Taxi: “Situazione inaccettabile nelle principali città italiane”

“Non è più tollerabile la mancanza di taxi e la totale inadeguatezza del servizio, soprattutto in questo periodo di maggior affluenza turistica, nelle principali città italiane. La situazione è diventata inaccettabile: i cittadini si trovano ad affrontare code snervanti nelle stazioni e nelle piazze più frequentate dai turisti, centralini dei radiotaxi che non rispondono alle chiamate e posteggi vuoti mentre i taxi in circolazione sono occupati. Le auto bianche sono diventate quasi introvabili e le lamentele da parte dei consumatori aumentano giorno dopo giorno.

L’incremento del turismo ha esacerbato ulteriormente le mancanze, con code interminabili e congestioni nei giorni degli eventi e delle manifestazioni. È necessario un intervento immediato e risolutivo per garantire un servizio adeguato”. Così in una nota il presidente nazionale Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), Martina Donini. “È essenziale che vengano introdotti nuovi regolamenti per il settore dei taxi, al fine di rendere il servizio più efficiente e garantire una maggiore disponibilità dei veicoli. Dobbiamo adottare misure che favoriscano la flessibilità dell’offerta durante i picchi di richiesta turistica, fiere ed eventi”, ha proseguito Donini.


“Chiediamo alle autorità locali e ai responsabili del settore dei taxi di agire con tempestività e determinazione. Dobbiamo farci trovare pronti, soprattutto in una città come Roma che dovrà affrontare l’appuntamento del Giubileo. Se pensiamo di poter gestire tutto con superficialità e leggerezza, non andremo affatto nella giusta direzione. Non possiamo permettere che Roma, una delle città più belle e visitate al mondo, sia ricordata per la mancanza di taxi e per un servizio inadeguato, considerando anche le problematiche preesistenti per trasporti e nettezza urbana”, ha concluso il presidente di Udicon.

ACI sul parco italiano: nel ’22 maglia nera a Campania, Calabria e Sicilia

Autoritratto per il 2022 redatto da ACI ha mostrato la situazione, anche in termini di anzianità, del parco vetture circolante italiano.  Il quadro che ne emerge è ancora un volta preoccupante, come si è detto più volte, infatti l’età media delle nostre auto è troppo alta.

Le regioni più a rischio (anche perché queste auto oltre ad essere estremamente inquinanti, sono sempre più lontane dagli standard di sicurezza presenti oggi) sono Campania (17,6%), Calabria (15,2%) e Sicilia (13,5%).

Valle D’Aosta (2,3% del totale del parco oltre i 30 anni), Trentino Alto Adige (2,6%) e Veneto (5,8%) sono in testa alla classifica, con le prime due avvantaggiate dall’alta percentuale di autovetture immatricolate a uso noleggio.

Timmermans come “Ponzio Pilato”: tira brutta aria, via anzitempo dall’UE

E così Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione UE, l’ideatore del bluff “Fir for 55”, il piano che prevedeva (la situazione è in piena evoluzione) produzione e vendite di sole auto elettriche dal 2035, ha deciso di togliere il disturbo anzitempo.

 

La motivazione ufficiale della scelta di candidarsi alle elezioni olandesi, dopo la caduta del Governo guidato da Mark Rutte (“è giunto il momento per noi olandesi di avvicinarci invece che separarci, dobbiamo garantire che i Paesi Bassi riacquistano fiducia in se stessi“, ha spiegato il vicepresidente UE), potrebbe stare in piedi, ma  si presta anche ad altre interpretazioni.

 

Per esempio, di evitare lo smacco di vedersi miseramente trombato alle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento del 2024, ma anche per lasciare in mano ad altri la patata bollente di un piano il “Fit for 55” che già sta facendo danni all’economia e all’industria automotive europea. E, in proposito, ahinoi, è solo l’inizio. Quindi, una mossa alla “Ponzio Pilato”. 

