Sicurezza stradale: giro di vite a Firenze, interviene il sindaco

 

L’Associazione Borgogni Onlus ha partecipato alla presentazione di una nuova campagna di comunicazione e sensibilizzazione dal titolo “Vita distratta, vita distrutta” che sarà lanciata a breve dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Picco di violazioni, numeri impressionanti – ha spiegato il sindaco – che riguardano soprattutto la violazione dei limiti di velocità, il passaggio con il rosso e l’uso del cellulare. Nei primi sei mesi del 2022 ci sono più di 200 casi di persone che in città viaggiano ad almeno 120 chilometri orari, quasi 1.900 incidenti con 6 morti e oltre 1.200 feriti”.

 

Questi alcuni dei dati presentati a Palazzo Vecchio dallo stesso Nardella, che non ha usato mezze misure nel lanciare un vero e proprio “allarme” per quanto riguarda la sicurezza stradale. “Il 2022 rischia di essere un anno con il bollino rosso. Nel semestre appena concluso, i dati relativi alla guida sulle strade della nostra città sono terribili e preoccupano”. Numeri che hanno convinto il sindaco, insieme all’assessore alla Mobilità e Polizia Municipale, Stefano Giorgetti, e al comandante della Polizia locale, Giacomo Tinella, ad accendere un riflettore su questo tema prioritario per l’ammministrazione fiorentina. Presenti anche il direttore della Società della Salute, Marco Nerattini, e Valentina Borgogni, presidente dell’Associazione Gabriele Borgogni Onlus.

 

Le parole di Valentina Borgogni, presidente dell’associazione Borgogni Onlus, intitolata a Gabriele, fratello della fondatrice, scomparso in un incidente stradale causato da un automobilista in stato di ebbrezza: “I dati illustrati dal sindaco Nardella e dall’assessore Giorgetti ci devono far riflettere molto. Forse ci siamo illusi che fosse cambiato qualcosa, ma in realtà i numeri ci dicono che la diminuzione di incidenti coincide solo con i periodi di lockdown e restrizioni, dunque nessun miglioramento strutturale. Non vi nego che questi dati sono fonte di tristezza e di impotenza. Quella stessa impotenza che ho vissuto guardando morire mio fratello. Grazie anche alla nostra Legge sull’omicidio stradale, credo che negli anni sia passato il messaggio nella coscienza di ciascuno di noi che se bevi, per esempio, non devi metterti alla guida di un veicolo. Lo vediamo tutte le volte che andiamo nelle scuole e parliamo con i ragazzi. Ciò che invece ancora facciamo molta fatica è accettare il fatto che quando si guida dovremmo semplicemente prestare attenzione a quello che stiamo facendo: guidare. Passiamo molto tempo nel traffico e quello viene percepito da tutti come una perdita di tempo, per questo utilizziamo il tempo della guida per fare altro, per lo più metterci in pari con telefonate, messaggi, e-mail, fissare la cena, l’aperitivo. Quando invece, alla guida dovremmo prestare attenzione e concentrazione, anche in vista dei comportamenti altrui. Ecco, su questo approccio penso che abbiamo ancora tanto da lavorare e su questo chiediamo aiuto a tutti i fiorentini”.

Mobilità, energia: cambi di rotta in vista, anche se è tardi

 

Sono due, tra le tante, le cose che mi sconcertano e, soprattutto, mi mandano in bestia. La prima: sul piano UE “Fit for 55”, il cui obiettivo è quello di produrre solo auto elettriche dal 2035, si continua a procedere come se fossimo rimasti al 2019 (nessuna crisi energetica imminente, situazione geopolitica relativamente tranquilla e zero guerre ai confini dell’Europa, materie prime e microchip più o meno sotto controllo, come pure il caro vita). Poi ci sono piovute addosso la pandemia e un sacco di altre cose negative. In poche parole, il mondo è rapidamente cambiato in peggio. 


La seconda, invece, si può ricondurre al detto: “Prima fai scappare i buoi, quindi chiudi la stalla”. Proprio come sta accadendo con il problema energia, anche se non è la prima volta. Ora che l’Europa e soprattutto noi italiani siamo con l’acqua alla gola e basta un niente per farci affogare, ecco che a Bruxelles si svegliano e cercano goffamente di rinnegare le scelte sbagliate, dettate dall’ideologia e da interessi di parte, che ci hanno condotto a un nulla dal punto di non ritorno.

 

Ci voleva la presa di coscienza che prestissimo la Russia chiuderà per ritorsione i rubinetti del gas, rendendoci così conto di cosa voglia dire essere dipendenti in toto da altri, per far passare in sede europarlamentare l’atto delegato sulla tassonomia della Commissione che prevede l’inclusione di specifiche attività energetiche dei settori gas e nucleare nell’elenco delle attività economiche ecosostenibili.


