Il non senso del piano “Fit for 55”: le storture vengono a galla

di Andrea Taschini, manager automotive

Fare i conti senza l’oste è sempre un azzardo, farli al di fuori della realtà possibile, compromette invece la vita di milioni di individui. La transizione verso il “total electric” europeo si schianterà contro la mancanza strutturale di materie prime, i costi energetici e la competitività dell’Unione nei confronti della Cina maturando, se si vuole testardamente proseguire nel progetto dell’auto elettrica, una dipendenza pericolosa dal sistema industriale di Pechino.

Per soddisfare la domanda di materie prime necessarie per la costruzione di batterie e motori elettrici, si dovranno aprire più di 350 nuove miniere (che nessuno vuole) e predisporre una gigantesca industria della raffinazione particolarmente inquinante, impensabile nel Vecchio continente.

Come l’Europa ne verrà fuori da questo imbarazzante pasticcio ideologico non è dato sapere, ma è certo che la crescente consapevolezza della situazione impone una revisione di tutto il Fit for 55 su basi più appropriate e realistiche.


Tutto secondo copione, ma non illudiamoci: questa sciagurata Commissione UE non farà passi indietro, ma è fondamentale prepararsi alla svolta del dopo elezioni europee del giugno 2024, arrivando di fronte al futuro legislatore con delle proposte strutturate e concrete. Di tempo e denari se ne sono già persi abbastanza.

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