EICMA 2023 edizione da record: oltre 560mila presenze, il meglio delle due ruote

di Gaetano Scavuzzo (Motorionline)

L’edizione 2023 di EICMA, andata in scena a Milano dal 9 al 12 novembre, è stata un grande successo di pubblico, con oltre 560.000 visitatori e la presenza di più di 2.000 brand. Si tratta di numeri che hanno permesso a EICMA 2023 di chiudere con un bilancio da record, con un +19% di presenze rispetto al 2022, per quella che è stata l’edizione migliore di sempre nella storia di EICMA.

Il Salone delle moto è stata l’occasione per le Case costruttrici di presentare al pubblico le ultime novità. Quasi tutti presenti i big delle due ruote, a eccezione di Bmw e Harley-Davidson, per un EICMA 2023 che è stato estremamente ricco e variegato di novità che hanno interessato numerosi segmenti di mercato e un ampio target di motociclisti, scooteristi e amanti delle due ruote più in generale.

Volendo fare una cernita delle novità più interessanti presenti a EICMA, non si può non citare la Moto Guzzi Stelvio, la crossover italiana con motore da 115 cv che torna sulla scena dopo sei anni di assenza dai listini. C’è poi la KTM 990 Duke, la naked sportiva del marchio austriaco con telaio a traliccio, motore da 123 CV e peso di soli 179 kg per prestazioni in grado di soddisfare chi è alla ricerca di emozioni forti.

Tante le novità presentate da Honda, con in testa la CB Hornet 1000, un’inedita maxi-naked ad alte prestazioni con motore quattro cilindri da 150 cv e che rappresenta il nuovo top di gamma della famiglia Hornet della Casa giapponese. Rimanendo alle giapponesi c’è poi la Suzuki GSX-S1000 GX, una crossover che va ad aggiungersi alle sorelle naked e GT, spinta dal motore quattro cilindri da 152 cv. Altra interessante novità in arrivo dal Sol Levante è la Yamaha XSR 900 GP, una sportiva carenata mossa dal tre cilindri da 119 cv che si caratterizza per la particolare livrea heritage che richiama il passato nelle competizioni di Yamaha e i Grand Prix degli anni ’80.

Tornando alla produzione italiana, c’è poi la Ducati Hypermotard 698 Mono, la novità con la quale la Casa di Borgo Panigale debutta nel segmento delle supermotard monocilindriche stradali. Si tratta di una moto equipaggiata con motore Superquadro Mono da 77,5 cv, potenza che può salire fino a 84,5 cv optando per lo scarico racing. A chiudere questa breve selezione c’è la MV Agusta LXP Orioli, novità in serie limitata (500 unità) della Casa varesina che con questa moto reinterpreta il concetto di “Luxury All-Terrain” facendo affidamento al motore da 931 cc che eroga 124 cv di potenza e 102 Nm di coppia massima.

GIMS Qatar: da Doha il rilancio con le novità dell’auto tra le dune

Grande successo della manifestazione con oltre 180.000 visitatori in dieci giorni

di Gaetano Scavuzzo (Motorionline.it)

 

Il Geneva International Motor Show (GIMS) che per la prima volta si è svolto in Qatar si è chiuso con un grande successo di pubblico. L’evento che ha portato il marchio del Salone di Ginevra a insolite latitudini, animando per una decina di giorni (dal 5 al 14 ottobre) il Doha Exhibition and Convention Center (DECC), ha saputo attirare un gran numero di appassionati: sono state oltre 180.000 le presenze registrate nell’arco dell’intera durata della manifestazione.

Mentre negli ultimi anni i Saloni dell’auto hanno visto un po’ scemare l’interesse da parte delle Case, il GIMS che ha traslocato a Doha, in un appuntamento che punta a riproporsi con cadenza biennale e ad complementare alla kermesse di Ginevra, sembra aver riacceso qualche speranza di rilancio per questo tipo di manifestazioni “live” che fino a qualche anno fa erano lo scenario preferito dai costruttori per presentare al pubblico le anteprime e le ultime novità di prodotto.

