Tempo di cambiamenti: parte Volkswagen, ma non finisce qui

di Pierluigi Bonora

Con Andrea Taschini, manager automotive, il dialogo è come al solito schietto. Eccoci allora a discutere sul forzato cambio della guardia nel Gruppo Volkswagen, con Oliver Blume che, dal primo settembre, prenderà il posto di Herbert Diess (“Automotive News” ipotizza per lui una buonuscita di 30 milioni…). A questo punto, come cambierà la strategia del colosso tedesco? Un accenno anche al ruolo del potente sindacato IG Metall nel siluramento di Diess che tempo fa aveva ipotizzato, ossessionato dalla guerra a Tesla, 30mila tagli. I sindacati italiani sono altrettanto potenti?

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L’autoradio nella mano destra: ricordi di ieri. E non solo

di Sperangelo Bandera, vicedirettore di “AutoCapital”

 

Ascoltare musica mentre si è in movimento è un’abitudine antica. In macchina, la musica l’ha portata l’autoradio, che venne prodotto dal 1930. Ebbe un grande successo, all’epoca, nonostante fosse così ingombrante da poter essere montato soltanto nel bagagliaio. Nel corso dei decenni successivi, tuttavia, le sue dimensioni sono state ridotte fino a fargli occupare una piccola superficie della plancia. Entrare in macchina e accendere la radio è oggi un gesto automatico. Un’abitudine tanto diffusa che ogni auto che esce dalla catena di montaggio ne è provvista e nelle dotazioni di serie non viene neppure più menzionato l’autoradio.

La musica accompagna nei viaggi l’umanità da alcuni millenni, come confermano gli eserciti greci e romani, che erano accompagnati da suonatori di uno strumento dal suono simile a quello della tromba. Oltre a eseguire brani mentre erano in marcia, essi, durante l’attacco, con brevi sequenze di note, precedentemente concordate, davano ordini ai vari reparti in azione indicando, durante gli assalti, quale manovra fosse da compiere spronando all’ardimento e al coraggio. In tempo di pace i Romani ascoltavano musica mentre si spostavano in città.

 

Marco Tullio Cicerone (106-43 a. C.) racconta che Gaio Duilio, il primo generale che sconfisse i cartaginesi in una battaglia navale (al largo di Milazzo, nel 260 a. C.), parecchi anni dopo il Trionfo, ridivenuto normale cittadino, fosse solito, tornando a casa a piedi dopo una cena, farsi accompagnare da un portatore di fiaccola e da un suonatore di flauto, che, lungo il percorso, eseguiva i brani da lui richiesti. Nell’antichità, dunque, si poteva scegliere la musica preferita, senza alcun obbligo di ascoltare programmi preconfezionati, come sono quelli diffusi dalle stazioni radio pubbliche o private.

 

Per poter mettere insieme un elenco personalizzato di musica e canzoni, si dovrà attendere l’arrivo delle musicassette, delle chiavette e dei telefoni cellulari. Le vie dell’antica Roma, la sera, non dovevano essere poi tanto silenziose, come crede l’immaginario collettivo, ma i numerosi musicisti accompagnatori avranno certamente fatto un bel frastuono di note per esaudire le richieste dei ricchi viandanti, che nel cammino verso casa, volevano ascoltare brani musicali.


Il boom delle canzoni in auto esplose negli anni ’60, quando avere l’autoradio a bordo faceva la differenza. L’apparecchiatura, anche se di potenza ridotta, era importante che “prendesse” la famosa Radio Luxemburg, in onde medie, che si ricevevano soltanto  a tarda sera. Trasmetteva successi internazionali, soprattutto inglesi, che i giovani erano curiosi di ascoltare in anteprima perché sarebbero arrivati in Italia parecchio tempo dopo. Sempre in onde medie era molto gettonata una trasmissione dal titolo: “Notturno dall’Italia”, che iniziava in tarda serata. Comprendeva, tra l’altro, al suo interno, la rubrica “Musica per sognare”, che si poteva ascoltare, spento il motore, lungo qualche stradina di campagna, in compagnia della ragazza da conquistare, sperando che, complice una musica che creava l’atmosfera giusta, si lasciasse andare a qualche concessione.

