Gas naturale, biocarburanti e biometano: apporto importante al risparmio delle emissioni

Gas naturale, biocarburanti e biometano

di Luca Sra, delegato ANFIA per il trasporto merci

Si esprime soddisfazione per l’apertura a partire da inizio marzo della nuova finestra di prenotazione del Fondo Investimenti; tuttavia, si ribadisce come tale  strumento, pur nella sua importanza, non risulti sufficiente a stimolare un rinnovo  strutturale del parco circolante dell’autotrasporto, sia per la sua natura discontinua sia per la prevista disponibilità limitata di risorse.

Si richiama pertanto la proposta elaborata di concerto con tutte le associazioni della filiera automotive e dell’autotrasporto per l’istituzione di un fondo pluriennale di sostegno al rinnovo del parco circolante dell’autotrasporto. Tale misura dovrà  permettere la valorizzazione di tutte le tecnologie veicolari disponibili sul mercato, riconoscendo in particolare il contributo in termini di risparmio emissivo che possono  apportare motorizzazioni come quella a gas naturale (compresso o liquefatto) o Diesel di  ultima generazione – grazie anche alla loro piena compatibilità con i rispettivi biocarburanti, biometano e HVO.  

Parallelamente a ciò, si auspica che all’interno del fondo venga riconosciuta anche la  possibilità di accedere a tali benefici anche tramite sottoscrizione di contratti di noleggio  a lungo termine – come avverrà per i veicoli commerciali medi e leggeri mediante  l’annunciata riforma del cd. Ecobonus di cui si auspica pronta attuazione.

Al fine di stimolare lo svecchiamento del parco circolante, in ultimo, si rinnova l’invito  a valutare la reintroduzione di misure quali un credito d’imposta sugli acquisti di beni  strumentali tradizionali come i veicoli di ultima generazione, anche legandone l’efficacia  all’adozione di tecnologie ambientalmente sostenibili sulla falsariga di quanto previsto all’interno della disciplina della cosiddetta Nuova Sabatini Green.

Biogas e biometano: agricoltura alleata per raggiungere gli obiettivi climatici

Biogas e biometano: agricoltura alleata per raggiungere gli obiettivi climatici

di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

 

Un contributo in conto capitale, pari a un massimo del 65% delle spese e fino a 600mila euro, rivolto a imprese e progetti di investimento che vogliano promuovere lo sviluppo del biogas e azioni per l’efficienza in agricoltura. Le risorse sono indirizzate per il 40% al Sud, con 77,2 milioni destinate alle Regioni del Mezzogiorno, e la restante parte nel Centro-Nord.

Questo decreto caratterizza ancor di più il settore agricolo come alleato verso i nostri obiettivi energetici e climatici. Lo sviluppo del biogas e del biometano, assieme alle migliori pratiche agricole devono aiutare a vincere la sfida energetica, incidendo in maniera trasversale e positiva sulla salvaguardia di aria, acqua e suolo.

Le categorie di intervento oggetto di incentivo sono di tre tipologie: le “Pratiche ecologiche” nei campi e lo sviluppo di poli consortili per lo sfruttamento del digestato, la sostituzione di trattori obsoleti con quelli alimentati a biometano e interventi per l’efficienza degli impianti già esistenti per la produzione di biogas.

Solo elettrico dal 2035: un suicidio economico e industriale

Solo elettrico dal 2035: un suicidio economico e industriale

di Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
(dall’intervento a Verona in occasione di LetExpo)

 

Tutto il settore auto e moto italiano contribuisce alle emissioni di CO2 nel mondo per lo 0,4%. Qualcuno a Bruxelles ha pensato a una direttiva che da 2035 mette fuori mercato le auto a benzina e Diesel per il solo elettrico. Non è sostenibilità ambientale, è il suicidio di un intero comparto economico e industriale, senza nessuna motivazione ambientale.

 

Le emissioni di CO2 nel mondo sono per oltre il 30% prodotte in Cina e questo solo Paese produce gas climalteranti che Stati Uniti, India, Europa e Russia emettono insieme.

Veicoli commerciali: il 2024 chiuderà ok, ma occorre la scossa degli incentivi

Veicoli commerciali: il 2024 chiuderà ok, ma occorre la scossa degli incentivi

di Michele Crisci, presidente di UNRAE

 

Per i veicoli commerciali il primo semestre del 2024 dovrebbe essere caratterizzato da una buona dinamicità, visto il

contesto positivo del comparto dato dalla presenza di gare importanti, dalla disponibilità di prodotto e dalla buona raccolta contratti. La seconda metà dell’anno, invece, considerata la base di confronto 2023 in forte accelerazione, dovrebbe evidenziare un rallentamento, portando il 2024 a chiudere comunque in positivo intorno ai 210.000 veicoli (+6,9%).

