Il destino del settore automotive è nelle mani dei parlamentari europei, e qui mi ferisco soprattutto a quelli eletti in Italia, come quello di migliaia e migliaia di famiglie. Le decisioni che saranno prese a Bruxelles, infatti, saranno fondamentali per scongiurare la desertificazione industriale.
Occorre pragmatismo e, soprattutto, devono essere mantenute le promesse fatte in campagna elettorale che indicavano la revisione delle norme green relative al comparto.
La presidente Ursula von der Leyen, più che guardare alla stabilità della maggioranza che si basa, paradossalmente, sulla presenza dei Verdi, nonostante il forte ridimensionamento post voto, è chiamata a occuparsi seriamente del futuro dell’industria e dell’occupazione in Europa.
I parlamentari UE non devono privilegiare gli interessi politici rispetto alle necessità oggettive del territorio. La probabile chiusura di tre impianti in Germania da parte di Volkswagen e lo stop confermato della fabbrica Audi in Belgio, guarda caso a Bruxelles, a due passi simbolici dai palazzi che rischiano di affossare il “sistema automotive” europeo, rappresentano un drammatico segnale di quello che potrebbe succedere per altri gruppi automobilistici con ricadute inevitabili per i fornitori.
Gli errori strategici si pagano, in particolare se indotti da politiche ideologiche.