di Francesco Fontana Giusti, Experience Teller
Il titolo di questo FRAday è un mio omaggio a uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio. Un film straordinariamente visionario per l’epoca, che ha saputo toccare e anticipare temi molto importanti e delicati, primo fra tutti il rapporto tra “tecnologia e uomo”. Un viaggio nel futuro immaginato, in cui il grande maestro del cinema chiede di lanciarci in questo percorso verso l’ignoto, lasciandoci l’arduo compito di scavare dentro le nostre insicurezze, paure ancestrali, resistenze mentali e dubbi per trovare dentro di noi le risposte.
Ho scelto questo film perché quando mi ha contattato il mio amico Mauro Gentile per chiedermi di moderare il dibattito della seconda giornata del Convegno di Villorba “Artificial Intelligence in Agorà (AIA)”, anch’io, come tantissime persone appassionate di tecnologia, stavo vivendo l’avvento dell’intelligenza artificiale con una certa curiosità, ma anche con un leggero senso di preoccupazione.
Diario di bordo del Festival AIA 2023
Siamo entrati nel 20AI: un’era di profonde e veloci trasformazioni tecnologiche che non hanno più a che fare con la fantascienza, eppure nonostante l’intelligenza artificiale sia entrata già abbondantemente nella nostra vita quotidiana attraverso strumenti che noi tutti utilizziamo (penso ad esempio a Siri o ad Alexa), in molte persone prevale ancora una forte resistenza e un atteggiamento apocalittico nei confronti dell’evoluzione tecnologica in atto. L’avvento dell’AI è davvero una catastrofe come si legge in moltissimi articoli pubblicati e condivisi in rete? L’umanità sarà veramente distrutta da un esercito di cloni e robot assistenti che prenderanno il sopravvento sul nostro tempo e sulle nostre vite?
L’obiettivo del Convegno Artificial Intelligence in Agorà, unico nel suo genere in Italia per la sua visione globale, è stato quello di informare, di rassicurare e, soprattutto, di fare chiarezza sui rischi, ma anche sulle importanti opportunità di questa nuova tecnologia. Con Luciano Franchin, docente di Filosofia e presidente di BiblioTrevis e gli ospiti presenti al convegno, abbiamo parlato dell’impatto dell’AI sui temi più attuali: Guerre, Medicina, Cybersecurity, Lavoro ed Etica.
Come l’AI sta cambiando gli scenari di guerra
Ho incontrato il tenente colonnello dell’Aeronautica militare Angelo Anglani la sera prima del convegno a cena, dove mi ha raccontato tante cose fuori onda che purtroppo non potrò citare in tale sede. Vi assicuro, però, che tutto quello che leggerete e ascolterete vi fornirà delle utili chiavi di lettura sul rapporto tra AI e i moderni conflitti. Durante l’incontro non abbiamo parlato di soldati robot o di guerre stellari, ma di strategie militari che verranno sempre più “rafforzate” dall’AI.
Se l’intelligenza artificiale è in grado di offrire un indubbio vantaggio strategico nei contesti di guerra con la possibilità di fornire un’immagine più precisa di ciò che sta accadendo in una situazione di combattimento, fornendo dati più accurati e limitando quelli definiti come “danni collaterali”, è anche vero che attraverso questa tecnologia le campagne di propaganda, disinformazione e manipolazione potranno diventare molto più pericolose e virali, trasformandosi in veri strumenti di cyber warfare volte a indebolire e a screditare l’avversario, usando dati e argomentazioni per spingere l’opinione pubblica a prendere una determinata posizione nei confronti del conflitto.
In questa nuova dimensione di guerra sempre più “immateriale”, “automatizzata” e “teleguidata”, sarà quindi fondamentale non solo gestire le nuove tecnologie in modo più consapevole, ma soprattutto lasciare all’intelligenza umana la responsabilità strategica e decisionale che nessuna “macchina” e tecnologia potrà mai eguagliare.
L’AI per migliorare la diagnosi e la cura dei pazienti
Il campo che beneficerà forse più di tutti dei vantaggi offerti dai sistemi di intelligenza artificiale è quello della medicina: strumenti radiologici che vedono oltre lo sguardo umano, l’accumulo dei big data per rendere le diagnosi sempre più precise e la prevenzione sempre più anticipata, ma anche l’abbattimento di liste d’attesa e di ricoveri spesso inutili. L’uso dell’AI in medicina servirà a migliorare il rapporto medico paziente che è la prima chiave della cura: l’analisi dei dati sarà fatto dall’AI, lasciando più tempo ai medici per visitare i propri pazienti e dare loro quello che le macchine non possono offrire: l’empatia. Come mi ha infatti spiegato Francesco Benazzi, direttore dell’USL 2 di Treviso, Il contributo umano è fondamentale […] l’AI porterà meno errori… e darà la possibilità al medico di avere più tempo libero per il dialogo, per parlare, per umanizzare il rapporto con il paziente.
Altro tema fondamentale riguarda la Ricerca: il fatto di disporre di tecnologie evolute che analizzano una quantità enorme di dati, permetterà alla ricerca di fare passi da giganti per diagnosticare precocemente le malattie, offrendo cure sempre più personalizzate e mirate. Vincenzo Papes, amministratore delegato del Gruppo Centro di medicina, ha sottolineato un aspetto a mio avviso molto interessante usando il termine “alla moda” per le tecnologie mediche arricchite di AI:
Oggi se non si compra un’apparecchiatura con l’AI tutti pensano che sia un apparecchio vecchio […]
Ultimo tema affrontato è quello dell’invecchiamento della popolazione, che ho approfondito con Giorgio Pavan, direttore generale dell’I.S.R.A.A, la più grande RSA del Veneto, che ha ipotizzato un possibile futuro con robot di compagnia per rispondere ai nuovi bisogni assistenziali. La presenza di un robot potrà, ad esempio, supportare l’anziano nelle attività quotidiane e nella gestione delle terapie, monitorare lo stato di salute, diminuire i deficit cognitivi, migliorando in qualche modo la qualità della vita del paziente.