 

Comunque, al di là, delle elezioni in Olanda, il suo Paese, le coincidenze di una drastica revisione della sua fallimentare strategia “green”, purtroppo sposata senza battere ciglio dalla maggior parte degli addetti ai lavori, in direzione della neutralità tecnologica, fa chiaramente intendere il profilarsi di una pesante sconfitta per Timmermans & C.

 

A questo punto, signor Timmermans, grazie per essersi tolto di mezzo (formalmente, come previsto dal codice di condotta, resterebbe commissario, senza però essere disponibile temporaneamente per le attività UE), e si faccia un profondo esame di coscienza. Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.

 

Ford: alla guida di Puma Ecoboost 125 cv Mild Hybrid ST Line X

a cura di Safe-Drive

Puma è stata il primo crossover Ford in grado di coniugare un design sinuoso e sportivo alla maggiore capacità di carico della categoria. In questo caso la versione messa alla prova da Safe-Drive è dotata di un sistema mild hybrid basato sul propulsore 1.0 Ecoboost Hybrid da 125 cv, 3 cilindri turbo benzina.

 

A questo si associa un piccolo motore elettrico, con batteria agli ioni di litio da 48 Volt. Disponibile anche il Ford Co-Pilot, comprendente le più recenti tecnologie di assistenza alla guida.

(In)sicurezza stradale: 8 milioni di auto con pneumatici non conformi

Foto: Fabio Bertolotti (Assogomma) e Filiberto Mastrapasqua (Polizia stradale)

 

In Italia risultano immatricolati nel 2022 circa 53,7 milioni di veicoli di cui 40,2 milioni vetture con un’età media di 12 anni e 6 mesi. Sono il 59% le vetture con oltre 10 anni di età. Quasi il 10% delle vetture immatricolate ha più di 30 anni. Durante il 2022 si è assistito ad un ulteriore invecchiamento del parco circolante che nel 2021 si attestava a 12 anni e 3 mesi. Questo è un dato in costante peggioramento da molti anni (fonte ACI giugno 2023).

Il campione indagato ha un’anzianità pari a 8 anni e 10 mesi mentre la media del parco circolante italiano è oggi di 12 anni e 6 mesi. Quasi 4 anni di differenza tra età media dei veicoli circolanti in Italia e campione indagato sono molti e dovrebbero dare luogo a risultati più confortanti. Anche la prevalenza di controlli sulla viabilità autostradale, dove generalmente circolano le vetture in migliori condizioni, dovrebbe dar luogo a risultati positivi.  

Valle d’Aosta e Veneto sono due regioni tra le prime cinque in Italia con Parco circolante più giovane, mentre la regione Marche è dotata del parco auto “più green” d’Italia (fonte Aci 2023). Purtroppo i risultati che emergono dall’indagine annuale non vanno in questa direzione.

In queste sei regioni con 37 province, circolano oltre 12.539 milioni di vetture che rappresentano il 31,2% del totale nazionale.  Le sei regioni sotto controllo sono caratterizzate da un forte volume di traffico, sia di business che turistico.

Le regioni dell’indagine Vacanze Sicure 2023 erano già state controllate negli anni pre-covid (2018-2019) e da allora ad oggi circolano sulle nostre strade milioni di veicoli in più che sono inoltre molto più vecchi.

Le auto con meno di 10 anni di età presentano problemi ai pneumatici nella misura di 1 vettura su 5. Quelle che hanno più di 10 anni di età mostrano una frequenza ancor più significativa: 1 vettura su 3 ha problemi alle gomme.

Negli ultimi dieci anni sono stati controllati nell’ambito del progetto “Vacanze Sicure” oltre 100.000 veicoli in tutta Italia e, a prescindere dalla regione indagata, i risultati relativi alle non conformità delle gomme sono stati sempre mediamente allineati. Se traguardassimo i risultati del campione sul parco circolante italiano, costituito da oltre 40 milioni di autovetture, si potrebbe stimare in 8 milioni di auto quelle che sono potenzialmente pericolose perché con pneumatici non conformi.  