 

Sull’andamento della seconda parte dell’anno potrebbe anche incidere, in parte, il nuovo schema incentivi, di cui si attende ancora la pubblicazione in un DPCM che ci auguriamo arrivi presto, soprattutto per dare una scossa al mercato dei veicoli a zero emissioni che, nell’attesa, è rimasto fermo a quota 2%.

 

Come è noto, il nuovo schema 2024 prevede: bonus per i veicoli a zero emissioni sia a fronte di rottamazione che non; inclusione delle altre alimentazioni (con importi inferiori) solo a fronte di rottamazione; estensione alle società di noleggio, ma limitati ai soli veicoli elettrici o a idrogeno e sotto forma di sconto obbligatorio sui canoni di noleggio per l’impresa utilizzatrice del veicolo incentivato; conferma della gradualità del bonus in funzione della massa del veicolo incentivato.

 

Pur apprezzando la riapertura, da parte del MASE, dei termini per le domande di contributo a favore di imprese e professionisti per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, UNRAE ribadisce nuovamente la necessità – per ottenere la massima diffusione di infrastrutture adeguate – di prevedere almeno fino al 2025 anche un credito d’imposta al 50% per gli investimenti privati in ricariche fast (> 70 kW).

Veicoli pesanti: c’è un silenzio assordante sul Fondo ad hoc pluriennale

Veicoli pesanti: c'è un silenzio assordante sul Fondo ad hoc pluriennale

di Paolo A. Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE

 

Come già anticipato a più riprese, dobbiamo constatare nostro malgrado che le previsioni negative per il 2024, influenzate da un prolungato calo della domanda, hanno iniziato a manifestarsi. Nel complesso, il risultato registrato a febbraio dal mercato è piuttosto modesto e desta forte preoccupazione la flessione del comparto dei veicoli pesanti.

 

Alla luce di questa tendenza, aggravata da un contesto di forti incertezze geopolitiche, economiche e finanziarie, risulta più che mai necessario che il Governo elabori urgentemente una politica di sostegno continuativa e duratura, al fine di sostenere un settore strategico per l’economia del Paese quale il trasporto stradale delle merci. Il mercato è infatti alla ricerca di certezze che possono arrivare solo attraverso interventi strutturali che forniscano segnali coerenti e tangibili verso il rinnovo del parco veicolare.

 

In tal senso, ribadiamo ancora una volta l’invito all’Esecutivo a considerare la proposta condivisa ed elaborata dalle principali Associazioni di categoria dell’autotrasporto e dell’automotive per l’istituzione di un Fondo ad hoc pluriennale, sulla quale preoccupa tuttavia l’assordante silenzio delle Istituzioni.

 

Infine, accogliamo con favore il rifinanziamento delle misure dedicate alla messa in sicurezza di strade e infrastrutture, adottate recentemente con la revisione del PNRR. Tuttavia, riteniamo che, al fine di incrementare concretamente i livelli di sicurezza stradale, gli interventi non possano limitarsi alla sola rete viaria, bensì debbano considerare anche l’ammodernamento dei veicoli circolanti nel nostro Paese, che scontano ancora un’età media di gran lunga più elevata rispetto agli standard europei.

Creare un ecosistema europeo di veicoli elettrici: sport di squadra

Creare un ecosistema europeo di veicoli elettrici

Per costruire un ecosistema resiliente della mobilità elettrica, i leader europei dell’automotive, della tecnologia e dell’energia devono collaborare più strettamente. Questo è stato il messaggio lanciato ieri sera dai principali amministratori delegati durante l’incontro sul tema”FutureDriven” dell’Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) a Bruxelles.

“L’industria automobilistica europea si trova ad affrontare una delle trasformazioni più dirompenti mentre affronta la transizione energetica e la rivoluzione digitale. Questo cambiamento di paradigma apre le porte a nuovi attori, nuovi materiali e nuove catene del valore. Ma non si tratta di un gioco solitario e non può avvenire dall’oggi al domani”, ha affermato Sigrid de Vries, direttore generale di ACEA, accogliendo 280 ospiti del mondo politico e industriale. “Una maggiore cooperazione nell’ecosistema della mobilità elettrica – costruita su un vero spirito di “sport di squadra” – è essenziale se l’Europa vuole restare in gara”.

