“Pensieri e parole… scritte”: la rassegna stampa di Mario Verna

"Pensieri e parole... scritte": la rassegna stampa di Mario Verna
Crash! Costruttori, politici, sindacati, tutti contro tutti. Mentre i clienti restano alla finestra, un po’ per scelta e un po’ per necessità. Più che una transizione sembra di essere in un horror, mentre si aspetta che qualcuno salvi tutti, i mostri continuano far paura.

Chi resterà? In che condizioni e con che coraggio si potrà affrontare il futuro? A Parigi si accende il palco, show e nuovi talenti, luci ed esibizioni futuriste. Nel resto d’Europa, invece, rallenta tutto, conti economici e mercato, produzione e occupazione.

Nel palazzo della Commissione c’è ancora chi fa finta di non vedere e, sì, dice, si va avanti con il piano stabilito, punto e basta. Paura?

Appello agli eurodeputati: il “sistema automotive” è nelle vostre mani

1Tavolo #FORUMAutoMotive: quella barra tenuta sempre dritta

Il destino del settore automotive è nelle mani dei parlamentari europei, e qui mi ferisco soprattutto a quelli eletti in Italia, come quello di migliaia e migliaia di famiglie. Le decisioni che saranno prese a Bruxelles, infatti, saranno fondamentali per scongiurare la desertificazione industriale.

Occorre pragmatismo e, soprattutto, devono essere mantenute le promesse fatte in campagna elettorale che indicavano la revisione delle norme green relative al comparto.

La presidente Ursula von der Leyen, più che guardare alla stabilità della maggioranza che si basa, paradossalmente, sulla presenza dei Verdi, nonostante il forte ridimensionamento post voto, è chiamata a occuparsi seriamente del futuro dell’industria e dell’occupazione in Europa.

I parlamentari UE non devono privilegiare gli interessi politici rispetto alle necessità oggettive del territorio. La probabile chiusura di tre impianti in Germania da parte di Volkswagen e lo stop confermato della fabbrica Audi in Belgio, guarda caso a Bruxelles, a due passi simbolici dai palazzi che rischiano di affossare il “sistema automotive” europeo, rappresentano un drammatico segnale di quello che potrebbe succedere per altri gruppi automobilistici con ricadute inevitabili per i fornitori.

Gli errori strategici si pagano, in particolare se indotti da politiche ideologiche.

ANIASA sulla fiscalità sull’auto: “Modello da rivedere, basato sulla proprietà del bene”

Noleggio auto: luci e ombre del primo semestre
La fiscalità che oggi grava sull’auto è totalmente focalizzata sulla proprietà del bene e non tiene conto dell’evoluzione da tempo in atto nella mobilità, sempre più orientata all’uso, a partire dagli oltre 1,3 milioni di veicoli a noleggio che ogni anno percorrono 31 miliardi di km. Il contributo del settore del noleggio alle casse statali, provinciali e comunali oggi supera i 2,6 miliardi di euro.
Sono questi i principali dati e le conclusioni che emergono dall’analisi realizzata da ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, sul contributo fiscale del settore del noleggio veicoli alle casse dello Stato e delle diverse istituzioni locali. Le attività di noleggio veicoli hanno vissuto negli ultimi anni una consistente crescita, entrando gradualmente negli usi e costumi di un numero crescente di aziende e privati.
Queste attività producono ogni anno 1,5 miliardi di gettito di IVA e 1,1 miliardi di imposte locali, tra tassa automobilistica regionale (nota come bollo), imposta provinciale di trascrizione (IPT) e altri oneri amministrativi. Un totale di 2,6 miliardi di euro che riforniscono con regolarità le casse dello Stato, delle Regioni e delle Province. A ciò si aggiungono per l’erario ulteriori 70 milioni derivanti da imposta di bollo e adempimenti con le PA nei pagamenti.