Cercando di ricreare l’atmosfera dello storico Salone di Ginevra, il GIMS Qatar ha portato a Doha diversi nomi di primo piano dell’automotive mondiale. Da Volkswagen a Porsche, passando per Audi e Lamborghini, con quest’ultima che ha nel mercato medio-orientale un importante canale di vendita e che ha presenziato l’evento con la Revuelto, nuova ibrida plug-in da 1.015 cv, e la Lanzador, il concept che anticipa la prima elettrica del Toro attesa per il 2028. Mentre McLaren ha mostrato la 750S, Artura ed Elva, Land Rover ha portato al debutto il nuovo sub-brand Defender. Presenti anche Nissan, Infiniti, Toyota, con una Land Cruiser in versione GR, e Kia che ha accolto il pubblico tra la Telluride e i nuovi SUV elettrici EV6 ed EV9.

L’ottimo riscontro di pubblico ha suggerito che la formula del GIMS Qatar ha funzionato, per la gioia dei 30 espositori (che a Doha hanno svelato 12 anteprime mondiali e 29 novità regionali), e degli organizzatori. Un successo sottolineato così da Saad Bin Ali Al Kharji, vice presidente di Qatar Tourism, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver guidato gli sforzi per portare in Qatar una delle esposizioni più prestigiose dell’industria automobilistica e di aver dimostrato la capacità del Qatar di ospitare eventi su larga scala”.

Medesima soddisfazione che si evince anche dalla parole di Sandro Mesquita, Ceo del Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra, che ha commentato così questa prima e storica “trasferta” in Qatar della manifestazione: “Il nostro Salone di Ginevra ha permesso per molti anni al “meglio” dell’industria automobilistica di connettersi, condividere idee e ispirare il futuro del settore. È stato anche il luogo in cui si è potuto ammirare quella che chiamiamo “l’eccellenza automobilistica”. Che si tratti di un marchio di lusso che mostra la sua ultima hypercar, di una start-up che fa il suo ingresso sul mercato o di una grande Casa automobilistica globale che svela la sua strategia di elettrificazione, se avviene a Ginevra si assicura una grande risonanza a livello mondiale. Questo è quello che rappresenta l’essenza del Salone di Ginevra. Ma questo è anche il significato di GIMS. Ovunque e in qualsiasi momento si svolga un evento “marchiato” GIMS, si caratterizza per la medesima qualità. Questa prima edizione di GIMS Qatar ne è una chiara testimonianza”.

Che fatica dare i numeri

di Giuseppe Guzzardi, direttore di “Vie e Trasporti

 

Il nostro Paese è senza dubbio in ritardo con la digitalizzazione e smaterializzazione della macchina burocratica. Ma questo basta a giustificare le enormi lacune nella conoscenza delle nozioni numeriche (persone, mezzi, risorse, società…) che sono la base dell’analisi e della programmazione economica?

Più volte si è argomentato sull’inadeguatezza dei dati dell’Albo Nazionale dell’Autotrasporto, forse anche infierendo su una logica arcaica di censimento associativo. Oggi le cose sono certamente cambiate, anche se non ne abbiamo diretta contezza, e l’Albo conferma di aver eseguito importanti repulisti. Non abbiamo motivo di dubitarne, ma il sospetto che non si sia colta questa occasione per capirne un po’ di più delle aziende iscritte è forte.

Vero è che non si tratta di un caso isolato. Ricordiamo ancora lo sforzo della Motorizzazione, coronato da successo, per digitalizzare le patenti. Ancora molti settori del trasporto in termini di licenze, collaudi, autorizzazioni sono in pieno medioevo. Sapere quanti veicoli fanno questo o quello, quante aziende hanno più di tot veicoli, o ancora da quanto tempo un’autorizzazione è attiva è compito improbo, probabilmente per la difficoltà atavica della periferia di viaggiare tutti alla stessa velocità (ricordate i tempi di trasmissione delle immatricolazioni auto? Messina aveva ritardi fino a 10 mesi, un record) e addirittura di usare un linguaggio e un sistema di descrizione univoco.

Purtroppo non è soltanto il ministero dei Trasporti a essere in perenne difficoltà. Impossibile, ad esempio, uniformare il sistema di analisi e trascrizione degli incidenti stradali da parte di Polstrada, Carabinieri, Polizia locale. Impossibile quindi avere una descrizione uniforme delle cause e delle circostanze.

