L’auto e il futuro: più ambiente, ma anche più industria

di Gianluca Benamati, capogruppo PD in commissione Attività produttive alla Camera

 

Il tema dell’automobile è stato centrale, così come quello degli incentivi. La pandemia ha prodotto una crisi di mercato notevole e la necessità di sostenere il mercato, la produzione, la vendita per sostenere il lavoro. Noi, come gruppo parlamentare PD, ci siamo impegnati in Parlamento per incentivi che, con riferimento al 2021, a fronte di circa un miliardo di euro hanno prodotto circa 450 mila nuove immatricolazioni, producendo nel complesso 11 miliardi di volume di affari ridando fiato al settore.

 

Contemporaneamente, grazie al sistema delle rottamazioni siamo anche riusciti ad arrivare a un deciso miglioramento ambientale. Parallelamente abbiamo cercato di stimolare la messa in campo di una politica industriale fatta di risorse, scelte, strumenti. Oggi i soldi ci sono (2-3 miliardi dal PNRR) che unitamente a 8,7 miliardi della legge 34 del 2022 fanno un pacchetto di 11-12 miliardi di euro per il settore dell’auto disponibili da qui alla fine del decennio.

 

A questi soldi dobbiamo accompagnare una progettualità: ricerca e sviluppo, formazione e sostegno alla transizione del settore della componentistica. Più ambiente ma anche più industria. Le due cose devono andare di pari passo.

Torino e l’automotive: via ai sostegni per gli investimenti produttivi

di Gilberto Pichetto, viceministro dello Sviluppo economico

 

Con il via libera al piano di rilancio dell’area di crisi industriale del territorio di Torino, Governo e Mise confermano gli impegni presi con il territorio nel sostenere gli investimenti produttivi nella filiera dell’automotive e dell’aerospazio. E per me è motivo di grande soddisfazione. E’ infatti operativo lo sportello online previsto dalla riforma della legge 181/89.

 

Per poter partecipare ai bandi, le imprese dovranno prioritariamente garantire investimenti per la tutela ambientale e per l’innovazione. Sarà necessario, dunque, creare forti sinergie tra il mondo della ricerca e l’industria  a partire dai settori dell’automotive e dell’aerospazio, mantenendo alta l’attenzione verso l’occupazione e la formazione professionale dei lavoratori: l’area di Torino è uno dei motori principali della crescita economica di questo Paese, pertanto merita una strategia di politica industriale per irrobustire e rilanciarne l’innata vocazione manifatturiera.

Pirelli con Terna: ecco l’e-bike-sharing aziendale

Terna è la prima società in Italia ad aver adottato, su scala nazionale, il progetto di e-bike sharing ”Cycl-e around” di Pirelli, con l’obiettivo di incentivare la mobilità sostenibile dei propri lavoratori. Con ”Cycl-e around”, Pirelli offre un servizio di “e-bike sharing” aziendale mettendo a disposizione biciclette a pedalata assistita che potranno essere utilizzate dalle persone che lavorano in otto sedi di Terna, dislocate su tutto il territorio italiano, per gli spostamenti casa-ufficio, durante la giornata di lavoro o per il tempo libero.

 

Infatti, con ”Cycl-e around” si promuove una mobilità alternativa complementare a quella tradizionale, con condizioni d’accesso più facili ai mezzi di trasporto sostenibili, permettendo di testare questa soluzione in sicurezza e affidandosi alla competenza di un player da sempre attivo nelle varie forme di mobilità come Pirelli. Quattro le modalità di noleggio offerte nell’ambito dell’accordo fra Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, e Pirelli: ‘Working Time’, per utilizzare la e-bike durante la giornata lavorativa per gli spostamenti di lavoro in città; ‘Home2Work’, per i tragitti quotidiani casa-ufficio; “Smart Week”, per l’utilizzo delle e-bike 7 giorni consecutivi; “Weekend Break”, per usufruire delle bici elettriche Pirelli nel fine settimana senza limiti di chilometraggio

 

Le persone di Terna potranno prenotare in totale autonomia la propria e-bike attraverso un’apposita App messa a disposizione sull’intranet aziendale, mentre le flotte di e-bike di Pirelli saranno a disposizione in apposite aree attrezzate per la custodia e la manutenzione delle stesse biciclette presso le sedi di
Terna. “
Questa iniziativa, sviluppata insieme a Pirelli, ha l’obiettivo di favorire sempre più la mobilità sostenibile e di sensibilizzare le persone sulla sua importanza” ha dichiarato Roberto Giovannini, Responsabile Sostenibilità di Terna. ”Abbiamo quindi deciso – ha proseguito Giovannini – di partire dai colleghi che operano in otto nostre sedi situate in tutta Italia, ai quali offriamo un’alternativa più efficiente per gli spostamenti nel traffico cittadino e, al contempo, più sostenibile e rispettosa dell’ambiente”.

