UE e transizione automotive: no ai proibizionismi

di Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia

C’è stata la ratifica finale del bando al motore a combustione interna al 2035. Noi crediamo che la transizione energetica non si faccia con i bandi o con protezionismi, ma si faccia con dei chiari piani di decarbonizzazione, applicando il principio di neutralità tecnologica e chiamando a raccolta tutte le soluzioni tecnologiche che sono disponibili.

Non dobbiamo puntare solo su un’unica direzione, altrimenti facciamo la fine che abbiamo fatto con il gas dipendente dalla Russia.

Caro-carburanti e concorrenza: l’Autorithy ha acceso un faro

di Pierluigi Bonora

 

L’AGCM (Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato) sta intervenendo sul fenomeno del caro-prezzi della benzina utilizzando i poteri conferiteli dalla legge: da un lato sta conducendo indagini sulla possibile esistenza di intese anticoncorrenziali e pratiche scorrette lungo la filiera produttiva e distributiva, sfruttando i poteri di raccogliere e richiedere informazioni presso i player del mercato, eventualmente anche conducendo ispezioni a sorpresa presso le sedi delle imprese coinvolte nell’indagine; dall’altro, sta utilizzando i suoi poteri di “advocacy” per segnalare al Governo e al Parlamento gli effetti sul mercato e sul gioco della concorrenza delle misure pubbliche di intervento nel comparto.

 

Ma nello specifico, in cosa consistono questi poteri? Come sono stati esercitati in passato e quali sono le difficoltà tipiche riscontrate storicamente dall’AGCM nell’intervenire nel settore dei carburanti da autotrazione?

 

In futuro, nel caso di una presenza importante di auto elettriche sulle strade, situazioni analoghe si potrebbero manifestare anche nei sistemi di ricarica?

 

Ne parliamo con l’avvocato Enzo Marasà, esperto in Antitrust, dello Studio legale Portolano Cavallo che ha sedi a Milano, Roma e New York.

Camion e bus: perché il diktat UE preoccupa la filiera

 

La proposta di revisione del Regolamento europeo sulla  riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli industriali (EU 2019/1242) avanzata lo scorso 14 febbraio dalla Commissione europea inasprisce notevolmente il target già fissato al  2030 (da -30% a -45%) e prevede target decisamente ambiziosi per il 2035 (-65%) e per il 2040 (-90%), destando preoccupazione nella filiera produttiva del comparto. E’ infatti molto difficile, se non impossibile, sviluppare in così pochi anni – appena sette  in riferimento all’ obiettivo del 2030 – soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le  emissioni di CO2 degli autocarri, mezzi da lavoro che hanno caratteristiche tecniche  diverse dalle autovetture e, soprattutto, una grande varietà di allestimenti e di missioni.

 

Pur apprezzando l’inclusione dei motori a combustione interna alimentati a  idrogeno, l’obiettivo per il 2040 mina il principio di neutralità tecnologica, che  risulta invece fondamentale per salvaguardare e valorizzare competenze già esistenti nell’industria automotive europea, mitigando gli impatti sociali della transizione  energetica. Solo introducendo nel regolamento un meccanismo di contabilizzazione dei  benefici apportati dall’utilizzo dei carburanti rinnovabili, sarà possibile favorire una  rapida e sostenibile decarbonizzazione del settore.

 

Desta forte preoccupazione anche la scelta della Commissione di introdurre un obbligo di vendita per i costruttori di autobus urbani che, a partire dal 2030, potranno essere solo a zero emissioni. E’ indispensabile creare le condizioni abilitanti per centrare l’obiettivo: un adeguato  sviluppo della rete infrastrutturale – ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di  autoveicoli, stima che già per raggiungere il nuovo target al 2030 siano necessari in UE  almeno 50.000 punti di ricarica pubblici per gli autocarri, di cui 35.000 a elevate performance e almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno – misure strutturali di  incentivazione all’acquisto dei mezzi a zero emissioni, una politica energetica che  permetta di generare energia elettrica e idrogeno al 100% da fonti rinnovabili e, non  ultima, la sostenibilità dei costi per gli operatori del settore.

 

In definitiva, le tecnologie veicolari rappresentano solo una parte della soluzione per uscire vincitori dalla sfida della decarbonizzazione dei trasporti, che deve necessariamente accompagnarsi a un set di politiche industriali e politiche dei trasporti coerenti e coordinate. 

