Anche Draghi bacchetta Bruxelles: “In un anno zero fatti, ora risposte rapide e concrete”

Anche Draghi bacchetta Bruxelles: "In un anno zero fatti, ora risposte rapide e concrete"
In una nota, ANFIA riporta alcune delle dichiarazioni odierne del Prof. Mario Draghi in occasione della Conferenza di alto livello organizzata dalla Commissione europea.

“Mentre procediamo con la decarbonizzazione, la transizione deve essere anche flessibile e pragmatica. La Commissione ha alleggerito alcuni dei requisiti di rendicontazione più onerosi attraverso il suo Omnibus sulla sostenibilità. Tuttavia, in alcuni settori, come quello automobilistico, gli obiettivi si basano su ipotesi che non sono più valide.

La scadenza del 2035 per l’azzeramento delle emissioni di scarico avrebbe dovuto innescare un circolo virtuoso: obiettivi precisi avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, fatto crescere il mercato interno, stimolato l’innovazione in Europa e reso più economici i modelli di veicoli elettrici. Si prevedeva che i settori adiacenti, come quello delle batterie e dei chip, si sarebbero sviluppati parallelamente, sostenuti da una politica industriale mirata. Ma ciò non è avvenuto. L’installazione di punti di ricarica deve accelerare di tre o quattro volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata.
 
Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto. L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli rimangono costosi e la politica della catena di approvvigionamento è frammentata. In realtà, il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono diminuite di poco negli ultimi anni.

Come suggerito nella relazione, la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutro e fare il punto sugli sviluppi del mercato e della tecnologia. È inoltre necessario un approccio congiunto per l’aumento dei veicoli elettrici, che copra le catene di approvvigionamento, le esigenze infrastrutturali e il potenziale dei combustibili a emissioni zero. Nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prov la capacità dell’Europa di allineare la regolamentazione, le infrastrutture e lo sviluppo della catena di approvvigionamento in una strategia coerente per un’industria che impiega oltre 13 milioni di persone lungo tutta la catena del valore”.

Come ANFIA – si legge nella nota – ribadiamo ancora una volta l’assoluta necessità di operare secondo le linee del Rapporto Draghi. A distanza di 12 mesi, non c’è più tempo da perdere. Servono proposte concrete:
– revisione dei target di CO2 anzitutto per il triennio 2025-2027, per il quale vanno ridefiniti i target per gli LCV;
revisione dei target di CO2 al 2030, ipotizzando un loro innalzamento a 75-80 g/km di CO2 e, infine, al 2035, prevedendo fin d’ora un’estensione fino a 5 anni del tempo per adeguarsi ai target e una quota fino al 25% di veicoli non BEV;
per i veicoli industriali, definire nuovi target rispetto agli attuali, che sono irraggiungibili e di cui si parla troppo poco;
un piano serio di decarbonizzazione del parco circolante dei 250 milioni di auto con età media di oltre 12 anni e con valori emissivi che possono essere largamente ridotti già oggi senza attendere il 2035.

ACEA al Dialogo strategico del 12 settembre: tante parole e nessuna azione concreta

ACEA al Dialogo strategico del 12 settembre: tante parole e nessuna azione concreta

Ecco il comunicato emesso da ACEA, l’Associazione dei costruttori europei di veicoli, subito dopo  la conclusione del terzo Dialogo strategico convocato a Bruxelles dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. ACEA accoglie con favore la chiara focalizzazione del terzo Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea sulle sfide strutturali che attendono sia il settore che l’Europa nel suo complesso.

“Concordiamo con il Presidente della Commissione sulla necessità di un’azione coraggiosa e rapida”, ha dichiarato Ola Källenius, Presidente di ACEA e CEO di Mercedes-Benz. “Nessuno ha più a che fare con il successo della mobilità a zero emissioni delle case automobilistiche europee. Un’Europa prospera ha bisogno di noi, e noi abbiamo bisogno di un’Europa prospera”.

Con la massima urgenza, sono necessari passi concreti per adattare il quadro normativo sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni alla realtà. “Siamo impegnati in questo dialogo aperto e costruttivo per trovare una soluzione migliore per l’ecosostenibilità”, ha affermato Källenius.“Potremmo non aver ancora chiarito tutte le divergenze, né abbiamo le risposte a tutte le sfide. Ma siamo fiduciosi che lo spazio per le soluzioni si stia ampliando e siamo fiduciosi che il lavoro dei prossimi mesi darà risultati. L’Europa deve semplicemente impegnarsi su tutti i fronti: decarbonizzazione, competitività e resilienza della catena di approvvigionamento”.

La Commissione ha riconosciuto la necessità di intervenire su tre fronti: autovetture, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti. In tutti e tre questi settori del trasporto su strada, l’elettrificazione sarà la strada principale verso le emissioni zero. Raddoppiare le misure di domanda e le condizioni abilitanti, come energia a basso costo e infrastrutture di ricarica abbondanti, rimane quindi un prerequisito per il successo di questa transizione sistemica.