La sveglia è dunque suonata ma, ahinoi, a tempo ormai abbondantemente scaduto.
Se si vuole seriamente affrontare il tema dei cambiamenti climatici (anche se , come afferma il professor Antonino Zichichi, “è la potenza del sole a decidere, con le attività umane responsabili solo del 5%”), allora si faccia di tutto per prendere le distanze da quella ideologia e da quel modo di fare politica responsabili di un disastro che stiamo vivendo e paghiamo salato con le nostra tasche.

Non è un caso che Greta e i suoi manovratori siano spariti dalla scena pubblica (coscienza sporca?). Restano, lancia in resta, le associazioni “taleban-green” che minacciano azioni legali contro Bruxelles sentendosi tradite. Insomma, da più parti ci si sta rendendo conto che la festa è finita e che si deve cambiare assolutamente rotta prima di essere travolti da uno tsunami che avanza a velocità supersonica.

 

Nel 2024, del resto, ci saranno le elezioni europee e toccherà ai nuovi parlamentari UE occuparsi delle conseguenze di decisioni illogiche e spinte dall’ideologia pura. Proprio in vista (e non è un caso) di questa scadenza, si sta ora cercando di correre ai ripari. I giochi, dunque, si starebbero riaprendo. Quello che valeva ieri non vale più oggi e soprattutto nel futuro prossimo. Anche e in relazione a un concetto strumentale e rischioso per l’economia di una mobilità unidirezionale. Ma il problema è che ci vorranno anni per riparare il danno fatto. Ecco la vera eredità che lasciamo alla “Next Generation EU”.

Davide Valsecchi: “Il futuro della F1 sarà la Formula E”

di Luca Talotta

Dici Davide Valsecchi e subito pensi alla Formula Uno su Sky Sport. Una delle voci giovani e nuove del palinsesto dell’emittente satellitare, da sempre ‘impallinato’ (parole sue…) di motori. L’abbiamo incontrato, cercando di capire da dove nasce questo percorso legato al mondo automotive e qual è la sua visione futura dello stesso.

Davide, com’è nata questa passione?

“Io sono sempre stato in fissa con i motori. Sono un classe 1987, avevo papà e i suoi amici che andavano a girare con i kart e io andavo a vederlo ogni tanto con mia madre. Un giorno mi hanno fatto provare, da lì è nato il mio amore per tutto quello che è un motore, mi piace subito qualsiasi cosa”.

La macchina più strana che ti è mai capitato di guidare?  

«Vivo in collina, ho avuto anche tante macchine scassate. Però, ricordo una macchina che da piccolino mi ha fatto sognare, quando facevamo le sfide sui prati e avevo una Marbella da rottamare. Avevo 13 anni ed è strano, se ci pensi, raccontare questo. Oggi i ragazzi di quell’età vanno e si fumano le canne, sono cambiati i tempi”.

Come stai vivendo il momento del mondo dell’automotive, con questa transizione verso l’elettrico?

“La vivo bene, anche se mi hanno venduto una cosa che non è quella che pensavo. Certo, in pochi anni diventerà tutto elettrico, ma ora? Ora non lo è. Comunque, se non vivi a Milano e ma in collina come me, non hai l’assillo della ricarica e funziona. Ma se vuoi andare al mare ti preoccupi perché se fai 300 km o hai un’elettrica delle più costose, o devi avere fortuna per le ricariche in autostrada. Di colonnine non ce ne sono ancora abbastanza”.


Hai un’auto elettrica?

“Ho una ibrida e ricarico di notte in garage, ma ho la fortuna di avere il garage. Al mattino la mia compagna può fare ciò che deve senza preoccupazioni. Però me l’hanno spacciato come se fosse il futuro. E poi mi rendo conto che cambiare la stazione di servizio dove mi fermo a far benzina per andare al mare in elettrico, non deve essere facile”.

Tu che giri tanto all’estero per lavoro, hai avuto modo di vedere come funziona fuori dall’Italia?

“Ci sono alcune città dove che ci sono tante, tante macchine elettriche. Bellissimo, ma a oggi non prevedo l’utilizzo per trasferimenti lunghi. Magari si inventano qualcosa di rivoluzionario, ma non mi è piaciuto il fatto che ce l’hanno passata come il futuro. Ecco, non siamo ancora organizzati per accogliere il futuro. Se non ammettiamo che ci sono dei problemi pratici…”.


E la Formula E?

“Macchinette che mi piacciono. Anche questo fatto di essere silenziosi lo considero un comfort poco replicabile. Però, ribadisco, abbiamo fatto un po’ troppo in fretta per le infrastrutture che abbiamo, questa è la mia sensazione”.


La futura Formula 1 sarà la Formula E?

“Per ora nel Motorsport tutto quello che è elettrico è di un livello bassissimo. Il futuro? Nel 2035 non si potranno più produrre auto a motore endotermico, quindi sì; il futuro della Formula 1 sarà per forza la Formula E”.

Non pensi ci potranno essere deroghe?