Nelle regioni oggetto di indagine la media riscontrata di gomme lisce si attesta al 7% con significative variazioni tra la migliore, le Marche (3,72% del campione) e la peggiore la Puglia (10,70% del campione). Se è vero che nelle province pugliesi si raggiungono mediamente percentuali di pneumatici lisci particolarmente elevate, vedi ad esempio Lecce con il 23% delle auto controllate e Foggia con il 17%, è altrettanto vero che nella provincia di Taranto la percentuale scende drasticamente a meno dell’1%. Quest’ultimo dato si contrappone a quanto era stato rilevato nel 2019 (13%) che, grazie ad un’attività di controllo, aveva consentito di scoprire un commercio illegale di pneumatici usati di tipo invernale. Un chiaro esempio di come i controlli possano rappresentare un deterrente alle illegalità.

“Prima di intraprendere un viaggio è fondamentale anche verificare che gli pneumatici siano in perfetta efficienza”, dichiara Filiberto Mastrapasqua, direttore del Servizio di Polizia Stradale. “Gli pneumatici sono l’unico punto di contatto del veicolo con la strada ed è importantissimo controllarne l’usura, la pressione e l’aderenza. Guidare con pneumatici non omologati e/o danneggiati, oltre ad avere una rilevanza dal punto di vista sanzionatorio, rappresenta un atto di irresponsabilità perché espone, ad un elevato rischio di incorrere in un incidente stradale. La sicurezza non va in vacanza, quando si è alla guida, tra le varie accortezze, prestiamo attenzione anche agli pneumatici, ne va della nostra ed altrui incolumità”.

Cosa si intende per equipaggiamento non omogeneo? Tutte quelle vetture che montano pneumatici di marche o modelli diversi sullo stesso asse oppure con due pneumatici invernali e due estivi, il cosiddetto “equipaggiamento misto2. Il primo è un equipaggiamento vietato dal Codice della Strada, il secondo è esplicitamente sconsigliato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, oltre che dai costruttori di pneumatici.

La non omogeneità, che quest’anno si attesta mediamente al 7,65%, è in forte crescita rispetto ai valori pre-covid nelle stesse regioni. I valori raddoppiano e in alcune province triplicano. Questa non conformità rappresenta un rischio per la sicurezza non irrilevante. Come dire: nessuno camminerebbe con scarpe diverse o con tacchi ad una diversa altezza. In tutti questi casi abbiamo la consapevolezza di correre rischi per la nostra incolumità, lo stesso vale anche per i pneumatici disomogenei.

Danneggiamenti e non omologazione si attestano su percentuali intorno al 2% e  al 3% rispettivamente, senza grandi oscillazioni rispetto agli anni precedenti, anzi in miglioramento per quanto riguarda l’omologazione. Dal 2012, ovvero ormai da 11 anni le vetture di nuova immatricolazione hanno un dispositivo che ci avvisa, attraverso una spia sul cruscotto, di problemi di gonfiaggio alle gomme. Un aiuto agli utenti che consente di avvisarci per effettuare un controllo presso un gommista specialista e con ciò riducendo il numero di veicoli che presentano danneggiamenti alle gomme dovute a sottogonfiaggio.

Se la percentuale di pneumatici non omologati è in forte calo è perché nel lontano 2010 è stato corretto il Codice della strada vietando non solo la circolazione, ma anche la produzione, la vendita e la detenzione di pneumatici non omologati con pesanti sanzioni per i contravventori.