Allarghiamo la prospettiva: non è un fenomeno limitato al trasporto tout-court. Interi ambiti dell’economia languano privi di dati affidabili. L’Istat, nonostante un impegno puntuale e scientifico, è certamente fallace. Impossibile trovare dati certi, ad esempio, riguardo la produzione o distribuzione di prodotti, se non in alcune specificità̀. Questo perché́ il Paese, nonostante la digitalizzazione della cosa pubblica, è ben lontano dall’essere normalizzato. Persino la sanità fa fatica a produrre dati uniformi, attendibili, affidabili e non preistorici.

L’Italia avrebbe bisogno, insomma, di un libro bianco al giorno, un lavoro serio, puntuale, e non basato su probabilità̀ statistiche. Come si può pensare di mettere insieme progetti efficaci, PNRR incluso, se non sappiamo neanche di cosa parliamo, quanto è grande e come è fatto un universo?

Non è un problema di costi. Bisogna essere in grado di impostare, settore per settore, un lavoro preciso e codificato di analisi e registrazione del dato. Altrimenti, continueremo a navigare a vista..

Taxi gratis 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚: proprio 𝐬icuri che 𝐬𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞?

di Claudio Cangialosi, CEO di SicurAUTO.it

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato, nei giorni scorsi, un progetto sperimentale in collaborazione con associazioni di locali notturni per offrire taxi gratuiti alle persone che escono dalle #discoteche e superano il limite di alcol nel sangue per mettersi alla guida.

In pratica, coloro che superano il test dell’alcol verranno riportati a casa in taxi o navette pagate dal MIT. Il progetto coinvolge sei discoteche italiane e si svolgerà da agosto a metà settembre 2023. Nonostante l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale, ci sono 𝐝𝐮𝐛𝐛𝐢 𝐞 𝐜𝐫𝐢𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚.

Ci preoccupa che l’offerta di taxi gratuiti possa incentivare l’eccessivo consumo di alcol, poiché le persone potrebbero sentirsi autorizzate a bere oltre i limiti in quanto hanno un modo “gratuito” per tornare a casa. Inoltre, sorgono domande sulla fattibilità pratica dell’iniziativa. Trovare abbastanza taxi o navette disponibili all’uscita delle discoteche, soprattutto negli orari notturni, potrebbe essere un problema.

E ancora, come verranno effettuati i controlli dell’alcol test? Saranno le forze dell’ordine a eseguirli e chi pagherà per tali controlli? Alcuni storcono il naso anche sull‘utilizzo di fondi pubblici per coprire i costi dei taxi per coloro che bevono eccessivamente in discoteca. 𝐍𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚𝐥𝐞, 𝐩𝐢𝐮𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐧 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐛𝐛𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚?

Fiat 600e, la rinascita elettrica di un’icona per andare alla conquista del segmento B

Disponibile al lancio nelle versioni speciali (RED) e La Prima

 

 

Di Gaetano Scavuzzo, Motorionline

 

 

La nuova Fiat 600, aggiungendo a “e” nel nome, rispolvera la denominazione di un modello tanto caro alla Casa torinese e lo fa innovando e proiettandosi nel futuro, che significa alimentazione elettrica.

 

La Fiat 600e, che non a caso debutta presentandosi nella versione a batteria in attesa dell’allargamento della gamma con il successivo arrivo della variante con propulsione ibrida, segna il gran ritorno di Fiat nel segmento B.

 

Rispetto alla 600 di qualche tempo fa, la nuova Fiat 600e, oltre alla motorizzazione completamente elettrica, ha forme molto più generose, trattandosi di un B-SUV che, almeno per il momento, andrà ad affiancare la 500X, senza prenderne il posto.

 

A dimensioni e proporzioni da crossover compatto, che nascono sulla base del progetto che ha portato alla nascita della Jeep Avenger, la Fiat 600e affianca un design moderno e raffinato che s’allinea con i più recenti modelli del marchio torinese, a partire dalla nuova Fiat 500.

 

Per ritagliarsi un ruolo di primo piano nel segmento B, la Fiat 600e punta su alcuni tratti distintivi tra i quali la spaziosità, l’elevata autonomia e il carattere brioso ed elegante in puro stile “Dolce Vita”. Con una lunghezza di 4,17 metri, la nuova 600e si caratterizza esteticamente per le linee sinuose e curvilinee che danno forma a una carrozzeria muscolosa e ad un profilo slanciato al quale contribuiscono gli sbalzi corti.

