Elettrico, ma non solo: ora si apre al mix tecnologico

di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione

Automotive: l’elettrico è una delle possibilità, ma non l’unica. Giusto puntare alla transizione green, ma senza imporre soltanto la modalità elettrica e contemplando tutte le altre opzioni, a partire dai motori a combustione con carburanti alternativi. Così si è pronunciata la Commissione Trasporti Ue aprendo definitivamente al mix tecnologico e quindi prendendo atto dell’impossibilità di immatricolare solo auto elettriche a partire dal 2035.

Una presa di posizione importante, arrivata solo a pochi giorni dall’incontro a Bruxelles, presso la delegazione di Regione Lombardia, sul pacchetto Fit-for-55 (iniziative per il miglioramento di ambiente e clima). L’orientamento della Commissione Trasporti dell’UE è molto significativo. In sostanza, si guarda in faccia alla realtà che batte l’ideologia: l’auto elettrica non è alla portata di tutti per prezzo d’acquisto, autonomia, carenza di infrastrutture e costi di ricarica. Per questo è importante l’apertura alla neutralità tecnologica. Dobbiamo puntare su carburanti biologici e innovativi nonché sul miglioramento tecnologico dei motori tradizionali. Processo che favorirebbe il ricambio del parco circolante in modo più efficace e veloce..

Con l’affermazione del principio di neutralità tecnologica, si salva dal tracollo la filiera dell’industria automobilistica e componentistica che solo in Italia conta 450mila addetti, più di 125mila imprese, ed esprime un fatturato di oltre 100 miliardi di euro. Filiera che verrebbe messa in ginocchio da un passaggio non graduale all’elettrico.

Il pronunciamento della Commissione europea Trasporti può essere insomma un’ottima notizia per l’automotive. Il Governo ha stanziato 1 miliardo e 800 milioni di euro nel triennio 2022-2024. Risorse a favore degli utenti privati per auto a basso impatto ambientale. Acquistando anche veicoli ibridi o endotermici di ultima generazione si contribuisce a rilanciare un settore che, ad aprile, ha segnato un calo del 44%.

La Commissione europea, inoltre, ha raccomandato che la quantificazione delle emissioni tenga conto dell’intero ciclo di vita dei veicoli e non della sola misurazione allo scarico.

Incentivi e “green”: errore grave escludere il noleggio

crisci

di Michele Crisci, presidente di Unrae

La lunga attesa degli incentivi che incombe sul settore sta logorando il mercato ormai dall’inizio dell’anno; c’è da sperare che già nei prossimi giorni si provveda a pubblicare il necessario DPCM sugli incentivi, atto necessario a risollevare la curva delle immatricolazioni che da troppi mesi è orientata verso il basso.

 

Affinché sia garantita la massima operatività alle reti di vendita, auspichiamo, inoltre, che le FAQ e la piattaforma Invitalia siano pronte a partire dal giorno stesso della pubblicazione del DPCM in “Gazzetta Ufficiale”.

 

Ci auguriamo, infine, che quanto prima si possa discutere come modificare l’originario impianto degli incentivi, includendo nei benefici anche le persone giuridiche, categoria sempre più rilevante nel mercato della mobilità e, quindi, motore della transizione energetica. La loro esclusione dagli incentivi, sommata a un trattamento fiscale che già penalizza le imprese italiane e ne riduce la competitività nell’ambito europeo, sicuramente non aiuta il percorso di decarbonizzazione del Paese.

 

È da sottolineare, in questo contesto, il crescente favore che il noleggio dell’auto incontra presso i consumatori privati e dove le auto “alla spina” coprono una quota del 6% del mercato totale.