Fabio Bertolotti, diirettore di Assogomma, commenta: “Un dato appare evidente ed è una costante negli anni e i dati lo dimostrano: vi è una diretta correlazione tra l’età dei veicoli e le loro condizioni di manutenzione. Più passano gli anni e più i pneumatici risultano danneggiati o mal assortiti, mentre la percentuale di pneumatici lisci è quasi una costante, sempre altissima, trascorsi i primi 4 anni dall’immatricolazione. In Italia le auto non vengono sostituite quindi invecchiano senza la dovuta manutenzione. È evidente che gli incentivi all’acquisto di nuove auto non hanno consentito di svecchiare il parco circolante e le difficoltà economiche in cui versa il Paese non favoriscono le necessarie manutenzioni con effetti sulla sicurezza e circolazione nelle nostre strade. Occorre che le nostre Istituzioni ne prendano atto e agiscano di conseguenza. E’ quindi fondamentale operare con forme di incentivazione alla manutenzione dei veicoli con particolare riguardo a quei dispositivi che hanno particolare rilevanza per la sicurezza stradale, come gli  pneumatici”. 

I dati risultanti dall’indagine, realizzata sul modello ormai consolidato del Politecnico di Torino, denotano che anche su un campione sensibilmente più giovane rispetto alla media nazionale del parco circolante si riscontrano importanti problemi ai pneumatici.

Gli pneumatici sono un elemento primario di sicurezza attiva. Essi infatti possono prevenire l’incidente stradale purché idonei alla circolazione, correttamente gonfiati ed in perfetto stato di manutenzione. Essi costituiscono il solo punto di contatto tra il veicolo ed il suolo è quindi essenziale che le loro caratteristiche originarie vengano mantenute nel tempo.

Il consiglio è sempre quello di rivolgersi a gommisti specialisti e di far verificare gratuitamente, lo stato delle scarpe della propria auto soprattutto prima delle partenze per le vacanze. Non è sufficiente un calcetto al pneumatico, ma bisogna rispettare la pressione determinata dal costruttore del veicolo, riportata sul manuale di uso e manutenzione. Ciò consentirà di ottimizzare sia la vita dei pneumatici sia il consumo del veicolo con un comportamento sostenibile, amico dell’ambiente. Tutti i consigli per una corretta manutenzione e per conoscere meglio gli pneumatici sono scaricabili dal sito www.pneumaticisottocontrollo.it.

Due ruote: crescita importante, continuità per gli incentivi

Paolo Magri, presidente di ANCMA

di Paolo Magri, presidente di ANCMA

 

La nuova domanda di mobilità che viene soprattutto dai centri urbani e il desiderio di libertà e passione che i motocicli sono in grado di soddisfare sono sempre più i due elementi portanti di un mercato che continua a crescere (+16,8% le vendite in Italia nel primo semestre), malgrado le incertezze globali, le residuali difficoltà di approvvigionamento e l’impennata inflattiva.

 

Si conferma e rafforza il protagonismo che le due ruote hanno riconquistato nella mobilità post Covid-19 e questo accende un ulteriore riflettore sulla rilevanza economica del nostro comparto e sulla necessità di tenere conto con più attenzione dei bisogni dei nostri utenti.

 

Si chiede, ora, che inoltre che vengano assegnati all’esercizio 2023 i fondi avanzati lo scorso anno per l’elettrico in modo che la dotazione complessiva per gli incentivi all’acquisto non si esaurisca anzitempo e possa contare su una continuità strutturale in grado di migliorare l’efficacia dello strumento e sostenere un mercato ancora giovane, ma molto promettente.


Brugola: basta la parola

di Luca Talotta

 

Sono stato a visitare la fabbrica di Brugola a Lissone, alle porte di Milano, ma già in provincia di Monza e Brianza, e ho constatato con piacere che sono molte e sempre più spinte attività di efficientamento che questa multinazionale, nata nel 1926 e leader nella produzione di viti per il settore automotive, sta portando avanti su più fronti in tutte le sedi del gruppo. Un’azienda che nel tempo si è affermata come specializzata nella produzione di viti critiche nel settore automotive guadagnandosi il titolo di leader mondiale per la produzione di viti a testa esagonale.

 

L’attuale presidente Jody Brugola (nella foto) ha consolidato il fatturato portandolo a oltre 178 milioni di euro e ha realizzato uno stabilimento negli Stati Uniti, inaugurato nel 2015. Attualmente l’azienda produce oltre 800 tipi differenti di viti, vanta più di 500 dipendenti tra Italia e USA ed è presente in oltre 200 stabilimenti produttivi di auto in tutto il mondo.