“Ma se noi tutti utilizzeremo macchine elettriche, non capisco perché lo sport, che è la massima espressione dell’automobilismo, debba rimanere alla preistoria con i motori che inquinano. Anche gli aeroplani saranno obbligati a inventarsi qualcosa, a diventare elettrici. Questa è la mia visione del mondo, ma magari una visione sbagliata. Però o tutto o niente, penso”.

Free2Move eSolutions: ricariche domestiche e digitali

di Roberta Pasero

 

Debutto sul circuito di Misano nel motorsport di eSolutions, satellite di Free2Move, con la sponsorizzazione di Smarteqfortwo Cup, il trofeo dedicato alle baby tutte elettriche by Mercedes-Benz.

 

Claudio Noferini, country manager Free2Move eSolutions, spiega il significato di questa partnership e, dalla pista alla strada, le tante soluzioni di ricarica offerti agli utenti da quelle domestiche a quelle digitali con la fuel card elettrica che consente di ricaricare da oltre 270mila colonnine in Europa. E anche il ruolo di Stellantis, con il 50,1% azionista di maggioranza di eSolutions.

Brembo Hackathon: chi ha vinto la prima edizione

Si è conclusa il 26 giugno scorso Brembo Hackathon, prima maratona organizzata da Brembo per ripensare il mondo della mobilità e trovare nuove soluzioni al di fuori dei processi di innovazione tradizionali, in linea con la sua vision “Turning Energy into Inspiration”. Per la ricerca di soluzioni digitali per il futuro della mobilità, tra le start-up si è aggiudicato la vittoria il progetto DAAV – un servizio di trasporto robotizzato per persone a mobilità ridotta in ambienti chiusi, con particolare attenzione agli aeroporti, con 20.000 euro.

 

Tra i progetti nati dai team creatisi dall’unione dei singoli concorrenti, che gareggiavano per lo sviluppo dell’ecosistema e dell’esperienza di guida di “Sensify” (il nuovo sistema frenante intelligente di Brembo, che integra l’intelligenza artificiale nel controllo indipendente delle quattro ruote del veicolo), il primo classificato è stato Distributed WAVE – il futuro della connettività in auto, un approccio innovativo alla comunicazione e ai veicoli che mescola il vecchio con il nuovo, che ha vinto 5.000 euro. Al secondo posto Interbrake – il sistema frenante efficiente con esperienza di guida personalizzata, che si è aggiudicato 3.000 euro e al terzo Safedrive – pacchetti assicurativi su misura grazie ai dati e all’intelligenza artificiale di Sensify, che ha ricevuto 2.000 euro.

 

I vincitori sono stati selezionati dalla giuria presieduta da Daniele Schillaci, amministratore delegato di Brembo, e composta da: Dino Maggioni, System GBU Chief Operating Officer di Brembo; Mauro Piccoli, Chief Marketing Officer di Brembo; Paolo Rezzaghi, IPR Manager di Brembo; Alessandro Monzani, Head of System Technical Development di Brembo; Antonio Squeo, Chief Innovation and Marketing – Commercial Officer di Hevolus Innovation; Paolo Crippa, Partner – Chief Patent Officer di Jacobacci & Partners.

 

“Desidero ringraziare tutti i partecipanti e i vincitori per gli ottimi risultati ottenuti al termine del primo Brembo Hackathon e gli sponsor per la collaborazione”, ha dichiarato Daniele Schillaci . “Questo primo evento ha visto la nascita di tante nuove idee, spunti e stimoli interessanti, che ci permettono di guardare al futuro della mobilità con rinnovata fiducia”.

 

I vincitori avranno adesso la possibilità di collaborare con Brembo, per vedere realizzata la loro idea. Il primo BREMBO HACKATHON ha visto la partecipazione di concorrenti italiani, ma anche francesi, indiani, bulgari, svizzeri, egiziani, iraniani, belgi, tunisini, pakistani, sloveni, ugandesi e olandesi, che si sono riuniti in team, composti da 3 a 6 persone ciascuno e che si sono sfidati in un’avvincente 44 ore non stop. L’evento si è svolto al Kilometro Rosso, uno dei principali distretti europei dell’innovazione.

“Tutto elettrico”: bene, tanti i benefici. Gli e-fuels? Inadatti

di Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia

 

I governi europei hanno preso la storica decisione di porre fine alla vendita di auto e furgoni inquinanti. I trasporti sono la principale fonte di emissioni climalteranti e le automobili sono la parte più importante del problema. Quello del Consiglio Ue è un enorme passo avanti per la lotta al cambiamento climatico. Ne beneficeranno anche la qualità dell’aria, la nostra indipendenza dal petrolio e la possibilità di rendere i veicoli elettrici più accessibili.

 

Ora bisogna concentrarsi sulla capillare diffusione delle infrastrutture di ricarica, la riqualificazione dei lavoratori dell’industria automobilistica e la costruzione della filiera delle batterie sostenibili.

 

Non dovremmo perdere altro tempo prezioso sul tema degli e-fuels. I carburanti sintetici non sono soluzioni né adatte né utili per il settore automotive.