È chiaro che più si avvicinano le elezioni per il rinnovo (finalmente) dell’Europarlamento, più i “geni” dell’attuale Commissione UE, tentano disperatamente di riproporsi all’opinione pubblica con un’immagine meno dispotica.
Le scelte disastrose e in itinere cominciano a pesare e ci si comincia a rendere conto che le rivoluzioni non si fanno in quattro e quattr’otto e, soprattutto, senza tenere conto degli inevitabili ostacoli e degli imprevisti in corso d’opera.
Quanto sta accadendo in tema di mobilità del futuro, che secondo questi “geni” dovrà essere solo elettrica dal 2035 (con alcuni costruttori di auto inebriati dal fatto di partire addirittura 10 anni prima, ma con quali risultati?) è emblematico: l’impalcatura più dettata dal colore rosso che da quello verde, è sul punto di cedere.
E sono gli stessi “geni”, timorosi di perdere consensi (tanto che si evocano i nomi della capitana di sventura Carola Rackete e della marionetta dal dito medio alzato Greta, tra i candidati alle prossime elezioni), ad aprire ora a soluzioni alternative.
“Insieme al dossier Euro 7 liberato da target irrealistici, abbiamo ottenuto in Commissione Industria UE, l’approvazione della prima definizione europea di “Carburanti CO2 neutri” che include anche i bio-fuels chiesti dall’Italia accanto agli e-fuels della Germania”, il recente annuncio dell’eurodeputato Massimiiano Salini.
Vero è, comunque, che i “geni” di Bruxelles guidati dal vicepresidente Timmermans (a proposito, chissà se una volta tornato cittadinano normale aprirà un ristorante per dare da mangiare gratuitamente ai lavoratori europei che perderanno il posto, come da invito dell’ex presidente di ANFIA, Paolo Scudieri) hanno approfittato, per portare a compimento il piano-suicida dell’eccellenza motoristica UE e irresponsabilmente pro Cina, di due fattori chiave: il “Volkswagengate” e la pandemia.
Nel primo caso i costruttori (salvo pochissime eccezioni), Volkswagen in primis, hanno accettato tutte le imposizioni di Bruxelles senza battere ciglio e, soprattutto senza riflettere su rischi e impatti negativi che puntualmente si sono presentati; nel secondo, in virtù di una politica impegnata sul fronte sanitario e narcotizzata sul resto. Gioco facile, dunque, dettare regole puramente ideologiche.
L’effetto narcotico della politica è ora finito, grazie ai nuovi scenari, mentre tra i costruttori regna l’incertezza. E poco conta che nel mercato dell’auto europeo, sempre lontano anni luce dai riscontri di vendita pre-pandemia, qualcuno si esalti per l’elettrico che ha venduto più del Diesel, oggetto di una lunga campagna di incredibile sputtananento, per la prima volta.
I nodi verranno al pettine più ci si avvicinerà alle elezioni del prossimo anno. Sarà troppo tardi? I costruttori, fatto salvo che l’elettrico resterà una strada da percorrere e implementare, metteranno mano al piano B grazie ai carburanti “green”, il vero salvagente per una eccellenza automotive europea, forte e indipendente? Il responso è prossimo.