Transport&Environment: nella transizione all’auto elettrica non si torna indietro

Transport&Environment: nella transizione all'auto elettrica non si torna indietro

Transport&Environment (associazione di Ong di vari Paesi) ha pubblicato un-‘nalisi dalla quale risulta che l’Europa è largamente indietro rispetto agli Usa nell’attrazione di investimenti per produrre veicoli elettrici a causa dell’incertezza sul target del 2035 e di una politica industriale debole. Tra le Case automobilistiche che hanno investito in Europa, solo 6 (Bmw, Jaguar Land Rover, Renault, Mercedes, Nissan e Volkswagen) hanno indirizzato più del 50% dei loro investimenti verso l’Europa e Stellantis ha indirizzato lì solo il 10% degli investimenti annunciati, collocandone invece il 74% nel Nord America.

 

L’industria europea, che ha deciso investimenti per 250 miliardi nell’elettrificazione, ritiene ormai la transizione un dovere, come ha recentemente indicato l’associazione ACEA, ma chiede ai Governi infrastrutture diffuse, un solido supporto alla domanda e condizioni di produzione competitive e convenienti in Europa.

 

L’analisi di parla poi della novità costituita dalla moltiplicazione degli accordi con produttori cinesi per impianti produttivi di auto elettriche in Europa, classica manovra per aggirare il rischio dazi all’importazione nella UE di auto dalla Cina (una decisione europea arriverà entro il 4 luglio). Manovra peraltro favorevolmente accolta e ripetutamente cercata dagli stessi Governi per potenziare la produzione nazionale (Italia compresa).

 

Annunci recenti riguardano BYD (sito di assemblaggio in Ungheria entro il 2026 per 200mila auto), Chery (joint venture in Spagna per produrne 150mila), Saic, Great Wall Motors sta considerando per produrne 50 mila, Dongfeng in Italia. “Questi recenti annunci delle Case automobilistiche cinesi – osserva – T&E – non dovrebbero ridurre l’urgenza di migliorare l’attrattiva dell’Europa come area di destinazione degli investimenti per la ricerca e la produzione di veicoli elettrici e batterie sostenibili e convenienti, soprattutto perché molti annunci non sono ancora sicurì”.

 

L’analisi si basa sugli annunci di investimenti in produzione di veicoli elettrici, batterie e impianti di ricarica fatti da 19 produttori globali tra il 2021 e il 2023. Complessivamente c’è stato un aumento di sei volte raggiungendo 150 miliardi di euro solo l’anno scorso; nei tre anni si tratta di 265 miliardi, quasi il valore del PIL annuale della Romania. Il 34% degli annunci riguarda Case europee, il 20% cinesi, il 18% coreane. Mentre le Case automobilistiche europee hanno investito di più nell’elettrificazione, il Nord America – che è un produttore automobilistico di taglia inferiore all’Europa – è la principale destinazione degli investimenti, assicurando il 37% degli investimenti annunciati rispetto al 26% dell’Europa.

 

Il Nord America è l’unica regione che ha un’ampia quota di investimenti da parte di Case automobilistiche non nazionali, tra cui quelle europee, giapponesi e sudcoreane, attratte dai sussidi alla produzione locale concessi dall’Inflation Reduction Act per la produzione di veicoli elettrici e batterie. Al contrario, la maggior parte degli investimenti in Europa (80%) proviene da Case automobilistiche europee, mentre la restante maggioranza proviene da Tesla, Geely, Nissan e Ford. La piccola quota di investimenti da parte delle Case automobilistiche non europee indica una mancanza di attrattiva dell’Europa come destinazione per investimenti stranieri in veicoli elettrici rispetto al Nord America, è indicato nel rapporto.

 

L’analisi di T&E sottolinea che gli investimenti europei delle Case automobilistiche sono stati diretti verso 10 Stati membri della UE e il Regno Unito. Regno Unito (grazie a Jaguar Land Rover del gruppo indiano Tata Motor), Germania e Spagna sono stati i maggiori beneficiari, assicurando il 71% degli investimenti annunciati. In Germania, Tesla è stato il maggiore investitore con 4,5 miliardi di euro, seguito da Volkswagen (3,1 miliardi di euro) e Ford (2,7 miliardi di euro).

 

Volkswagen è stato l’unico investitore in Spagna, con annunci per un valore di 10 miliardi di euro. L’Italia, un importante polo produttivo per Stellantis, è riuscita ad attrarre solo 1,3 miliardi. Qualche giorno fa il CEO Carlos Tavares ha dichiarato di essere disponibile a firmare un accordo per produrre fino a un milione di veicoli. Mentre le Case automobilistiche europee hanno speso di più in investimenti in veicoli elettrici tra il 2021 e il 2023, la crescita degli investimenti delle Case automobilistiche europee sembra ora rallentare. Se calcolati in rapporto alle vendite, le Case automobilistiche europee stanno già investendo meno delle case automobilistiche statunitensi: in media hanno investito 3.840 euro per auto venduta rispetto ai 4.970 euro delle Case automobilistiche statunitensi.

 

Ciò è preoccupante per la leadership dei veicoli elettrici nell’industria automobilistica europea, dal momento che l’80% degli investimenti europei nei veicoli elettrici provengono da Case automobilistiche europee e diverse di queste come Mercedes, VW e JLR hanno recentemente annunciato ritardi negli investimenti nei veicoli elettrici o nei loro obiettivì. La soluzione secondo T&E è mantenere l’ambizione degli standard UE sulla CO2 delle auto, compreso l’obiettivo del 100% di emissioni zero entro il 2035 per fornire ai produttori la certezza normativa necessaria per investire in modo credibile nella produzione di veicoli elettrici e batterie in Europa; definire un piano di investimenti sociali e verdi da 1.000 miliardi di euro con al centro un Fondo per l’industria verde per fornire sovvenzioni, prestiti e garanzie per aumentare la produzione di veicoli elettrici in Europa e sostenere la catena del valore delle batterie per veicoli elettrici. I produttori premono perchè i sistemi di incentivi all’acquisto di auto elettriche non spariscano e perché UE e Governi accelerino sulle infrastrutture.

 

ACEA ha espresso la sua posizione: ’L’Europa deve fare molto di più per portare l’industria dei veicoli elettrici nella corsia di sorpasso. Ciò è ancora più urgente con le elezioni europee alle porte, in cui alcuni sembrano leggere segnali che l’orologio potrebbe tornare indietro. Al contrario, siamo ben oltre la fase in cui si discute del “se”. Per l’associazione che rappresenta a Bruxelles i produttori europei ’si dovrebbe porre la massima enfasi su come decarbonizzare i trasporti e la mobilità in modo tale da raggiungere effettivamente i nostri obiettivi sociali condivisi, raggiungendo al tempo stesso un equilibrio sostenibile e realistico tra interessi economici, ambientali e geopoliticì.

 

ACEA stima la necessità di 8,8 milioni di punti di ricarica entro il 2030. Ciò significa che per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030 dovranno essere installati circa 1,2 milioni di caricabatterie ogni anno – 8 volte quanto viene attualmente installato (150.000) ogni anno. Il messaggio di T&E: “Se la UE è seriamente intenzionata a rendere i veicoli elettrici una realtà pratica per tutti gli europei entro i prossimi cinque anni, la diffusione dei punti di ricarica pubblici deve accelerare notevolmente il ritmo”.

 

Foto di Jonas Leupe su Unsplash

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