Inoltre, è necessario reintrodurre una prospettiva industriale e di mercato per le tecnologie che contribuiscono ad accelerare la transizione, e dare particolare risalto alla produzione di auto elettriche piccole ed efficienti. Anche la situazione del mercato dei furgoni, con una quota elettrica di appena l’8,5%, è critica e richiede un’attenzione specifica.

Oggi camion e autobus rappresentano solo il 3,5% delle immatricolazioni di veicoli elettrici a batteria, poiché il quadro di supporto è in ritardo: la ricarica in megawatt, la capacità della rete e gli incentivi all’acquisto restano sottosviluppati, frenando il progresso in uno dei settori più difficili da ridurre.

“I produttori di camion e autobus sono impegnati nella transizione verde dell’Europa: i veicoli sono pronti, ma le condizioni favorevoli non lo sono”, ha dichiarato Christian Levin, CEO di Traton Group e Scania. “A seguito dell’incontro odierno, ieri abbiamo avuto uno scambio costruttivo anche con i Commissari Hoekstra, Tzitzikostas e Jørgensen. Apprezziamo il loro riconoscimento delle sfide specifiche che il nostro settore deve affrontare e che richiedono un’attenzione specifica e non vediamo l’ora di collaborare rapidamente su misure urgenti e mirate in una riunione di follow-up a breve termine”.

I leader del settore sostengono infatti che l’UE non può permettersi di aspettare fino al 2027 per rivedere gli standard di emissione di CO2 per i veicoli pesanti. Sono invece necessari monitoraggio e interventi urgenti per riportare il trasporto merci su strada sulla buona strada verso la neutralità climatica.

A margine del Dialogo, è stato firmato un Memorandum d’intesa tra la Commissione e le principali parti interessate per promuovere sinergie tra i diversi programmi di innovazione. ACEA accoglie con favore l’intento di creare un’Impresa Comune per la Ricerca e l’Innovazione nel Settore Automobilistico e sottolinea l’importanza del coinvolgimento diretto delle aziende nella creazione e nella gestione di tale Impresa Comune fin dall’inizio.

 

Foto da ufficio stampa ACEA

 

 

Sole e scarti di batterie al litio: così si trasforma la CO2 in energia

Sole e scarti di batterie al litio: così si trasforma la CO2 in energia

Usare gli scarti prodotti dal riciclo delle batterie esauste per trasformare la CO2 in nuova energia, sotto forma di metano e CO, usando semplicemente la luce del Sole: è il risultato ottenuto da un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Brescia, il cui lavoro è stato pubblicato in copertina sulla rivista Green Chemistry, della Royal Society of Chemistry. Chiave di tutto il processo è un nuovo materiale, scoperto grazie anche ad un evento fortuito, denominato Bat-Mal. A indirizzare gli studi e prevedere le potenzialità del Bat-Mal, acronimo di Battery-derived Malate, è stata l’Intelligenza Artificiale.

“La scoperta del Bat-Mal è un classico esempio di serendipità, ossia una scoperta fortuita mentre cercavamo altro”, ha detto Elza Bontempi, responsabile dell’attività di ricerca. La scoperta si inserisce, infatti, in un percorso più ampio, nell’ambito di una innovativa tecnica per il riciclo delle batterie al litio, dispositivi che contengono al loro interno materiali di grande importanza industriale e strategica, come il litio e il cobalto. La nuova tecnologia sviluppata in collaborazione anche con INSTM (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tenologia dei Materiali) permette di recuperare oltre il 90% di litio dalle batterie esauste usando un metodo che riduce il consumo energetico di oltre il 50% ed elimina completamente l’uso di acidi inorganici commerciali. Un metodo sviluppato nell’ambito del progetto CARAMEL che entro pochi mesi porterà alla costruzione di un primo impianto pilota.

Le prime fasi del processo comportano la “cottura” mediante microonde del contenuto delle batterie esauste, una sorta di impasto detto ‘black mass’ da cui poi si possono estrarre gli elementi di pregio. La scoperta del Bat-Mal è arrivata proprio da una conservazione prolungata, oltre i tempi previsti, di questa black mass in una cella frigorifera: “sul fondo del contenitore si era accumulata una sostanza con uno strano colore tra il rosa e il violaceo, un materiale che ha subito attirato la nostra attenzione. Lo abbiamo analizzato in vari modi – ha aggiunto Bontempi – e ci siamo fatti anche aiutare dalla IA per capirne le caratteristiche. L’IA ci aveva suggerito un possibile uso come catalizzatore. E abbiamo deciso di perseguire questa strada”.

A farne le analisi approfondite sono stati incaricati i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche del laboratorio di catalisi industriale e ambientale dell’Università di Catania: “Solitamente analizziamo catalizzatori a base di metalli, questo invece era un catalizzatore per buona parte organico e inizialmente ci abbiamo messo un po’ di tempo per capire come dovevamo utilizzarlo ma poi siamo rimasti sorpresi dalle sue capacità”, ha detto Roberto Fiorenza, dell’Università di Catania. Polverizzato e inserito all’interno di un piccolo reattore cilindrico scaldato e irradiato con lampada solare fino a 120°C, il Bat-Mal ha dimostrato di permettere la trasformazione della CO2 presente nel reattore in metano e CO. “Le rese che abbiamo ottenuto sono promettenti”, ha detto Fiorenza. Uno dei prossimi passi sarà ottimizzare il processo così da farlo funzionare in modo continuo e pensare ad esempio di integrarlo in un processo industriale che produce grandi quantità di CO2. Una soluzione che potrebbe così catturare le emissioni e trasformarle in nuova energia sotto forma di metano, oppure in CO utile per altri processi industriali.

