Sicurezza stradale: lo spot di Anas “Guida e basta”

Basta con le distrazioni. Basta con l’uso del cellulare. Basta con l’uso di alcol e droghe. Mettersi alla guida dell’auto è un atto di responsabilità e di rispetto delle regole. Il viaggio su strada non può rappresentare un rischio per la propria vita e quella degli altri.

Nel nuovo spot sulla sicurezza stradale, Anas (Società del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane), rilancia questi messaggi che dal 2015 sta divulgando nella sua campagna con uno slogan diretto e chiaro: “Quando guidi, Guida e Basta”.

Il video è stato realizzato da Anas in collaborazione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Polizia di Stato, in versione televisiva e radiofonica.

“L’impegno di Anas per garantire sicurezza sulle nostre strade è costante e quotidiano – ha dichiarato l’ad Aldo Isi – attraverso la manutenzione, il controllo e il monitoraggio delle infrastrutture. Ma si deve affiancare il comportamento corretto alla guida. Rispettare il Codice della strada e guidare senza distrazioni non può essere un optional, ma un dovere di tutti. Solo così possiamo raggiungere l’obiettivo, in linea con le strategie della Capogruppo FS, di riduzione degli incidenti del 50% entro il 2030 e zero vittime entro il 2050. Ricordiamo che oltre il 93% degli incidenti stradali deriva dal comportamento del guidatore: distrazione, velocità eccessiva, guida in stato di alterazione. È responsabilità e priorità di tutti noi – sottolinea l’ad di Anas – sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni e diffondere in ogni settore sociale una nuova cultura della sicurezza stradale”.

“La campagna “Guida e Basta” nata nel 2015 – ha proseguito Isi – è dedicata proprio ai rischi che derivano dalle cattive abitudini alla guida. Siamo impegnati anche in numerosi progetti educativi realizzati con il supporto di testimonial del mondo dello spettacolo e dello sport, finalizzati alla prevenzione e al contrasto dell’incidentalità”.

L’ultima ricerca sugli stili di guida degli utenti commissionata da Anas e condotta da CSA Research Centro Statistica Aziendale – con interviste su un campione di oltre 3mila persone e con circa 5mila osservazioni dirette su strada – ha infatti rilevato che gli automobilisti italiani attribuiscono alle condotte altrui, non alle proprie, i pericoli che causano incidenti o situazioni potenzialmente a rischio.

Lo studio, giunto alla seconda edizione, rileva che sul rispetto delle regole del codice della strada, in una scala da 1 a 10, il giudizio su sé stessi oscilla tra un punteggio compreso tra l’8 e l’8,8. Molto meno clementi, invece, quando si esprime un giudizio sugli altri: qui la percezione raccoglie consensi che vanno da 5 a 5,9.

Il grande ritorno di Lancia: si riparte da Ypsilon

Tutto pronto per l’avvio della produzione e partita ufficialmente la sfida del Ceo Luca Napolitano. I nuovi stilemi del marchio premium di Stellantis, elaborati da Jean-Pierre Ploué, svelati dal concept Pu+Ra HPE: design a calice frontale e logo ridisegnato. Irrobustita la rete dei concessionari. Inizia una nuova era

 

Lancia, marchio premium di Stellantis, è pronta a tornare, e lo fa in grande stile. Nei giorni scorsi il Ceo Luca Napolitano ha annunciato sui suoi social che è in fase di avvio la produzione della nuova Ypsilon, la prima nata del nuovo corso. L’erede di una vettura storica, che fin dagli esordi ha contribuito ampiamente a dare solidità al brand. Amata, da sempre: quando ancora si chiamava Y10 ha squadernato gli stilemi stilistici dell’epoca. Era il 1985 e quella coda tronca la rendeva non soltanto immediatamente riconoscibile, ma soprattutto adatta al convulso traffico cittadino. Negli anni sono state molte le divagazioni nel lusso della Y10. Solo per citarne alcune: la versione Frau, con sedili appositamente realizzati dall’omonimo produttore delle prestigiose poltrone, e quella griffata Missoni, con tappezzerie disegnate dal re del colore. Attenzioni che hanno portato la Y10 a evolvere da auto per la città a icona di stile ed eleganza, capace di conquistare il pubblico femminile. Legame che è rimasto anche quanto, nel 2003, il 10 nel nome è caduto per lasciar spazio a Ypsilon. Forme diverse, più sinuose, lievemente retrò. Eternamente eleganti. Un modello assai fortunato, che soprattutto negli ultimi anni ha avuto il difficile compito di rappresentante del brand. 

