Solo auto elettriche? Non è una religione

Ecobonus 2024

di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy

(dall’intervista a “La Stampa” del 19 marzo 2023)
 
 
Sì a soluzioni ecologiche, ma senza diventare integralisti e puntare a tutti i costi solo ed esclusivamente sull’elettrico. L’obiettivo ecologico è corretto, ma l’elettrico è una tecnologia, non una religione. Noi sosteniamo che l’impronta ecologica non si può misurare solo al tubo di scappamento. Serve un calcolo più ampio, che parta dalla produzione e comprenda lo smaltimento. Ecco perché, quindi, noi italiani sosteniamo l’idrogeno e i biocombustibili. I tedeschi, i combustibili sintetici.
 
Dall’altro lato, nel frattempo, è la stessa Commissione europea a chiedere a tutte le nazioni, Italia compresa, “di diventare più autonome nella produzione di materie prime critiche. L’idea di aprire giacimenti di litio sul territorio nazionale, tuttavia, aprendo il campo a una lavorazione che richiede costi ambientali particolarmente elevati, non sembra al momento attuabile. Li voglio vedere gli ecologisti talebani che ora protestano.
 

A parte questo, per diventare concorrenziali sui mercati, servirebbe un atteggiamento diverso già a partire dal sostegno che dovrebbe arrivare al progetto da parte degli stessi Stati membri. Serve una politica industriale nazionale ed europea, se l’Europa non reagisse con la stessa politica industriale assertiva di Cina e Usa, saremmo costretti a soccombere. L’Italia, è indubbio, ha tanti punti di forza, ma è bene non fossilizzarsi su di essi. Noi, ovviamente, siamo molto attenti alla nostra cultura e alla nostra storia, ma non vogliamo ritrovarci ad essere un polo museale all’aria aperta per ricchi turisti asiatici o americani.

Svolta UE sul 2035: grato al Governo italiano

di Ugo Brachetti Peretti, presidente di IP

 

Sullo stop dei veicoli a combustione sono grato a questo Governo per averci creduto e combattuto per questo risultato: gli do atto di aver sollevato questo problema in Europa per arrivare a una modalità più pragmatica di contenimento delle emissioni, che consenta a tutte le tecnologie di giocare un ruolo, e di lavorare anche sulle emissioni del parco circolante.

Speriamo che la Germania tenga fede ai suoi impegni e non cambi idea in futuro per ritornare alla scadenza del 2035. Sarebbe una mossa dannosa anche per loro, vista l’importanza del settore automobilistico. Noi ci prepariamo a fornire ogni tipo di carburante e di energia che sarà richiesto dal parco auto: crediamo nell’elettrico e lo stiamo sviluppando: abbiamo già accordi quadro o su forniture energia elettrica.

Ma il futuro sarà fatto anche di biocarburanti, e-fuels e idrogeno, uno sviluppo, quest’ultimo, sul quale può arrivare un contributo importante dal Pnrr.’ Abbiamo progetti importanti, tra cui quello di una realizzare hydrogen valley a Roma e a Falconara, dove abbiamo una raffineria: in futuro vorremmo produrre l’idrogeno verde (da rinnovabili) e non solo quello grigio (da metano).

Il nostro progetto è stato portato avanti, ora bisognerà vedere se nel PNRR ci sarà spazio per realizzarlo. D’altronde, sono progetti costosi, con tempi di ritorno economico lunghissimi, senza finanziamenti un privato non se li può permettere. Sempre in ambito PNRR abbiamo partnership accademiche con il Politecnico di Torino e l’Istituto Italiano di Tecnologia per lavorare su progetti di biocarburanti innovativi e e-fuels.

Fiat Uno: Forattini e la comunicazione “rivoluzionosa” di 40 anni fa

Fin dal lancio, nel 1983, si era capito che la Fiat Uno avrebbe ridefinito il paradigma delle vetture cittadine e cambiato la storia del marchio italiano. Lo dimostravano sia l’enorme investimento fatto per realizzarla, più di mille miliardi di lire, sia la scelta di presentarla a Cape Canaveral (Florida), la sede aerospaziale statunitense da dove partiva e atterrava il velivolo più avanzato del mondo: lo Shuttle.