“In generale da anni si tenta di replicare quello che le piante fanno con fotosintesi, ossia trasformare la CO2 in altro. Nessun catalizzatore è oggi in grado di fare quel che fanno le piante, ossia trasformare la CO2 in zuccheri, al massimo si riesce a fare molecole molto più piccole come in questo caso, metano usando il Bat-Mal. Si punta però – ha aggiunto Fiorenza – a migliorare queste reazioni e magari in futuro ottenere molecole più complesse, ad esempio direttamente combustibile per le auto. Il vantaggio di questi processi è che non aumentano le emissioni di CO2 perché si usa quella già presente nell’atmosfera e per produrla usiamo l’energia del Sole”.

Il lavoro pubblicato su Green Chemistry ha visto la partecipazione di Antonella Cornelio, Alessandra Zanoletti, Annalisa Zacco, Laura E. Depero e Elza Bontempi, del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali Instm e dell’Università di Brescia, Giusy Dativo, Roberto Fiorenza, dell’Università di Catania, e Mohsin Muhyuddin, Carlo Santoro, dell’Università di Milano-Bicocca, rappresenta un avanzamento significativo verso una filiera energetica più sostenibile.

 

Foto da Università degli Studi di Brescia

Best Mobility: ecco la nuova Associazione dei fleet e mobility manager

Best Mobility: ecco la nuova Associazione dei fleet e mobility manager

Foto: Il presidente Federico Di Paola

 

Sviluppare analisi e ricerche sui temi strategici per la mobilità aziendale, favorire incontri, dialogo, condivisione e confronto sono le password per Istituzioni, Atenei e operatori della filiera dell’auto con cui promuovere attività di formazione e aggiornamento per i gestori delle flotte. Con questi obiettivi nasce Best Mobility, l’Associazione che riunisce fleet e mobility manager, responsabili di parchi auto di aziende nazionali e multinazionali attive in Italia, con lo scopo di valorizzare e sviluppare il ruolo del gestore delle flotte aziendali e di tutte le funzioni coinvolte all’interno delle imprese sul tema della mobilità.

L’Associazione oggi rappresenta complessivamente un parco auto di oltre 83.000 veicoli distribuiti su tutto il territorio nazionale. Attraverso la collaborazione di Lab Sumo, Best Mobility intende promuovere i contenuti e le competenze nell’ambito della mobilità sostenibile delle aziende, anche mediante attività di formazione e aggiornamento. Nell’Assemblea costituente i fleet manager hanno eletto presidente Federico Antonio Di Paola, TLC, Fleet & Mobility Manager presso Engineering Ingegneria Informatica SPA, che nel suo mandato biennale sarà supportato dai vicepresidenti Laura Clemente (Angelini Industries) e Lorenzo Priano (TeamSystem).

“L’Associazione”, ha spiegato il presidente Di Paola, “nasce dalla volontà dei fleet manager di aziende di differenti settori di trovare un luogo comune di vero confronto, analisi di tematiche e criticità connesse alla gestione delle flotte aziendali e alle novità che caratterizzano, più in generale, il mercato dell’auto. Un’Associazione che, anche attraverso analisi e studi, intende riconoscere e promuovere lo sviluppo e la crescente professionalizzazione di una categoria, quella dei fleet e mobility manager, divenuta ormai strategica per la mobilità delle aziende e in grado di confrontarsi tutti gli altri attori della filiera. Le nostre password sono: dialogo, condivisione e formazione”.

Primo tappa ufficiale per le attività dell’Associazione è stato il webinar “Caro fisco ti scrivo” che ha visto il confronto tra il fiscalista Francesco delli Falconi e i componenti di Best Mobility sul tema della fiscalità delle flotte aziendali e in particolare sul termine, appena trascorso, della clausola di salvaguardia destinata ai veicoli immatricolati nel 2024 e consegnati entro il 30 giugno 2025, esclusi dall’applicazione delle nuove aliquote sul fringe benefit previste nell’ultima Legge di Bilancio.

Secondo una recente analisi condotta dall’Associazione, l’entrata in vigore a gennaio 2025 della nuova normativa ha spinto oltre 4 aziende su 10 a rinviare il rinnovo della propria flotta, propendendo per un allungamento dei contratti in essere, mentre l’11% ha proceduto a una rinegoziazione con la società di noleggio per cambiare l’auto o la motorizzazione contrattualizzata per sceglierne una più conveniente, alla luce delle novità fiscali intervenute.