Adesso si cambia ancora: la nuova Ypsilon compie un deciso cambio di passo. Una vettura moderna, con motore ibrido e che presto sarà anche elettrica. L’auto della ripartenza ha il compito di ridare smalto al brand e la cura è in ogni dettaglio. Innanzitutto, abbandona definitivamente i panni della city-car per evolvere in un piccolo Suv, sul quale campeggiano i tratti distintivi della nuova era. Dietro a questo ambizioso progetto stilistico c’è tutto l’ingegno di Jean-Pierre Ploué. Chief Design Officer di Stellantis, guida il design Lancia ed è a capo di una struttura tecnica giovane e piena di iniziative. “La rinascita di Lancia è una sfida molto entusiasmante. È un marchio iconico – dichiara il designer – cui vogliamo restituire il ruolo centrale che ha rivestito in passato in Europa, sfruttando il suo enorme potenziale.

I progetti hanno preso forma con la presentazione del concept Pu+Ra HPE: il paradigma delle Lancia che verranno affianca al nuovo design e agli interni confortevoli e di pregio, un innovativo concetto di sostenibilità votato all’elettrificazione in tutte le sue forme. Pu+Ra è 100% elettrica, ma di una nuova generazione per quanto riguarda autonomia, tempi di ricarica e consumi. 

Il rilancio del brand prevede anche il rafforzamento della rete di vendita: ben quaranta i nuovi concessionari in Europa del prestigioso marchio, che diventeranno 70 entro il primo semestre del prossimo anno.

Una storia gloriosa, quella di Lancia, che punta al nuovo mondo della mobilità traendo spunto anche dai tanti modelli che hanno segnato il passato e portandoli nel nuovo Millennio. E così, con un’operazione di orgogliosa narrazione della propria storia, arriva un documentario sulla storia di Lancia nei rally: dalla piccola e pepatissima Fulvia Coupé HF, vincitrice del primo Campionato Mondiale nel 1972, alla funambolica Stratos, protagonista di un triennio d’oro di vittorie mondiali a metà degli anni Settanta. Passando per la Rally 037 e la Delta S4, fino alla mitica Delta HF integrale che arrivò a conquistare cinque titoli mondiali di fila, fino al 1991. Poi, l’addio alle competizioni.

Adesso comincia una nuova storia.

Maison Citroën a la Plage: Ami Buggy dà il benvenuto

di Roberta Pasero

 

Ami Buggy on the beach: partenza da Maison Citroën a la Plage, la sua nuova residenza estiva a Cervia-Milano Marittima, e poi via tra le saline di Cervia e le pinete di Milano Marittima, battute da una tromba d’aria e un diluvio da fuori stagione. Spa, cocktail bar, area lounge e mare a gogo per la mini car 100% elettrica di Citroën.

 

Ma Ami Buggy non starà ferma sotto l’ombrellone: è pronta per i test drive dei vacanzieri ed è protagonista di una caccia al QR Code per ottenere vantaggi esclusivi sull’acquisto online di tutti i prodotti della gamma @Citroën.

Il “Think Tank” sulla mobilità di Unipol: Ficili (Stellantis Italia)

di Pierluigi Bonora

“Stellantis continua a fare investimenti importanti, il nostro obiettivo è quello di lanciare più di 100 veicoli elettrificati, non solo elettrici puri. Ma dobbiamo attrarre ingegneri creativi e non possiamo dimenticare il ruolo della rete di vendita, il punto di contatto con clienti sempre più confusi”.