Non solo incentivi: l’auto ha bisogno di tanto altro

Adolfo De Stefani Cosentino, Federauto

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Prosegue in pericolosa discesa libera il mercato dell’auto: quello appena trascorso è stato, infatti, un altro mese  durissimo per le immatricolazioni, con il peggior segno negativo, sempre a doppia cifra, dall’inizio dell’anno. L’operatività degli incentivi è ancora in sospeso – il DPCM automotive firmato lo scorso 6 aprile attende tuttora di  entrare in vigore – e in una situazione in cui il mercato è sostanzialmente fermo, con una perdita di circa 156.800  pezzi rispetto al primo quadrimestre 2021, non riusciamo a capitalizzare le già basse intenzioni di acquisto della  clientela che visita i nostri saloni: è a rischio la tenuta dei nostri bilanci e la sopravvivenza stessa delle nostre  imprese.

È necessario velocizzare la messa a disposizione dei fondi stanziati dal Governo, dissolvendo in parte quell’incertezza che da inizio anno domina il settore e le vendite di veicoli green. Le decisioni di acquisto sono ulteriormente indebolite dall’aumento generale dei prezzi, a partire dai costi dei  carburanti, malgrado le misure rinnovate dal Consiglio dei Ministri. Si tratta di variabili che, se non adeguatamente compensate, rischiano di ridurre ancor di più il potere d’acquisto di famiglie e imprese. Incidono  anche i timori legati alla durata del conflitto in Ucraina e la carenza di alcune componenti e materiali essenziali per  la produzione degli autoveicoli.

Gli incentivi pluriennali, varati secondo un approccio non ideologico, rappresentano un segnale importante nella graduale svolta verso le tecnologie a zero o ridottissimo impatto ambientale, tuttavia resta  l’amaro in bocca per l’abbassamento delle soglie di prezzo massimo degli autoveicoli incentivabili e soprattutto  per l’esclusione delle aziende dal godimento dei contributi statali, in quanto proprio le imprese sono capaci di  promuovere il rinnovo del vetusto parco circolante italiano e dunque accelerare la transizione ecologica  sostenibile e spingere sull’ampliamento delle infrastrutture di ricarica elettrica a maggiore potenza sulle strade a  scorrimento veloce.

Infine, sottolineiamo l’urgenza di reintrodurre con strumenti normativi anche l’acquisto in leasing per i veicoli commerciali e di rivedere l’attuale termine dei 180 giorni per completare le pratiche di prenotazione degli ecobonus, poiché con gli attuali tempi di consegna, molto allungati nel tempo (per le ragioni  già note), di fatto è a rischio il riconoscimento dei bonus tanto attesi e con essi la già difficile transizione verso  l’elettrico e le tecnologie compatibili con la riduzione delle emissioni di CO2.

Incentivi: ritardo di applicazione inaccettabile

Paolo Scudieri, Anfia

di Paolo Scudieri, presidente di Anfia

Si aggrava ulteriormente la flessione a due cifre che, dal secondo semestre dello  scorso anno, caratterizza l’andamento mensile del mercato auto, ad aprile a -33% complici anche due giorni lavorativi in meno ad aprile 2022 rispetto ad aprile 2021  (19 giorni contro 21).

Sul trend negativo delle immatricolazioni pesa sempre più l’attesa dell’effettiva entrata in vigore degli incentivi all’acquisto di veicoli – auto e moto – elettrici, ibridi e a  basse emissioni definiti dal Dpcm firmato lo scorso 6 aprile (650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022-2023-2024), da cui ancora ci separano la registrazione della  Corte dei conti, la pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale” e l’aggiornamento della  piattaforma web dell’Ecobonus. Per evitare ulteriori danni al mercato, è necessario accelerare il più possibile questo processo, così da stimolare la ripresa della domanda,  già fortemente penalizzata dai rallentamenti nell’approvvigionamento di materie prime  e componenti e, quindi, dei processi produttivi.