Il settore oggi rappresenta un attore strategico per la mobilità aziendale, turistica e cittadina del nostro Paese e per l’industria automotive (quasi 1 vettura immatricolata su 3 è a noleggio), ma funge anche da promotore di correttezza e di emersione fiscale, rendendo i soggetti con cui opera “contribuenti virtuosi”.
L’applicazione della normativa fiscale prevista per il noleggio, infatti, diffonde via via nella filiera una correttezza di comportamento con piena trasparenza e tracciabilità delle operazioni effettuate, a partire dall’attività di manutenzione e in tutte le fasi di vita del veicolo.
“Una maggiore diffusione del noleggio nella nostra società, specialmente tra gli utenti privati”, osserva il presidente ANIASA Alberto Viano, “avrebbe forti vantaggi in termini di sostegno al mercato dell’auto, di velocizzazione della transizione ecologica del nostro parco circolante con riduzione delle emissioni di CO2, e, non ultimo, di spinta all’emersione fiscale”.
Sebbene oggi quasi un’auto nuova su tre sia immatricolata a noleggio e in circolazione ci siano oltre 1 milione e 300mila veicoli a nolo, il modello tributario è tuttavia ancorato a un modello di mobilità dello scorso secolo, totalmente focalizzato sulla proprietà.
La normativa del bollo auto, ma anche dell’imposta provinciale di trascrizione, non considera che la circolazione dei veicoli a noleggio, seppure immatricolati per la maggior parte in poche province, avvenga invece, per loro natura, su tutto il territorio nazionale. Senza contare che questi veicoli possono essere utilizzati da soggetti con differenti residenze o sede legali.
Anche in considerazione di questi elementi e in piena attuazione dei principi del federalismo fiscale, ANIASA da tempo propone di configurare per i veicoli immatricolati ad uso noleggio un regime speciale, con versamento degli importi relativi al bollo ad unico soggetto nazionale percettore e gestore di tutti i dati e dei pagamenti, con successiva ripartizione tra gli enti locali in relazione ai parametri individuati dalle Regioni.
Progetto semplice, senza costi ed appesantimenti burocratici, con certezza dei pagamenti. Peccato che, a causa di differenti interessi, le Regioni maggiormente interessate preferiscano continuare con un meccanismo di complicazione gestionale per le aziende del settore, in netto contrasto con il più volte declamato tema della “semplificazione amministrativa”.
Basti pensare al meccanismo di calcolo del bollo in base alla residenza del locatario, che, come noto, durante la vita utile di un’auto presso le società di noleggio cambia più volte. Oltretutto correndo dietro alle differenti tariffazioni delle Regioni e Province autonome. Un sistema come quello indicato dall’Associazione garantirebbe a tutte le PA una partecipazione alle risorse finanziarie derivanti dal noleggio, che così contribuirebbero, tra l’altro, alla manutenzione di tutte le strade percorse dalla propria flotta e non solo a quelle di determinati enti locali.
Si porrebbe così fine ad un inutile e controproducente contenzioso tributario sull’applicazione di aspetti di una normativa ormai obsoleta, che quasi sempre, con sentenze delle Corti di Giustizia Tributaria di primo e secondo grado, vede alcune Regioni soccombenti.

“La legge delega per la riforma fiscale approvata dal Parlamento lo scorso anno prevede il riordino delle tasse auto anche nell’ottica di razionalizzazione e semplificazione del prelievo. Il decreto attuativo è in cantiere ed è occasione per rivedere le obsolete e complicate norme che dal 1953 disciplinano il bollo auto. Diventa quanto mai opportuno uno studio con i vari Enti di riferimento, per valutare
miglioramenti ed innovazioni della normativa, oggi basata essenzialmente sul concetto di proprietà, via via sostituito da quello di utilizzo del bene. La centralizzazione del pagamento e la contestuale devoluzione alle singole regioni in base a fattori stabiliti dalle stesse istituzioni semplificherebbero gli adempimenti e garantirebbero a tutte le PA flussi di risorse regolari senza comportare alcuna riduzione
del gettito”, conclude il presidente Viano.

Europa e la corsa all’elettrico: fare i sognatori…

Automotive: eravamo molto avanti...

di Mario Verna, manager automotive

Fare i sognatori con il portafoglio altrui è sempre entusiasmante. Ma se a pagare sei tu, beh due conti te li fai. Il paradosso automotive in cui si è incastrata l’Europa della folle corsa alla “modernità” è davvero stretto e con poche possibilità di uscita.

Ripercorriamolo: l’Europa è il continente che ha ridotto di più le emissioni negli decenni; le emissioni del parco auto non pesano pressoché nulla sotto il cielo mondiale; l’Europa non ha materie prime tali da consentire un qualche vantaggio competitivo nella corsa alla transizione energetica; l’Europa non ha alcun know-how nella produzione di componentisticache alimenti la transizione energetica;
l’Europa ha (aveva) un know-how da leader mondiale per la produzione di motori a combustione interna che, nel corso degli anni, hanno ridotto drasticamente le emissioni.