 

Foto da ufficio stampa Best Mobility

 

Obiettivi UE lontanissimi: non basteranno 90 mila auto elettriche a fine 2025

Obiettivi UE lontanissimi: non basteranno 90 mila auto elettriche a fine 2025

Le immatricolazioni di autovetture elettrica in Italia stanno procedendo molto più speditamente rispetto agli scorsi (quasi il 29% rispetto ai primi sette mesi del 2024, con una quota di mercato del 5,2%), ciò nonostante gli obiettivi europei restano lontanissimi per non dire irraggiungibili. A cominciare dal traguardo delle 4,3 milioni autovetture circolanti al 2030 indicato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) aggiornato nel 2024. È quanto emerge dai dati elaborati da Antonio Sileo, Direttore del programma di ricerca Sustainable Mobility presso la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM).

“Anche se quest’anno si dovessero superare le 90 mila immatricolazioni, cosa non scontata anche con l’arrivo dei nuovi incentivi annunciati dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a fine 2025 – calcola Sileo- saranno meno di 370 mila le autovetture elettriche con targa italiana”.

 

Le difficoltà del nostro Paese, che per parco circolante e auto vendute è secondo solo alla Germania, sono analizzate nel working paper “What Hinders Vehicle Diffusion? Insights from a Neutral Network Approach” in cui i ricercatori della FEEM con un approccio innovativo basato su reti neurali, oltre a identificare i principali ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici, segnalano l’utilità di approcci integrati, che vadano oltre le sole politiche di incentivazione, e confermano il troppo e troppo rapido slancio richiesto dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Non a caso oggetto di accese discussioni.

 

“L’impatto dei nuovi incentivi, a fronte di uno stanziamento di 597 milioni di euro – prosegue Sileo – è stimato in 39 mila autoveicoli, non solo automobili dunque, che dovrebbero essere acquistati entro giugno 2026, ma per l’ormai vicino obiettivo PNIEC non ne basterebbero 390 mila. Nei prossimi anni il numero di vetture elettriche, anche in Italia, anche senza incentivi, crescerà significativamente, ma è inutile attendersi miracoli. Proprio per questo c’è da attendersi che la discussione sui regolamenti UE in capo ai costruttori automobilistici, che entrerà nel vivo nei prossimi mesi, sarà caratterizzata da maggior realismo”.

 

 

Mercato dell’auto nel 2024: 45,5 miliardi (500 milioni meno del 2023)

Mercato dell'auto nel 2024: 45,5 miliardi (500 milioni meno del 2023)
Foto: Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet&Mobility
Nel 2024 il mercato ha speso per l’acquisto delle auto nuove 45,5 miliardi di euro, quasi 500 milioni in meno rispetto all’anno precedente, trascinato giù dal crollo del noleggio. È quanto emerge dall’analisi esclusiva “Il Mercato Auto a Valore” realizzata dal Centro Studi Fleet&Mobility, che prosegue dal 2006, elaborata sulla base dei dati ufficiali delle immatricolazioni fornite da Dataforce e realizzata grazie al supporto di Q8 Kuwait Petroleum Italia .
Al netto del noleggio, i privati e le imprese che acquistano le auto hanno fatto registrare 32,5 miliardi di valore netto, una crescita di 800 milioni pari al 3%, a fronte di 1.166.000 immatricolazioni, anch’esse in aumento del 3%. Gli aumenti di listino, che pure ci sono stati, e un volume di incentivi inferiore di 50 milioni rispetto al 2023, sono stati bilanciati da maggiori sconti, specialmente quelli per forzare le immatricolazioni a “Km 0”. Alla fine, il valore unitario medio netto, che include IVA e IPT ma non gli optional, risulta nel 2024 in linea con l’anno precedente appena sotto i 28.000 a macchina.
Secondo il direttore di Fleet&Mobility, Pier Luigi del Viscovo, “l’escalation dei prezzi e soprattutto l’eliminazione delle auto di primo prezzo avvenute negli anni scorsi hanno cambiato il mix del mercato delle auto acquistate, posizionandolo a un livello new normal superiore del 35% rispetto ai 20.800 euro che questi clienti spendevano in media nel 2019″ . Volkswagen e BMW sono i marchi leader che intercettano quasi l’8% dei soldi spesi dagli italiani per immatricolare nuove auto, seguiti da Toyota col 7,3%. Dietro seguono Audi e Mercedes rispettivamente col 6,5 e il 6,2 davanti a Fiat che si ferma al 5,3%.
“ L’industria tedesca – prosegue del Viscovo – esce meglio dallo stravolgimento del mix di mercato degli ultimi anni, che ha colpito di più quei marchi che vendevano auto nelle fasce di prezzo basse”.

Acquistare un’auto usata online: i consigli di “Subito Motori”

Acquistare un’auto usata online: i consigli di "Subito Motori"

Quando si parla di auto usate, il mercato italiano non conosce crisi. Per ogni auto nuova immatricolata, nel 2024 ne sono state vendute due di seconda mano. Numeri impressionanti che testimoniano come la second hand economy sia diventata la prima scelta di acquisto anche per chi deve cambiare macchina. Su “Subito Motori” piattaforma verticale di Subito, viene venduta un’auto ogni tre minuti, un dato che conferma la crescente fiducia degli italiani verso il canale digitale. Ma comprare un’auto usata online non è un’operazione da prendere alla leggera: occorre preparazione, attenzione e la capacità di distinguere tra occasioni reali e rischi nascosti.

Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy 2024 di BVA Doxa per Subito, chi cerca un’auto usata parte innanzitutto dal budget disponibile (35%), seguito dal modello desiderato (21%), dalle auto recenti o a km0 (15%) e infine dal marchio (13%). Un quadro chiaro, che dimostra quanto il fattore economico sia centrale in un momento storico in cui i prezzi delle auto nuove sono schizzati alle stelle, rendendo l’usato una scelta quasi obbligata per molte famiglie.

Ecco perché “Subito Motori” ha stilato una guida con 10 consigli (+1) fondamentali per acquistare un’auto usata online, evitando truffe e fregature.

 

 

Ricerca online: filtri e parametri sono la bussola

Il primo passo è la ricerca. Ben il 38% degli acquirenti inizia la caccia all’auto usata dalle piattaforme digitali, spesso in parallelo con le visite in concessionaria (35%). “Subito Motori” offre oltre 550.000 annunci di auto usate ogni giorno, una mole immensa che richiede strumenti di selezione efficaci. E qui entrano in gioco filtri e parole chiave: prezzo, marca, modello, chilometraggio, alimentazione, venditore privato o concessionario. Un modo semplice ma essenziale per scremare il mare di annunci e concentrarsi solo su ciò che davvero interessa.

Grazie alla buca di ricerca si possono inserire anche dettagli specifici: auto per neopatentati, trazione integrale, vetture storiche ASI. Un ventaglio di possibilità che aiuta l’utente a non perdersi.

 

 

Foto e descrizioni: la trasparenza è la prima garanzia

Un annuncio senza foto è come un biglietto da visita vuoto. Le immagini devono essere tante, nitide e mostrarsi da più angolazioni, dentro e fuori. Graffi, optional, personalizzazioni: tutto va documentato. È un atto di trasparenza che distingue un venditore serio da uno improvvisato. Se le foto non bastano, chiedere ulteriori scatti tramite la chat integrata diventa un diritto sacrosanto.

Anche la descrizione è cruciale: più dettagliata è, maggiore sarà la fiducia che potrà suscitare. Ogni omissione, al contrario, deve accendere un campanello d’allarme.Prezzo giusto: né troppo alto né troppo basso

Stabilire il prezzo corretto è forse la parte più delicata. Occorre confrontare diversi annunci simili, ma anche consultare i listini ufficiali dell’usato come Eurotax e Quattroruote. Un prezzo eccessivamente alto deve essere giustificato da condizioni impeccabili o allestimenti speciali, mentre un prezzo troppo basso nasconde quasi sempre delle insidie.

L’auto usata non deve trasformarsi in una lotteria: se un affare sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è.

 

 

Età, chilometri ed emissioni: dati da non trascurare

Un’auto non si giudica solo dall’estetica. Anno di immatricolazione e chilometri percorsi restano i primi indici per valutare lo stato di usura. Ma oggi è altrettanto importante considerare la classe ambientale: acquistare una Euro 4 o una Euro 5 può fare la differenza se si vive in una città con limitazioni al traffico. E qui il rischio è enorme: comprare un’auto non più circolante nei centri urbani significa buttar via soldi.

 

 

La garanzia: un plus che vale oro

Uno dei vantaggi più sottovalutati è la garanzia. Oltre ai 2 anni obbligatori per legge, alcuni marchi offrono coperture più lunghe (3, 5 o 7 anni). A volte i precedenti proprietari hanno acquistato estensioni, un’opzione che rappresenta un valore aggiunto considerevole. Subito Motori permette di filtrare le auto con “certificato di qualità”, un ulteriore strumento per acquistare con serenità.

 

 

Visura della targa: la sicurezza burocratica

Prima di innamorarsi di un’auto usata, occorre fare la visura della targa presso il PRA o tramite servizi come Carfax disponibili direttamente su Subito. È il modo migliore per verificare che non ci siano vincoli, ipoteche o problemi amministrativi. Chi non fornisce la targa probabilmente ha qualcosa da nascondere.

 

 

La manutenzione racconta la verità

Tagliandi, revisioni, fatture di riparazioni: la storia di un’auto si legge dai suoi documenti. Meglio se sempre effettuati in officine autorizzate o centri ufficiali. Una vettura con una manutenzione regolare è quasi sempre un acquisto sicuro.

 

 

Controllo visivo e prova su strada

L’ultimo passo è quello più concreto: guardare e provare l’auto. Usura gomme, stato interni, vernice: tutto deve essere coerente con chilometri e anni dichiarati. Una prova su strada, se concessa, permette di capire lo stato di freni, frizione, sterzo e sospensioni. È il consiglio bonus (+1), ma forse il più importante: solo guidando si capisce davvero se quell’auto è la compagna giusta.