L’autoradio, sempre più richiesto col passare degli anni, andava letteralmente a ruba e il fenomeno dei furti divenne di tali proporzioni da spingere l’industria alla produzione dell’autoradio estraibile. Sui tavoli dei ristoranti, sulla poltrona a fianco del cinema o più spesso “nella mano destra” (Toto Cutugno, l’italiano) si vedevano i vari esemplari di estraibile.


L’evoluzione dell’autoradio oggi continua a conferma dell’interesse che riscuote  la musica in viaggio. Diventato parte del sistema audio in grado di riprodurre l’alta qualità del suono che si ottiene in una sala da concerto, ha una potenza esorbitante che raggiunge valori superiori a quelli che, qualche decennio fa, bastavano a un gruppo musicale per amplificare tutti gli strumenti.

Sistemi di grande qualità, ma con una carenza imperdonabile: non consentono più di ascoltare musica d’atmosfera in compagnia della ragazza dei sogni. Non appena si spegne il motore, appare sul display la scritta che avverte che la musica verrà interrotta dopo qualche minuto e che l’impianto sarà disattivato. La ragione è semplice: è talmente potente che, se restasse acceso a motore spento, addio alla batteria.

Bosch: offensiva miliardaria sui semiconduttori

Dalle auto alle e-bike, fino agli elettrodomestici e ai dispositivi wearable: i semiconduttori sono parte integrante di tutti i sistemi elettronici e rappresentano il motore del mondo tecnologico moderno. Bosch ne ha intuito fin da subito l’importanza e ha annunciato l’investimento di ulteriori miliardi di euro, con l’obiettivo di rafforzarne il business. Entro il 2026, Bosch pianifica di investire altri 3 miliardi di euro nella sua divisione dedicata ai semiconduttori nell’ambito del fondo IPCEI per la tecnologia della microelettronica e delle comunicazioni.

“La microelettronica è il futuro ed è fondamentale per il successo in tutte le aree di business di Bosch. Grazie a essa, abbiamo la chiave per la mobilità di domani, per l’Internet of Things e per quella che in Bosch chiamiamo ‘Tecnologia per la vita“, ha dichiarato Stefan Hartung, presidente del Consiglio di Amministrazione di Bosch.

Uno dei progetti che Bosch intende finanziare con questo investimento è la costruzione di due nuovi centri di sviluppo, a Reutlingen e Dresda, per un costo complessivo di oltre 170 milioni di euro. Inoltre, l’azienda investirà 250 milioni di euro nel corso del prossimo anno per la creazione di altri 3.000 metri quadrati di clean-room presso la fabbrica di wafer di Dresda. “Ci prepariamo alla crescita continua della domanda di semiconduttori, anche a vantaggio dei nostri clienti” ha commentato Hartung. “Per noi questi componenti minuscoli rappresentano un grande business”.

Promuovere la microelettronica per aumentare la competitività dell’Europa

Nella cornice dello “European Chips Act”, l’Unione Europea e il governo federale tedesco forniranno ulteriori fondi per sviluppare un ecosistema per l’industria della microelettronica. L’obiettivo è quello di raddoppiare la percentuale europea di produzione globale dei semiconduttori dal 10% al 20% entro la fine del decennio. L’IPCEI per la tecnologia della microelettronica e delle comunicazioni, lanciato di recente, ha come obiettivo principale la promozione della ricerca e dell’innovazione.

“L’Europa può e deve investire nel settore dei semiconduttori”, ha affermato Hartung. “Mai come ora, l’obiettivo deve essere quello di produrre i chip per le esigenze specifiche dell’industria europea. Questo significa non limitarsi a produrre chip dalle dimensioni estremamente piccole”. I componenti elettronici utilizzati nell’automotive, per esempio, richiedono semiconduttori con dimensioni tra i 40 e i 200 nanometri, esattamente quelli che saranno in grado di produrre le fabbriche di wafer di Bosch.