Il futuro delle industrie strategiche europee – si legge nella nota di ACEA – è messo a dura prova dal momento che altri attori globali come gli Stati Uniti e la Cina intensificano la loro azione. Dato il ruolo cruciale dei settori tecnologico ed energetico nella transizione verde e digitale dell’industria automobilistica, ACEA ha invitato i leader di questi settori al suo appuntamento per rafforzare la collaborazione intersettoriale in questo bivio critico.

Luca de Meo, presidente di ACEA e CEO del Gruppo Renault, in rappresentanza di uno dei pionieri dei veicoli elettrici in Europa, ha osservato: “Ci sono due cose su cui l’Europa deve concentrarsi nel nostro settore: l’elettrificazione del gruppo propulsore e i veicoli definiti dal software. Essendo la prossima generazione dei nostri prodotti, i veicoli definiti dal software sono ancora più rilevanti dei gruppi propulsori poiché possono davvero fare la differenza per i consumatori. Abbiamo bisogno del propulsore per ridurre le emissioni, ma il cambiamento nell’esperienza deriva dal software. Ma per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo lavorare fianco a fianco con i nostri campioni digitali europei”.

Peter Weennink, presidente e CEO di ASML, fornitore leader a livello mondiale dell’industria dei semiconduttori, ha avvertito che l’Europa rischia di rimanere indietro se non cambia il suo approccio: “Il compito dell’Europa è di concentrarsi maggiormente sull’innovazione e le grandi sfide sociali richiedono un approccio diverso. L’Europa ha bisogno di un architetto di creare un approccio sistemico ai problemi. La regolamentazione può aiutare a collegare gli attori giusti, ma con il giusto tipo di regolamentazione”.

Alexander Vlaskamp, CEO di MAN Truck & Bus, pioniere europeo nella produzione di autobus e camion elettrici, ha osservato: “L’industria europea dei camion vuole diventare verde e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ma abbiamo bisogno delle giuste reti, delle giuste connessioni e del giusto “verde”, l’idrogeno. In Europa disponiamo di normative, ma non esiste alcun sostegno sul terreno che consenta agli Stati membri di guidarne l’attuazione. Se l’Europa non agisce oggi, non solo saremo perduti, ma saremo perduti anche per quanto riguarda la nostra posizione globale”.

Leonhard Birnbaum, amministratore delegato di E.ON e presidente di Eurelectric, in rappresentanza dell’industria elettrica europea, ha fatto eco alle preoccupazioni di Vlaskamp: “Noi come industria dobbiamo essere pienamente impegnati, ma abbiamo bisogno di un sostegno politico pienamente impegnato per avere successo. Dov’è il sostegno all’attuazione e al coordinamento a livello nazionale? Dobbiamo concentrarci maggiormente sulle infrastrutture di rete e l’UE non ha presentato un piano d’azione per la rete. Nell’ambito della prossima Commissione dovremmo affrontare insieme queste strozzature in modo da essere davanti all’onda e non dietro l’onda. Stare dietro l’onda è costoso, non solo per noi ma anche per la società”.

A conclusione della serata, il direttore generale di ACEA, Sigrid De Vries, ha aggiunto: Le decisioni prese nei prossimi mesi determineranno se l’Europa sarà leader o ritardataria nella produzione di veicoli elettrici. L’Europa ha urgentemente bisogno di un quadro normativo coeso – e non di regolamenti frammentari – per consentire alle sue industrie strategiche di prosperare a fronte della crescente concorrenza internazionale”.

 

 

Astuzie da campagna elettorale UE: la marcia indietro di Ursula

Astuzie da campagna elettorale UE

di Laura Gobbini, Project Manager & Data Analyst di Dataforce Italia

 

Mentre la trafila di approvazione dei nuovi incentivi (green?) è ancora molto lontana dall’essere terminata e i 120 milioni di euro già stanziati per le autovetture con emissioni tra 61 e 135 g/km (cioè termiche, mild hybrid, full hybrid  e qualche plug-in) si sono volatilizzati in due settimane, la presidente uscente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, lancia un messaggio fin troppo ammiccante a tutti coloro che in  questa transizione imposta forzatamente vedono una resa incondizionata alle aziende cinesi.

 

Di fatto, afferma che “lo stato dell’arte è che abbiamo una legge secondo cui entro il 2035 dovremo avere zero emissioni e su proposta della Commissione c’è un ruolo speciale per gli e-fuel. Ma nel 2026 ci sarà una revisione di tutto ciò, per assicurarci che ci siano opportunità per i consumatori ma anche per produttori”.