 

Dotata di cerchi da 18 pollici e di una gamma colori per gli esterni che privilegia le tinte accese e audaci, la Fiat 600e racconta la sua identità di marchio già dal frontale dove troviamo il logo “600” in sostituzione del classico emblema Fiat.

 

Gli interni puntano a esaltare comfort e pragmatismo, con un impostazione dell’abitacolo che riprede quello di 500e e Jeep Avenger. A bordo della Fiat 600e troviamo l’infotainment Uconnect con schermo centrale touch da 10,25 pollici e il quadro strumenti digitale con display da 7 pollici. Ai numerosi vani portaoggetti presenti nell’abitacolo, per un capienza complessiva di 15 litri, si affianca un capiente bagagliaio che offre una capacità di carico minima di 360 litri.

Equipaggiata con moderni sistemi Adas di Livello 2 e con tre modalità di guida impostabili dal selettore (Eco, Normal e Sport), la Fiat 600e debutta sul mercato con la motorizzazione elettrica composta dall’unità con potenza pari a 156 cv e supportata da una batteria da 54 kWh. Per la 600e Fiat dichiara un’autonomia di oltre 400 km nel ciclo WLTP, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 9 secondi.

 

La vettura è ricaricabile con il caricatore di bordo da 11 kW (servono poco meno di 6 ore per una ricarica completa) o con le colonnine rapide (fino a 100 kW) che consentono in 30 minuti di recuperare l’80% d’energia.

 

Il lancio sul mercato della Fiat 600e avviene con due edizioni speciali: la 600e (RED), versione che rinnova la partnership con l’organizzazione no profit da cui prende il nome e che si caratterizza per il colore rosso dominante sugli esterni, e la 600e La Prima, versione full optional disponibile solo nelle speciali tinte carrozzeria Sun of Italy, Sea of Italy, Earth of Italy e Sky of Italy.

 

Già ordinabile, le prime consegne della Fiat 600e sono fissate per fine settembre. I prezzi? Il listino parte da 39.590 euro per la 600e (RED) e da 40.950 euro per la @600e La Prima.

 

Veicoli commerciali e industriali: listino selvaggio

di Giuseppe Guzzardi, direttore di “Vie & Trasporti”

Le scuse, pardon le motivazioni, ormai le conosciamo a memoria. La realtà è che gli aumenti nei prezzi dei veicoli nuovi, della componentistica e dei trainati sono un pugno allo stomaco per le aziende. E poi ci sono i tassi…

 

30 per cento. Questa è la percentuale che realisticamente indica l’aumento medio dei prezzi dei veicoli commerciali e industriali. Poi, vuoi per l’assenza di mezzi nei piazzali, vuoi per la ripresa economica che chiede trasporto, vuoi per il calmierare del prezzo del gasolio, e per la difficoltà di concordare tempi relativamente brevi di consegna, ecco poi che gli sconti si assottigliano. Alla fine, l’effetto sovraprezzo è quindi ben più alto del trenta per cento.

 

I costruttori, d’altra parte, non vanno tanto per il sottile, applicando la maggiorazione anche a veicoli il cui prezzo è già stato pattuito. Da qui l’irritazione dei clienti, che però devono rassegnarsi davanti a un muro coeso, perché un po’ tutti i marchi si comportano allo stesso modo. Il concessionario si trova spesso in una situazione imbarazzante: da un lato il cliente …zzato, dall’altro la Casa che, come nulla fosse, chiede nuovi ordini per tenere in tensione l’attività delle fabbriche.

 

Non crediamo che questi aumenti siano pienamente giustificati. Temiamo invece che sull’altare della redditività si stia mortificando l’equilibrio sul quale finora si era basato un rapporto fiduciario autotrasportatore-dealer, rapporto che spesso vedeva coinvolta, specie negli acquisti multipli, anche la Casa. Temiamo anche che questi pesanti investimenti “a perdere” sull’elettrico alla fine gravino sul costo del termico. Gli elettrici servono a pochi, sono un obbligo mal digerito, anche in virtù del bilancio di sostenibilità. Crediamo sia abbastanza chiaro quale sia la congruenza dell’elettrico, in una realtà che racconta che questi veicoli, escluso i commerciali, la distribuzione corto raggio e i collegamenti punto a punto, siano del tutto inutili, non convenienti da tutti i punti di vista, compreso quello della sostenibilità. Il dubbio che il termico debba “pagare” questi investimenti è forte.