Auto in caduta libera: a rischio la tenuta dei concessionari

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

Ancora un dato catastrofico per il mercato dell’auto. In aprile il crollo delle immatricolazioni in atto da tempo ha sfondato la soglia, anche psicologica, delle 100.000 unità, livello che in tempi normali soltanto in agosto non viene raggiunto. Per l’esattezza le immatricolazioni sono state 97.339 con un calo del 32,98% su aprile 2021 e del 44,4% sull’ultimo mese di aprile ante-pandemia, cioè su aprile 2019. Disastroso anche il bilancio del primo quadrimestre. Le immatricolazioni sono state 435.647 con un crollo del 26,5% sul primo quadrimestre 2021 e del 38,9% sullo stesso periodo del 2019. Proiettando il risultato dei primi quattro mesi del 2022 sull’intero anno si ottiene una previsione di 1.117.044 unità, un livello da anni ’60 del secolo scorso.

 

Le cause che hanno portato a questa disastrosa situazione in gran parte erano già operanti nel 2020 e nel 2021. Ci riferiamo in particolare alla pandemia, al crollo del Pil nel 2020, al recupero soltanto parziale nel 2021 e alla crisi dei microchip affacciatasi nel 2021. Purtroppo, però, a questi elementi negativi, che, peraltro, erano stati in parte compensati nel nostro Paese da una politica di incentivi alla rottamazione e di sostegno alle aziende abbastanza efficace, si sono aggiunti nel 2022 altri importanti fattori di freno e cioè il riaffacciarsi dell’inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come quella che il mondo conobbe negli anni ’70 del secolo scorso, e poi la guerra in Ucraina, che, per inciso, condiziona anche la fornitura di componenti importanti per la produzione delle automobili.

 

Ora poi sembra affacciarsi anche il lockdown in Cina che potrebbe ritardare il ritorno alla normalità per la produzione di microchip nella seconda metà di quest’anno. La situazione del settore dell’auto, che con il suo indotto rappresenta il 12% del prodotto interno lordo italiano, è quindi gravissima ed è assolutamente necessario che il Governo adotti efficaci misure di sostegno. Ma proprio su questo terreno si stanno verificando errori, inefficienze e ritardi intollerabili. In particolare, alcuni mesi fa autorevolissimi esponenti di Governo hanno annunciato l’adozione di incentivi per sostenere gli acquisti di auto. Il risultato immediato è stato il rinvio di decisioni di acquisto già mature per la semplice ragione che nessuno acquista oggi a 100 quello che pensa di poter acquistare domani a 95.

 

Con grande ritardo sull’annuncio, il 6 aprile il Governo ha finalmente adottato gli incentivi promessi con un DPCM, ma a oggi questi incentivi non sono ancora operativi e secondo notizie attendibili bisognerà aspettare ancora almeno fino a metà mese. E’ una clamorosa dimostrazione dell’inefficienza del sistema italiano di cui non vi era certo bisogno e nell’attesa il mercato resta in coma. Che cosa accadrà quando finalmente gli incentivi verranno erogati?

 

Si sbloccherà la domanda per circa 200.000 autovetture. Questo significa che nell’intero anno le immatricolazioni potrebbero arrivare a 1.317.000 immatricolazioni, un livello che mette seriamente in dubbio la tenuta del sistema di distribuzione dell’auto ed a rischio è, in particolare, la tenuta del sistema dei concessionari che, a differenza delle case automobilistiche, non hanno altri mercati su cui trovare compensazioni al disastro italiano e che hanno già visto ridursi il numero delle loro aziende a 1.220, mentre nel 2007, cioè alla vigilia della crisi dei mutui subprime, erano 2.785.  

Snam: priorità sicurezza energetica e decarbonizzazione

Stefano Venier, Ceo di Snam

di Stefano Venier, Ceo di Snam 

Sono orgoglioso di poter mettere la mia esperienza al servizio di un’azienda che ha un ruolo centrale nel sistema energetico, con oltre 80 anni di storia e competenze uniche, e ringrazio il consiglio di amministrazione e gli azionisti per la fiducia. Inizio la mia avventura in Snam in una fase molto delicata e decisiva, nella quale è essenziale lavorare per la sicurezza energetica dell’Italia e nel contempo proseguire il percorso verso la neutralità carbonica.