Un accostamento audace, quindi, che ben si addiceva all’auto più innovativa del segmento, nominata “Auto dell’anno” nel 1984, oltre che la prima a “dialogare” attraverso una comunicazione ironica, spensierata e modernissima nel linguaggio. E proprio su quest’ultima peculiarità della Fiat Uno si focalizza il suggestivo video, realizzato da Heritage Stellantis, con immagini di repertorio e gli interventi di Roberto Giolito, Heritage Stellantis (Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth), e Maurizio Torchio, Head of Centro Storico Fiat.

Per far conoscere al grande pubblico il suo gioiello tecnologico, Fiat punta su una campagna pubblicitaria fuori dagli schemi, che porta la firma del più famoso vignettista di allora: Giorgio Forattini. Sono gli anni dei fumetti della Bonelli, dei cartoni animati giapponesi e delle puntate italiane della serie “Wacky races”. L’illustrazione è sempre più seguita dai giovani, così come la satira a matita si trasforma in un graffiante editoriale che, nell’immediatezza della fruizione, apre le porte a una successiva riflessione più profonda.

“La campagna affidata a Forattini è dirompente, rivoluzionaria poiché è la trasposizione dell’esercizio dell’auto al mondo della fantasia – spiega Roberto Giolito -. Infatti, alle classiche domande del pubblico, ovvero “come funziona?”, “come appare?”, “costa poco usarla?” e “come si comporta in strada?”, il famoso vignettista risponde con personaggi simpatici che si sostituiscono all’auto: gli elefantini, il pinguino e il porcellino salvadanaio. Una volta era di moda dare alle vetture dei nomi di ispirazione animale, ad esempio la Fiat 500 A era più conosciuta con l’appellativo “Topolino”. Invece Forattini inventa dei veri personaggi che stupiscono il mondo ampliando la platea della campagna: piace ai bambini ma anche alle persone abituate ad una satira di qualità”.

Le caricature di Forattini diventano ben presto famosissime, insieme ai neologismi che il disegnatore crea appositamente per l’occasione: “sciccosa”, “comodosa”, “scattosa”, “risparmiosa”. Sono aggettivi nuovi che raccontano, con ironia e leggerezza, le peculiarità della nuova Fiat Uno. E sono così accattivanti da entrare nel linguaggio comune. Del resto, da sempre la comunicazione produce neologismi che diventano virali, grazie alla loro capacità di legare immagine e parola in modo indissolubile. Ricorda Maurizio Torchio: “L’uso delle parole che terminano in “osa” effettivamente dilagò fin da subito. Basti pensare al famoso “pertinosa” che campeggia in una caricatura di Forattini dedicata a Sandro Pertini, l’allora Presidente della Repubblica. Insomma, quel neologismo diventa un modo di parlare, di pensare e sicuramente è frutto di una leggerezza e sottile ironia che si sposa bene con gli anni 80”.

La campagna di Forattini funzionò così tanto che uscì dai confini della pubblicità per approdare in quella della quotidianità. Eppure, dietro a quella comunicazione così leggera e ironica, si celava tutto l’orgoglio di un gruppo industriale ricco di tecnologie e processi all’avanguardia. Lo si nota bene nel claim “Uno è una FIAT”, impreziosito dai famosi quattro rombi FiT. Sono i tratti distintivi di un’immagine istituzionale forte e chiara.

Innovazione: servono tecnologia, collaborazione nella filiera e sostenibilità

di Alessandro De Martino, amministratore delegato di Continental Italia

 

Siamo una delle tre o quattro aziende al mondo che sviluppano i veicoli del futuro grazie al lavoro che portiamo avanti assieme ai costruttori. Oggi non si può più pensare di fare da soli, soprattutto se si guarda agli scenari incredibili che possono aprire le nuove tecnologie: bisogna provare in tutti i modi a valorizzarle e per farlo al meglio bisogna allearsi. Sono necessarie forme di collaborazioni ramificate ed estese, perché la complessità di ogni fase nel processo di creazione della tecnologia che si vuole realizzare richiede competenze diverse ed è impensabile che una singola realtà possa avere a disposizione tutte le risorse necessarie.