 

 

La sfida del mercato e la difesa degli automobilisti

Comprare un’auto usata online può sembrare un percorso ad ostacoli. Tra annunci ingannevoli, prezzi sospetti e vincoli ambientali sempre più stringenti, l’automobilista rischia di pagare per errori non suoi. Ed è inaccettabile. Le istituzioni dovrebbero garantire più trasparenza, controlli severi sugli annunci e regole chiare per proteggere chi compra.Altrimenti il rischio è di spingere i cittadini verso scelte sbagliate e costose.

Il mercato dell’usato, che oggi rappresenta il vero polmone dell’automotive italiano, va tutelato con politiche intelligenti e con piattaforme serie come Subito Motori che offrono strumenti di verifica. Perché un’auto non è un semplice bene di consumo, ma un pezzo di vita quotidiana che deve essere scelto con fiducia e consapevolezza.

 

Foto da ufficio stampa Subito Motori – fer-troulik-28Ztyl78j_U-unsplash

 

 

Incidentalità stradale: il valore ESG dei corsi di guida sicura

Incidentalità stradale: il valore ESG dei corsi di guida sicura

L’incidentalità stradale continua a rappresentare una delle principali emergenze del nostro Paese, con conseguenze sia sul piano sociale sia economico, quest’ultimo stimato in 18 miliardi di euro annui, l’1% del PIL nazionale. In questo contesto, qual è il ruolo e l’impatto dell’educazione alla guida sicura e della sensibilizzazione verso comportamenti consapevoli?


Se ne è discusso al Convegno “Corsi di Guida Sicura: investimenti ESG di valore” organizzato da Luiss Business School, ACI Vallelunga e Sara Assicurazioni presso la sede di Villa Blanc a Roma.

Vantaggi e opportunità dei corsi di guida sicura
I corsi di guida sicura sono programmi formativi disegnati per aumentare le abilità alla guida e la capacità di gestire imprevisti e situazioni anche complesse su strada. Uno dei centri d’eccellenza a livello italiano ed europeo è proprio il centro Guida Sicura ACI di Vallelunga, che tra le progettualità, è anche punto di riferimento del Sara Safe Factor, il progetto di educazione e sensibilizzazione dei giovani di ACI Sport e Sara Assicurazioni.
 
Uno dei benefici più rilevanti dei corsi di guida sicura è la significativa riduzione del rischio di incidenti. Secondo i dati, il 90% dei sinistri stradali è infatti riconducibile a errori umani: un fattore che evidenzia l’importanza di formare conducenti consapevoli, soprattutto tra i giovani e i neopatentati, che attraverso questi corsi acquisiscono competenze avanzate, una maggiore sensibilità al rischio e un atteggiamento più responsabile alla guida.

Numerosi anche i vantaggi per le aziende, in particolare per chi ha personale viaggiante alla guida di autoveicoli: i corsi permettono infatti di acquisire le competenze necessarie per guidare in modo sicuro e ridurre i rischi di incidenti stradali, che a loro volta permettono di contenere i costi ad essi associati. In particolare, i corsi di guida sicura consentono di godere di uno sconto sul premio di copertura INAIL dei dipendenti oltre a conformarsi alle normative locali e nazionali, evitando sanzioni o multe.


Il convegno

I lavori del Convegno sono stati aperti dal Professor Raffaele Oriani, Dean di Luiss Business School, a cui sono seguiti i contributi di Alfredo Scala, Direttore ACI Vallelunga, che ha presentato il funzionamento di questi corsi e sottolineato l’importanza di costruire una rete di Centri di Guida Sicura in Italia, e Roberto Landi, Direttore Auto di Sara Assicurazioni, che ha approfondito i vantaggi dell’investire in sicurezza stradale, il ruolo del Risk management nei sinistri e l’incidenza dei corsi di guida sicura sul sistema assicurativo.

La tavola rotonda successiva, moderata dal Professor Gaetano Casertano di Luiss Business School, ha coinvolto Karl Martin Studener, Amministratore Delegato di ÖAMTC Driving Technology Austria, che ha presentato la case history dell’Austria, Paese che da 20 anni ha introdotto l’obbligatorietà dei corsi di guida sicura, Luca Pascotto, Head of Road Safety di FIA, che ha raccontato la metodologia proprietaria per la misurazione del safety footprint, e Marcello Fiori, Direttore Generale INAIL, che ha spiegato come il modello OT23 INAIL – che premia con riduzioni delle tariffe le aziende che contribuiscono a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori – possa contribuire alla crescita della cultura della sicurezza stradale in azienda.

Il Convegno è stato anche l’occasione per annunciare l’avvio di uno studio – realizzato in collaborazione con la Fondazione Caracciolo ACI – finalizzato a rilevare la percezione dell’incidentalità stradale, la consapevolezza del rischio e l’impatto ESG dei corsi di guida sicura come strumenti di prevenzione e responsabilizzazione. Gli obiettivi e la rilevanza dell’indagine sono stati esposti da Francesco Scotto, Direttore Studi e Ricerche Fondazione Caracciolo ACI, e dal Prof. Casertano.

