Polizia di Stato e Autorino: protocollo d’intesa contro i crimini informatici

Polizia di Stato e Autorino: protocollo d’intesa contro i crimini informatici

Presso la Questura di Sondrio è stato siglato il Protocollo di collaborazione con la Polizia di Stato per la Prevenzione e il Contrasto dei crimini informatici. L’accordo si colloca nell’ambito delle iniziative tese al costante e continuo potenziamento dell’attività di prevenzione, promosse dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, nei confronti delle minacce cyber alle infrastrutture informatizzate di maggior rilievo per il sistema-Paese. Alla presenza del Questore di Sondrio, Sabato Riccio, il Protocollo è stato siglato da Manuela De Giorgi, Dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica-Polizia Postale Lombardia e dal Presidente di Autotorino, Plinio Vanini.

Autotorino S.p.A., principale dealer automotive italiano e tra i più importanti 30 europei, conta oltre 3000 collaboratori nelle 70 sedi distribuite tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lazio, a cui, dal gennaio 2025, si aggiunge una filiale a Varsavia.

Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica – Polizia Postale della Lombardia è presidio territoriale per la protezione delle infrastrutture critiche informatiche e svolge la sua attività in stretta sinergia con il C.N.A.I.P.I.C. del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica di Roma.

Il protocollo mira a sviluppare una sinergia tra la Polizia Postale e Autotorino allo scopo di condividere e analizzare ogni informazione utile a prevenire e contrastare attacchi cibernetici o danneggiamenti alle infrastrutture informatiche del gruppo.

Il tema della protezione delle infrastrutture informatiche, istituzionalmente affidato alla Polizia di Stato, assume un ruolo centrale nell’accordo e viene declinato non solo nell’adozione di standard di sicurezza condivisi, ma anche in un forte investimento nelle competenze. In tale ottica, assume un’importanza strategica l’attività formativa curata dagli specialisti della Polizia Postale attraverso incontri periodici tesi ad aumentare la consapevolezza del rischio cibernetico e finalizzati a creare un know-how strutturato ed aggiornato alle più recenti sfide digitali.

Il Questore di Sondrio, Sabato Riccio, ha sottolineato “con la firma di questo protocollo d’intesa rafforziamo ulteriormente la collaborazione e la cooperazione tra pubblico e privato a tutela dei cittadini nell’attività di prevenzione e contrasto dei crimini informatici. La sicurezza cibernetica rappresenta oggi una priorità assoluta e la sinergia con realtà come Autotorino consente di sviluppare strumenti e iniziative concrete per prevenire e contrastare i rischi connessi all’uso delle tecnologie digitali”.

Il Presidente del Gruppo Autotorino, Plinio Vanini, ha dichiarato: “Siamo lieti di avviare questa collaborazione con la Polizia Postale, un’iniziativa strategica che rafforza la sicurezza informatica e tutela la continuità operativa della nostra azienda. Negli ultimi anni abbiamo investito con determinazione nella digitalizzazione dei processi. Siamo ben consapevoli che l’innovazione tecnologica debba poggiare su una solida cultura della sicurezza e sull’adozione di robusti strumenti e processi di cybersecurity. La firma di questo accordo rappresenta un passo concreto e significativo in questa direzione.”

Il Dirigente del COSC-Polizia Postale Lombardia, Manuela De Giorgi: “L ‘accordo siglato è una forma tangibile di cooperazione strutturata tra istituzioni ed enti privati e si prefigge l’obiettivo di rafforzare la capacità di prevenzione degli attacchi cibernetici alle imprese. Il Protocollo, basato sui tre pilastri dello scambio di informazioni, delle best practices condivise e della formazione volta ad incrementare la consapevolezza del rischio cyber costituisce infatti, uno strumento di difesa digitale e di forte contrasto nei confronti di una criminalità informatica sempre più sofisticata e pericolosa“.

 

Foto da ufficio stampa Autotorino

 

 

Se anche Draghi boccia l’Europa: ormai tutto è concesso

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 
Incredibile, anche Draghi boccia l’Europa! Già, che se uno venisse da Marte sarebbe da applaudire fino a spellarsi le mani, non per la trovata geniale, quanto piuttosto per la lettura obiettiva della realtà.