Una volta creata la tecnologia, bisogna però “creare” gli utilizzatori. Se penso all’Italia e alla nostra attività sul mercato degli pneumatici, non posso fare a meno di rimarcare il nostro impegno a incrementare la presenza di rivenditori sul territorio, perché l’assistenza ai clienti va garantita ogni giorno. Per questo stiamo ampliando le collaborazioni con un numero sempre maggiore di operatori. Mettiamo a disposizione dei clienti finali, in particolare delle flotte, soluzioni e idee nuove per applicare in maniera più efficace possibile la tecnologia alle loro esigenze di competitività economica”.

La tecnologia è sempre al servizio di uno scopo e oggi, senz’altro, uno dei più importanti è raggiungere la piena sostenibilità. Stiamo investendo davvero molto in questo campo, ma ciò significa lavorare su tutta la filiera e quindi, ancora una volta, collaborare con tutti gli operatori che prima, durante e dopo di noi, gestiscono il percorso di vita dello pneumatico. Tutti devono essere allineati per raggiungere un risultato comune.

Si parla tanto di “sostenibilità competitiva”, io preferisco l’espressione “competitività sostenibile”. Oggi nelle grandi aziende non è più accettabile il ricorso al green-washing; non si può più fare finta. Bisogna davvero migliorare la situazione, gli impegni sono seri e comportano dei costi che devono essere accettati dai clienti finali, altrimenti l’Europa, che sta attivamente lavorando su questo fronte, rischia di uscire dal contesto competitivo. Stiamo lavorando quindi affinché l’innovazione green, oltre a essere efficace, sia accettata cercando di coniugare al meglio sostenibilità ambientale ed economica.

Le aziende stanno dimostrando di aver capito bene che il futuro va aggredito e non subìto. Ma per valorizzare al meglio gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione hanno bisogno di essere aiutati e questo è proprio uno dei nostri compiti: noi non solo produciamo tecnologia, ma ci preoccupiamo di renderla fruibile. È davvero gratificante constatare che le nostre aziende clienti hanno sempre più voglia di osare. Questa predisposizione cambia completamente lo scenario competitivo, lo rende più piacevole e più motivante per tutti.

Mi capita spesso di parlare con alcuni dei nostri clienti che hanno puntato con forza sulla carica innovativa di diverse tecnologie e tutti concordano nell’affermare che questa scelta ha portato a una crescita esponenziale della loro azienda. È un percorso che può essere faticoso, ma dà soddisfazione e risultati. Vogliamo continuare ad aiutare le aziende ad andare verso il futuro.

Rapporto TIM: “L’Italia delle città intelligenti e sostenibili”

Il Centro Studi TIM presenta il Rapporto “L’Italia delle città intelligenti e sostenibili” realizzato in collaborazione con il CNR – Dipartimento di Ingegneria, ICT e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti – DIITET e gli Osservatori ‘Smart City’ e ‘Startup Intelligence’ del Politecnico di Milano. Lo studio illustra le prospettive di sviluppo delle Smart City, fornisce una visione degli impatti in termini economici e offre strumenti di valutazione a supporto degli amministratori pubblici.

 

Scenario: le città producono oltre il 75% dei rifiuti, l’80% delle emissioni di gas serra e il 75% del consumo di energia 

 

Oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle aree urbane (nel 2021 erano circa 4,45 miliardi pari al 56% del totale e questa tendenza è destinata a crescere portando a oltre 6,7 miliardi il numero delle persone che vivranno nelle città nel 2050 (il 66% della popolazione mondiale). Le città sono responsabili del 75% della produzione dei rifiuti, dell’80% delle emissioni di gas serra e del 75% del consumo di energia.

L’utilizzo delle tecnologie digitali applicate alle Smart City consentirà di migliorare l’efficienza dei servizi tradizionali a beneficio di cittadini e imprese, con l’obiettivo di rendere le città più sostenibili, comode e sicure. In Italia la popolazione urbana nel 2021 era pari a 44,5 milioni (75,5% del totale), ed è previsto che raggiunga 45,3 milioni nel 2050 (83,5% della popolazione).

