Crisi energetica: paghiamo la linea ideologica dell’UE

di Claudio Spinaci, presidente di UNEM

 

L’Assemblea generale di quest’anno arriva in un momento estremamente critico per il settore energetico. Una crisi annunciata che non nasce certo oggi e che la situazione in Ucraina ha solo acuito. Già a fine 2021 il prezzo del gas naturale era cresciuto di oltre il 400%, con aumenti più contenuti ma comunque significativi per petrolio (+24%) e carbone (+122%).

 

La crisi ucraina ha poi su inciso maggiormente sul petrolio. L’8 marzo il Brent ha toccato i 128 dollari al barile contro i 75 del secondo semestre 2021 (+70%). Ma il dato più significativo è l’importante effetto cambio sul barile che in euro, per la prima volta nella storia, ha superato quota 100. E non poteva essere altrimenti, perché la ripresa della domanda, tornata ai livelli pre-pandemia, si è scontrata con un’offerta carente che sconta i sempre minori investimenti complessivi in esplorazione e produzione di fonti tradizionali.

 

Le criticità del periodo si stanno riflettendo anche a livello nazionale, a partire dalla fattura energetica che quest’anno dovrebbe ammontare a 90 miliardi di euro, quasi il doppio di quella dello scorso anno e dei picchi del 2011-2012. Ciò è dovuto in larga parte al forte incremento dei costi del gas.

 

Il gas naturale, prima fonte energetica in Italia dal 2016, da settembre dello scorso anno lo è diventata anche in termini di esborso, superando la fattura petrolifera che storicamente costituiva invece la componente più rilevante. Quanto alla fattura petrolifera, nel 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 35 miliardi di euro (+77%), molto vicina ai valori correnti 2011-2012.

 

La crisi energetica, che sta colpendo l’Europa molto più degli Stati Uniti, nasce prima» dell’invasione russa dell’Ucraina «perché l’Europa ha trascurato la sicurezza energetica preferendo un approccio ideologico ed estremamente pericoloso.

 

Alla base di questi repentini aumenti gli squilibri preesistenti tra la domanda e l’offerta di energia che hanno rivelato tutte le fragilità della politica energetica dell’Europa che si è scoperta incapace di garantire approvvigionamenti sicuri e competitivi. Non si tratta di un problema congiunturale, come molti hanno sostenuto, ma strutturale e dunque richiede risposte di natura non solo emergenziale, ma soprattutto politiche di lungo termine che guardino con più attenzione al tema della sicurezza energetica, colpevolmente trascurata in questi ultimi anni.

 

Nella transizione energetica le politiche europee sinora hanno seguito logiche squisitamente ideologiche» ma «non si può pensare di marginalizzare tecnologie che oggi assicurano la copertura del fabbisogno energetico e il nostro benessere.

 

Il dibattito (e, cosa ancor più grave, le decisioni delle Istituzioni europee) sul “Fit for 55” pur proponendo obiettivi condivisibili, ci lega mani e piedi a un’unica tecnologia, quella elettrica, quando ci sarebbero alternative già disponibili, tra cui biocarburanti e più in generale i “low carbon fuel”.

 

Mercato: per gli incentivi ora un unico fondo

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

Gli incentivi varati con il Decreto del 6 aprile e prenotabili sulla piattaforma del MISE dal 25 maggio hanno avuto un effetto molto modesto sulle immatricolazioni di autovetture in giugno che hanno fatto registrare un calo del 15% su giugno 2021, mentre nel mese di maggio il calo su maggio 2021 era stato del 15,1%. Molto negativo anche il risultato del primo semestre che chiude con un calo del 22,7% sullo stesso periodo del 2021 e che, se proiettato sull’intero anno, tenendo conto della stagionalità delle vendite, dà una previsione di 1.179.703 immatricolazioni per l’intero 2022, un livello veramente disastroso e in linea con quelli registrati alla fine degli anni ’60 del secolo scorso.