 

”L’adesione al progetto “Cycl-e around” nasce dalle attività del cantiere “Sostenibilità e Comunicazione”, uno dei sette tavoli di lavoro nell’ambito del progetto “NexTerna, news ways of working”, avviato lo scorso anno, che sotto l’egida della sostenibilità, dell’innovazione e della digitalizzazione ha inciso sul modo di lavorare delle persone di Terna, garantendo una maggiore attenzione alla persona e al suo benessere, all’ambiente, e, nello stesso tempo, una maggiore efficienza e produttività accompagnata da una serie benefici logistici”, ha aggiunto Giovannini.

 

”Il servizio “Cycle around” rientra nell’attenzione alla sostenibilità che Pirelli pone in tutte le sue attività, prodotti e servizi. L’avvio su scala nazionale da parte di Terna di questo servizio conferma che questa attenzione è diffusa nel mondo delle aziende, segnale che è la strada giusta da seguire”, ha dichiarato Francesco Bruno, Head of Micromobility Solutions di Pirelli. ”È un contributo a uno stile di vita più sano e sostenibile dei propri collaboratori, che favorisce il miglioramento della micro-mobilità nelle città utilizzando mezzi moderni e a zero emissioni, nel rispetto concreto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, ha aggiunto Bruno.

 

Honda Civic e:hev: diversamente ibrida

(da Safe-Drive)

La undicesima generazione della Honda Civic rimane fedele a se stessa, mantenendo la sua anima di berlina compatta e sportiva, adatta anche alla famiglia ma capace di sfoderare un marcato piacere di guida.

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Terremoto Volkswagen: via Diess, arriva Blume. E può succedere di tutto 

Nel 2015 il Dieselgate, un incredibile assist ai denigratori della mobilità tradizionale in cerca dell’appiglio giusto per dare vita, d’accordo con le grandi lobby di settore e sostenuti dalla ragazzina Greta, improvvisamente sparita dalla circolazione, a una capillare campagna “pro elettrico”; quindi, la volontà di scusarsi davanti al mondo intero per la figuraccia e il via a un poderoso piano “green”, con protagonista l’auto elettrica, e investimenti stellari che hanno finito per condizionare il settore; ora – saltando altri passaggi intermedi – con il siluramento di Herbert Diess, ossessionato dal fenomeno Tesla, e l’imminente arrivo al vertice del “porschista” Oliver Blume, l’attesa apertura anche ai carburanti sintetici (e-fuel) che non necessitano di adattamenti ai motori endotermici e sono soprattutto “puliti”.

 

Al centro di tutto c’è sempre il Gruppo Volkswagen insieme al Paese in cui affonda le radici, la Germania, che sta provando sulla propria pelle (ma non è la sola) cosa significhi dipendere dalla Russia per il gas e dalla Cina per le materie prime necessarie e indispensabili in una strategia basata unicamente sull’auto elettrica.

L’amico ed esperto in temi automotive, Andrea Taschini, guarda nella sfera di cristallo e afferma: “La Germania, ma in senso più ampio l’Europa, sta iniziando a fare i conti con la follia di una transizione energetica che ora presenta un costo economico e sociale elevatissimo. Era tutto scritto. Diess è tra i primi a pagare per le conseguenze di scelte estreme ed eccessive sull’auto elettrica. C’è così da aspettarsi che per gli stessi motivi, nei prossimi mesi, tra le classi dirigenti europee (e qui Taschini si riferisce non solo al comparto automotive – ndr), saranno in parecchi a dover togliere il disturbo“.

 

A questo punto è presumibile che Blume, di 10 anni più giovane rispetto a Diess e che manterrà insieme alla guida del Gruppo Volkswagen quella di Porsche, tra i paladini degli e-fuel, porti il suo approccio più democratico (elettrico, ma anche eco-carburanti) nella nuova strategia del gruppo. Non resta che aspettare l’1 settembre e le sue prime dichiarazioni da nuovo Ceo del colosso di Wolfsburg.

 

Secondo Blume, in relazione al piano Ue “Fit for 55” che punta alla produzione di soli veicoli elettrici dal 2035, “i divieti tecnologici rappresentano un freno all’innovazione, seppure per Porsche la mobilità elettrica resti una priorità”. Il futuro capo operativo del Gruppo Volkswagen ha una visione olistica sul tema della decarbonizzazione: “L’utilizzo dei carburanti sintetici – ha precisato in un’intervista – può ridurre le emissioni dei motori endotermici, senza per questo doverli modificare o adattare. Fondamentale è che siano prodotti in modo sostenibile e da energia rinnovabile”.

 

Non è un caso che la Commissione Ue (si parla con insistenza dello zampino di Blume, già in odore di assumere la guida del gruppo, d’accordo con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, che si è impuntato sugli e-fuel)  abbia aperto una “finestra”, nel 2026, all’interno del piano “Fit for 55” proprio a favore dei carburanti sintetici. A questo punto può succedere di tutto, anche perché ci si avvia – finalmente – al rinnovo di questo Europarlamento fissato nel 2024.