E ancora: l’Europa non ha indipendenza energetica, meno che mai a impatto zero; i principali Paesi europei hanno una significativa porzione di PIL e di occupazione che dipende dall’automotive e dalla sua filiera; e si potrebbero aggiungere ancora elementi di geopolitica, opportunità e competitività.

Stante tutto questo l’Europa è l’unico Continente mondiale a stabilire una data a partire dalla quale si potranno vendere SOLO auto elettriche.

AICA: “Spostare al 2050 il termine per lo stop al motore endotermico”

AICA: “Spostare al 2050 il termine per lo stop al motore endotermico”
Foto: Il presidente di AICA, Mauro Severi
La transizione ecologica continua ad essere oggetto di discussioni e polemiche. Il recente discorso del presidente Emanuele Orsini all’Assemblea di Confindustria 2024 ha evidenziato con chiarezza come la frenata europea della produzione industriale richieda un cambio di passo. Le “politiche ambientali autolesionistiche”, così le definisce Orsini, dell’Europa richiedono cambiamenti immediati. La scadenza del 2035 per lo stop al motore endotermico, con le relative ricadute, va spostata al 2050 per ridare fiato all’economia europea e spazio per approfondire con pragmatismo e in modo razionale come risolvere il problema delle emissioni inquinanti.
“L’elettrico a batteria non è l’unico sistema: dobbiamo approfondire le problematiche della transizione energetica con maggior prospettiva e realismo, con un approccio di neutralità tecnologica”, dice Mauro Severi, presidente Aica (Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature). “Bisogna rivedere l’architettura delle politiche per la transizione energetica. Come ben noto le multe e i divieti dell’Unione Europea hanno prodotto seri danni a tutta la filiera dell’auto continentale, inclusi i produttori di componentistica e quelli di autoattrezzature. Nessuno al mondo ha adottato una politica come quella europea per contenere le emissioni di CO2”.
“La filiera dell’automotive è in grave difficoltà depauperata del proprio futuro”, ha precisato nel suo discorso il presidente di Confindustria. Una strada auspicabile è quella di far collaborare i ricercatori delle università e delle aziende europee all’interno di un organismo che riprenda in mano e coordini ricerche su tutte le soluzioni possibili in materia di mobilità. “Sono i tecnici, gli specialisti che devono essere coinvolti per trovare strade percorribili”, continua Severi. “Non abbiamo fatto tutto il possibile e ci siamo rassegnati a adottare soluzioni dettate da altri. La motor valley, le nostre aziende del comparto possono fare ancora tanto e collaborare a questo lavoro nella costruzione di un futuro più sostenibile. Soluzioni intermedie come i motori ICE utilizzati per alimentare quelli elettrici, lo sviluppo di nuovi combustibili a bassissime emissioni e motori con efficienze mai raggiunte – come quelli recentemente presentati da Nissan e Toyota – possono aiutarci. Ormai ci rendiamo conto che l’elettrico a batteria da solo non può ancora sostituire completamente la funzione dei motori endotermici”.
Non possiamo poi trascurare le conseguenze e le criticità dello smaltimento dei materiali utilizzati per le batterie delle auto elettriche. Dobbiamo quindi cambiare passo, come auspicava il presidente Orsini, riacquistare la fiducia nella capacità europea ed affrontare la transizione ecologica con un’ottica più pragmatica, superando gli attuali dogmatismi normativi.
Foto da ufficio stampa AICA

Frost & Sullivan: veicoli commerciali e opzione elettrica

Frost & Sullivan: veicoli commerciali e opzione elettrica

Report condotto da Frost & Sullivan per WEX sulla transizione dei veicoli commerciali e sulle flotte del futuro. Mentre i veicoli elettrici stanno diventando sempre più un’opzione meno popolare tra i consumatori, anche a causa del cambiamento degli obiettivi governativi e dell’evoluzione degli incentivi, il settore business ha invece una diversa visione di questo scenario.

Secondo il rapporto WEX di Frost & Sullivan, ben l’80% degli operatori di flotte miste è in procinto di adottare veicoli elettrici, con un 42% che prevede di avere flotte elettriche entro il 2030. Questa divergenza solleva importanti interrogativi in merito alle sfide e alle opportunità del mercato dei veicoli elettrici.

