car pooling, utilizzato dal 30% del campione con i colleghi di lavoro.

 

E se Millennials e Zoomer dovessero acquistare un’auto?

Quasi il 70% del campione si dice pronto a scegliere l’elettrico in occasione del prossimo acquisto dell’auto. A spingere queste nuove generazioni in tale direzione sono in particolare il risparmio economico sui costi di carburante, sui consumi e sulla manutenzione (evidenziato dal 55% del campione) e il minore impatto ambientale (36%).

 

Nonostante il boom delle nuove forme di mobilità, la proprietà mantiene il suo appeal: il 49% dei giovani si dice disponibile ad attivare un finanziamento per comprare la nuova vettura, il 27% a pagare in contanti e il 15% a prenderla in leasing. Tra la vettura nuova e quella usata non c’è partita: quasi 7 su 10 preferiscono comprare la prima e si dicono disposti a pagarla fino a 20.000 euro. Un potenziale acquirente su quattro si dice anche pronto a spendere oltre 26mila euro per comprarla.

 

Un focus della ricerca ha analizzato i canali da cui Millennials e Zooomer acquisiscono le informazioni preliminari all’acquisto dell’auto: il 63% prende online le prime indicazioni, il 17% si informa attraverso le riviste specializzate e l’8% si affida al passaparola. Dopo un primo passaggio online, però anche i consumatori più giovani preferiscono effettuare la trattativa (lo indica il 60% del campione) e concludere l’acquisto (90%) in concessionaria.

 

Il futuro della mobilità

Guardando agli scenari futuri della mobilità, le generazioni Y e Z non hanno dubbi: sono decisamente convinti che le vendite delle vetture elettriche sorpasseranno quelle delle auto ad alimentazione tradizionale e che la tecnologia della guida autonoma farà passi da gigante nei prossimi anni; mostrano  convinzione, ma con meno certezze, anche sul passaggio dalla proprietà all’uso del bene auto e sulla possibilità di avviare e concludere online tutto l’iter di acquisto di una vettura.

 

“Lo studio”, sottolinea Massimo Ghenzer, presidente di Areté, “fornisce uno spaccato interessante sulle scelte future di una fascia di consumatori destinata a diventare sempre più strategica per il mercato automotive dei prossimi anni. Interpretare correttamente i loro desideri può assumere una rilevanza decisiva per i car maker, già oggi alle prese con un mercato in continua evoluzione. Gli under 35 si dimostrano aperti al cambiamento: sensibili al tema ambientale e al processo di elettrificazione, vicini a un modello di mobilità condivisa all’interno dei contesti cittadini e propensi a una graduale evoluzione verso modalità di acquisto sempre più digitali”.