“Dire la verità in questo mondo è un atto rivoluzionario” diceva Orwell. Ora, però, che a dirla sia l’europeista convinto, colui il quale ha occupato sedie importanti nell’Unione, ha tenuto rapporti privilegiati e ne ha condizionato la politica monetaria, beh, insomma, meriterebbe la premessa “…mi sono sbagliato”.

Ma in questo mondo di comunicazione che non ha alcun antefatto e nessuna memoria, tutto è concesso.

Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

Gruppo Intergea: premiati tre studenti STEM di Torino

Gruppo Intergea: premiati tre studenti STEM di Torino

Sono state consegnate le borse di studio, finanziate dal Gruppo Intergea, nell’ambito del concorso promosso dall’Unione Industriali Torino “STart STem”. Tre giovani studenti, iscritti al primo anno dei Corsi di Laurea Magistrale STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) del Politecnico e dell’Università degli Studi di Torino, hanno ricevuto un contributo di 3mila euro ciascuno per l’anno accademico 2024/2025.

L’iniziativa, nata con l’obiettivo di promuovere la parità di genere e incentivare la presenza femminile nei settori scientifici e tecnologici, ha riservato due delle tre borse a studentesse meritevoli. Un gesto concreto per supportare il percorso formativo delle giovani donne e contribuire a colmare il divario di competenze tra uomini e donne in queste discipline strategiche per il futuro.

I vincitori delle borse Intergea sono Chiara IorioChiara Maretto e Marco Pavanati, tutti laureati triennali con il massimo dei voti. In un simbolico gesto di restituzione, i tre studenti si impegneranno a svolgere attività di tutoraggio in matematica per studenti delle scuole medie, offrendo il proprio contributo alle nuove generazioni.

“Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza dell’importanza della formazione universitaria – ha commentato Alberto Di Tanno, presidente del Gruppo Intergea -. Per noi investire sui giovani significa costruire il futuro e creare un sistema virtuoso che generi opportunità e valore per il territorio. È un approccio che riflette la nostra visione imprenditoriale: puntare sulle persone e sulle loro potenzialità”.

Con il supporto a “STart STem”, il Gruppo Intergea conferma il proprio impegno nel promuovere l’istruzione, l’innovazione e una cultura dell’inclusione: elementi chiave per costruire un futuro più equo e competitivo.

 

Foto da ufficio stampa Intergea

L’auto in Europa: solo applausi e niente fatti sul “Rapporto Draghi”

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 
I dati del cumulato 2025 mostrano un mercato auto europeo sostanzialmente piatto, ancora distante dai volumi pre-Covid e incapace di svecchiare un parco circolante che ha ormai un’età media di 12,5 anni.

Questa situazione pregiudica un sano rinnovo del parco veicolare che, da un lato, ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO2 e, dall’altro, darebbe nuova linfa occupazionale all’industria europea, oggi in costante perdita di posti di lavoro.
Anche il tasso di adozione di veicoli alla spina, seppure in crescita, procede ancora troppo lentamente per colmare il gap accumulato negli anni.

È dunque tempo di avviare una revisione seria, concreta e pragmatica della strategia di decarbonizzazione, da attuare subito con misure coordinate a livello europeo di sostegno alla domanda per veicoli a bassa o nulla emissione e con forte contenuto locale
europeo.

Troviamo incomprensibile che, a un anno dalla pubblicazione del “Rapporto Draghi”, si continui ad applaudire alle sue raccomandazioni senza che sia stata messa in campo alcuna misura concreta per il settore.

In linea con quanto affermato dai presidenti di ACEA e CLEPA, chiediamo quindi che l’incontro del prossimo 12 settembre porti finalmente alle modifiche indispensabili alla sopravvivenza della nostra industria.
Foto da ufficio stampa ANFIA

ANIASA e Bain & Company: l’auto è sempre più al centro della mobilità degli italiani

ANIASA e Bain & Company: l'auto è sempre più al centro della mobilità degli italiani

L’auto si conferma centrale per la mobilità degli italiani: 8 su 10 non rinunciano alle quattro ruote per i propri spostamenti, ma i prezzi elevati frenano i nuovi acquisti e spingono i consumatori ad attendere. Resta stabile l’utilizzo del trasporto locale, in calo scooter, monopattino, veicoli in sharing e taxi. Dal 2013 i prezzi medi delle auto sono aumentati del 52% a fronte di aumento del reddito familiare nazionale del 23%. Un gap che rende sempre meno l’auto un bene di massa. Continua l’avanzata delle vetture cinesi.