 

Quindi aumenti, aumenti, aumenti. E come se non bastasse, ecco che il costo del denaro, per diversi anni sopito al rango di marginalità, si ripropone come centrale. Non solo il costo, ma anche la “capienza” diventa un problema, e Basilea 3 si ripropone come un temibile ostacolo, specialmente nelle aree più povere del Paese, come il meridione. E poi ci si chiede come mai il parco sia così vetusto, proprio al Sud: i costruttori vorrebbero che i clienti comprassero veicoli nuovi, anche se costano di più ed è più difficile pagarli.

 

Non so. A me sembra che, come dicono a Roma, “ci marciano”. Tanto.

20AI: un nuovo viaggio AI confini dell’immaginazione

di Francesco Fontana Giusti, Experience Teller

Il titolo di questo FRAday è un mio omaggio a uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio. Un film straordinariamente visionario per l’epoca, che ha saputo toccare e anticipare temi molto importanti e delicati, primo fra tutti il rapporto tra “tecnologia e uomo”. Un viaggio nel futuro immaginato, in cui il grande maestro del cinema chiede di lanciarci in questo percorso verso l’ignoto, lasciandoci l’arduo compito di scavare dentro le nostre insicurezze, paure ancestrali, resistenze mentali e dubbi per trovare dentro di noi le risposte.

 

Ho scelto questo film perché quando mi ha contattato il mio amico Mauro Gentile per chiedermi di moderare il dibattito della seconda giornata del Convegno di VillorbaArtificial Intelligence in Agorà (AIA)”, anch’io, come tantissime persone appassionate di tecnologia, stavo vivendo l’avvento dell’intelligenza artificiale con una certa curiosità, ma anche con un leggero senso di preoccupazione.

 

Diario di bordo del Festival AIA 2023

Siamo entrati nel 20AI: un’era di profonde e veloci trasformazioni tecnologiche che non hanno più a che fare con la fantascienza, eppure nonostante l’intelligenza artificiale sia entrata già abbondantemente nella nostra vita quotidiana attraverso strumenti che noi tutti utilizziamo (penso ad esempio a Siri o ad Alexa), in molte persone prevale ancora una forte resistenza e un atteggiamento apocalittico nei confronti dell’evoluzione tecnologica in atto. L’avvento dell’AI è davvero una catastrofe come si legge in moltissimi articoli pubblicati e condivisi in rete? L’umanità sarà veramente distrutta da un esercito di cloni e robot assistenti che prenderanno il sopravvento sul nostro tempo e sulle nostre vite?

 

L’obiettivo del Convegno Artificial Intelligence in Agorà, unico nel suo genere in Italia per la sua visione globale, è stato quello di informare, di rassicurare e, soprattutto, di fare chiarezza sui rischi, ma anche sulle importanti opportunità di questa nuova tecnologia. Con Luciano Franchin, docente di Filosofia e presidente di BiblioTrevis e gli ospiti presenti al convegno, abbiamo parlato dell’impatto dell’AI sui temi più attuali: Guerre, Medicina, Cybersecurity, Lavoro ed Etica.

 

Come l’AI sta cambiando gli scenari di guerra

Ho incontrato il tenente colonnello dell’Aeronautica militare Angelo Anglani la sera prima del convegno a cena, dove mi ha raccontato tante cose fuori onda che purtroppo non potrò citare in tale sede. Vi assicuro, però, che tutto quello che leggerete e ascolterete vi fornirà delle utili chiavi di lettura sul rapporto tra AI e i moderni conflitti. Durante l’incontro non abbiamo parlato di soldati robot o di guerre stellari, ma di strategie militari che verranno sempre più “rafforzate” dall’AI. 