 

Foto da sito LULOP

Brembo: nuovo Disco Sport, per chi ama la guida sportiva

Un nuovo prodotto si aggiunge alla gamma di sistemi frenanti che Brembo progetta e produce espressamente per le diverse esigenze degli automobilisti. Il nuovo Disco Sport è ideato per gli appassionati di auto che desiderano vivere sia l’esperienza della guida quotidiana sia quella più sportiva, grazie alle sue elevate prestazioni e alla combinazione tra innovazione tecnologica e affidabilità. Come tutti gli articoli a catalogo, anche questo nuovo disco è frutto della grande esperienza di Brembo nel settore delle competizioni e delle forniture di primo equipaggiamento.

Il nuovo disco Brembo Sport si distingue per il design specifico della baffatura sulla fascia frenante, progettato per  garantire una pulizia costante delle pastiglie dei freni, migliorando così la costanza della frenata e dissipando efficacemente il calore e i gas generati durante l’uso. Questo si traduce in un miglioramento della percezione del grip nelle fasi iniziali della frenata, rendendo la guida più sicura e piacevole.

 

Rispetto a un disco standard, il disco Sport offre una maggiore fluidità del pedale del freno e migliori prestazioni in termini di stabilità e resistenza all’affaticamento nell’uso intenso e prolungato, qualità molto apprezzate dagli amanti della guida sportiva. Questo disco può essere utilizzato in combinazione con le pastiglie Xtra, esaltando le caratteristiche dell’intera gamma contraddistinta dallo stesso nome, che include i dischi Max, Xtra e Sport. L’abbinamento garantisce durata e prestazioni superiori, doti pensate per chi desidera un utilizzo sportivo, ma moderato, anche in pista.

 

Brembo, azienda italiana fondata nel 1961, continua a rappresentare un punto di riferimento mondiale nei settori automobilistico e motociclistico, con un’esperienza consolidata che si riflette nei principali campionati motorsport internazionali. L’azienda, presente in 15 Paesi con oltre 16.000 dipendenti, ha già conquistato oltre 600 titoli mondiali sui circuiti più impegnativi. Guidata dalla visione strategica Turning Energy into Inspiration”, Brembo si impegna a plasmare il futuro della mobilità con soluzioni sempre più digitali e sostenibili.

 

 

“Auto Europa 2025”: i giornalisti UIGA premiano Dacia Duster

"Auto Europa 2025": i giornalisti UIGA premiano Dacia Duster
Foto: Fabrizio Giugiaro con Giulio Marc d’Alberton (Dacia Italia)
A conquistare il titolo di Auto Europa 2025 è Dacia Duster. A eleggere la vettura sono stati gli iscritti dell’UIGA (Unione Italiana Giornalisti Automotive) che l’hanno scelta dapprima tra 27 modelli – rigorosamente prodotti in Europa – la cui commercializzazione è iniziata tra il 1° settembre 2023 e il 31 agosto 2024, quindi tra le sette finaliste che si sono giocate il premio durante l’evento organizzato ieri e oggi (21 e 22 ottobre) nella sede milanese della Bosch, partner dell’iniziativa. È la prima volta che il brand conquista il titolo di Auto Europa.

Dacia Duster è stata premiata da Fabrizio Giugiaro, che si è presentato alla guida di un prototipo di sua realizzazione e ha parlato dei programmi futuri della sua azienda GFG.

“Sono contento di essere qui a premiare l’Auto Europa 2025 – ha affermato Giugiaro – perché si tratta di uno tra i modelli significativi dell’automotive europeo, che si distinguono per un trend stilistico molto interessante. Il designer in questi tempi è molto importante perché aiuta il brand a trasmettere la personalità e l’identità del marchio in modo immediatamente percepibile, soprattutto in questa fase in cui sono in pochi a osare”.

Dacia ha superato la concorrenza agguerrita delle sette finaliste: Alfa Romeo Junior, Bmw X2, Lancia Ypsilon, Maserati Grecale Folgore, Mini Countryman e Toyota C-HR.

La motivazione per cui Dacia Duster è stata scelta dai giornalisti dell’automotive è perché il brand ha compiuto notevoli miglioramenti per quanto riguarda stile, qualità e completezza di gamma, senza tuttavia rinunciare alle sue caratteristiche tradizionali, come economicità e praticità, senza snaturare quindi l’identità del brand.