È quanto emerge dall’indagine annuale sulla mobilità degli italiani condotta da ANIASA e Bain & Company, presentata nel corso di un evento a Roma promosso dall’Associazione in occasione del 60esimo anniversario dalla sua costituzione. L’analisi approfondisce annualmente le principali modalità di spostamento degli italiani e analizza le ragioni dei trend in atto.

 

Auto sempre più utilizzata, ma stop agli acquisti
L’indagine annuale registra un forte salto in avanti dell’auto come mezzo di spostamento ricorrente (dal 72% delle risposte nel 2023 all’80% del 2024, era al 69% delle preferenze nel 2020). Resta stabile il trasporto pubblico locale, utilizzato in maniera ricorrente da quasi un italiano su 2 (48%), mentre segnano un calo le altre forme di mobilità per uso occasionale, come scooter, vehicle sharing, monopattino e taxi.

Gli italiani, pur usando di più l’auto, non ne comprano una nuova, preferendo l’usato o il «fine vita» dell’attuale. Secondo lo studio la quota dei consumatori che nel 2024 non ha neanche considerato l’acquisto di un’auto nuova è salita di ben 5 punti percentuali in un solo anno (dal 57% del 2023 al 62% del 2024), a conferma del senso di disorientamento creato dalle normative nazionali ed europee e dall’aumento dei prezzi. Gli effetti diretti e tangibili di queste scelte non possono che tradursi in una contrazione del mercato e nell’aumento dell’età media del parco circolante.

 

Il fattore prezzo conta
L’aumento elevato dei prezzi e la forte instabilità economica legata al contesto globale allontanano il consumatore da un bene costoso come l’auto. La possibilità di avere motori green o sistemi di guida avanzati non può nulla contro la realtà del potere d’acquisto: quasi 2 italiani su 3 hanno annullato o posticipato l’acquisto in attesa di un calo dei prezzi (32% del campione) o per problemi di reddito (33%). Il fattore prezzo è talmente rilevante che rappresenta anche il primo motivo (35%) per cui viene scelta oggi un’auto nuova cinese/asiatica.

Lo studio mostra una sostanziale stabilità nel mix delle marche considerate per l’acquisto di un’auto nuova: il 42% degli italiani continua a preferire un brand europeo, il 23% è pronto ad aprirsi all’offerta cinese. La qualità percepita della vettura non sembra più essere un ostacolo all’acquisto delle auto provenienti da Oriente, che vengono scelte dal 30% per la qualità percepita e dal restante 35% per altri motivi (che includono “perché consigliata”, “perché conosco bene il concessionario”, etc… ).

 

Dal 2013 a oggi i prezzi di acquisto delle auto aumentati del 52%
Un focus innovativo della survey mette in relazione il reddito delle famiglie italiane con il prezzo medio delle autoIl prezzo medio di un’auto in Italia è aumentato del 52% (da 19mila a 30mila euro) dal 2013 (a parità di mix) a oggi, mentre nello stesso lasso temporale i redditi familiari sono cresciuti solo del 29% (da 29mila a 38mila euro). Il disaccoppiamento nel tasso di crescita di questi due valori è iniziato nel 2020, fino a quel momento prezzi e redditi segnavano aumenti molto simili (mediamente del 12%-14%).

“I crescenti costi dell’auto, come testimonia questa ricerca, stanno rendendo questo bene sempre meno accessibile ad ampie fasce di consumatori, che preferiscono tenere la propria vettura in attesa di tempi migliori o di valutare formule alternative, economicamente più sostenibili”, ha commentato il Presidente ANIASA, Alberto Viano a margine della presentazione. “Il noleggio si conferma oggi, anche per i privati, uno strumento di democratizzazione all’auto, che rende possibile attraverso un canone mensile, più accessibile, utilizzare una vettura di ultima generazione, a ridotte emissioni e dotata dei più avanzati sistemi di sicurezza. Oggi sono oltre 170.000 i privati (con e senza P.IVA), che hanno scelto di rinunciare all’acquisto dell’auto per affidarsi al noleggio”.

