Basta plug-in

Basta plug-in

di Giuseppe Guzzardi, direttore di “Flotte&Finanza”

 

Mettiamola in questi termini: il plug-in è un sistema balordo. Balordo perché richiede dalle 6 alle 8 ore per ricaricare una batteria che bene che vada garantisce massimo 60-70 km (in genere 50). Quindi se non abitate in una villetta elettroautonoma a 25 km dall’ufficio, o anche a 40 purché in ufficio ci sia una colonnina disponibile, serve a poco.

 

Sapete cosa succede? Be’, se avete una plug-in, lo sapete bene, non fate gli gnorri. Succede che aldiavololaricaricavadoabenzina. Già, proprio così. Dubbi? Giriamoli alle società di noleggio a lungo termine, che non esitano a proporre urbi et orbi veicoli con questa tecnologia ai fleet manager e adesso anche ai privati.

 

Perché proprio a loro? Perché con i dati veicolari di cui dispongono sono in grado di calcolare, data una percorrenza chilometrica, quanto viene effettivamente percorso in elettrico e quanto in endotermico. Se qualcuno riesce a dimostrare un impiego della batteria congruo, comparabile con le stime di computo di consumo grazie alle quali le plug-in sono considerate valide in termini di emissioni carboniche, bene, faremo pubblica ammenda. Altrimenti…

 

Lo faremmo volentieri noi, questo calcolo algebrico, ma non disponiamo di dati pertinenti, costruttori e flotte si guardano bene dal fornirli (e qui si potrebbe aprire una polemica secolare sulla proprietà del metadato, ma quella è un’altra storia). Ci appelliamo a chi questi dati li ha. Un po’ per sfatare falsi miti, un po’ perché queste automobili fanno più male che bene, un po’ per suggerire al legislatore di levare gli ecoincentivi a questi modelli, un po’, un po’ tanto, in nome di tutti quegli utenti presi per i fondelli con una tecnologia più dettata dal marketing che dalla logica. Saluti.

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