 

Insieme a tutta la squadra di Snam, lavoreremo con il massimo impegno per dare il nostro contributo nell’affrontare queste sfide e per garantire all’azienda un percorso di crescita sostenibile nel tempo, nell’interesse di tutti gli stakeholder.

Snam: 6 anni per il futuro dell’energia 

Marco Alverà, Snam

di Marco Alverà, ex Ceo di Snam (il saluto al team e l’augurio di buon lavoro)

Snam, un’azienda bellissima in cui ho trascorso 6 anni straordinari. Grazie al lavoro di tutta la squadra, abbiamo fatto molto per farla crescere e renderla protagonista del settore energetico. Penso agli sforzi fatti per completare il TAP, alle nuove iniziative nella transizione energetica, alla indispensabile attività quotidiana sul territorio e negli impianti. E poi alla passione e competenza che abbiamo messo a servizio delle istituzioni per contribuire al dibattito pubblico sul futuro dell’energia, al nostro impegno per rendere Snam un leader degli ESG e un’azienda attraente nella quale lavorare.

 

Gli ultimi due anni di pandemia e la recente situazione geopolitica hanno evidenziato la centralità di Snam e del nostro lavoro nell’interesse di tutti gli stakeholder e dei territori nei quali operiamo. Oggi l’azienda è ben posizionata per poter ulteriormente contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla transizione energetica, con l’obiettivo di proseguire il proprio percorso di crescita.

 

Ringrazio gli organi sociali, i colleghi e tutti gli stakeholder che in questi 6 anni hanno contribuito allo sviluppo dell’azienda e auguro buon lavoro al nuovo Consiglio di amministrazione. Un grosso in bocca al lupo (e un enorme grazie!) a tutti i colleghi di Snam, vi porterò sempre nel cuore.

p.s: Il futuro non è solo di chi se lo sa immaginare, ma anche di chi ha le competenze e le qualità per andarselo a costruire.

“Fit for 55” verso il de profundis: “No addio ai motori termici dal 2035”

Eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini
Foto: L’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini

“Con il voto espresso e la richiesta di modificare il pacchetto Fit-for-55, dal Parlamento Ue arriva un sussulto di realismo, un segnale importantissimo a tutela di imprese e posti di lavoro della filiera automotive: la Commissione Trasporti (Tran) si è pronunciata per il mix tecnologico e contro l’abolizione totale del motore a combustione interna dal 2035, seguendo la linea del Ppe e di Fi, sgretolando di fatto l’approccio rigido e monolitico votato completamente all’elettrico”.

 

Lo dichiara l’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, relatore Ppe del regolamento sugli standard di CO2 per auto nuove e veicoli leggeri, approvato in Commissione Tran con 27 voti favorevoli, 14 contrari e 7 astenuti. “Il testo del parere approvato – spiega l’europarlamentare – prevede che dal 2035 i veicoli di nuova immatricolazione riducano le emissioni del 90%, e non del 100% come proposto inizialmente dalla Commissione Ue. Si lascia dunque spazio al motore a combustione con carburanti alternativi e si afferma il principio di neutralità tecnologica. In questo modo si salvano dal tracollo le filiere dell’industria automobilistica e componentistica, che solo in Italia contano decine di migliaia di posti di lavoro, valgono decine di miliardi di fatturato e verrebbero messe in ginocchio da un passaggio non graduale all’elettrico, con in più la drammatica conseguenza di consegnare nel breve termine l’automotive ad una dipendenza quasi totale dalle batterie cinesi, ad oggi l’80% delle forniture mondiali. Lasciare spazio ai motori a combustione interna dotati di tecnologia green significa invece scommettere sulla capacità delle nostre imprese di innovare, puntando sui combustibili rinnovabili e alternativi”.

 

«Oltre a introdurre deroghe per i piccoli produttori e un sistema di crediti e incentivi ai combustibili alternativi con cui decarbonizzare il parco auto circolante – sottolinea Salini – la maggioranza dei deputati, con il voto di in Commissione Trasporti, chiede di cambiare gradualmente anche la metodologia di calcolo delle emissioni. Occorre cioè passare dal conteggio “tail-pipe” che quantifica e identifica le emissioni con i gas di scarico dei veicoli, all’approccio life-cycle, modalità più aderente alla realtà che valuta la CO2 dell’intero ciclo produttivo del veicolo”.

