McKinsey: tre i possibili scenari automotive entro il 2035

McKinsey: tre i possibili scenari automotive entro il 2035

L’industria automobilistica è una roccaforte dell’economia europea, solo nel 2023 ha generato 1,9 trilioni di dollari di valore aggiunto lordo (circa l’8% del Pil), con esportazioni di tecnologia e automobili che hanno creato 620 miliardi di dollari di valore. E la mobilità elettrica potrebbe aggiungere entro il 2035 altri 240-300 miliardi di dollari in assistenza post-vendita e servizi. Questo però se la transizione verso l’elettrico sarà cavalcata e l’Europa sarà in grado di controllare il nuovo ecosistema. Altrimenti assisteremo a un crescente sbarco dei veicoli cinesi in casa nostra e a un taglio di oltre 400 miliardi di dollari del valore aggiunto della produzione industriale europea nel prossimo decennio. Il pericolo però si potrebbe scongiurare con la localizzazione in Europa di ogni fase della catena del valore delle batterie, la creazione di partnership con le nuove industrie di veicoli elettrici, anche cinesi, e il recupero del terreno perso su software e innovazione. E’ quanto indicato da McKinsey nel suo studio “Europe’s economic potential in the shift to electric vehicles”, in cui traccia tre scenari che potrebbero verificarsi entro il 2035.

Il più disastroso è quello in cui le aziende emergenti di veicoli elettrici rimodellano significativamente i mercati europei, determinando un taglio potenziale di 408 miliardi di dollari al valore aggiunto della sua industria automobilistica. Ciò presuppone un calo della produzione interna di auto del 20-25%, del 40% delle esportazioni e un aumento delle importazioni di 1,2 milioni di unità. Oltre a una flessione del 15% della quota di mercato globale dei costruttori europei (dal 60 al 45%) e un valore aggiunto dalla produzione di veicoli a combustione ancora dell’85-90%.

Nel secondo scenario, l’industria automobilistica europea limita le potenziali perdite future di valore aggiunto a circa 130 miliardi di dollari, dando il via alle già pianificate ulteriori 35 gigafactory per la produzione di batterie, per una capacità aggiuntiva di 1.300 gigawattora. Questo, e l’avvio di un processo di approvvigionamento e raffinazione di materie prime per batterie, incluse quelle derivanti dal riciclaggio, apriranno la strada ad un incremento della produzione di veicoli elettrici. A monte però è necessaria una semplificazione dell’ambiente normativo, per aiutare ad accelerare i progetti infrastrutturali su larga scala.

Nel terzo scenario, il migliore, l’Europa nel 2035 mantiene l’attuale valore aggiunto da produzione e vendita di componenti e veicoli (1,13 trilioni di dollari) e i costruttori tornano ad una quota di mercato del 65%, un livello mai visto dal 2020. A condizione però che si riesca a portare in casa ogni fase della catena del valore dei veicoli elettrici, si dia il via alle nuove partnership e si recuperi rapidamente il terreno perso su software e innovazione. Un ruolo importante lo giocheranno il post-vendita e i nuovi servizi legati ai veicoli elettrici, con un aumento al valore aggiunto dell’industria entro il 2035 di 240-300 miliardi dollari. Importi significativi arriveranno dal mercato dei ricambi (80 miliardi), dalla crescita del finanziamento auto (30-40 miliardi) e dai nuovi servizi digitali e connessi correlati ai veicoli elettrici. Secondo McKinsey, infotainment avanzato, guida autonoma, intrattenimento in auto e manutenzione predittiva, genereranno ulteriori 30-70 miliardi di dollari di valore aggiunto. Oltre ai 70-100 miliardi per installare, gestire e mantenere le ulteriori 410.000 stazioni di ricarica che ogni anno, fino al 2030, saranno necessari all’Europa per soddisfare i propri obiettivi di sostenibilità, e ai 15 miliardi per i servizi di riciclaggio delle batterie.

Per fare questo però ci vorranno investimenti multimiliardari in nuove tecnologie. Uno sforzo che nessuno può sostenere da solo. Per questo McKinsey sollecita le Case automobilistiche europee a puntare su collaborazioni intra-settoriali di successo, portando ad esempio (come già aveva ricordato il presidente dell’Acea Luca de Meo) quanto fatto da Airbus nel settore aeronautico.

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