L’impatto quasi insignificante degli incentivi in giugno è dovuto a un complesso di ragioni. Innanzitutto per gli incentivi più graditi dal pubblico (cioè per quelli per le vetture ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro) lo stanziamento previsto dal Governo si è esaurito completamente già il 13 giugno, ma la maggior parte delle circa 80.000 prenotazioni registrate sulla piattaforma si riferiscono a veicoli non in pronta consegna, ma che si spera siano disponibili nei prossimi mesi. Come è noto, infatti, tra i molti problemi che affliggono il settore dell’auto nella fase difficilissima che sta attraversando, vi è anche quello della carenza di componenti essenziali che ovviamente frena la produzione.

La seconda ragione del flop di giugno è il fatto che per gli incentivi alle auto con emissioni zero o particolarmente contenute di CO2 il numero di richieste è stato molto inferiore alle aspettative degli ecologisti. Per le auto con emissioni da 0 a 20 grammi di CO2 al chilometro ad oggi lo stanziamento di 209 milioni è stato utilizzato solo per il 13,1%, mentre gli 11 milioni messi a disposizione delle persone giuridiche per acquistare auto di questa fascia di emissioni da destinare al car sharing è stato utilizzato soltanto per il 2,1%. Ancora peggiore è poi la situazione per le auto appartenenti alla fascia di emissioni da 21 a 60 grammi di CO2 per chilometro. Per queste auto lo stanziamento di 213.750.000 euro riservato alle persone fisiche è stato utilizzato ad oggi per il 6,5%, mentre quello di 11.250.000 euro riservato alle persone giuridiche è stato utilizzato ad oggi soltanto per lo 0,7%.

È del tutto evidente che, dato il debutto infelice degli incentivi, la situazione del mercato automobilistico italiano appare ancora più grave di quanto si sia finora previsto. Un’importante conferma di questa situazione viene dall’inchiesta congiunturale mensile del Centro Studi Promotor di fine giugno da cui emerge che il clima di fiducia determinato sintetizzando le opinioni dei concessionari crolla a quota 18, che nella scala da zero a cento utilizzata è un livello infimo, mentre dalla stessa fonte emerge anche che la quota di concessionari che prevedono un peggioramento della situazione nei prossimi mesi passa dal 39% di maggio al 49% di giugno a conferma dell’ulteriore deterioramento delle prospettive.

Sarebbe ora auspicabile un immediato intervento del Governo per modificare il Decreto del 6 aprile che ha uno stanziamento inadeguato per sostenere le auto con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro e uno stanziamento esuberante per le auto con emissioni da 0 a 60 grammi di CO2 al chilometro.

Senza modificare lo stanziamento complessivo, gli effetti del fallimento che si è già profilato potrebbero essere contenuti facendo affluire in un unico fondo comune alle vetture con emissioni da 0 a 135 grammi di CO2 al chilometro tutti gli stanziamenti oggi residui e prevedendo la possibilità di accedere agli incentivi alle persone giuridiche pure per utilizzazioni diverse dal car sharing. Quest’ultima misura potrebbe essere di grande utilità per le soluzioni elettriche o con livelli di emissioni molto basse dato che la propensione all’acquisto di auto di questo tipo delle persone giuridiche è superiore a quella delle persone fisiche.

Data la gravità della situazione per il mercato dell’auto, che non accenna a migliorare, ma che anzi potrebbe ulteriormente peggiorare con effetti catastrofici, si ritiene anche necessario che il Governo, oltre a ridisegnare il provvedimento sugli incentivi con le modifiche appena suggerite, intervenga nuovamente pure per aumentare in misura significativa lo stanziamento complessivo per sostenere il mercato dell’auto nel 2022.

Pininfarina: i primi 50 anni della “Galleria del vento”

Pininfarina ha festeggiato mezzo secolo di eccellenza nella ricerca aerodinamica ed aeroacustica. Compie, infatti, 50 anni, la prima “Galleria del vento” in Italia per l’effettuazione di test su vetture in scala 1:1, una delle soltanto sette presenti nel mondo. La galleria, inaugurata da Sergio Pininfarina nel 1972 a Grugliasco, alle porte del capoluogo piemontese, inizialmente  era stata pensata come mezzo per migliorare le prestazioni dei veicoli in termini di velocità massima e maneggevolezza.