 

Le parole sono di Santo Ficili, responsabile per l’Italia di Stellantis, presente all’evento “The Urban Mobility Council”, il Think Tank sulla mobilità promosso da Gruppo Unipol.

 

A Ficili abbiamo chiesto anche un punto sulle attività del gruppo in Italia e i suoi ricordi a proposito della Fiat 600 e della Fiat Topolino, le cui “riedizioni” saranno lanciate nei prossimi mesi.

Fiat 600e, la rinascita elettrica di un’icona per andare alla conquista del segmento B

Disponibile al lancio nelle versioni speciali (RED) e La Prima

 

 

Di Gaetano Scavuzzo, Motorionline

 

 

La nuova Fiat 600, aggiungendo a “e” nel nome, rispolvera la denominazione di un modello tanto caro alla Casa torinese e lo fa innovando e proiettandosi nel futuro, che significa alimentazione elettrica.

 

La Fiat 600e, che non a caso debutta presentandosi nella versione a batteria in attesa dell’allargamento della gamma con il successivo arrivo della variante con propulsione ibrida, segna il gran ritorno di Fiat nel segmento B.

 

Rispetto alla 600 di qualche tempo fa, la nuova Fiat 600e, oltre alla motorizzazione completamente elettrica, ha forme molto più generose, trattandosi di un B-SUV che, almeno per il momento, andrà ad affiancare la 500X, senza prenderne il posto.

 

A dimensioni e proporzioni da crossover compatto, che nascono sulla base del progetto che ha portato alla nascita della Jeep Avenger, la Fiat 600e affianca un design moderno e raffinato che s’allinea con i più recenti modelli del marchio torinese, a partire dalla nuova Fiat 500.

 

Per ritagliarsi un ruolo di primo piano nel segmento B, la Fiat 600e punta su alcuni tratti distintivi tra i quali la spaziosità, l’elevata autonomia e il carattere brioso ed elegante in puro stile “Dolce Vita”. Con una lunghezza di 4,17 metri, la nuova 600e si caratterizza esteticamente per le linee sinuose e curvilinee che danno forma a una carrozzeria muscolosa e ad un profilo slanciato al quale contribuiscono gli sbalzi corti.

 

Dotata di cerchi da 18 pollici e di una gamma colori per gli esterni che privilegia le tinte accese e audaci, la Fiat 600e racconta la sua identità di marchio già dal frontale dove troviamo il logo “600” in sostituzione del classico emblema Fiat.

 

Gli interni puntano a esaltare comfort e pragmatismo, con un impostazione dell’abitacolo che riprede quello di 500e e Jeep Avenger. A bordo della Fiat 600e troviamo l’infotainment Uconnect con schermo centrale touch da 10,25 pollici e il quadro strumenti digitale con display da 7 pollici. Ai numerosi vani portaoggetti presenti nell’abitacolo, per un capienza complessiva di 15 litri, si affianca un capiente bagagliaio che offre una capacità di carico minima di 360 litri.

Equipaggiata con moderni sistemi Adas di Livello 2 e con tre modalità di guida impostabili dal selettore (Eco, Normal e Sport), la Fiat 600e debutta sul mercato con la motorizzazione elettrica composta dall’unità con potenza pari a 156 cv e supportata da una batteria da 54 kWh. Per la 600e Fiat dichiara un’autonomia di oltre 400 km nel ciclo WLTP, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 9 secondi.

 

La vettura è ricaricabile con il caricatore di bordo da 11 kW (servono poco meno di 6 ore per una ricarica completa) o con le colonnine rapide (fino a 100 kW) che consentono in 30 minuti di recuperare l’80% d’energia.