 

In questo senso, ANFIA ribadisce la necessità di strutturare, a livello nazionale, un piano  pluriennale per il rinnovo del parco circolante autocarri con mezzi a basse e zero emissioni per cui siano previsti stanziamenti coerenti con quanto già messo in opera da  altri Paesi dell’Unione europea. In riferimento al comparto autobus, infine, l’obbligo di vendita al 100% di autobus urbani  a zero emissioni di CO2 a partire dal 2030 sottopone a una forte pressione gli operatori  del trasporto pubblico, chiamati a rivedere i loro piani di investimento e di  infrastrutturazione dei depositi. Potrebbe inoltre innescare un meccanismo di  anticipazione degli acquisti per cercare di ottenere gli ultimi mezzi ad alimentazione  tradizionale. Sicuramente, a livello nazionale, si rende necessario incrementare i fondi  già disponibili per il rinnovo del parco circolante a basse emissioni, che, alla luce dei  rincari delle materie prime e dell’aumento dell’inflazione, sono già insufficienti a raggiungere gli obiettivi prefissati antecedentemente.

 

ANFIA si impegna a dare il proprio contributo alle imminenti discussioni a livello europeo e auspica che con il sostegno del governo italiano, il Parlamento e il Consiglio  dell’Unione Europea, apportino le necessarie modifiche per pervenire a una legislazione che rispetti il principio di neutralità tecnologica e consenta l’accelerazione  della decarbonizzazione del settore in modo sostenibile.

AUSTRALIA/3: terra d’ispirazione

di Francesco Fontana Giusti
Experience teller

 

Durante il mio viaggio in Australia non c’è stato un solo giorno in cui ho rimpianto le mostre d’arte contemporanea del tanto amato “Vecchio continente”. In questa terra così lontana e misteriosa, le mani della natura hanno dato vita e forma a opere straordinarie. Basta ammirare le famose “Remarkable Rocks” di Kangaroo island, una vera galleria d’arte a cielo aperto, con imponenti rocce di granito esposte su un piccolo promontorio come delle vere creazioni scultoree. Altra tappa sull’isola assolutamente da non perdere è stata senza alcun dubbio Admirals Arch, un maestoso arco naturale scavato nella roccia e affacciato sull’oceano.

Fuoco sacro

Non esiste un colore più irresistibile del rosso e una forma più incantevole del fuoco. Questi due elementi trovano la loro massima espressione nel grande massiccio sacro Uluru (conosciuto anche come Ayers Rock), incastonato come un prezioso rubino nel vasto deserto australiano. Vederlo accendersi e infuocarsi durante il tramonto mi ha commosso e al tempo stesso tolto il respiro. È stato come assistere a qualcosa di molto simile a una celebrazione sacra o a una performance artistica. Una sensazione indescrivibile fatta non solo di stupore e magia, ma anche di profondo rispetto e ammirazione.

 

Questo weekend vorrei portarvi lontano

 Quante volte avete detto “adesso mollo tutto e vado a vivere in Australia”?. Se ci state facendo un pensierino o se il vostro desiderio è semplicemente organizzare un viaggio, ho preparato per voi un piccolo tour fotografico per conoscere alcuni luoghi magici che ho potuto ammirare durante il mio lungo soggiorno australiano. Per vederli non serve pagare il biglietto, basta volare direttamente sui miei canali Facebook e Instagram: Experience Teller. Viaggiate con l’immaginazione. Oggi è FRAday (www.experienceteller.it).

Osservatorio ASAPS: incidenti con animali, 10 accorgimenti

Nel 2022 l’Osservatorio ASAPS ha registrato 179 incidenti significativi (il report considera solo ed esclusivamente quelli con persone ferite o decedute) con il coinvolgimento di animali. Negli incidenti del 2022, 16 persone sono morte, erano state 13 nel 2021, 16 nel 2020 e 15 nel 2019. Inoltre 227 sono rimaste ferite, erano state 261 nel 2021 e 215 nel 2020 e 221 nel 2019. Le segnalazioni pervengono dai  600 referenti sul territorio e cronache della stampa.


In 163 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico (91,1% ) e in 16 con un animale domestico (8,9%); 148 incidenti sono avvenuti di giorno e 31 di notte; 160  incidenti sono avvenuti sulla rete ordinaria e 19 nelle autostrade e extraurbane principali. In 152 casi il veicolo impattante contro l’animale è stato una autovettura, in 48 casi un motociclo, in 3 incidenti l’impatto è avvenuto contro autocarri o pullman e in 7 incidenti coinvolti dei velocipedi. Il totale è superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.

