Automotive World: Ghenzer, Bonora e… Henry Ford

“Automotive World. Past and Future“: la serie di faccia a faccia su Auto.it tra Massimo Ghenzer, presidente di Areté, e Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive, a commento delle frasi rimaste scolpite nella pietra dei big dell’auto e non solo.

 

Oggi è la volta di Henry Ford: “Costruirò un’automobile per le moltitudini. Costerà talmente poco che chiunque abbia un buon salario se la potrà permettere”.

Auto elettriche cinesi “low cost” verso l’Europa: scenario da incubo

di Andrea Taschini, manager automotive

Ecco, l’inevitabile si sta compiendo. L’invasione delle vetture elettriche cinesi “low cost” sta avvenendo come previsto e sarà una corsa inarrestabile e travolgente, soprattutto man mano che si avvicinerà l’obbligo legislativo dell’Unione all’auto a batteria. Ma non solo Cina: anche il Vietnam, sarà stretto alleato di Pechino nel riversare milioni di vetture elettriche sul mercato europeo.


Il vaso di Pandora è stato scioccamente aperto e ora sarà un gigantesco problema politico richiuderlo. Non sarà più la scusa dei microchip ora in sovrapproduzione mondiale, a salvare la faccia dell’industria automobilistica europea, ma saranno i continui ribassi di prezzi delle auto elettriche cinesi a dominare la scena nei prossimi mesi.

Uno scenario da incubo (per la produzione europea volumi e margini in calo) ampiamente previsto a cui nessuno ha voluto nemmeno per un attimo prestare attenzione perché per l’establishment europeo l’importante è decarbonizzare l’economia, unico tema di cui tutti a sproposito parlano senza immaginarsi le conseguenze di ciò che raccontano. Ora buon divertimento! (Ovviamente che sia assolutamente decarbonizzato, mi raccomando.

“Sfogo” di De Meo, mea culpa ACEA e la nostra domanda senza risposta: perché solo ora?

Luca De Meo, numero uno di Renault e da inizio anno presidente dell’Associazione dei costruttori europei di auto (ACEA), si è tolto qualche macigno dalle scarpe. E visto il lungo periodo che si è tenuto questi macigni, essersene liberato ha rappresentato una sorta di liberazione. Già, ma la domanda scontata è perché non lo ha fatto prima? Perché?

Da De Meo sono infatti arrivate accuse precise all’indirizzo della Commissione UE (“a Bruxelles c’è un gruppo di estremisti dell’elettrico che non si rende conto – o non vuole farlo – di quanto il futuro sia complesso”), ma è anche pervenuta un’ammissione di colpa sull’operato proprio di ACEA («ha mancato di coraggio nel comunicare le alternative all’elettrico e nello spiegare come gli e-fuels, ad esempio, potrebbero da subito essere disponibili»).

Tutte parole che, ancora una volta, fanno capire come chi lo ha preceduto al vertice di ACEA non abbia avuto la forza, la volontà o il coraggio di prendere una posizione decisa nei confronti dell’iter ideologico avviato qualche anno fa da Bruxelles.

Come non dar ragione ad Andrea Taschini, manager automotive e opinionista, secondo il quale “l’establishment industriale ha per troppo tempo e inspiegabilmente taciuto di fronte a evidenti e insormontabili difficoltà nel competere con la Cina, partendo dalla disponibilità delle materie prime, fino ai costi energetici che compongono il quadro produttivo dell’auto a batteria”.

La riprova gli europei la toccheranno con mano a inizio settembre, in occasione del secondo Salone della Mobilità, a Monaco di Baviera, evento che ha preso il posto della grande rassegna espositiva di Francoforte che ha chiuso i battenti con l’edizione del 2019.

Rispetto all’IAA tenutosi a Monaco nel 2021, infatti, il numero di aziende cinesi partecipanti sarà quasi il doppio. Le Case automobilistiche di Pechino – tra cui BYD, MG Motor, Xpeng,  Leapmotor, Seres e Dongfeng – si uniranno alle tedesche Volkswagen, Mercedes-Benz e Bmw.

Gli osservatori del settore hanno affermato che la forte presenza della Cina all’IAA evidenzia la crescente minaccia per le affermate Case europee da parte dei rivali cinesi in patria. Un rischio particolare riguarda il segmento dei veicoli elettrici entry-level, attualmente “molto scoperto”  come offerta da parte dei marchi del Vecchio continente.

De Meo, intanto, punterebbe sullo spostamento dal 2035 al 2040 dell’addio ai motori termici: “Questo – puntualizza – consentirebbe di far crescere ancora il mercato dell’elettrico. E se poi ci sarà un riconoscimento della neutralità tecnologica, ancora meglio”.

Nel 2024 è in agenda il rinnovo dell’Europarlamento e i giochi potrebbero riaprirsi. Vero, come precisa De Meo, che “la strada elettrica ormai è segnata”. Ma un “piano B allargato” – ci permettiamo di suggerire – vista la situazione di incertezza, sarebbe consigliabile averlo.