Enel X Way: la quotazione tra le opzioni

di Elisabetta Ripa, Ceo di Enel X Way
Il futuro dell’auto sarà a trazione elettrica. La transizione energetica è alla base della strategia di Enel. La mobilità elettrica è assolutamente funzionale a questo obiettivo se pensiamo che un quarto delle emissioni di CO2 nasce dal mondo dei trasporti. Siamo un’entità globale e possiamo contare su ciò che impariamo, in tutto il mondo, per mettere a disposizione del nostro Paese tutta l’innovazione possibile e abilitare la transizione energetica.
 
Una volta completato il percorso di rafforzamento della società, valuteremo opportunità di carattere finanziario, che possono essere di varia natura: o una quotazione, oppure un’operazione con degli azionisti e dei fondi specializzati. Siamo aperti a tutte le opzioni.

Transizione energetica: riflessioni a 360 gradi (di Carlos Tavares, ad di Stellantis (dall’intervista al magazine “Auto”))

Stellantis: l'impegno per l'Italia continua con passione e responsabilità

Foto Carlo Tavares (archivio FORUMAutoMotive)

 

Attualmente abbiamo 19 veicoli elettrici in vendita e ne aggiungeremo altri 15 nei prossimi due anni. Quindi la transizione elettrica per un’azienda come la nostra è già pienamente in atto. Quindi per noi è un problema superato, è fatta. Il problema semmai è che quando metto le macchine nelle concessionarie, i clienti devono essere rassicurati, dalla densità dei punti di ricarica alla facilità di ripristinare il pieno d’energia alla propria auto e questo aspetto non è in capo ai costruttori ma agli Stati. Secondo, quando vai a ricaricare devi poter contare sul fatto che ci sia sufficiente energia nel network, quindi i Paesi devono assicurarsi di avere una strategia energetica.

Io vi assicuro che le auto a corrente hanno tutti i numeri per essere più piacevoli ed entusiasmanti delle termiche. Bisogna che le Bev siano “affordable”, accessibili, e quindi andranno incentivate ancora per un po’. E deve esserci la certezza della ricarica. Non potrà esistere che tu non possa caricare efficacemente la tua auto dalle 4 alle 9 di sera, per dire, perché c’è un picco di richiesta energetica…

Abbiamo passato gli ultimi cinque anni a spiegare che focalizzarsi soltanto sui dispositivi di mobilità, cioè i veicoli, può essere pericoloso perché è un intero ecosistema che dobbiamo abbracciare, con un approccio a 360 gradi. Ai nostri occhi è chiaro che i “tempi di consegna” di questa trasformazione non dipendono dai costruttori, ma dal lato dell’energia. E questi tempi sono una sfida per le nostre società, indipendentemente dalla guerra in Ucraina. E questa è la ragione per cui il nucleare è di nuovo sul tavolo. E potere chiedere ad alcuni dei politici ecologisti se ne sono felici.

Si torna a parlare di nucleare come conseguenza del fatto che abbiamo bisogno di energia pulita, dopodiché qualcuno potrebbe discutere se il nucleare si possa davvero definire tale, ma il fatto è che ora serve potenza elettrica – se non l’hai non puoi avere la mobilità a corrente – e il più pulita possibile: eolica, solare e anche nucleare. Io come industria sarò 100% elettrico dal 2030, l’ho dichiarato. Ma abbiamo una strategia energetica pulita pronta per quella data? Questa è una domanda da girare ai leader politici. E lo stesso si può chiedere sull’infrastruttura di ricarica. E a quel punto dobbiamo anche considerare la necessità per gli Stati di finanziare queste politiche, a fronte della diminuzione degli introiti derivanti dalla tassazione sui prodotti petroliferi.