 

Bene, brava, bis… peccato che sventolare questa possibilità di revisione nel corso della conferenza stampa indetta per annunciare la sua ricandidatura sappia proprio tanto di tentativo di ingraziarsi quella parte di elettorato, sia consumatori che produttori, che ha sin dall’inizio puntato il dito contro una politica di asservimento totale agli interessi di pochissimi, con conseguenti ricadute, prima di tutto sociali, che nessuno dei governanti arroccati sugli scranni di Bruxelles ha finora spiegato come gestire. Non ho la palla di vetro, ma mi pare proprio che dopo aver ingranato la retromarcia, stiamo cominciando a rilasciare la frizione…

 

Frammenti di cronache sparse

Frammenti di cronache sparse

di Andrea Taschini, manager automotive
(dal magazine “Parts”)

 

Frammento 1. Il ventre dell’Europa scende in rivolta

Quando gli agricoltori scendono in piazza è sempre un brutto segno perché sono i produttori del nostro fabbisogno primario, il cibo. Se poi oltre a ciò, non sono solo gli agricoltori francesi noti per avere la protesta facile ma sono quelli dell’intero continente, c’è seriamente da preoccuparsi. In migliaia sono scesi per le strade di tutta Europa contro le direttive del Green deal facendo per la prima volta arretrare la Commissione europea che ha ritirato in fretta e furia tutti i decreti contestati.

Persino il commissario all’Agricoltura, il polacco Wojciechowski, si è esibito in un voltafaccia davvero sorprendente dando ragione ai manifestanti, come se lui fosse estraneo alle decisioni prese dalla stessa Commissione a cui lui appartiene.

Evidentemente e per fortuna, quando i cittadini di questa Unione sanno fare sentire la loro voce, la politica è costretta ad ascoltare e i varchi aperti dagli agricoltori nei giorni scorsi sono un importantissimo precedente che potrà essere utile a tutti quei settori che sono stati ideologicamente colpiti da leggi assurde pseudo ambientaliste che minano la sopravvivenza stessa di tutto l’apparato produttivo europeo, automotive in testa.

Non c’è settore che non tema di essere messo fuori mercato (e con esso milioni di lavoratori) da direttive assurde le cui finalità non sono riconosciute come essenziali o perlomeno non più di quanto lo siano i posti di lavoro.

Ricorderemo con riconoscenza i trattori nelle strade europee dell’inizio di questo 2024 perché ci hanno ricordato che i costi della democrazia possono essere ampiamente ripagati se i cittadini sanno dare al loro malcontento una forma civile di protesta.

 

Frammento 2. De Meo, ovvero lo sguardo bifronte di Giano

Non deve essere affatto facile per un manager servire due padroni: da un lato De Meo lavora per una grande azienda in cui il principale azionista è il governo francese e dall’altro presiede ACEA

l’organizzazione che rappresenta i principali costruttori di auto europei che poi in sostanza sono per la stragrande maggioranza tedeschi (Stellantis non aderisce).

Si sa che tra francesi e germanici l’ascia di guerra non è mai stata seppellita nonostante i frequenti attestati di amicizia, tanto che i due Governi spesso e molto volentieri, giocano attraverso i burocrati di Bruxelles a farsi degli sgambetti su svariati temi che di volta in volta appartengono agli uni o agli altri.

Se per esempio i tedeschi propongono di mettere fuori legge l’energia nucleare, i francesi mirano a mettere in difficoltà l’industria automotive tedesca spingendo sull’auto elettrica diventata il tallone d’Achille della potenza industriale di Berlino.

Così mentre le Case auto e i politici tedeschi propongono una spettacolare giravolta per ritardare o addirittura di cancellare la direttiva che esclude i motori endotermici dal 2035, De Meo se ne esce dicendo che oramai è tardi e che non si può fare, sapendo lui stesso benissimo che se la direttiva fosse applicata gli unici a far festa sarebbero i cinesi. Come finirà?

Finirà che le decisioni saranno dettate dalla realtà: le ideologie sono seducenti e fanno sognare (soprattutto gli adolescenti), ma il mondo del possibile alla lunga vince sempre perché diventa difficile spiegare a un elettore le ragioni per le quali dovrebbe perdere il suo posto di lavoro a causa delle spropositate e crescenti emissioni di CO2 cinesi, mentre il Continente in cui vive è oramai già sostanzialmente pulito e decarbonizzato. Il Dio Giano.

