Il “green” secondo l’UE: rischio d’indebolimento del tessuto industriale

di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria
(dalll’assemblea 2023 di Assolombarda)

Sulla riduzione delle emissioni è evidente la necessità di condividere obiettivi attraverso la cooperazione tra gli Stati responsabili dei cambiamenti climatici, perché altrimenti ogni azione è solo una goccia nel marè.  La sostenibilità deve essere sociale, economica e ambientale, tre aspetti che devono viaggiare insieme. Il tema della sostenibilità ambientale è del resto ineludibile e le imprese lo sanno bene e sono già avanti.

Bisognerà però agire a livello globale, perchè sforzi isolati dell’Europa o dei singoli Stati potrebbero causare unicamente la delocalizzazione delle imprese verso parti del mondo con norme ambientali meno rigorose, senza quindi risolvere il problema e generando un pericoloso impatto sociale. Le misure messe in atto a livello mondiale per sostenere la transizione green, per esempio il programma IRA negli Stati Uniti e il piano Made in China 2025 messo a punto da Pechino.

Stati Uniti e Cina stanno investendo risorse considerevoli e senza precedenti. L’Europa come risponde? È evidente che l’assetto europeo non sembra essere adeguato ad affrontare le sfide attuali in termini di competitività con questi giganti. L’Europa ha introdotto politiche di divieti, bandi e obiettivi stringenti, non basati sulla neutralità tecnologica e su strategie di politiche industriali che rischiano unicamente, se non arginate, di indebolire il tessuto industriale.

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