 

Dalla partenza nel 2019, il progetto di riduzione delle emissioni ha preso sempre più slancio portando a registrare a fine del 2022 una diminuzione della quantità di CO2 emessa dall’azienda di circa il 25%, a cui sono state poi affiancate le attività di compensazione di CO2 residua. Un dato significativo, destinato a migliorare rapidamente con il passare dei mesi e delle attività di efficientamento in fase di introduzione anche per il nuovo anno: “Sono già 70 le tonnellate di olio recuperato negli ultimi 11 mesi e rappresentano la metà dell’olio impiegato nella nostra produzione – commenta Jody Brugola, che guida l’azienda come presidente dal 2015 -. Ora vogliamo arrivare al 70%, agendo ulteriormente sull’ottimizzazione delle nostre sei linee forno che ci ha già permesso di ridurre i consumi di gas del 8% e abbassando del 32%, in parallelo, il consumo degli oli utilizzati a fine del 2022″.

Caos automotive: “geni” di Bruxelles in disarmo. L’effetto voto si fa sentire

È chiaro che più si avvicinano le elezioni per il rinnovo (finalmente) dell’Europarlamento, più i “geni” dell’attuale Commissione UE, tentano disperatamente di riproporsi all’opinione pubblica con un’immagine meno dispotica.

 

Le scelte disastrose e in itinere cominciano a pesare e ci si comincia a rendere conto che le rivoluzioni non si fanno in quattro e quattr’otto e, soprattutto, senza tenere conto degli inevitabili ostacoli e degli imprevisti in corso d’opera.

 

Quanto sta accadendo in tema di mobilità del futuro, che secondo questi “geni” dovrà essere solo elettrica dal 2035 (con alcuni costruttori di auto inebriati dal fatto di partire addirittura 10 anni prima, ma con quali risultati?) è emblematico: l’impalcatura più dettata dal colore rosso che da quello verde, è sul punto di cedere.

 

E sono gli stessi “geni”, timorosi di perdere consensi (tanto che si evocano i nomi della capitana di sventura Carola Rackete e della marionetta dal dito medio alzato Greta, tra i candidati alle prossime elezioni), ad aprire ora a soluzioni alternative.

 

“Insieme al dossier Euro 7 liberato da target irrealistici, abbiamo ottenuto in Commissione Industria UE, l’approvazione della prima definizione europea di “Carburanti CO2 neutri” che include anche i bio-fuels chiesti dall’Italia accanto agli e-fuels della Germania”, il recente annuncio dell’eurodeputato Massimiiano Salini.

 

Vero è, comunque, che i “geni” di Bruxelles guidati dal vicepresidente Timmermans (a proposito, chissà se una volta tornato cittadinano normale aprirà un ristorante per dare da mangiare gratuitamente ai lavoratori europei che perderanno il posto, come da invito dell’ex presidente di ANFIA, Paolo Scudieri) hanno approfittato, per portare a compimento il piano-suicida dell’eccellenza motoristica UE e irresponsabilmente pro Cina, di due fattori chiave: il “Volkswagengate” e la pandemia.

 

Nel primo caso i costruttori (salvo pochissime eccezioni), Volkswagen in primis, hanno accettato tutte le imposizioni di Bruxelles senza battere ciglio e, soprattutto senza riflettere su rischi e impatti negativi che puntualmente si sono presentati; nel secondo, in virtù di una politica impegnata sul fronte sanitario e narcotizzata sul resto. Gioco facile, dunque, dettare regole puramente ideologiche.

 

L’effetto narcotico della politica è ora finito, grazie ai nuovi scenari, mentre tra i costruttori regna l’incertezza. E poco conta che nel mercato dell’auto europeo, sempre lontano anni luce dai riscontri di vendita pre-pandemia, qualcuno si esalti per l’elettrico che ha venduto più del Diesel, oggetto di una lunga campagna di incredibile sputtananento, per la prima volta.