L’auto in Europa: l’Italia è messa peggio di tutti

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

Sono tutti in calo in giugno i trenta mercati nazionali dell’Europa Occidentale, tranne quelli piccolissimi della Lettonia e dell’Islanda. Nel complesso, in Europa Occidentale sono state immatricolate in giugno 1.066.137 autovetture con un calo del 16,8% su giugno 2021 quando le immatricolazioni nell’area erano state 1.281.892. Perdura, quindi, la situazione di grave difficoltà per il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale che nel primo semestre 2022 con 5.597.656 immatricolazioni accusa un calo del 13,7% sullo stesso periodo del 2021. La situazione è dunque molto seria e ancora più seria appare se si fa il confronto tra il primo semestre di quest’anno e il primo semestre del 2019, cioè dell’anno precedente la pandemia. La contrazione che si registra è infatti del 33,6%.

Le cause di questa difficilissima situazione sono ben note e vanno dall’impatto della pandemia sulla situazione economica delle aziende e delle famiglie al riaffacciarsi dell’inflazione, all’impatto concreto e psicologico della guerra in Ucraina, alla insufficiente produzione di automobili nuove per effetto della difficoltà di approvvigionamento di microchip e di altri componenti che sembra essere al momento l’elemento più penalizzante. In questo quadro desolante emerge un unico dato positivo ed è la crescita in molti Paesi della quota di auto elettriche nelle immatricolazioni.

Come si è detto, le difficoltà del mercato dell’auto riguardano tutta l’area e non risparmiano certo i cinque maggiori mercati. Sempre nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, vi sono stati infatti cali del 16,3% in Francia, dell’11,9% nel Regno Unito, dell’11% in Germania e del 10,7% in Spagna, ma il risultato peggiore lo si registra in Italia con una contrazione del 22,7% e un incremento molto contenuto della quota di auto elettriche.

È dunque evidente che, anche se il settore dell’auto è in crisi in tutta l’Europa Occidentale, la particolare gravità della situazione italiana richiede da parte di tutti ed anche, naturalmente, da parte delle autorità di Governo, attenzione molto maggiore di quella che finora si è prestata ed interventi decisamente più significativi.

Obiettivo idrogeno: UNIMORE dà vita a H2-MO-RE

L’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) ha inaugurato un nuovo Centro Interdipartimentale di Ricerca e per i Servizi nel settore della produzione, stoccaggio e utilizzo dell’Idrogeno, intitolato H2-MO.RE, promosso dai Dipartimenti di: Ingegneria «Enzo Ferrari» – DIEF; Educazione e Scienze Umane – DESU; Scienze Chimiche e Geologiche – DSCG; Scienze e Metodi dell’Ingegneria – DISMI; Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche – FIM. Il Centro, che ha una durata di tre anni, rinnovabili, svolgerà attività di promozione e coordinamento di studi e ricerche interdisciplinari nel campo della produzione, stoccaggio, trasporto e utilizzo dell’idrogeno e di attività di ricerca correlate, proponendosi quale interlocutore di Enti Pubblici e Privati, con i Tecnopoli nelle provincie di Modena e Reggio Emilia.

Il direttore per il primo triennio è il prof. Marcello Romagnoli del DIEF, con vicedirettrice la prof. Monia Montorsi del DISMI. “In particolare, l’intento principale del Centro è favorire, attraverso un virtuoso sistema di collaborazione tra accademia e industria, lo sviluppo di un polo industriale sulla tecnologia dell’H2. Il momento storico e la transizione a cui stiamo assistendo offre una grande e stimolante occasione per l’intera industria regionale che annovera già tecnologie di primissimo livello che possono essere messe al servizio e ottimizzate per questo nuovo settore in rapido sviluppo“, commentano Romagnoli e Montorsi.

Verranno promosse attività di supporto alla creazione di nuove aziende in questo specifico settore, nell’ottica di promuovere un nuovo ecosistema in grado di interagire sinergicamente su tematiche che coinvolgono l’Idrogeno a 360 gradi. Il Centro vuole anche essere di supporto agli enti di formazione, attraverso l’attivazione di percorsi di preparazione per le figure maggiormente richieste dalle aziende in questo ambito e con i cittadini, promuovendo la conoscenza, trasparente e scientifica, delle tecnologie legate all’Idrogeno.

Il Centro H2-MO.RE si inserisce nel progetto Ecosistema per la transizione sostenibile in Emilia-Romagna, che coinvolge oltre 750 persone, di cui circa 300 ricercatrici e ricercatori, mettendo insieme l’intera rete degli atenei regionali – l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Parma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Politecnico di Milano sedi di Piacenza – e il CNR, con ENEA e INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare) e il coordinamento della Regione attraverso ART-ER, la società consortile regionale per la crescita sostenibile, l’innovazione e l’attrattività.