L’incidentalità in Italia e la case history austriaca
Ogni giorno in Italia, evidenziano i dati, si verificano 456 incidenti stradali, con 8,3 decessi e 615 feriti. Gli incidenti sono in particolare la prima causa di morte dei giovani tra i 20 e i 29 anni. Tra i comportamenti errati più frequenti si registrano la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata.

L’Austria in questo senso, come emerso nel corso del convegno, rappresenta una case history virtuosa frutto anche dell’impatto dei corsi di guida sicura obbligatori per i neopatentati introdotti nel 2003 (ad oggi sono stati erogati circa 800.000 corsi). Facendo
infatti un confronto tra la media degli incidenti automobilistici con decessi o infortuni rilevanti nel periodo 2000-2002 vs 2021-2023, i dati mostrano un calo del 37,2%, che raggiunge ben il 57,7% tra i giovani nella fascia 17-24 anni. In forte diminuzione anche il numero di decessi, scesi del 63,5% tra gli over 25 e addirittura dell’80,2% tra i 17-24enni nello stesso periodo.
“Da anni ACI Vallelunga è impegnata nella promozione della sicurezza stradale attraverso la formazione e la cultura della responsabilità alla guida. I corsi di guida sicura contribuiscono a salvare vite, ridurre i costi per le aziende e generare valore per la
collettività. Questo Convegno rappresenta un passo importante per consolidare il ruolo dell’educazione alla guida consapevole come leva strategica per il Paese”. commenta Alfredo Scala, Direttore Generale ACI Vallelunga.


“Promuovere una cultura della responsabilità su strada e alla guida è un fattore indispensabile per ridurre il fenomeno dell’incidentalità e generare un impatto sociale positivo – dichiara Roberto Landi, Direttore Auto di Sara Assicurazioni – Questo
Convegno, e la ricerca che verrà condotta, rappresentano un’ulteriore evoluzione del nostro impegno come Compagnia Assicuratrice Ufficiale dell’ACI e storicamente legata al mondo della mobilità. Un impegno che, insieme alle nostre proposte assicurative, si
traduce in numerose iniziative di sensibilizzazione capaci di unire un approccio teorico ad esperienze di guida per promuovere una mobilità sicura e consapevole a cominciare dai giovani”.
Foto da ufficio stampa ACI

Milano Serravalle: prima rete nazionale a idrogeno in Italia

Milano Serravalle: prima rete nazionale a idrogeno in Italia

La mobilità a idrogeno in Italia compie un passo decisivo. È stata infatti inaugurata a Carugate Est, lungo la Tangenziale Est di Milano, la prima stazione di rifornimento a idrogeno della Lombardia, un tassello fondamentale per la costruzione della prima rete nazionale dedicata al trasporto stradale a idrogeno. Un’iniziativa che porta la firma di Milano Serravalle – Milano Tangenziali e FNM, due realtà centrali nello sviluppo delle infrastrutture del Paese.

Il progetto non è un episodio isolato ma parte di un piano molto più ampio: la creazione di cinque stazioni di rifornimento tra Milano e Tortona, lungo gli assi più trafficati del Nord Italia, con un investimento complessivo di 55,4 milioni di euro, finanziato da fondi PNRR e dal programma europeo AFIF – CEF Transport. L’obiettivo è chiaro: favorire l’adozione dell’idrogeno come carburante alternativo e abbattere le emissioni nel trasporto privato e soprattutto nella logistica pesante.

 

La prima stazione a idrogeno della Lombardia

La nuova stazione di Carugate Est non è soltanto un’infrastruttura simbolica: è un impianto operativo capace di rifornire sia veicoli leggeri che mezzi pesanti, in un’area strategica per la logistica che collega l’asse Europa-Genova. L’intento è rendere praticabile l’uso dell’idrogeno non come tecnologia futuristica, ma come alternativa concreta ai carburanti tradizionali.

L’evento di presentazione ha visto la partecipazione di istituzioni nazionali e regionali, tra cui il Sottosegretario Alessandro Morelli, l’Assessore regionale Franco Lucente, oltre ai vertici di FNM e Milano Serravalle. Non sono mancati i protagonisti dell’automotive: BMW Italia, Daimler Buses Italia, Hyundai, Rampini e Toyota hanno esposto i propri modelli a idrogeno, a dimostrazione che la filiera è già pronta, in attesa che le infrastrutture diventino realtà.

 

Un progetto cofinanziato dall’Europa

Il piano complessivo prevede altre quattro stazioni oltre a quella già operativa: una seconda sempre a Carugate ma sul lato opposto della tangenziale, una a Rho sulla tangenziale ovest e due a Tortona, lungo l’autostrada A7 Milano–Genova. La tempistica stabilisce l’ultimazione dei lavori entro la seconda metà del 2025, con avvio dei rifornimenti commerciali nel 2026.

Il finanziamento arriva non solo dai fondi PNRR italiani, ma soprattutto dall’Unione Europea, che attraverso il programma CEF Transport – AFIF spinge gli Stati membri a costruire una rete di infrastrutture per i carburanti alternativi lungo i corridoi TEN-T. Non è quindi un’iniziativa isolata, ma un tassello del più vasto mosaico della neutralità climatica europea al 2050.