“I dati di quest’anno confermano che l’auto resta centrale nella mobilità quotidiana degli italiani, ma anche che il mercato si sta trasformando in profondità. L’incremento dei costi e l’incertezza economica stanno ridefinendo le priorità di consumo: non è l’interesse per la mobilità privata a diminuire, ma la possibilità reale di accedere a un’auto nuova. Si rafforza così una nuova normalità fatta di veicoli mantenuti più a lungo, attenzione al prezzo e apertura a soluzioni non tradizionali, come l’usato o il noleggio. È fondamentale che il settore sappia rispondere a queste esigenze in modo flessibile”, conclude Gianluca Di Loreto, Partner e responsabile italiano automotive di Bain & Company.

 

Foto da ufficio stampa ANIASA

 

 

L’auto in Europa: dati deludenti, bene la lettera di ACEA e CLEPA

L'auto in Italia: vendite su, in attesa degli incentivi
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
In luglio sono state immatricolate nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) 1.085.356 autovetture con un incremento del 5,9% su luglio 2024, ma con un calo del 18,4% su luglio 2019, cioè sul dato ante-pandemia. Il consuntivo dei primi sette mesi del 2025 chiude invece a quota 7.900.877 con un calo dello 0,04% sullo stesso periodo dello scorso anno, ma con un calo di ben il 19% sullo stesso periodo del 2019.

È appena il caso di ricordare che questo risultato disastroso è in netto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo che ha già raggiunto e superato i risultati ante-pandemia. Come è noto, la ragione del pessimo andamento del mercato dell’auto dell’Europa Occidentale è la politica dell’Unione Europea per la transizione energetica e ciò anche perché la pretesa di non consentire a partire dal 2035 l’immatricolazione di auto diverse da quelle elettriche non è stata fatta propria da alcun altro Paese del mondo se si esclude il Regno Unito che dell’Unione Europea non fa più parte, ma continua a seguirne gli orientamenti politici in materia di transizione energetica.

Tornando ai dati pubblicati dall’ACEA va detto che nei primi sette mesi di quest’anno si è registrato un passo avanti nella quota delle immatricolazioni di auto elettriche che è passata nel mercato dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) dal 13,6% del luglio 2024 al 17,2%. Siamo decisamente lontani dagli obiettivi, ma comunque è stato ottenuto un risultato positivo di cui va dato atto anche se, a fronte di questo piccolo risultato, vi è il fatto che l’andamento della produzione di auto nei Paesi dell’Unione Europea desta notevoli preoccupazioni tantoché, mentre scriviamo questa nota, ci giunge una comunicazione dell’Ansa che riporta il testo di una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen firmata dall’ACEA, l’associazione dei costruttori automobilistici europei, e da CLEPA, l’associazione dei fornitori del settore auto, datata 27 agosto in cui si afferma che “i piani dell’Unione Europea per l’automotive dovrebbero andare oltre l’idealismo per riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche e ricalibrare l’attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2 salvaguardando la competitività industriale, la coesione sociale e la resilienza strategica delle attuali catene di approvvigionamento europee.

Come non condividere le richieste di ACEA e CLEPA se si considera che, come i dati pubblicati oggi dicono chiaramente, il mercato auto dell’Unione Europea, rispetto a quello del resto del mondo, ha accumulato un ritardo del 19% per il mancato recupero del calo legato alla pandemia e del 7,5% per la mancata crescita che il mercato auto del resto del mondo ha conseguito dopo aver recuperato integralmente il calo dovuto alla pandemia.

Foto Ufficio Stampa Centro Studi Promotor

L’usato in Italia: giugno 2025 segna +3,9% e trainano le moto

L’usato in Italia: giugno 2025 segna +3,9% e trainano le moto

Il mese di giugno 2025 ha registrato una crescita significativa per il mercato dell’usato in Italia, con un +3,9% complessivo rispetto allo stesso mese del 2024. Secondo i dati diffusi da ACI attraverso il bollettino “Auto-Trend”, a trainare il settore sono state soprattutto le moto, che hanno segnato un aumento del +13,7%. Le auto hanno mostrato un incremento più contenuto, pari a +1,7%, ma comunque importante se rapportato a un contesto generale in cui la domanda di mobilità sta cambiando rapidamente.