La sfida è tutta per la politica. Non più per noi: noi stiamo disassemblando le linee di montaggio delle auto a combustione e stiamo trasformando le nostre fabbriche per la produzione di batterie, di motori elettrici e veicoli elettrici. Siamo nella fase di esecuzione del piano. Per il 2030 potremmo avere una gamma 100% elettrica in Europa e al 50% negli Stati Uniti.

C’è un bando sui motori termici in Europa per il 2035 e nel Regno Unito dal 2030. Allora, da una prospettiva puramente ambientale sappiamo che il global warming è un problema planetario e non locale. Quindi è etico dire che produrremo motori a combustione per generare CO2 da qualche altre parte, fuori dall’Europa? È un atteggiamento sincero? Ma se siamo sinceri, dobbiamo andare tutti assieme nella stessa direzione. Secondo, c’è un tema di accessibilità: se le termiche devono essere destinate a mercati meno avanzati, non sarebbe una buona idea produrle in una delle aree del geografiche con i costi del lavoro più alti del mondo. Infine, il terzo motivo: perché relegare alcuni stabilimenti al di fuori dalla portata di innovazione privandoli dell’opportunità di ricevere gli investimenti per la tecnologia del futuro, tenendoli ancorati al “vecchio mondo”? Preferisco dare loro l’opportunità di modernizzarsi e ai loro dipendenti educazione, nuovi apprendimenti, perché si preparino per il domani. Non dobbiamo congelare l’industria dell’auto nello status quo.

Penso ai miei dipendenti. Che cosa direbbe lei a un dipendente che lavora in quella parte di business? La nostra società è fatta di persone, non di loghi. Io penso che dovremmo muoverci tutti assieme nella stessa direzione, e farlo velocemente. Non è facile, certo. Mi riferivo alle fabbriche europee. Ma abbiamo nel resto del mondo un sacco di impianti, i quali possono continuare a produrre le tecnologie tradizionali per il mercato locale, comunque all’interno della stessa società. Penso che sia meglio dal punto di vista etico dire ai nostri dipendenti: guardate, siamo una grossa società, non è facile sterzare, ma dobbiamo dimostrare di essere agili, di imparare in fretta e di poterci muovere rapidamente in diverse direzioni secondo quello che chiede il mercato. Non dirò alla metà del mio gruppo: “Oh mi dispiace, ti è capitato di essere nella ‘old company'”. Non dirò a quei dipendenti: “Hai creato ricchezza per questa regione del mondo negli ultimi cento anni e adesso… arrangiati”. E lei ha detto: “Non siamo sicuri qui in Europa…”. Bene, se non siamo sicuri, perché mettere un bando? Lasciamo che siano i clienti a decidere se ci sono abbastanza punti di ricarica, se una macchina elettrica è più piacevole di una termica e via dicendo. Ma i politici europei hanno messo un bando. Quindi, evidentemente, loro sono sicuri.

Oggi l’età media dei veicoli su strada in Europa è di 11 anni. Le emissioni medie per un’auto di 11 anni o più sono di circa 170 grammi al chilometro. Prendiamo una hatchback di segmento B di oggi, mild hybrid, che si vende a un prezzo che la classe media si può permettere, stiamo sui 100 grammi: quindi, con adeguati sussidi alla rottamazione, noi potremmo togliere dalle strade i vecchi rottami sostituendoli con una mild hybrid nuova, il che significa meno 70 grammi di CO2 al km per macchina, moltiplicato per una base di automobilisti enorme.

L’impatto sull’ambiente sarebbe subito molto forte per via di questi volumi. Scegliendo tale strada puoi continuare a lavorare sulle elettriche pure, guadagnando del tempo, per migliorare tecnologia e infrastrutture, con una transizione morbida. Perché non si fa? Per dogmatismo. L’opposto del pragmatismo. Non è alternativo all’elettrico, ma complementare. Ma non è ciò che l’Unione europea vuol sentire. Sono stato presidente dell’Acea per due anni, e per due anni ho parlato nel deserto…