Se l’intelligenza artificiale è in grado di offrire un indubbio vantaggio strategico nei contesti di guerra con la possibilità di fornire un’immagine più precisa di ciò che sta accadendo in una situazione di combattimento, fornendo dati più accurati e limitando quelli definiti come “danni collaterali”, è anche vero che attraverso questa tecnologia le campagne di propaganda, disinformazione e manipolazione potranno diventare molto più pericolose e virali, trasformandosi in veri strumenti di cyber warfare volte a indebolire e a screditare l’avversario, usando dati e argomentazioni per spingere l’opinione pubblica a prendere una determinata posizione nei confronti del conflitto.

 

In questa nuova dimensione di guerra sempre più “immateriale”, “automatizzata” e “teleguidata”, sarà quindi fondamentale non solo gestire le nuove tecnologie in modo più consapevole, ma soprattutto lasciare all’intelligenza umana la responsabilità strategica e decisionale che nessuna “macchina” e tecnologia potrà mai eguagliare.

 

L’AI per migliorare la diagnosi e la cura dei pazienti

Il campo che beneficerà forse più di tutti dei vantaggi offerti dai sistemi di intelligenza artificiale è quello della medicina: strumenti radiologici che vedono oltre lo sguardo umano, l’accumulo dei big data per rendere le diagnosi sempre più precise e la prevenzione sempre più anticipata, ma anche l’abbattimento di liste d’attesa e di ricoveri spesso inutili. L’uso dell’AI in medicina servirà a migliorare il rapporto medico paziente che è la prima chiave della cura: l’analisi dei dati sarà fatto dall’AI, lasciando più tempo ai medici per visitare i propri pazienti e dare loro quello che le macchine non possono offrire: l’empatia. Come mi ha infatti spiegato Francesco Benazzi, direttore dell’USL 2 di Treviso, Il contributo umano è fondamentale […] l’AI porterà meno errori… e darà la possibilità al medico di avere più tempo libero per il dialogo, per parlare, per umanizzare il rapporto con il paziente.

 

Altro tema fondamentale riguarda la Ricerca: il fatto di disporre di tecnologie evolute che analizzano una quantità enorme di dati, permetterà alla ricerca di fare passi da giganti per diagnosticare precocemente le malattie, offrendo cure sempre più personalizzate e mirate. Vincenzo Papes, amministratore delegato del Gruppo Centro di medicina, ha sottolineato un aspetto a mio avviso molto interessante usando il termine “alla moda” per le tecnologie mediche arricchite di AI:

Oggi se non si compra un’apparecchiatura con l’AI tutti pensano che sia un apparecchio vecchio […] 

 

Ultimo tema affrontato è quello dell’invecchiamento della popolazione, che ho approfondito con Giorgio Pavan, direttore generale dell’I.S.R.A.A, la più grande RSA del Veneto, che ha ipotizzato un possibile futuro con robot di compagnia per rispondere ai nuovi bisogni assistenziali. La presenza di un robot potrà, ad esempio, supportare l’anziano nelle attività quotidiane e nella gestione delle terapie, monitorare lo stato di salute, diminuire i deficit cognitivi, migliorando in qualche modo la qualità della vita del paziente.

 

Il ruolo dell’AI nella Cybersecurity

Il settore della cybersecurity è uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo sempre più decisivo. Per affrontare questo argomento ho intervistato Luca Sambucci di cui riporto una frase che considero emblematica, perché esprime il senso dell’intero discorso: “Attaccare è economico, difendersi lo è molto di meno”. Come mi ha infatti spiegato, difendersi dagli attacchi è molto più difficile che attaccare: “Nella sicurezza informatica, c’è questa asimmetria dove per l’attaccante è sufficiente aver successo una sola volta anche su 10,000 attacchi, mentre in difesa ci si deve difendere 10,000 volte”.

 

Sono tanti i nuovi sistemi per proteggerci e bloccare preventivamente gli attacchi, ma il vero punto critico del rischio AI sta nel fatto che se cade nelle mani sbagliate, rischiamo che si verifichino gli scenari catastrofici di cui tutti parlano. Un altro argomento molto dibattuto nell’ultimo periodo è quello che riguarda Chat GPT, di cui ho parlato sia con Luca Sambucci che con Michele Pelillo, docente di computer science all’Università Ca’Foscari. Entrambi hanno la stessa opinione al riguardo: anche se il sistema può sembrare intelligente, in realtà non lo è e non lo sarà mai. È facile trarlo in inganno e verificarne i limiti, ma c’è chi ci ha persino scritto libri o che lo utilizza per emails, messaggi post, senza curarsene, perché viviamo in una nuova società, definita da Michele come la “società della pigrizia”. 

