L’eurodeputato Borchia: “L’Ue sta sbagliando tutto”

di Pierluigi Bonora

Dunque, la Commissione europea ha dichiarato di accogliere con favore l’accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio, per il quale tutte le nuove auto e i furgoni immatricolati in Europa saranno a emissioni di CO2 zero entro il 2035. L’intesa, provvisoria, richiede ora l’adozione formale da parte del Parlamento e del Consiglio.

 

Con l’eurodeputato Paolo Borchia (Lega), delle Commissioni Energia, Industria e Trasporti, tenendo presente che difficilmente saranno apportate modifiche al piano “Fit for 55”,  passiamo in rassegna le insidie per l’Europa, l’industrie e l’occupazione di questo provvedimento.

 

E come provocazione, eccoci con indosso la maglietta che reclamizza il nuovo motore “Nettuno” V6 made in Maserati, uno dei gioielli della tecnologia italiana in fatto di propulsori a benzina. Che qualcuno, in nome della pura ideologia, ha deciso di far sparire.

ANFIA e l’accordo UE sulle emissioni: riflettere sulla transizione produttiva

ANFIA e l'accordo UE sulle emissioni

L’accordo raggiunto tra le istituzioni  europee sui nuovi target di emissioni di CO2 (-100% rispetto ai livelli  del 2021) di auto e veicoli commerciali leggeri al 2035 – la prima intesa del pacchetto  normativo Fit for 55 – richiede ora alla filiera automotive italiana e all’intero sistema Paese un rapido ed effettivo cambio di passo. ANFIA chiede al Governo di riprendere al più presto il confronto con la filiera automotive  per identificare ulteriori strumenti volti ad ampliare le possibilità delle imprese di  avviare investimenti e riconversioni produttive, negoziando nuovi strumenti a Bruxelles, se necessario, perché in particolare il quantum minimo dei contratti di sviluppo rischia di escludere dal sostegno pubblico molte PMI, cuore del tessuto industriale del nostro  Paese. 

A livello europeo, sono prioritarie l’attuazione di una politica energetica che permetta  di generare energia elettrica al 100% da fonti rinnovabili entro il 2035 e la definizione di  un piano strategico per la localizzazione in Europa le attività della filiera delle batterie  per veicoli elettrici a monte delle gigafactory (come il trattamento termico e chimico  dei precursori per trasformarli in catodi/anodi), ad oggi una prerogativa quasi  unicamente cinese, così da evitare una svantaggiosa dipendenza dalla Cina, già leader  nell’estrazione dei metalli e nella loro raffinazione. 

Lo sviluppo infrastrutturale, con target vincolanti per i singoli Stati membri, è un’altra fondamentale condizione da realizzare per garantire ai consumatori una capillare fruibilità, oltre che l’accessibilità economica, dei veicoli a zero emissioni, salvaguardandone il diritto alla mobilità. 

Tutti gli stakeholder coinvolti sono chiamati ora a fare la propria parte per mantenere  ed accrescere la competitività internazionale della manifattura europea. ANFIA  proseguirà con responsabilità e serietà il suo impegno quotidiano a sostegno delle  imprese della filiera automotive per gestire in modo proattivo questa transizione  epocale, certa che le istituzioni nazionali faranno altrettanto per mantenere alta la  competitività del sistema Paese.

Tutti in elettrico: dono UE alla Cina che pagheremo caro

di Andrea Taschini, manager automotive

 

Nonostante la lezione del gas Russo con tutte le gigantesche conseguenze che stiamo subendo, l’Unione europea sta commettendo un errore analogo e se possibile ancora più devastante.


L’imposizione dell’auto elettrica dal 2035 votata a Bruxelles per mano dei Paesi nordici, rischia di travolgere l’economia del continente di cui l’automotive rappresenta uno degli assi portanti più strategici.

 

Come detentrice di tutte le materie prime necessarie per la costruzione di motori e batterie elettriche, la Cina farà di tutto perché le auto elettriche, anche quelle dei marchi europei, si costruiscano laddove le materie prime si estraggono e soprattutto si raffinano con enormi danni ambientali che in Europa non sono nemmeno lontanamente pensabili.
 

Pechino stenderà tappeti d’oro alle Case auto che trasferiranno in Cina le produzioni con libertà di emissioni a costo zero, condizioni di lavoro e relative paghe da società pre industriale e magari anche con allettanti facilitazioni fiscali, creando così condizioni irrinunciabili.


Chi non si trasferirà nel Paese asiatico a produrre vetture verrà spazzato via dalla concorrenza “Made in China”. È così che milioni di posti di lavoro e miliardi di Pil europei spariranno creando povertà e destabilizzazione sociale.

 

Grazie Europa, grazie a tutti coloro che palesemente si sono fatti corrompere e grazie a tutti gli eco approfittatori che sperano di raccattare qualche briciola in questa losca faccenda falso ambientalista che si trasformerà in una guerra tra poveri.