Per giustificare la progressiva e forte frenata delle immatricolazioni di auto elettriche in Europa, diretti interessati e addetti ai lavori (costruttori, analisti, ambientalisti, politici e anche associazioni di categoria) tirano sempre in ballo il problema degli incentivi che non bastano mai, quello della mancanza delle colonnine di ricarica (in Italia, invece, ce ne sono abbastanza rispetto alla quota di queste vetture a sola batteria), i listini eccessivi dei vari modelli, i tempi di ricarica, l’autonomia e i problemi del riscaldamento climatico.
A questo punto, vista la situazione, è fondamentale un esame di coscienza complessivo che riguardi certa politica e il mondo automotive. Il mercato è questo, con buona pace di chi, come Carlos Tavares (Stellantis) e qualcun altro, insiste sulla via elettrica. Il rischio reale è di prendere la scossa letale. E le prime avvisaglie tedesche sono già tangibili. Arroccarsi su posizioni che necessitano di una profonda riconsiderazione è un errore, soprattutto se tali atteggiamenti derivano dalla difficoltà di ammettere visioni rivelatesi fallimentari, almeno per come sono state imposte dall’alto e poi programmate dai capi azienda.