 

Il lancio sul mercato della Fiat 600e avviene con due edizioni speciali: la 600e (RED), versione che rinnova la partnership con l’organizzazione no profit da cui prende il nome e che si caratterizza per il colore rosso dominante sugli esterni, e la 600e La Prima, versione full optional disponibile solo nelle speciali tinte carrozzeria Sun of Italy, Sea of Italy, Earth of Italy e Sky of Italy.

 

Già ordinabile, le prime consegne della Fiat 600e sono fissate per fine settembre. I prezzi? Il listino parte da 39.590 euro per la 600e (RED) e da 40.950 euro per la @600e La Prima.

 

Federcarrozzieri: quel superbollo costato agli automobilisti 1,2 miliardi

Foto: Il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli 

“Dalla sua introduzione il Superbollo è costato circa 1,2 miliardi di euro agli automobilisti italiani. Soldi usciti dalle tasche della collettività per entrare in quelle dello Stato, ma che col tempo hanno prodotto alterazioni al mercato dell’automotive”. I dati arrivano da Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, che “accoglie con favore l’ipotesi di una abolizione del Superbollo”. La tassa introdotta nel 2011, prevede un pagamento di 20 euro per ogni kW di potenza dell’auto superiore ai 185 kW, con un peso decrescente del tempo: il superbollo si riduce infatti a 12 euro dopo 5 anni dall’immatricolazione, 6 euro dopo 10 anni, 3 euro dopo 15 anni e viene abolito del tutto dopo i 20 anni.

“Gli introiti complessivi per le casse statali nei 12 anni di vita del Superbollo, sono stati pari a circa 1,2 miliardi di euro – spiega Federcarrozzieri – ma la tassa ha provocato pesanti anomalie nel mercato italiano dell’auto. Se inizialmente si è assistito ad una sensibile riduzione delle nuove immatricolazioni di vetture con potenza eccedente i 185 kW, successivamente si è registrato il proliferare dei falsi leasing, ossia autovetture con targa estera fornite in noleggio a clienti italiani, con conseguente mancato versamento del bollo auto, superbollo, e imposte varie. Sempre per evitare il pagamento del superbollo – aggiunge l’associazione sono cresciute in Italia le radiazioni di veicoli con potenza superiore ai 185 kW con la scusa di esportarli nei paesi UE, veicoli che però continuano a circolare sul territorio italiano con targa tedesca, austriaca, bulgara o romena”.

”C’è poi un’altra questione da analizzare, e che rende il Superbollo una tassa del tuto iniqua e sbilanciata – denuncia il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli -. Nelle regioni che non prevedono già esenzioni totali di bollo e superbollo per auto elettriche o ibride, le automobili di nuova generazione e con motori ibridi, pur superando abbondantemente i 185 kW di potenza, non sono tenute al pagamento del balzello. Il superbollo si applica infatti ai soli motori termici, e non alla parte elettrica. Così ad esempio una berlina plug-in con potenza pari a 360 cv (264 kW) non paga alcun superbollo, perché il suo motore 1.6 a benzina arriva a 200 cv, mentre gli altri 160 cv sono frutto dei motori elettrici’‘.

Cari giovani: non dimenticate la centralità dell’uomo e delle sue passioni

di Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA e vicepresidente di ANFIA (dal discorso di benvenuto in occasione della XVIII edizione di Formula SAE Italy)

 

È bello vedere persone giovani e appassionate che investono nel loro futuro divertendosi,  in linea con lo spirito educativo dell’evento. ANFIA promuove iniziative educational come questa con l’intento di fornire agli studenti strumenti efficaci per integrare la loro formazione, ma anche di favorire il contatto tra il mondo  accademico e quello delle imprese. Oggi l’automotive sta affrontando molteplici trasformazioni – elettrificazione, digitalizzazione e  intelligenza artificiale sono i trend trainanti – e l’evoluzione tecnologica corre veloce. Per  rimanere competitivo, il settore deve lavorare seguendo una logica di sistema. Come ANFIA, sosteniamo un approccio tecnologicamente neutrale alla mobilità sostenibile, aperto a tutti i  vettori energetici a basse emissioni di CO2. Riteniamo inoltre prioritario concentrare gli sforzi  sulle attività di reskilling e upskilling degli addetti della filiera produttiva, per aggiornarne le  competenze e le professionalità e prepararli ad affrontare le nuove sfide, nonché aggiornare  l’offerta di servizi formativi introducendo nuovi percorsi di studio coerenti con le rinnovate esigenze del settore, perché, in questa fase di enorme cambiamento, la rete delle università è  importante quanto quella dei centri di ricerca e sviluppo. 