 

I nodi verranno al pettine più ci si avvicinerà alle elezioni del prossimo anno. Sarà troppo tardi? I costruttori, fatto salvo che l’elettrico resterà una strada da percorrere e implementare, metteranno mano al piano B grazie ai carburanti “green”, il vero salvagente per una eccellenza automotive europea, forte e indipendente? Il responso è prossimo.

Vacanze: oltre 6,5 milioni con il proprio amico a 4 zampe

Gli animali domestici sono veri membri della famiglia anche durante le ferie estive tanto che, secondo l’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca EMG Different, sono più di 6 milioni e mezzo i proprietari di cani e gatti che quest’anno si concederanno le vacanze – tutte o in parte – in compagnia del proprio amico a quattro zampe. Se nel caso di Fido più di 1 padrone in partenza su 2 (69%) lo porterà con sé, la percentuale si abbassa sensibilmente nel caso di Micio; in questo caso solo 1 proprietario su 3 viaggerà con il proprio gatto.


Nonostante l’inflazione che ha messo a dura prova le famiglie nell’ultimo anno, più di 7 possessori di animali domestici su 10 (73%) hanno dichiarato di essere disposti a spendere di più per l’alloggio pur di avere maggiori servizi per l’amico a quattro zampe.

Dall’indagine è emerso come, tra coloro che partiranno con animali al seguito, la casa di proprietà sia l’alloggio preferito (32%), seguita da un immobile in affitto (25%) e da strutture ricettive come alberghi, agriturismi, hotel e B&B, scelti da 3,2 milioni di possessori di cani o gatti (24%).


Per quanto riguarda il mezzo di trasporto, invece, quasi 9 padroni su 10, vale a dire 11,8 milioni di italiani, si sposteranno in auto, mentre il 10% lo farà in aereo, percentuale che sale al 14% nel caso di viaggio con felini.

Sebbene siano moltissimi coloro porteranno Fido o Micio con sé, c’è ancora una parte di padroni che trasporta l’animale in modo scorretto: il 4%, vale a dire più di 270.000 italiani – si legge nell’analisi – invece che utilizzare i dispositivi previsti dalla legge terrà il proprio amico a 4 zampe sulle gambe. Nel caso dell’auto, oltre che a essere illegale e rischioso, sia per il pet sia per i passeggeri della vettura, è bene ricordare che in caso di sinistro un’eventuale assicurazione a tutela del pet non coprirebbe le lesioni subite.

Sono ancora tanti coloro che, purtroppo, non pensano a tutelare i loro animali con un’assicurazione che li metta al riparo da eventuali imprevisti che, in particolar modo durante le ferie, possono rovinare i programmi. Secondo i dati emersi dall’indagine solo il 29% dei proprietari (quasi 5,5 milioni di individui) ha sottoscritto una polizza, dato in aumento rispetto alla rilevazione dello scorso anno (20,4%), ma comunque ancora basso; la percentuale raggiunge il 36% nel caso dei cani mentre scende addirittura al 17% per i gatti.

Sconfortante scoprire che tra chi possiede un animale, 1,3 milioni (7%) non sanno neanche che esistano polizze specifiche per animali domestici; incoraggiante, al contrario che il 14% abbia dichiarato di essere intenzionato a stipularne una in futuro.

“Quando si viaggia i potenziali pericoli per i nostri animali domestici si moltiplicano e, proprio per questo, avere una polizza può fare la differenza per tutelare non solo l’amico a 4 zampe, ma anche il padrone”, spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it. “I prodotti disponibili sul mercato si differenziano a seconda delle garanzie incluse, quindi i premi variano, ma i costi sono contenuti in relazione ai benefici; ad esempio per una un’assicurazione che copre la responsabilità civile, il rimborso delle spese veterinarie e la tutela legale, le tariffe partono da circa di 11 euro al mese e possono arrivare fino ai 27 euro per una copertura con massimali più elevati”.

