
di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE
In attesa dell’approvazione definitiva del Regolamento Euro 7, l’UNRAE ribadisce la necessità urgente di un piano puntuale e chiaro del Governo per determinare il percorso che l’Italia intende seguire nell’ottica della transizione energetica, unitamente ad una chiara indicazione su quale sia la posizione del nostro Governo verso la mobilità del futuro.
Esistono gap geografici, strutturali e di reddito che ci separano dagli altri Paesi, ma per passare dal 3,9% di penetrazione dell’elettrico a numeri meno lontani da quelli degli altri Paesi europei, ci sono cose da fare che andrebbero fatte, innanzitutto correggere l’attuale schema degli incentivi che non sta funzionando, tant’è che a fine anno avremo un avanzo del 90% dei fondi: basterebbe tornare allo schema precedente. Ma, nonostante i continui appelli, c’è il rischio che il 2024 inizi senza modifiche allo schema attuale.
Inoltre, nel processo di conversione verso l’elettrico del nostro Paese, l’auto aziendale, con il suo trattamento fiscale, ha un ruolo centrale e, per questo motivo, non va assolutamente sprecata un’opportunità storica come la delega fiscale. In questa sede, per l’UNRAE, va prevista la rimodulazione delle aliquote di detraibilità dell’IVA e di deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 , l’innalzamento del tetto di deducibilità, la riduzione del periodo di ammortamento.
UNRAE ribadisce anche la necessità del contestuale sviluppo delle infrastrutture di ricarica, comprese quelle per il rifornimento di idrogeno, e auspica che vengano presto create dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per formulare proposte per le infrastrutture di ricarica pubbliche su superstrade e strade extra urbane.
Alla luce del recentissimo annuncio sulla convocazione del Tavolo Automotive, pur riconoscendone l’importanza, riteniamo un grave errore non convocare i costruttori non italiani, che rappresentano il 70% del mercato e assorbono il 60% dell’export di componentistica, dunque sono ben competenti in tema sia di domanda che di produzione.
Il nostro Paese ha una tradizione automotive più che centenaria, e se ha perso la leadership non è per colpa dell’elettrificazione o dei competitor stranieri, ma perché c’è stata una vera e propria deindustrializzazione. Ora dobbiamo occuparci di cosa possiamo ancora fare per accelerare la riconversione industriale, ma confondere il sostegno all’offerta e quello alla domanda, come sembra stia accadendo, sarebbe un gravissimo errore di politica industriale.