Il mio consiglio ai ragazzi qui presenti è di prepararsi alle professioni del futuro – è un dato di  fatto che l’industria delle batterie, ad esempio, sta affrontando una carenza di specialisti in  ricerca e progettazione – senza però dimenticare la centralità dell’uomo e delle sue passioni,  come la passione che anima gli studenti della Formula SAE Italy, e l’importanza di una mentalità aperta nelle scelte tecnologiche.

Il “Think Tank” sulla mobilità di Unipol: Nordio (Motus-E)

di Pierluigi Bonora

 

“La transizione di può analizzare da due punti di vista: da utente contano costi, tempi di ricarica e autonomia. E sotto questo punto di vista si sta riducendo il divario rispetto alle auto tradizionali; presto le elettriche costeranno meno delle future Euro 7. Dal lato industriale ci sono, invece,

opportunità di produrre batterie e creare una filiera del riciclo. Ci sono rischi da disinnescare, ma anche opportunità che è un peccato lasciare ad altri“.

Al Think Tank “The Urban Mobility Council”, promosso dal Gruppo Unipol, era presente anche Massimo Nordio, presidente di Motus-E,  la prima associazione in Italia costituita da operatori industriali, filiera automotive, mondo accademico e movimenti di opinione per fare sistema e accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica. Ecco il suo punto di vista sulla complessa transizione energetica in Europa.

AUTO ELETTRICHE INVENDUTE/ Batterie, colonnine, tempi di ricarica: ecco perché la gente non si fida

Grazie agli amici del “Sussidiario.net” per avermi nuovamente interpellato su un tema che necessita, in generale, di chiarezza, buon senso e realtà dei fatti.

Pubblicazione: 14.07.2023 – int. Pierluigi Bonora

In Germania e Usa, ma anche in Italia, Olanda e altri Paesi, le auto elettriche non sfondano. Hanno costi elevati e scontano scomodità oggettive

Frans Timmermans, vicepresidente Commissione Ue e responsabile Green Deal (LaPresse, 2023)

Succede in Italia, in Olanda, ma soprattutto in Germania e Stati Uniti: aumenta il parco delle auto elettriche che rimane invenduto. Proprio mentre l’Unione Europea sceglie di produrre solo vetture di questo tipo a partire dal 2035 (con unica eccezione le macchine alimentate da combustibili sintetici) i mercati, cioè i consumatori, si mostrano sempre più freddi nei confronti di questi modelli di automobili, riluttanti nell’acquistarle.

“Tutti i nodi vengono al pettine – dice Pierluigi Bonoragiornalista de Il Giornale esperto del settore automobilistico –. È una questione di costi, ma non solo”. Chi deve mettere in conto l’acquisto di un’auto si trova di fronte, infatti, nel caso delle elettriche, a prezzi superiori rispetto ai veicoli alimentati in altro modo. Non solo scoraggia il fatto, ad esempio, che mentre il rifornimento per chi usa macchine a benzina o diesel dura pochi minuti, quello delle elettriche è molto più lungo. Una scomodità che finisce per scoraggiare gli acquisti.

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Anche in Germania e Stati Uniti le auto elettriche faticano a convincere i consumatori e l’invenduto rimane ancora alto. Le auto elettriche che abbiamo scelto come vetture del futuro in realtà non le vuole nessuno?