 

Più tardi, tuttavia,  a causa della crisi energetica del 1973, ha assunto un ruolo diverso venendo utilizzata per ridurre i consumi studiando le caratteristiche aerodinamiche dei veicoli e l’avvento della mobilità elettrica, l’ha resa ancora più determinante nella ricerca di incremento dell’autonomia e del comfort interno. La Galleria  del vento Pininfarina è anche una delle poche gallerie del vento al mondo ad avere un sistema di generazione di turbolenza in grado di creare diverse condizioni di turbolenza controllata, associate a raffiche di vento, manovra di sorpasso, vento laterale e automobili in scia.il sistema di simulazione dell’effetto suolo, invece, permette di riprodurre più fedelmente le reali condizioni di movimento del veicolo

 

“La Galleria del vento – commenta l’ad di Pininfarina, Silvio Angori – ha dato alla nostra azienda un vantaggio competitivo considerevole essendo l’unica società di design ad esserne dotata. Nata come strumento con cui Pininfarina sviluppava i propri prodotti, oggi è diventata un asset strategico del gruppo ampliando la gamma di servizi offerti al mercato: un’attività che supporta altri settori oltre a quello dell’automotive, dai trasporti all’architettura, dalla nautica al design industriale”.

Futuri bonus sui biocarburanti: il sacrificio spetta allo Stato, non al cittadino

di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica

 

Il motore a combustione rimane, la filiera industriale resterà ancora per decenni e nella stessa Europa non si può imporre di cambiare auto, rimarrano per lustri tanti veicoli a combustione. È importante per chi non può cambiare auto di dargli la possibilità di decarbonizzare con un carburante sintetico.

 

Poi i carburanti sintetici sono costosi e li dovremo incentivare, ma è un sacrificio che va fatto per decarbonizzare, è un sacrificio che fa lo Stato non il cittadino a cui impongo di comprare un’auto con soldi che non ha. Per questo, quella al recente Consiglio Ambiente Ue,  è stata una discussione importante e soluzione ragionevole.

 

Sul termine della immatricolazione di auto a combustione tradizionale nel 2035, in Europa, è stata trovata una soluzione ragionevole» e ci sarà un punto di verifica nei prossimi anni per vedere se le ambizioni siano realizzabili, irrealizzabili o velleitarie. L’auto elettrica costa più di un’auto a combustione tradizionale. I Paesi frugali che sono più ricchi e volevano anticipare al 2027 il passaggio.

 

Abbiamo detto che bisognava andare verso la neutralità tecnologica, usando tutte le possibili tecnologie per decarbonizzare. I carburanti sintetici consentono di abbattere moltissimo a parità di motore a combustione la CO2 prodotta. Non era possibile che tutti i cittadini comprassero un’auto elettrica. Fortunatamente ha prevalso il concetto di neutralità tecnologica.

 

È anche da sottolineare che ci sono Paesi in Ue in cui il Pil pro-capite varia da 6mila e 80mila euro. Ciò significa che acquistare un’auto elettrica costerebbe 6 mesi di stipendio per qualcuno e 10 anni per qualcun altro.

Aehra: la start-up italiana e l’elettrico “high premium”

di Pierluigi Bonora

Da piloti e paracadutisti, ideatori tra l’altro di Aero Gravity, la galleria del vento verticale alle porte di Milano, a fondatori di una start-up globale dal cuore tutto italiano, battezzata Aehra, che si occupa di mobilità sostenibile. L’iniziativa «made in Italy», che ha come artefici Hazim  Nada, 39 anni, presidente e ad, e Sandro Andreotti, 45 anni (che abbiamo intervistato) , conta di creare, una volta a regime, 1.500-2mila posti di lavoro.

L’obiettivo, infatti, è di produrre, lungo l’asse Lombardia (la sede è a Milano)-Motor Valley, una gamma di veicoli elettrici. E per disegnare i futuri modelli è stato chiamato un «big», Filippo Perini, ex Alfa Romeo, Audi, Automobili Lamborghini e Italdesign, nonché, come i due fondatori, un grande appassionato di aeronautica. 

Già in rampa sono un Suv, capace di ospitare comodamente fino a 5 adulti, e una berlina, entrambi high premium, alimentazione elettrica, scocca in materiale composito, sul mercato nel 2025 e con un listino di 180mila e 160mila euro. Dal 2027, quindi, il resto della gamma che Nada e Andreotti definiscono «più accessibile».