In valori assoluti, i passaggi di proprietà di veicoli usati sono stati 360.700 contro i 347.162 di un anno fa. A conferma di una tendenza consolidata, ogni 100 auto nuove vendute, ne sono state acquistate 192 usate, segnale che l’usato continua a rappresentare la scelta preferita dagli italiani.

 

Il bilancio del primo semestre 2025

L’andamento positivo non si limita a giugno. Nei primi sei mesi del 2025 il mercato dell’usato ha registrato un +1,9% per il totale veicoli, con +1,8% per le auto e +2,7% per le moto. Un risultato che indica una progressiva tenuta del settore, nonostante il rallentamento delle vendite di auto nuove.

Nel complesso, la fotografia del primo semestre conferma la centralità dell’usato per chi cerca un veicolo accessibile e immediatamente disponibile, in particolare a Milano e nelle grandi città dove la domanda è costantemente alimentata da studenti, pendolari e nuove famiglie.

 

Radiazioni in calo: cosa significa

Accanto alla crescita dei passaggi di proprietà, si registra un calo delle radiazioni dei veicoli, ossia delle cancellazioni dal Pubblico Registro Automobilistico. A giugno 2025, le radiazioni complessive sono scese del -5,2%, con una contrazione più marcata per le auto (-8,8%), a fronte però di un +17,2% per i motocicli.

Il tasso unitario di sostituzione si è attestato a 0,67 a giugno (ogni 100 auto nuove ne sono state radiate 67) e a 0,69 nel primo semestre, segnale di un parco circolante che tende a invecchiare e a rigenerarsi più lentamente rispetto al passato.

 

Alimentazioni: crescita di ibride ed elettriche

Il mercato dell’usato rimane dominato dalle alimentazioni tradizionali, diesel e benzina, ma i dati evidenziano l’avanzata delle nuove tecnologie. A giugno 2025, le auto ibride a benzina hanno raggiunto una quota del 9,6%, con un incremento del +26,7% rispetto all’anno precedente. Le elettriche, seppur ancora marginali (1,1% di quota), hanno segnato un +25%.

Nei cosiddetti mini passaggio (i trasferimenti temporanei dei concessionari prima della rivendita al cliente finale) le auto Diesel restano in testa con il 43,4% di quota, in calo rispetto al 48,1% del 2024. Interessante la crescita delle ibride a gasolio (+53%) e la conferma delle ibride a benzina (+34,9%), che superano ormai le auto a GPL.

 

Moto protagoniste del mercato

Le moto si confermano il segmento più dinamico. A giugno, i trasferimenti di proprietà sono passati da 62.460 a 71.031 (+13,7%). Nei primi sei mesi del 2025, il settore motociclistico ha chiuso con un incremento del +2,7%, un dato che riflette la crescente popolarità delle due ruote come alternativa alla mobilità urbana.

A Milano, in particolare, le moto rappresentano una risposta pratica al traffico e alle restrizioni della circolazione, soprattutto nelle aree a basse emissioni. Questo trend è destinato a rafforzarsi con l’espansione delle infrastrutture dedicate, dalle corsie preferenziali ai parcheggi riservati.

 

Milano e il mercato dell’usato: un osservatorio privilegiato

La città di Milano è uno degli epicentri di questo fenomeno. Il capoluogo lombardo, oltre ad avere un parco circolante tra i più vasti d’Italia, è anche una piazza di riferimento per le vendite di veicoli usati grazie alla presenza di grandi concessionari, marketplace digitali e un’alta domanda legata alla mobilità privata.

In un contesto di rigenerazione urbana e politiche ambientali stringenti, l’usato diventa spesso una soluzione ponte: molti cittadini scelgono veicoli usati più recenti e meno inquinanti, senza però affrontare l’investimento richiesto da un’auto nuova, specie se elettrica. Milano si conferma quindi un laboratorio dove leggere in anticipo le tendenze nazionali.

 

Prospettive future

Il mercato dell’usato in Italia e a Milano continuerà a giocare un ruolo fondamentale nei prossimi anni. L’aumento delle ibride e delle elettriche, seppur ancora marginale, mostra una direzione chiara verso la transizione ecologica. Al tempo stesso, la tenuta delle alimentazioni tradizionali evidenzia una domanda ancora fortemente ancorata a fattori economici e di praticità.