La Germania dimostra che se vengono meno gli incentivi l’auto elettrica diventa inavvicinabile come prezzi di listino. Anche l’inflazione e le norme sempre più stringenti, mi riferisco agli Usa, che impongono ai costruttori di alzare l’asticella dei piani industriali, si riflettono sui costi.

È solo un problema di costi o anche di credibilità del progetto auto elettrica? In Italia di colonnine, ad esempio, non se ne vedono molte e la procedura di ricarica è ancora lunghissima: lo scetticismo degli acquirenti dipende anche da questo?

 

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Certo, c’è anche il problema delle ricariche. In Germania, e in generale nei Paesi europei, le colonnine non mancano, ma anche per la ricarica veloce non si impiega meno di 15-20 minuti. Se piove, se una persona deve aspettare da sola la sera o comunque c’è una situazione particolare di disagio, l’attesa può pesare ancora di più. Se poi ci fossero anche solo due o tre macchine arrivate prima per ricaricarsi si potrebbe attendere anche un’ora. Fino a che non si arriverà a un pieno di corrente elettrica di tre o quattro minuti, come i nostri rifornimenti abituali, ci sarà sempre questo svantaggio. Ci sono delle scomodità oggettive che penalizzano le auto elettriche. Se per le macchine a motore endotermico per rifornirsi in un distributore self service basta prende la pompa e metterla nel serbatoio, per le elettriche bisogna togliere il cavo dal bagagliaio, collegarlo e scollegarlo quando si è finito. Un’operazione un po’ più complicata, ancora di più se, per esempio, sta piovendo o deve eseguirla una persona anziana. È anche un problema di praticità.

 

C’è poi il tema delle batterie e del loro smaltimento: quanto è importante?

Una batteria non può durare in eterno. Tra una ventina d’anni si porrà il problema. Adesso viene ignorato ad arte. Si dice che le batterie verranno utilizzate per altri scopi. Ma se un produttore realizza modelli che durano un’eternità, nel giro di un certo numero di anni fallisce: ci dovrà essere un ricambio. Però non c’è un piano per lo smaltimento delle batterie. Già da qui a pochi anni se ne costruiranno di più efficienti. E quelle che abbiamo adesso dove le mettiamo?

Si tratta di un contesto, comunque, che contraddice il piano elaborato dall’Ue per la produzione esclusiva di auto elettriche dal 2035?

È un piano elaborato in maniera frettolosa e ideologica: si vuole costruire una casa partendo dal tetto.

 

Ci sono dodici anni per adeguarsi a questo programma: un tempo sufficiente per arrivare pronti all’appuntamento?

Ho letto di previsioni secondo le quali per arrivare a emissioni zero ci vorranno almeno 50 anni. Tra l’altro si leggono studi di tutti i colori, da una parte l’elettrico è fantastico, va bene, il giorno dopo, invece, leggi l’esatto contrario. C’è una grande confusione. Con tutto il rispetto poi dietro certi studi ci sono anche forti pressioni per far emergere le cose che interessano. Vedo, comunque, troppe differenze tra uno studio e l’altro.

 

Audi intanto sarebbe vicina all’acquisto di una piattaforma per auto elettriche dalla cinese Saic. Si sono invertiti i ruoli? Ora è l’Europa che acquista tecnologia dalla Cina?

Giro il problema: l’accordo siglato l’altro giorno per la joint venture tra i cinesi della Geely (che già controlla la Volvo ed è azionista forte di Mercedes Benz) e la Renault con l’appoggio esterno del colosso arabo saudita degli idrocarburi Aramco spalanca le porte ai cinesi, che sono sempre stati deboli nelle tecnologie endotermiche, per l’acquisizione del know how di Renault proprio sui motori endotermici.

 

Paradossalmente se un brand europeo dal 2035 avrà stabilimenti fuori dalla Ue, potrà continuare a produrre auto con motori endotermici?