 

Smart City mercato in crescita entro il 2027: raggiungerà un valore di 1,6 miliardi di euro in Italia (ICT) e oltre 1.000 miliardi di dollari nel mondo (totale)

 

Il mercato globale delle Smart City già nel 2022 valeva oltre 500 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà un valore di oltre 1.000 miliardi di dollari entro il 2027.  In Italia gli investimenti in soluzioni ICT per le Smart City valevano poco più di 800 milioni di euro nel 2022 e si prevede cresceranno fino a raggiungere quasi 1,6 miliardi di euro nel 2027

 

Benefici dalle Smart City: entro il 2027 in Italia si riducono di 6,5 miliardi di euro i costi legati al traffico e di 405 milioni di euro quelli legati all’inquinamento. 650 mila tonnellate in meno l’anno di emissioni di CO2

 

Secondo le stime del Centro Studi TIM, nel periodo 2023-2027, in Italia, le applicazioni di Smart City basate su 5G e IoT contribuiranno a ridurre complessivamente di circa 6,5 miliardi di euro i costi del traffico cittadino e di oltre 405 milioni di euro quelli legati all’inquinamento, grazie ad una migliore programmazione del trasporto pubblico e privato.

La diminuzione delle congestioni stradali porterà a ridurre di circa 650mila tonnellate l’anno le emissioni CO2. Previsto un calo di circa 3 miliardi di euro dei costi sociali, sanitari e amministrativi legati agli incidenti stradali grazie ad una maggiore automazione dei sistemi di guida e tempestività nei soccorsi.

In diminuzione di 1,95 miliardi di euro i costi dell’illuminazione pubblica, attraverso l’utilizzo di lampade led e sensori per una più efficiente gestione dei periodi di accensione, e di circa 160 milioni di euro i costi di raccolta e trasporto rifiuti, grazie ad una più efficiente organizzazione della raccolta.

 

Fondi: per le Smart City previsti oltre 100 miliardi di euro dai programmi europei, a cui si aggiungono 2,5 miliardi per le città metropolitane dal PNRR

 

Per rendere le città più sicure, resilienti, inclusive e sostenibili, le Nazioni Unite già dal 2015 puntano, attraverso l’obiettivo SDG 1, ‘Città e comunità sostenibili’, al raggiungimento di un equilibrio sociale, economico ed ambientale più equo e sostenibile entro il 2030.

Per raggiungere questo obiettivo, sono stati resi disponibili ingenti finanziamenti pubblici, come quelli dei due programmi europei Horizon Europe (100 miliardi di euro, dove Climate neutral & Smart cities è una delle 5 Mission Areas) e Smart City Markeplace (616,3 milioni di euro).

Il PNRR prevede oltre 10 miliardi di euro per le Smart City di cui quasi 2,5 miliardi di euro per progetti presentati dalle città metropolitane
 
Gestione del traffico, mobilità e dei rifiuti i principali ambiti di intervento

 

Negli ultimi tre anni in Italia sono sempre più numerosi i comuni che hanno iniziato a progettare la Smart City utilizzando applicazioni concentrate principalmente sull’ottimizzazione di traffico e mobilità di mezzi e persone (Venezia, Firenze, Roma, Mantova, Novara, Assisi) e sulla gestione dei rifiuti (Mantova e Cremona).

L’impiego di IoT e 5G nelle applicazioni di Smart City fornirà un significativo contributo alla riduzione del traffico e dell’inquinamento cittadino, ottimizzando la gestione dei rifiuti e la spesa energetica per l’illuminazione.

 

La mobilità smart nelle città italiane

 

Lo studio dell’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano evidenzia che la Smart Mobility è un tema sempre più centrale per i comuni italiani: quasi 9 comuni su 10 (88%) con popolazione superiore ai 15.000 abitanti lo considerano rilevante o fondamentale.

Oltre all’interesse, cresce anche il numero di progettualità in campo: il 59% dei comuni rispondenti ha dichiarato di aver avviato almeno un progetto di Smart Mobility nel 2021. Molti di questi progetti (1 su 2) sono tuttavia ancora in fase embrionale di sperimentazione, segnale che c’è ancora molta strada da fare per portare le nuove soluzioni a pieno regime e per coglierne a pieno il valore.