 

Un’altra trasformazione nel mondo del lavoro

Non è una novità: la tecnologia ha SEMPRE trasformato il mondo del lavoro – basti pensare ai Bancomat che hanno eliminato le persone alla cassa, ma sono stati creati anche nuovi lavori più qualitativi. Un’interessante indagine di Goldman Sachs rivela che l’Intelligenza Artificiale cancellerà circa 300 milioni di posti di lavoro, ma ne creerà dei nuovi accrescendo la produttività. Una vera rivoluzione. Le aziende dovranno quindi rivedere i loro modelli di business, perché l’A.I avrà un impatto forte su come verranno fatte le cose e modificherà completamente il rapporto azienda/cliente.

 

Come mi ha spiegato Lorenzo Ruggeri, expert partner di Bain & Company: “L’intelligenza artificiale generativa cambierà il dialogo tra azienda e cliente […] E migliorerà la qualità del servizio”. L’innovazione non si può fermare, fa parte del nostro processo evolutivo. Il punto è che dobbiamo cercare di cavalcarla e usarla per crescere, aprire la mente ed essere flessibili per non farci guidare da lei, ma guidarla noi: l’equazione vincente sarà sempre Uomo/Macchina.  Molti nuovi lavori saranno infatti legati alla tecnologia ma, anche in questo caso, la dimensione umana rimarrà fondamentale. L’aspetto interessante su cui spesso non si focalizza abbastanza è che con il tempo “guadagnato” dal lavoro delle macchine, potremo tutti progredire e “reinventarci”, magari imparando qualcosa di nuovo, come mi suggeriva Luca Sambucci.

 

La cultura dell’innovazione dev’essere guidata sempre dall’educazione

Lo sviluppo tecnologico ha sempre portato con sé questioni etiche, fino a rimettere in questione la nostra libertà di scelta. Dobbiamo sempre salvaguardarla. Come infatti afferma Luciano Franchin, filosofo e ideatore del convegno: “La libertà è una condizione fondamentale per sostenere il peso del mondo”. L’educazione dei genitori, la scuola, la comunicazione istituzionale sono elementi fondamentali per guidare i giovani nelle scelte che faranno nella vita, creare in loro un senso di responsabilità. Ma soprattutto per aiutarli a comprendere ciò che è l’AI e ad usarla “responsabilmente”, rispettando il prossimo e se stessi.

 

Il filosofo termina la sua intervista sottolineando un aspetto etico estremamente importante: “L’AI è un grande accumulo di dati. Dove vanno a finire questi dati? Chi ne è in possesso? Sono le nostre vite che consegniamo ad altri, a qualcuno, ai grandi operatori AI. Facciamo una riflessione su questo. Qualcuno dovrà impedire che questi dati possano essere utilizzati senza che lo vogliamo“.

 

Questo weekend voglio presentarvi un’amica speciale

Lei si chiama Victoria, ma non è umana. È un robot di ultima generazione: un simulatore di parto che l’Ulss 2 ha acquistato per formare i suoi giovani medici. Ho avuto il piacere di conoscerla e di intervistarla per voi. Termino questo lungo FRAday immersivo con una piccola riflessione che si ricollega al titolo iniziale. Perché il viaggio nel futuro non è mai scontato né tanto meno prevedibile. Ma l’unica cosa che possiamo fare per non trasformarlo in un’odissea è utilizzare la nostra intelligenza umana per comprendere la nuova tecnologia e sfruttare le sue enormi potenzialità per generare progresso e migliorare la nostra vita. Voi cosa ne pensate? I miei canali social Facebook e Instagram sono aperti al dibattito”.  20AI. Salite a bordo, oggi è FRAday. 

I “mostri” del web: quanto vale una vita per un “Bordeline”?

di Influencer con la testa sulle spalle

Un episodio drammatico, bruttissimo, che ha colpito tutti. Il mondo dei genitori, dei figli, dei giornalisti, dei papà, delle mamme e dei creatori digitali. Già, perché quanto accaduto a Casal Palocco, a Roma, quando una Lamborghini Urus, il SuperSuv di Lamborghini, ha urtato una smart sulla quale viaggiavano una mamma e i suoi due bambini, deve far riflettere. Uno dei due piccoli, Manuel, 5 anni, è morto sul colpo.