Secondo i piani della Commissione europea e di Timmermans dovrebbe essere così. Siamo i numeri uno nell’endotermico a livello mondiale e ci facciamo male da soli. L’anno della verità sarà il 2024: se, con le elezioni, cambiano gli equilibri politici, in Europa potremmo avere una Commissione più pragmatica. Fatto salvo che il piano relativo alle auto elettriche è ormai tracciato, perché ci sono gli investimenti e per questo andrà avanti, parallelamente ci saranno altre cose. Non vedo la morte dell’endotermico.

 

Global Automotive Outlook di AlixPartners: una superpotenza di nome Cina

Foto: Dario Duse, EMEA co-leader dell’Automotive & Industrial team e Country Leader Italia di AlixPartners

Il mercato dell’auto continua la sua moderata ripresa dopo il crollo del 2020, per ritornare ai volumi pre-pandemia (90 milioni di veicoli) nel 2025. La ripresa sarà guidata dalla Cina che sta rapidamente diventando una “superpotenza” dell’Automotive, aggiungendo al primato del mercato più grande del mondo anche quello di primo esportatore di auto. Nel contesto di moderata domanda, di forte riduzione delle tensioni sulle forniture e di costi ancora elevati a causa dell’inflazione, i margini dell’industria rimarranno sotto pressione.

È quanto emerge dalla ventesima edizione annuale del Global Automotive Outlook di AlixPartners. Ripresa del 5% del mercato globale dell’auto, con 83 m di veicoli nel 2023 (4 milioni di veicoli più del 2022), grazie all’allentamento delle tensioni sulle forniture, come quelle dei semiconduttori. Dopo il 2025 si prevede una crescita più moderata della domanda (+3% medio annuo tra il 2024 e il 2027). L’incremento delle vendite di veicoli BEV continuerà e sosterrà i volumi complessivi del mercato, contro una riduzione dei veicoli con motore a combustione del 3% annuo circa.

Il mercato crescerà con un andamento diverso nelle regioni principali: US crescerà del +10% nel 2023 per poi attestarsi a un tasso del 3% annuo fino al 2027; il recupero dei volumi per l’Europa nel 2023 sarà più contenuto (+6%) così come il tasso di crescita al 2027 (+2%), raggiungendo circa l’85% dei volumi del 2019. La Cina continuerà a essere il mercato più grande del mondo con 24,9 milioni di veicoli nel 2023 (24,8 milioni nel 2019), in ulteriore sviluppo fino a 29,1 milioni di veicoli nel 2027 (+4% annuo).

Nel frattempo, il 2023 sarà l’anno dei record per la Cina e i produttori cinesi: la Cina diventerà il primo esportatore mondiale di automobili (superando anche il Giappone), con un tasso in crescita dell’80% rispetto il primo trimestre del 2022; per la prima volta nella storia, più del 50% del mercato locale sarà soddisfatto con veicoli prodotti da brand domestici (35% nel 2020); e i brand cinesi contribuiranno anche alla crescita delle esportazioni, ma con effetti ancora limitati in Europa, dove si prevede un guadagno di market share dal 4% al 6% nel 2026.

“A lungo termine, l’Europa si attesterà intorno a 17,4 milioni di veicoli nel 2027, il 16% sotto le vendite del 2019”, ha affermato Dario Duse, EMEA co-leader dell’Automotive & Industrial team e Country Leader Italia di AlixPartners. “La Cina si sta prospettando come una “superpotenza” dell’Automotive, con i brand Cinesi che raggiungeranno per la prima volta una quota del 51% nel mercato locale, e con esportazioni in forte crescita nei prossimi anni. Controllo della tecnologia, supporti governativi, competitività di costo e modelli di business che rispondono meglio e più velocemente alle richieste del mercato sono la combinazione alla base del loro successo. I player tradizionali dovranno essere pronti a rivedere il proprio approccio per competere sul mercato cinese e difendere le quote nei mercati occidentali”.

A livello globale la battaglia per la distribuzione dei profitti sulla catena di fornitura continuerà a essere serrata. La profittabilità media dei costruttori, dal 2020 superiore a quella dei fornitori, si sta erodendo negli ultimi trimestri in virtù del contemporaneo allentamento delle tensioni sulle forniture e dell’affievolimento della domanda.