Per Giulio Marc D’Alberton (Dacia/Mobilize Communication Manager) si tratta di “un riconoscimento per noi importante di quello che é stato un lungo cammino di rinnovamento del brand che è passato dal low cost al value for money. Nuovo Duster rappresenta al meglio questa nuova era per la Casa ed é quasi un brand nel brand, con una forte riconoscibilità presso il pubblico. Un premio che rende merito al lavoro di un intero team e che per la prima volta è stato attribuito a Dacia”.

Foto ufficio stampa UIGA

Età media del parco elevata: ci vogliono incentivi

Veicoli trainati: circolante con oltre 17 anni di età media, occorrono misure per l'ammodernamento

di Michele Mastagni, Coordinatore del Gruppo Rimorchi, Semirimorchi e Allestimenti di UNRAE. 

Come anticipato nei mesi scorsi, l’andamento dell’immatricolato di quest’anno ha risentito delle incertezze economiche e dell’elevato costo del denaro, fattori che hanno disincentivato il rinnovo dei veicoli da parte delle aziende di autotrasporto, portando il mercato verso una chiusura 2024 con un calo a doppia cifra. Se a questo aggiungiamo che l’età media del parco circolante italiano ha ormai raggiunto i 17 anni, il risultato è una combinazione preoccupante che rischia di compromettere la sicurezza della circolazione stradale.
Pertanto, sebbene riteniamo insufficiente l’attuale stanziamento, chiediamo al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di emanare con urgenza il provvedimento necessario per rendere operativo, entro la fine dell’anno, il fondo di 7,5 milioni di euro per gli incentivi 2024 destinati all’acquisto di nuovi rimorchi e semirimorchi.
Dobbiamo purtroppo constatare, inoltre, che nel testo della Legge di Bilancio presentato in Parlamento non sono previste misure specifiche per il trasporto merci, un settore di importanza cruciale per l’economia del nostro Paese. Nonostante ciò, continueremo a sollecitare l’istituzione di un Fondo quadriennale dedicato, di almeno 70 milioni di euro, per il rinnovo del parco circolante, che aiuti a rilanciare il mercato dei veicoli trainati e a migliorare la sicurezza stradale.
Infine, sottolineiamo nuovamente l’importanza di consentire anche in Italia la circolazione di complessi veicolari con una lunghezza massima di 18,75 metri. Tale misura garantirebbe vantaggi significativi, quali una maggiore efficienza dei viaggi, costi ridotti per le aziende, risparmi di carburante e una conseguente diminuzione delle emissioni di CO2.

Aftermarket: solo il 5% delle imprese si sta riconvertendo all’elettrico

Aftermarket: solo il 5% delle imprese si sta riconvertendo all’elettrico

Vale 28,1 miliardi di euro, fattura il 46,4% all’estero, occupa quasi 400mila persone, guarda al futuro con cauto ottimismo e non “teme” al momento il passaggio all’elettrico. È l’identikit dell’Aftermarket automobilistico, una filiera composta da una platea di quasi 29mila imprese, prevalentemente a conduzione familiare, operanti nella produzione e nella vendita di ricambi di auto. Al Nord si concentra oltre il 70% del valore di questo comparto, trainato dalla Lombardia (28,6%).

Per quest’anno, il 41% delle imprese del settore prevede una crescita del proprio fatturato e il 27% stima un aumento della forza lavoro. Pure la scadenza del primo gennaio 2035 per il completamento del passaggio all’elettrificazione del settore “automotive” in Europa non sembra, al momento, sconvolgere i modelli di business degli operatori dell’aftermarket. Solo il 5% di queste imprese, infatti, si sta riconvertendo all’elettrico, anche perché, dopo l’inizio del 2035 le auto a motore endotermico potranno comunque continuare a circolare garantendo così agli operatori del settore lavoro per almeno un ulteriore decennio.
Tuttavia, a destare preoccupazioni è soprattutto la concorrenza proveniente dai Paesi emergenti, in particolare cinese, vista come il principale ostacolo alla crescita da parte del 37,7% delle imprese del settore. È quanto emerge dalla ricerca “Il settore dell’Aftermarket dell’automotive…tra tradizione e innovazione” realizzata dal Centro Studi Tagliacarne, per conto della Camera di commercio di Modena, in collaborazione con la Camera di commercio di Torino e con il supporto diANFIA.
Foto di Nicolai Berntsen su Unsplash