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Oltre alla copertura Rc contro eventuali danni arrecati a terzi e al rimborso delle spese in caso di malattia o infortunio, ci sono prodotti che mettono a disposizione servizi specificamente pensati per le vacanze, come ad esempio una centrale operativa specializzata nell’organizzazione di viaggi a misura di “cane e gatto”, con un supporto che va dalla ricerca della struttura ricettiva più adatta, fino alla spiaggia o ai ristoranti pet friendly.


Dato che – come detto – sono 11,8 milioni i proprietari che utilizzeranno l’auto per raggiungere il luogo di villeggiatura, è bene sapere che, nel caso in cui il nostro amico a quattro zampe si faccia male durante un incidente con colpa, non è tutelato dalla polizza Rc auto del proprietario. Per ovviare al problema, alcune compagnie assicurative offrono una garanzia opzionale che tutela l’animale ma, come anticipato, queste coperture sono valide solo se l’animale è trasportato secondo le norme del Codice della Strada e, quindi, non sulle gambe.


Cosa fare, invece, se Fido o Micio stanno male mentre siamo lontani da casa? In questo caso le polizze offrono ai proprietari un aiuto a distanza, ad esempio tramite assistenza e consulenza veterinaria telefonica o, anche, segnalando centri e cliniche specializzate più vicine al luogo delle vacanze. In alcuni casi la compagnia, oltre al rimborso per eventuali spese sostenute per esami, cure ed interventi chirurgici, arrivano anche a consegnare a domicilio i medicinali necessari e a rimborsare i costi extra di alloggio sostenuti qualora il proprietario dovesse prolungare la permanenza a causa dello stato di salute
dell’animale.

Può capitare anche che l’animale si allontani dall’alloggio; in questo caso avere un’assicurazione può fare la differenza perché alcuni prodotti sostengono i costi necessari a cercare l’animale disperso, altri mettono a disposizione una linea telefonica dedicata per la raccolta delle segnalazioni di avvistamento. “Quando si è alla ricerca di un’assicurazione per i nostri animali domestici il consiglio è di fare particolare attenzione ai fogli informativi e alle esclusioni» conclude Andrea Ghizzoni. “È bene sapere che alcune coperture escludono determinate razze, perché considerate pericolose, e non bisogna dimenticare che –
affinché la polizza sia valida e possa intervenire in caso di necessità – il cane o il gatto devono essere dotati di microchip (o tatuaggio), possedere il libretto sanitario ed essere regolarmente vaccinati”.

Il “green” secondo l’UE: rischio d’indebolimento del tessuto industriale

di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria
(dalll’assemblea 2023 di Assolombarda)

Sulla riduzione delle emissioni è evidente la necessità di condividere obiettivi attraverso la cooperazione tra gli Stati responsabili dei cambiamenti climatici, perché altrimenti ogni azione è solo una goccia nel marè.  La sostenibilità deve essere sociale, economica e ambientale, tre aspetti che devono viaggiare insieme. Il tema della sostenibilità ambientale è del resto ineludibile e le imprese lo sanno bene e sono già avanti.

Bisognerà però agire a livello globale, perchè sforzi isolati dell’Europa o dei singoli Stati potrebbero causare unicamente la delocalizzazione delle imprese verso parti del mondo con norme ambientali meno rigorose, senza quindi risolvere il problema e generando un pericoloso impatto sociale. Le misure messe in atto a livello mondiale per sostenere la transizione green, per esempio il programma IRA negli Stati Uniti e il piano Made in China 2025 messo a punto da Pechino.

Stati Uniti e Cina stanno investendo risorse considerevoli e senza precedenti. L’Europa come risponde? È evidente che l’assetto europeo non sembra essere adeguato ad affrontare le sfide attuali in termini di competitività con questi giganti. L’Europa ha introdotto politiche di divieti, bandi e obiettivi stringenti, non basati sulla neutralità tecnologica e su strategie di politiche industriali che rischiano unicamente, se non arginate, di indebolire il tessuto industriale.