Quello che fa ribrezzo è la dinamica dell’incidente: perché alla guida della potente Lamborghini c’era uno YouTuber, uno di quei ragazzi che fanno soldi pubblicando video su YouTube. Loro si chiamano i “The borderline”, ragazzi che ora avranno sulla coscienza per tutta la vita la morte di un bambino. Per che cosa? Per un video e acchiappare qualche visualizzazione in più su YouTube. Avranno tempo per riflettere su quanto hanno fatto, ma soprattutto quanto accaduto deve farci riflettere: sono questi i creatori digitali che vogliamo? Sono queste le persone che popolano i vari social network?

La risposta è no, non sono questi. Ringraziando Dio, i “pazzi” (non fatemi usare parole diverse…) sono davvero pochi; un nugolo di malviventi digitali (a me piace questo neologismo) che non hanno capito l’aspetto più importante di popolare la Rete: bisogna divenire dei punti di riferimento, bisogna dare il buon esempio. Sempre e comunque. E, dunque, niente video con il telefono in mano, mani alle 10.10, cintura sempre allacciata (anche dietro…), rispettare la segnaletica e così via. Se proprio vuoi correre, vai a farlo all’autodromo: lì dove potrai anche schiantarti, se vuoi. Quanto vale una vita? Quella del piccolo Manuel tantissimo, quella dei “The Bordeline”… beh, decidete voi.

Fiat Topolino, il ritorno di un’icona nei panni da microcar elettrica

di Gaetano Scavuzzo

La Fiat Topolino è tornata, anche se con una formula completamente diversa rispetto alla sua iconica antenata dalla quale riprende il nome. Del resto i tempi sono notevolmente cambiati da quando sulle strade italiane girava la prima Fiat 500, soprannominata appunto Topolino, prodotta dalla Casa torinese dal 1936 al 1955.

Con lo stesso spirito innovatore e sbarazzino di quasi un secolo fa, la nuova Fiat Topolino punta a rafforzare la strategia del brand di Stellantis nel mondo della mobilità elettrica urbana. In vista della presentazione ufficiale, attesa a breve, e durante la quale saranno svelate le caratteristiche tecniche, sono bastate le prime immagini della nuova Fiat Topolino per accendere la curiosità e far salire l’attesa del pubblico.

Chi si aspettava una city-car nel senso più classico e tradizionale del termine probabilmente è rimasto deluso nell’apprendere che la nuova Fiat Topolino è una microcar, un quadriciclo leggero a due posti che può essere guidato a partire dai 14 anni. Quest’ultimo aspetto è uno dei più significativi, chiarendo in modo netto il target al quale intende principalmente rivolgersi Fiat con questo modello: la platea dei giovani e dei giovanissimi.

La nuova Fiat Topolino è strettamente imparentata con la Citroen Ami, come è facilmente intuibile guardandone l’aspetto complessivo. In attesa di scoprire i suoi dettagli tecnici, è probabile che la moderna Fiat Topolino abbia le stesse dimensioni della cugina francese, che misura 241 cm in lunghezza, 139 cm in larghezza e 153 cm in altezza. Così come è ipotizzabile che anche la dotazione meccanica della Topolino sia la stessa della Citroen Ami che monta un motore elettrico da 8 cv alimentato da una batteria da 5,5 kWh capace di assicurare un’autonomia in città di circa 70 chilometri.

Al di là della condivisione di diversi elementi con la Citroen Ami, la nuova Fiat Topolino ha uno stile tutto suo a partire dalla configurazione tipo spiaggina, vale a dire con carrozzeria aperta lateralmente, priva di portiere, e con tetto in tela (che potrebbero essere offerti in optional). Ulteriore elemento distintivo della nuova Fiat Topolino, svelata con esterni in tinta verde pastello, è il design dal gusto retrò espresso attraverso una serie di richiami alla Dolce Vita degli anni ’60, come i cerchi in lega “pieni”, la plancia rivestita con tessuto dalla trama a righe e le corde che delimitano l’accesso in auto.