 

Frammento 3. Competitività addio

Nell’insieme dei commenti che Mario Draghi ha rilasciato in forza del suo incarico per il rilancio della competitività europea, spiccava questa dichiarazione: “Il mercato elettrico è un altro settore cui dobbiamo guardare, perché chiaramente l’Europa non può essere competitiva, se paghiamo l’elettricità due volte tanto quanto costa negli Usa e il gas naturale cinque o sei volte tanto…” e mi permetto di aggiungere, che il costo dell’energia elettrica in Cina (il nostro principale competitor) arriva ad essere fino a sette volte meno cara rispetto quella di alcuni paesi dell’Unione.

Finalmente con un po’ di ritardo (tanto), siamo arrivati al dunque. Abbiamo caricato i costi energetici europei all’inverosimile facendoli lievitare su livelli non più accettabili: accise, IVA, tasse, balzelli di ogni genere quanto basta per fare costare la benzina più del doppio di quanto costa negli Stati Uniti (70 cent/litro). Inoltre, come se non bastasse, sono stati aggiunti gli aggravi per acquistare i certificati di emissione (ETS) che lanciati sul libero mercato, hanno raggiunto prezzi tanto eccessivi che hanno reso il continente definitivamente non più competitivo: 90 euro la tonnellata che si prevede raggiungeranno i 150/200 entro la fine del decennio.

La scarsità energetica indotta dall’Unione attraverso restrizioni ambientali di ogni genere (ancora il Green deal protagonista), ha acuito enormemente i termini del problema. Non ci voleva certo un ex presidente del Consiglio per produrre queste certezze, bastava leggere con attenzione i numeri per trarne le logiche e scontate conclusioni.

(Fonte: “Corriere della sera”)

 

Frammento 4. Bruxelles val bene una messa

Una volta, da giovane manager, fui spedito dal mio capo ad una riunione di una lobby di settore perché lui era impossibilitato a presenziarla per impegni all’estero. La discussione peraltro molto sonnolenta, verteva sull’opportunità di avere anche una sede a Roma così da essere “vicino agli uffici governativi”. Mi permisi di osservare, forse troppo spericolatamente, che le decisioni veramente importanti si sarebbero in futuro prese a Bruxelles e lì sarebbe stato opportuno avere un ufficio di rappresentanza.

Fui investito da una serie di rimproveri e nemmeno troppo garbati da un “barone” che dall’alto della sua autorità (ma non autorevolezza) non aveva gradito la messa in discussione del suo credo nel

segno di “Roma è la capitale, lì avremo i nostri uffici”. Mi ha quindi fatto molto piacere che Emanuele Orsini, uno dei candidati a guidare l’associazione degli industriali, abbia dichiarato che “Confindustria deve essere non a Roma e Bruxelles, ma prima a Bruxelles poi a Roma”.

Accolgo con entusiasmo lo statement di Orsini e con esso ho avuto anche la mia tardiva rivincita sull’arroganza e l’insipienza: è il segno che i tempi stanno cambiando anche in viale Dell’Astronomia; finalmente.

 

Frammento 5. Numeri, non suggestioni

Le polemiche sulla qualità dell’aria nella Pianura padana hanno raggiunto vette di irrazionalità assoluta, dettate da una politica che priva di argomenti di cui riesce ancora a parlare, oramai pone questioni ambientali ovunque e comunque senza neppure più preoccuparsi della fondatezza di ciò che dice.

Cominciamo a dire che l’area interessata alla discussione per conformità geografica è tra le più critiche in Europa; aggiungiamo pure che la densità abitativa è molto alta tanto che andando da Torino a Venezia si ha l’impressione di attraversare un’immensa metropoli lunga 400 chilometri. D’altro canto abbiamo un tenore di vita tra i più invidiabili del Continente e nonostante tutto, una longevità pari a quella della Sardegna notoriamente tra le più alte del mondo.

I parametri “rossi” o “verdi” che vediamo sulle mappe sono ovviamente dettati dalle istituzioni europee che di anno in anno li stringono progressivamente. Il risultato è che ciò che era lecito dieci anni fa in termini di polveri sottili, oggi non lo è più ma ciò non vuole affatto significare che l’aria sia in continuo peggioramento come si legge un po’ ovunque, anzi i miglioramenti in vent’anni sono stati strabilianti e ciò è dovuto all’avanzamento di tutte le tecnologie che hanno permesso un risparmio energetico strepitoso.