Tra le barriere che contribuiscono a rallentare la trasformazione innovativa del settore, i comuni sottolineano la mancanza di risorse economiche e di competenze, entrambi fondamentali per fare il passo in avanti. Una spinta in questa direzione può arrivare dal PNRR e dai suoi numerosi finanziamenti per la mobilità intelligente e sostenibile.

 

Policy per le Smart City: servono regole e modelli di gestione più trasversali e intersettoriali

 

La creazione degli ecosistemi in grado di portare allo sviluppo di modelli di Smart City efficienti ed efficaci rappresenta una sfida ambiziosa e caratterizzata da molteplici aspetti, che vanno ben oltre le complessità di tipo tecnologico. Oggi molti progetti si scontrano con un approccio alla gestione urbana settoriale (normativo, amministrativo e gestionale), mentre lo sviluppo delle Smart City richiede una vista più trasversale e intersettoriale in grado di creare sinergie tra i diversi ambiti di sviluppo, dalla mobilità all’energia, fino ai servizi ai cittadini.

Per poter dare significato ed estrarre valore dai dati generati dalle molteplici reti di sensori (presenti e future) e per sfruttarli al meglio anche in chiave di una maggiore sostenibilità ambientale occorre inoltre una regia tecnologica e gestionale unica e multidisciplinare che faccia ‘interloquire’ i diversi attori coinvolti nello sviluppo della Smart City (IoT, cloud, connettività, IA, cybersecurity, start-up), nel pieno rispetto dei principi fondamentali di tutela della privacy prevista dal quadro normativo europeo. Perché questo possa avvenire è necessario intervenire anche sui processi di acquisto e gestione delle amministrazioni locali favorendo la standardizzazione ed esportabilità dei modelli di successo.

 

Le startup che cambiano il volto delle città e degli edifici smart

 

Secondo lo studio dell’Osservatorio Internet of Things e dell’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano, i trend di innovazione tecnologica in città rappresentano sempre più un trampolino di lancio per le startup che si vogliono cimentare nei settori Smart City e Smart Building. Nel corso della Ricerca sono state analizzate 307 startup IoT a livello mondiale che hanno sviluppato soluzioni in questi ambiti.

Di queste, il 69% ha ricevuto finanziamenti da parte di investitori istituzionali negli ultimi 3 anni, per un totale di 8,5 miliardi di dollari. A fare da apripista troviamo gli Stati Uniti, dove sono allocate il 44% delle risorse totali, con una media di 49 milioni di dollari ricevuti da ogni startup.

L’Italia, invece, risulta ancora indietro e dimostra difficoltà nella raccolta di finanziamenti, che rappresentano solo lo 0,4% dei finanziamenti totali rilevati. Dalla Ricerca emerge anche che le startup del settore prediligono occuparsi dello sviluppo di software abilitanti e che stanno puntando principalmente ai temi di Gestione degli scenariMonitoraggio energetico e Sicurezza

 

Urban Intelligence: un “gemello digitale” per ottimizzare lo sviluppo e la gestione delle città

 

Il progetto strategico “Urban Intelligence” del CNR, grazie alle inedite potenzialità offerte dalle nuove tecnologie digitali in termini di analisi e predizione (intelligenza artificiale e machine learning), simulazione (high performance computing), ottimizzazione e supporto alle decisioni, ha l’obiettivo di potenziare la capacità delle città di sviluppare approcci e politiche integrate per la sostenibilità urbana. Tre gli assi di innovazione: potenziare il quadro di conoscenze multi-disciplinari; coordinare le innovazioni tecnologiche con quelle a livello di governance; rafforzare in maniera strutturale l’inclusione e la partecipazione civica.

A questo scopo, il progetto Urban Intelligence sviluppa Gemelli Digitali Urbani di nuova generazione, basati su un ecosistema di tecnologie integrate anche con 5G e IoT, che consentono di pensare e modellare la città come un sistema complesso ed evolutivo grazie a un Decision Support System a disposizione delle amministrazioni civiche.

Ciò consente di rafforzare la governance urbana sia a livello operativo, per pianificare le operazioni ordinarie e reagire con maggiore prontezza a criticità ed emergenze, sia a livello strategico, per generare politiche di medio lungo periodo per la sostenibilità e l’inclusione.