Il ruolo dell’AI nella Cybersecurity
Il settore della cybersecurity è uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo sempre più decisivo. Per affrontare questo argomento ho intervistato Luca Sambucci di cui riporto una frase che considero emblematica, perché esprime il senso dell’intero discorso: “Attaccare è economico, difendersi lo è molto di meno”. Come mi ha infatti spiegato, difendersi dagli attacchi è molto più difficile che attaccare: “Nella sicurezza informatica, c’è questa asimmetria dove per l’attaccante è sufficiente aver successo una sola volta anche su 10,000 attacchi, mentre in difesa ci si deve difendere 10,000 volte”.
Sono tanti i nuovi sistemi per proteggerci e bloccare preventivamente gli attacchi, ma il vero punto critico del rischio AI sta nel fatto che se cade nelle mani sbagliate, rischiamo che si verifichino gli scenari catastrofici di cui tutti parlano. Un altro argomento molto dibattuto nell’ultimo periodo è quello che riguarda Chat GPT, di cui ho parlato sia con Luca Sambucci che con Michele Pelillo, docente di computer science all’Università Ca’Foscari. Entrambi hanno la stessa opinione al riguardo: anche se il sistema può sembrare intelligente, in realtà non lo è e non lo sarà mai. È facile trarlo in inganno e verificarne i limiti, ma c’è chi ci ha persino scritto libri o che lo utilizza per emails, messaggi post, senza curarsene, perché viviamo in una nuova società, definita da Michele come la “società della pigrizia”.
Un’altra trasformazione nel mondo del lavoro
Non è una novità: la tecnologia ha SEMPRE trasformato il mondo del lavoro – basti pensare ai Bancomat che hanno eliminato le persone alla cassa, ma sono stati creati anche nuovi lavori più qualitativi. Un’interessante indagine di Goldman Sachs rivela che l’Intelligenza Artificiale cancellerà circa 300 milioni di posti di lavoro, ma ne creerà dei nuovi accrescendo la produttività. Una vera rivoluzione. Le aziende dovranno quindi rivedere i loro modelli di business, perché l’A.I avrà un impatto forte su come verranno fatte le cose e modificherà completamente il rapporto azienda/cliente.
Come mi ha spiegato Lorenzo Ruggeri, expert partner di Bain & Company: “L’intelligenza artificiale generativa cambierà il dialogo tra azienda e cliente […] E migliorerà la qualità del servizio”. L’innovazione non si può fermare, fa parte del nostro processo evolutivo. Il punto è che dobbiamo cercare di cavalcarla e usarla per crescere, aprire la mente ed essere flessibili per non farci guidare da lei, ma guidarla noi: l’equazione vincente sarà sempre Uomo/Macchina. Molti nuovi lavori saranno infatti legati alla tecnologia ma, anche in questo caso, la dimensione umana rimarrà fondamentale. L’aspetto interessante su cui spesso non si focalizza abbastanza è che con il tempo “guadagnato” dal lavoro delle macchine, potremo tutti progredire e “reinventarci”, magari imparando qualcosa di nuovo, come mi suggeriva Luca Sambucci.
La cultura dell’innovazione dev’essere guidata sempre dall’educazione
Lo sviluppo tecnologico ha sempre portato con sé questioni etiche, fino a rimettere in questione la nostra libertà di scelta. Dobbiamo sempre salvaguardarla. Come infatti afferma Luciano Franchin, filosofo e ideatore del convegno: “La libertà è una condizione fondamentale per sostenere il peso del mondo”. L’educazione dei genitori, la scuola, la comunicazione istituzionale sono elementi fondamentali per guidare i giovani nelle scelte che faranno nella vita, creare in loro un senso di responsabilità. Ma soprattutto per aiutarli a comprendere ciò che è l’AI e ad usarla “responsabilmente”, rispettando il prossimo e se stessi.
Il filosofo termina la sua intervista sottolineando un aspetto etico estremamente importante: “L’AI è un grande accumulo di dati. Dove vanno a finire questi dati? Chi ne è in possesso? Sono le nostre vite che consegniamo ad altri, a qualcuno, ai grandi operatori AI. Facciamo una riflessione su questo. Qualcuno dovrà impedire che questi dati possano essere utilizzati senza che lo vogliamo“.
Questo weekend voglio presentarvi un’amica speciale
Lei si chiama Victoria, ma non è umana. È un robot di ultima generazione: un simulatore di parto che l’Ulss 2 ha acquistato per formare i suoi giovani medici. Ho avuto il piacere di conoscerla e di intervistarla per voi. Termino questo lungo FRAday immersivo con una piccola riflessione che si ricollega al titolo iniziale. Perché il viaggio nel futuro non è mai scontato né tanto meno prevedibile. Ma l’unica cosa che possiamo fare per non trasformarlo in un’odissea è utilizzare la nostra intelligenza umana per comprendere la nuova tecnologia e sfruttare le sue enormi potenzialità per generare progresso e migliorare la nostra vita. Voi cosa ne pensate? I miei canali social Facebook e Instagram sono aperti al dibattito”. 20AI. Salite a bordo, oggi è FRAday.