 

Purtroppo viviamo sorprendentemente in un’epoca dove si ragiona più con le suggestioni che con i numeri e ciò è singolare visto il crescente grado di istruzione di cui possono usufruire i cittadini.

Ci sarà mai a Milano l’aria che c’è a Saint Moritz? Evidentemente no, ma sarebbe illogico e anche un po’ stupido chiederlo.

 

Frammento 6. La desolazione europea

Cosa sta accadendo in Europa? Ho l’impressione che gli Stati stiano andando tutti in ordine sparso senza una comune strategia e visione del futuro. Forse perché tra poche settimane il Continente andrà alle urne e a Bruxelles c’è aria di fine partita o forse l’ideologia green che ha attraversato l’Europa si sta rivelando un disastro sia a livello industriale sia perché gran parte dei cittadini a ragione non la comprendono o forse perché la guerra in Ucraina sta prendendo una brutta e insperata piega o forse ancora perché negli Stati Uniti chiunque verrà eletto presidente, ci abbandonerà militarmente al nostro destino, cosa peraltro scontata dopo 80 anni.

Sta di fatto che l’Europa nell’ultimo lustro ha segato il ramo del benessere dove era seduta senza neppure preoccuparsi degli effetti che tale politica avrebbe potuto avere sui cittadini. “Senza competitività delle imprese – ha detto Draghi – il debito pubblico ed il welfare saranno insostenibili”: non avevamo dubbi.

Forse è venuto il momento in cui bisogna rimettere al centro della vita sociale l’impresa e il lavoro, finendola una volta per tutte con l’anti meritocrazia e con assurde politiche anti industriali: il nostro futuro passa solo e unicamente per questa strada maestra.

Rimorchi e fondo di 7,5 milioni: insufficiente ed esaurimento rapido

Rimorchi e fondo di 7,5 milioni

di Michele Mastagni, coordinatore del Gruppo Rimorchi, Semirimorchi e Allestimenti di UNRAE

 

Purtroppo, come più volte evidenziato nel corso dell’anno passato, dobbiamo constatare che il nostro comparto sta affrontando gravi difficoltà a causa di una durevole contrazione della domanda di nuovi veicoli trainati, situazione che è

prevista protrarsi ancora per diversi mesi a venire.

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Accogliamo positivamente la tempestiva pubblicazione delle disposizioni attuative per i nuovi incentivi destinati al rinnovo del parco veicolare delle imprese di autotrasporto, auspicando che tali agevolazioni possano apportare un beneficio tangibile e favorire una ripresa degli ordini e delle immatricolazioni.

 

Tuttavia, ribadiamo l’insufficienza del fondo di 7,5 milioni di euro destinato all’acquisto di rimorchi e semirimorchi di ultima generazione a fronte delle numerose richieste di contributo attese. Prevediamo, infatti, un rapido esaurimento dello stanziamento in occasione dell’apertura del periodo di istanza programmata per il 4 marzo.

 

In ragione di ciò, riteniamo ormai improrogabile l’adozione da parte del Governo di urgenti misure di sostegno, nonché l’istituzione di un fondo pluriennale dedicato a un piano straordinario di svecchiamento dell’intero parco circolante italiano.

 

Solo attraverso politiche chiare e ben strutturate si garantirebbe finalmente certezza agli operatori del settore, consentendo una significativa riduzione dell’età media dei veicoli in circolazione sulle nostre strade.

 

Foto Michele Mastagni da suo profilo linkedin

Due ruote: passione e mobilità i valori aggiunti

ANCMA: Roman (Fantic) nuovo presidente

di Mariano Roman, presidente di Confindustria ANCMA

 

Dopo un inizio 2024 a rilento, il mercato nazionale delle due ruote a motore ritrova grande vigore. Febbraio chiude infatti con un solido +19,8% sullo stesso mese dell’anno scorso, mettendo su strada oltre 28mila veicoli.

 

Anche il superamento di quel mix tra l’effetto annuncio e il repentino esaurimento degli incentivi all’acquisto per veicoli con motore endotermico dello scorso mese ha portato il mercato a crescere nuovamente in modo strutturale ed organico.

 

Se confrontato poi con un febbraio 2023 già positivo, questi dati rappresentano un risultato molto significativo e ci dicono ancora una volta di come le due ruote a motore, per passione e per mobilità, abbiano assunto un ruolo di assoluta rilevanza.

 

Anche per questo auspichiamo di incontrare presto il Governo per confrontarci su alcune istanze e misure, che permetterebbero strategicamente di rafforzare un comparto trainante.