 

Idrogeno: l’Italia rincorre Germania e Francia

Il confronto con l’Europa, però, non lascia spazio a entusiasmi facili. Mentre in Germania sono già attive oltre 100 stazioni di rifornimento e circolano più di 2.000 veicoli a idrogeno, l’Italia parte da zero. In tutta Europa si contano oggi circa 6.000 veicoli alimentati a idrogeno, con Francia e Paesi Bassi in forte crescita.

Da noi, l’adozione procede con lentezza, nonostante gli annunci. Secondo le stime di H2IT, entro il 2050 sulle strade italiane dovrebbero circolare oltre 8,5 milioni di auto, 20.000 autobus e 50.000 camion a idrogeno. Proiezioni ambiziose, che rischiano di rimanere sulla carta se non si accelerano davvero gli investimenti nelle infrastrutture. Perché senza stazioni diffuse sul territorio, parlare di idrogeno rimane retorica.

 

Difendere gli automobilisti e non solo gli slogan

Questa inaugurazione rappresenta una buona notizia, ma è impossibile non rilevare le contraddizioni. L’Italia arriva in ritardo: mentre gli altri Paesi già sperimentano l’uso dell’idrogeno su larga scala, qui celebriamo l’apertura della “prima stazione” nel 2025. Ancora una volta i cittadini rischiano di pagare il prezzo delle lentezze burocratiche e della mancanza di visione politica.

Se si vuole davvero difendere chi guida e chi lavora nella logistica, servono più stazioni, più rapidamente e con incentivi concreti all’acquisto dei veicoli. Perché non basta inaugurare un impianto per dire di essere entrati nel futuro: gli automobilisti hanno bisogno di certezze, di poter viaggiare senza temere di rimanere senza rifornimento.

 

Foto da ufficio stampa Milano Serravalle – Milano Tangenziali e FNM

 

 

Salone del Camper 2025: Giugiaro Jr. e la Laika Kreos

Salone del Camper 2025: Giugiaro Jr. e la Laika Kreos

Sostenibilità, condivisione, esperienza, libertà, avventura, 5 esigenze a cui deve rispondere il camper moderno, adattato alle nuove esigenze di famiglie, coppie, single. Il boom della vacanza open air e le esigenze di viaggiatori sempre più sofisticati, hanno indotto produttori e designer a cimentarsi nella realizzazione di forme sempre più aerodinamiche, materiali sempre più leggeri e compatti, attrezzature funzionali, interni raffinati in stile nautico, esterni ricercati.

 

Lunedì 15 settembre, alle ore 13.30, al Salone del Camper di Parma si parlerà di “Il design che muove il futuro: da Giugiaro a Laika, viaggio tra funzionalità e bellezza” (Stand Laika – Padiglione 6, a seguire “finger food light lunch” per la stampa nella lounge dello Stand Laika).

Due veicoli presenti allo stand Laika daranno vita a questa idea: la GFG Bandini Dora, macchina completamente elettrica piena di leggerezza e raffinatezza, che rende omaggio all’epoca d’oro delle auto sportive italiane e il Laika Kreos, un camper che porta gli stessi valori di design nella vita quotidiana.

Scolpito, funzionale, emozionante e profondamente radicato nell’artigianato toscano. A parlare di questi due gioielli, in un talk dedicato al design automobilistico del futuro, saranno l’AD Laika Ute Hofmann e il designer Fabrizio Giugiaro, moderati da Andrea Farina, vicedirettore di Motor1.com.

 

Fabrizio Giugiaro è tra i designer che si stanno cimentando nella realizzazione del camper 4.0, che diventerà sempre più smart home modulabile, intelligente, domotica. Il futuro è il veicolo ricreazionale che diventa elemento abitativo su ruote, con tutti i comfort e le tecnologie, magari gestite con l’Intelligenza Artificiale.

Il marchio toscano Laika, che da sempre unisce estetica italiana e comfort, collabora con Fabrizio Giugiaro, Ceo della società di design GFG Style, per il restyling e il design di alcuni suoi modelli. Giugiaro, che ha firmato alcune delle automobili di maggior successo del XX secolo, ha unito nel progetto dei motorhome le competenze nel campo dell’interior design e dello stile automobilistico, con un focus sulla ricerca di materiali di pregio e degli spazi abitativi.

Laika e GFG Style, lo studio di design GFG Style, fondato da Giorgetto e Fabrizio Giugiaro nel 2015, hanno una missione comune: creare veicoli che siano più di semplici mezzi di trasporto, ma oggetti culturali, icone, punti di riferimento.

 

L’evoluzione dei veicoli ricreazionali è visibile al Salone del Camper, esposizione internazionale che avrà luogo dal 13 al 21 settembre 2025 nei padiglioni di Fiere di Parma. La manifestazione, giunta alla 16^ edizione, è aperta al pubblico ed è organizzata da Fiere di Parma in collaborazione con APC, Associazione Produttori Caravan e Camper.

 

foto da uff. stampa salone del Camper