Patrimonio d’Italia: le auto storiche sì, le auto vecchie no

di Angelo Sticchi Damiani, presidente di ACI

 

Stabilire, una volta per tutte, l’abissale differenza che c’è tra veicoli storici e veicoli vecchi è fondamentale. Solo così eviteremo che migliaia di auto o veicoli commerciali insicuri e fortemente inquinanti continuino ad affollare i centri storici delle nostre città, con effetti disastrosi sia dal punto di vista della sicurezza che dell’ambiente. È assurdo e incomprensibile sostenere, ad esempio, che furgoni come Scudo e Ducato o vecchi fuoristrada, che non presentano alcun interesse storico né collezionistico, possano ottenere certificazioni di rilevanza storica e aggirare, così, i divieti di accesso alle ZTL.

 

Secondo la “Lista di Salvaguardia”, realizzata e costantemente aggiornata da ACI Storico, sono oltre 2.400 su 5.600 – più del 43% – le auto di nessun pregio che, senza averne alcun diritto, si fregiano del titolo di veicoli di rilevanza storica. Tutte auto che incidono pesantemente in senso negativo su mobilità, sicurezza stradale e qualità dell’aria nella Capitale.

 

È palesemente falso, inoltre, sostenere che la “Lista di Salvaguardia”, l’unico strumento serio che distingue in modo oggettivo le auto storiche da quelle vecchie, privilegi le Ferrari. Chi lo dice non l’ha letta con attenzione, dal momento che i modelli Ferrari sono soltanto 19 su 1.107 e che rappresentano l’1,7% del totale dei modelli presenti nella Lista.

 

Se vogliamo davvero risolvere il problema una volta per tutte dobbiamo smettere di prenderci in giro e cominciare a ragionare e a comportarci da persone serie, accantonando interessi economici e mettendo al primo posto il bene della collettività, della sicurezza, della qualità di mobilità e ambiente e della cultura, senza aggrapparsi ad anacronistici ed antistorici monopoli.

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