Le sfide riguardano la sostenibilità del parco auto circolante, il ricambio generazionale dei veicoli e la capacità di conciliare l’accessibilità economica con le esigenze ambientali. In questo scenario, il mercato dell’usato rimarrà una delle colonne portanti della mobilità urbana e nazionale.

 

Foto da ufficio stampa Autotorino

 

 

La lettera di ACEA a Ursula: “Green Deal” scollegato dalla realtà

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 

L’ennesima lettera aperta delle case automobilistiche indirizzata a Ursula Von der Leyen rappresenta solo l’ultimo campanello d’allarme ignorato da Bruxelles. Imporre il 2035 come data limite per la produzione di veicoli a combustione interna è una scelta ideologica e non industriale

Il settore automobilistico europeo è la colonna portante della nostra economia e oggi si trova schiacciato dalla concorrenza cinese, dagli incentivi americani e dalla inutile rigidità dogmatica della Commissione. Invece di dialogare con chi produce e dà lavoro, Bruxelles continua a fissare scadenze irrealistiche che mettono a rischio occupazione investimenti e competitività

Purtroppo la guida di Ursula Von der Leyen ha trasformato il “Green Deal” in un dogma scollegato dalla realtà industriale e sociale. La politica dovrebbe accompagnare la transizione e non distruggere il tessuto produttivo che sostiene milioni di famiglie

Il 2035 non è mai stato fattibile e tutti ne eravamo ampiamente consapevoli della prima ora. Adesso a dirlo non sono solo i politici più razionali, ma finalmente chi ogni giorno tiene in piedi fabbriche e filiere. Il tempo sta per scadere, serve che l’Europa abbandoni le imposizioni ideologiche e torni rapidamente a occuparsi di crescita industria e lavoro.


Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

di Guido Guidesi, presidente Automotive Regions

 
La Commissione Europea ha deciso di escludere l’Automotive Regions Alliance tavolo per il futuro dell’automotive convocato a Bruxelles dalla stessa Commissione per il prossimo 12 settembre. Si tratta di un pessimo segnale in quanto il non coinvolgimento dei territori a oggi ha portato la più grande industria europea al rischio di cancellazione.

La nostra richiesta di partecipazione nasceva dalla volontà di voler presentare le proposte condivise da tutte le 40 Regioni europee appartenenti ad ARA. Proposte nate dal tavolo di lavoro lombardo e condivise sia con la componentistica e sia con la ricerca e presentate anche ai costruttori.

Attendiamo speranzosi l’esito del meeting del 12 settembre affinché possano esserci cambiamenti concreti anche attraverso i nostri contributi. Se ciò non dovesse accadere in futuro l’Automotive Regions Alliance si dovrà occupare solo di gestire stabilimenti dismessi e cittadini disoccupati; in compenso avremo tante auto cinesi in giro per l’Europa.

Foto ufficio stampa Guido Guidesi

La realtà dei fatti: oltre la metà delle auto elettriche ferme nei piazzali

La realtà dei fatti: oltre la metà delle auto elettriche ferme nei piazzali
di Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro studi Fleet&Mobility

Oltre 430 mila vetture auto-immatricolate dal 2023 a oggi, di cui più di un quarto ancora ferme sui piazzali in attesa di trovare un cliente, secondo l’analisi di Dataforce Italia. Questo macro-dato testimonia la necessità dell’industria di targare veicoli in eccedenza rispetto alla domanda del mercato, che riguarda soprattutto le auto alla spina.
 
Di quasi 24mila elettriche auto-immatricolate, il 58% è ancora nei piazzali, mentre per le 20mila plug-in siamo al 51%. È questa difficoltà a trovare un acquirente pur in presenza di forti sconti a generare tensioni con i concessionari, abituati a farsi carico dei “Km 0” fiduciosi di piazzarle a suon di #sconti, che nel caso delle elettriche non paiono funzionare. Con buona pace di chi sostiene che queste motorizzazioni soffrono per il prezzo elevato e non perché l’esperienza d’uso è peggiore di un’auto termica.
Oltre metà delle auto-immatricolazioni appartiene a Stellantis e nei piazzali ce n’è una su cinque, pari a 50.000 auto, di cui il 15% è alla spina. Ogni auto ferma è un capitale bloccato in termini finanziari, ma è anche un costo economico per la svalutazione che subisce, quelle a batteria più velocemente delle altre.


Foto archivio Fleet&Mobility