La strada per la decarbonizzazione investe a 360 gradi il settore della mobilità. Nuove tecnologie come gli e-fuels e l’idrogeno aprono prospettive di sviluppo interessanti per i motori a combustione interna. Ma per imprimere un vero cambiamento non basta solo la ricerca: serve un sostegno forte da parte dei policy-makers. Sono questi i punti principali emersi nell’ambito dell’evento “Hydrogen for Zero-CO2 Internal Combustion Engines”, organizzato al campus Bovisa del Politecnico di Milano.
Nel primo panel docenti del dipartimento dell’energia dell’ateneo milanese hanno illustrato le potenzialità e le sfide che attengono la tecnologia ad idrogeno. Partiamo da un dato macroscopico: l’Europa contribuisce per l’8% alle emissioni globali di CO2. Inoltre la stessa produzione di idrogeno non è esente dalla produzione di una certa quantità di diossido di carbonio. Tuttavia nel settore auto la tendenza alla riduzione delle emissioni è pressoché costante in tutte le tipologie di veicoli.
Dello stesso avviso anche l’amministratore delegato di Mazda Italia, Roberto Pietrantonio: “Gran parte dell’impulso che ci può essere rispetto a questi vettori di energia sono sicuramente i policy-makers. Fino a oggi nell’Unione Europea si sono fatte tante discussioni e si è andati tendenzialmente per una soluzione che prevedeva principalmente l’utilizzo di una tecnologia, l’elettrico. Adesso ci sono delle aperture, ad esempio all’utilizzo degli e-fuels. Il settore dell’auto è pronto all’utilizzo degli e-fuels: quando dovessero ricevere impulso dai policy-makers, i moderni motori termici saranno pronti. Questo potrebbe dare un impulso molto forte anche in una fase storica nella quale si sta andando verso l’elettrificazione del comparto”.
Il ricorso a una sola strategia è infatti controproducente e rischia di avere effetti collaterali non solo sul fronte dell’ambiente. Si pensi ad esempio alle batterie dei veicoli elettrici, per le quali le materie prime necessarie e l’intera produzione sono concentrate in un solo paese, la Cina. Per questo, come sottolineato nel corso dell’evento, serve “un approccio olistico” che consenta di ottenere un mix energetico ottimale.