“Nel 2022 i costruttori sono riusciti a registrare ancora margini record, con EBITDA al 12,7% e con un divario di +2,8 punti percentuali rispetto alla profittabilità media dei fornitori che si è attestata al 9,9%, il punto più basso mai registrato dal 2009”, aggiunge Paolo Pucino, Partner dell’Automotive & Industrial team di AlixPartners,“la guerra per la re-distribuzione dei profitti lungo la catena di fornitura continuerà, ma i costruttori non disporranno di una leva prezzo come quella degli ultimi anni: nel primo trimestre 2023, i margini dei costruttori si sono abbassati al 12,1% rispetto al 15,5% registrato nel primo trimestre 2022”.

Negli ultimi 12 mesi, il calo di profittabilità, unita alla necessità di nuovi investimenti dettati dalla transizione verso il motore elettrico, ha comportato il crescere dell’indebitamento dei fornitori del 27% (+30 miliardi di dollari) e un abbassamento del livello di copertura del debito (l’interest coverage ratio, capacità di coprire il costo del debito attraverso i risultati aziendali/), che è passato da 8,2 a 6,7. L’aumento del livello di indebitamento richiederà un’attenzione ancora maggiore ai flussi di cassa soprattutto per quei fornitori che risentiranno maggiormente del declino del motore a combustione interna.

La stima degli investimenti per la transizione elettrica è passata da 526 miliardi di dollari per il periodo 2022-26 a 616 miliardi di dollari per il periodo 2023-27 (+17%); dei 90 miliardi di aumento, circa l’80% (73 miliardi) riguardano investimenti in batterie. Con gli investimenti annunciati l’autosufficienza europea per la produzione di batterie dovrebbe essere raggiunta a partire dal 2026. Il focus si sposterà quindi sempre più verso l’integrazione e il controllo dell’estrazione delle materie prime, verso cui già oggi molti costruttori stanno lavorando attivamente per assicurarsi una fonte di approvvigionamento più controllata e sostenibile.

“Il percorso verso l’elettrificazione prosegue e ci attendiamo che nel 2035 i veicoli a batteria (BEV) rappresentino la maggioranza dei volumi globali, con una quota del 59% negli Stati Uniti, dell’82% in Europa (geografica) e del 66% in Cina. La quota di mercato dei BEV nel 2022 è stata pari al 14,2%, siamo quindi ancora in una fase di early adoption,2 e il focus continuerà a spostarsi verso la riduzione del time to market e la sostenibilità economica”, sottolinea Emanuele Cordone, Director dell’Automotive & Industrial team di AlixPartners. “Nel frattempo, la sfida su costi e produttività continua: le materie prime si sono ridotte, ma con un costo dell’87% superiore a quello del 2020. Inoltre, per i prossimi anni, i volumi medi di BEV prodotti per piattaforma rimarranno sotto a quelli dei veicoli con motore a combustione, limitando la capacità di assorbire gli investimenti e i costi fissi”.

In Italia nel 2023 si prevede che saranno immatricolati circa 1,7 milioni di veicoli, con una crescita di circa il 12% rispetto allo scorso anno, influenzati da una coda lunga di domanda insoddisfatta derivante dal periodo di tensioni sulle forniture degli ultimi anni.

“In aggiunta alla crescita di quest’anno, per l’Italia si stima che la ripresa continui negli anni successivi al 2024 con tassi di crescita annui intorno al 2%. Da un punto di vista della filiera produttiva, il fatturato dei componenti prodotti in Italia dovrebbe continuare il percorso di ri-crescita iniziato nel 2021, registrando un aumento del 5,4% medio annuo nel periodo 2022-24, trainato principalmente da un aumento dell’export del 6,4%3 all’anno. Nello stesso periodo le importazioni, al netto delle batterie, cresceranno a un tasso del 5,6% annuo”, conclude Duse.