Al primo posto negli incidenti gravi con investimenti di animali la Toscana con 20 sinistri, segue il Piemonte con 16, Lombardia, Lazio e Marche  con 15, l’Emilia-Romagna e la Campania con con 14, Liguria, Abruzzo e Sardegna con 9, Calabria 8, Molise e Puglia 6, Veneto, Friuli V.G. Trentino A.A., Sicilia 5, Valle D’Aosta e Umbria e Basilicata 1.

Le 16 vittime sono così distribuite per ogni regione: 3 mortali in Toscana e Sicilia, 2 in Emilia Romagna e Puglia, 1 in Piemonte, Veneto, Marche,  Abruzzo, Lazio, Campania.

È evidente che gli incidenti nei quali muore o rimane ferito solo l’animale con danni ai soli mezzi e non alle persone sono parecchie migliaia ogni anno ed è difficile fare un calcolo perché in molti casi gli automobilisti coinvolti non denunciano il sinistro sapendo che difficilmente verranno poi rimborsati i danni. Secondo ASAPS quello degli incidenti con il coinvolgimento di animali, in particolare selvatici, specie in alcune zone ad alta frequenza per questo tipo di sinistri, richiede l’adozione di ulteriori e più efficaci  strumenti difensivi per la sicurezza della circolazione.

Di seguito alcuni consigli


1) In sede di progettazione di autostrade e strade extraurbane, le strade dove la velocità è maggiore, occorre prevedere dei sottopassaggi, valutando i precedenti rilevamenti di attraversamenti di animali.

2) Occorre che gli automobilisti e gli organi di Polizia stradale segnalino il pericolo, creando una vera mappatura dei luoghi più a rischio, per i successivi rapidi interventi da parte dell’ente proprietario della strada.

3) Gli enti proprietari strada dovrebbero installare reti ad alto impatto lungo le principali arterie, e curarne la manutenzione periodica, in modo da evitare pericolosi buchi a ridosso della carreggiata in cui potrebbero infilarsi gli animali; importante curare anche la presenza di catarifrangenti che funzionano da dissuasori per il passaggio della fauna come sperimentato in alcune province italiane o come in Lussemburgo dove funzionano dei catarifrangenti che rifrangono la luce dei fari ortogonalmente al percorso stradale, verso la campagna. I riflettori colpiti dalla luce dei fari producono una barriera di delimitazione ottica. In questo modo gli animali selvatici sono abbagliati e bloccati momentaneamente fuori dalla strada e non la attraversano quando sta passando un autoveicolo.

4) Gli automobilisti che frequentano spesso una strada, devono memorizzare i luoghi dove hanno visto transitare animali, anche perché venga potenziata la segnaletica di preavviso da parte dell’ente proprietario strada.

5) Gli automobilisti devono disinserire i fari abbaglianti che potrebbero bloccare l’animale in mezzo alla carreggiata.

6) Gli automobilisti devono evitare di sterzare bruscamente davanti all’animale.

7) I motociclisti sono gli utenti più a rischio in caso di sinistro con animale e pertanto la prudenza in determinate zone va aumentata notevolmente, specialmente lungo i rettifili al tramonto.

8) Ricordare sempre che i maggiori rischi sulle strade avvengono nella tarda serata e nelle prime ore del mattino.

9) Adottare particolare prudenza quando si vedono mezzi impegnati nello sfalcio dell’erba ai bordi della strada perché gli animali potrebbero fuggire all’improvviso proprio in mezzo alla carreggiata.

10) Nessun periodo dell’anno e nessun ambiente può definirsi sicuro e pertanto va messa in campo la massima attenzione alla guida, nel rispetto della segnaletica, ricordando che la fauna non percepisce la strada come un pericolo. Noi invece sì.

 

Osservatorio Autopromotec: in 10 mesi componentistica +4,2 miliardi

 

Nei primi dieci mesi del 2022 il comparto della componentistica automotive italiana ha generato un saldo positivo tra esportazioni e importazioni (bilancia commerciale), pari a 4,2 miliardi di euro. Come emerge dall’Osservatorio Autopromotec, i maggiori valori hanno riguardato le esportazioni di parti meccaniche (13,4 miliardi), seguite da motori (3,3 miliardi), componenti elettriche (1,7 miliardi) e gomma (947 milioni).

La principale destinazione per l’export della componentistica automotive italiana è l’Europa (per il 77% sul totale), seguita dal Nord America (10,5%). Inoltre, nel 2021 il valore delle esportazioni di componenti automotive dall’Italia è stato pari a 21,7 miliardi di euro, in aumento del 15,4% rispetto al 2020, quando era stato di 18,8 miliardi.

Negli anni pre-Covid il comparto della componentistica auto aveva vissuto un periodo di crescita, culminato nel 2018, con esportazioni pari a 22,5 miliardi.